Gli sweepers di City Hunter 1 presentano :
Incubi di una notte di mezza estate
Sorrisero, il sogno era diventato parte dei ricordi di tutti e questo
sembrava già renderlo meno spaventoso.
Ora si guardavano, aspettavano il prossimo sogno, aspettavano che qualcun altro
aprisse la mente a loro, quasi come se questo riuscisse a creare un legame molto
forte: mentre si parla delle proprie paure si è a nudo, e quindi più
vulnerabili.
Ivan posò il suo bicchiere di Jack, il ghiaccio girò sul fondo e cominciò a
parlare:
< Wolf : Infanzia
rubata >
- Camminavo, non so dove ne perché, ero immerso
nei colori, sembrava di essere in un paradiso, non c'era un pavimento, camminavo
senza che le normali leggi della fisica avessero il sopravvento su di me,
l'unica cosa
che mi faceva capire che non ero fermo erano per l'appunto i colori, ma
cambiavano velocità, intensità, e direzione. Poi tutto diventa nero, comincio
ad avere paura, non è da me, ma quel buio è così denso che sembra togliermi
il respiro, comincio a correre, ma sono stanco, invece di andare in avanti
sembra che sto tornando indietro, corro più forte e guardo il pavimento, è
strano irregolare, sembra quasi solcato, come se ci fosse appena passato un
trattore ma mi sbaglio, ora capisco perché non riesco a camminare, sto girando
in tondo, sento un rumore metallico alle mie spalle, mi giro, continuo a
correre, guardo dietro e c'è una gigantesca colonna appuntita che mi insegue, anzi
sono io che vado verso di lei, una musica si spande in tutta la stanza, la
musica è assordante, la riconosco: è la
"Tempesta" di Beethoven. Guardo ancora il pavimento, è traslucido, ma
perfettamente nero, mi giro verso sinistra e ormai abituato al
buio vedo che sono su di un enorme corridoio rotondo senza pareti, sono su di un
disco, e la puntina sta per diventare il mio carnefice, ma poi luce, non riesco
a vedere bene, qualcosa alza la puntina mi afferra, un bambino,un enorme
bambino, io da piccolo, dice,o meglio dico parole in russo ma non le capisco,
sono assordanti, vorrei ribellarmi ma è troppo forte, mi poggia su di un letto,
troppo grande per me, o forse io troppo piccolo per il letto, e se ne va.
Scendo dal letto, la moquette sembra un campo di grano, o forse lo è, sono in
un immenso campo di grano, il sole alto e il cielo azzurro, un hotel in
lontananza, lo raggiungo, entro, il portiere ha gli occhi che gli escono fuori
dalle palpebre e gli pendono come una macchina che ha appena subito un incidente
contro un palo.
"Nella stanza 357 la attendono" salgo le scale, terzo piano, il
corridoio si stringe ancora, entro e nella stanza in penombra vedo tutti i miei
giocattoli di quando ero piccolo, un bimbo mi guarda, capelli biondi e grandi
occhi azzurri, sono ancora io, mi viene da piangere, una lacrima mi solca il
viso, il bimbo si alza, mi si avvicina, e nasconde una mano dietro la schiena,
io lo abbraccio, lui mi abbraccia ma nella mano nascondeva un coltello, mi
pugnala alla schiena senza smettere di abbracciarmi, mi sveglio, una lacrima mi
solca ancora il viso e il letto era sopra la mia
testa, ero caduto ed una pantofola mi premeva dietro la schiena.
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