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Cena a Casa del Diavolo

Rivoltò le maniche della scura camicia gessata e sistemò l'orlo dei pantaloni neri e morbidi sul cuoio della scarpa. Lasciò largo il nodo della sottile cravatta, viola come i suoi occhi. Perfetto. Un giovane rampollo di Manhattan gli sorrise dallo specchio.
Appariva così ai mortali? Indossò un cappotto leggero, inutile in verità, e uscì alla mercé del gelo preserale.
Pochi minuti dopo fissava un'imponente magione vittoriana. Adorava quel secolo, folle e pericoloso, in cui gli umani erano duri come l'acciaio e scaltri come prostitute di New Orleans ma romantici come artisti disperati. Un sorriso malinconico gli solcò il viso mentre attraversava i cancelli in ferro battuto.
L'aria aveva un sapore metallico e frizzante, come dopo un potente incantesimo. Poteva sentire sulla pelle le difese magiche della casa attivarsi, sondando la sua mente, i suoi occhi accesi di una luce innaturale, la pelle tesa e colorita dall'ultimo sangue. Il giardino si tinse di silenzio mentre lui l'attraversava.
Osservò a lungo l'uscio intarsiato finemente, senza bussare, finché l'ampio ingresso comparve dietro la porta spalancata *Manca solo Riff Raff* pensò divertito.
All'interno lo aspettava... qualcosa. Non esattamente qualcosa. Ma neanche proprio qualcuno. Sentiva l'odore della carne e del sangue, ma nessuno spirito. Un golem. Interessante. Sorrise al maggiordomo, che lo invitò compitamente ad entrare. 
- Benvenuto, Maestro D'Aguillon -
Perfettamente istruito.
Guy si lasciò guidare in un ampio salone. Certo non poteva prevedere un tale assortimento d'individui! Due mortali, un uomo e una donna, parlavano timidamente in un angolo. Dalle loro menti estrapolò i nomi: Gabriel Carnby e Brittany Emerson. Una segretaria? Poco lontano un altro ragazzo dall'aura decisamente elettrica si godeva il buffet senza pudore. Si chiamava Edward, Edward Currun. Ed era solo l'inizio. C'era un vero elfo seduto su un divanetto, ma era una bionda demonessa a dominare la sala attaccando briga con.. con.. per i Padri! Era Morax quello! Progenie di Lucifero! Il quartogenito, ne era sicuro!! Ed era Cudagor, il terzogenito, quello che entrava ora dalla porta? In quella stanza c'erano ben due dei Sei Fratelli
E a completare il quadretto due ragazze li raggiunsero qualche minuto dopo. Una era evidentemente una strega, e il suo potere aveva un profumo esotico. Per l'inferno! Quanti sapori inebrianti in quella sala! Doveva fare un vero sforzo per non leccarsi le labbra, soprattutto considerando chi era la seconda ragazza!
Del resto perché stupirsi? Lux non era mai troppo lontana da feste di quel tipo. La guardò fare goffamente conoscenza, mentre con la mente tornava alle notti in cui si era solito seguirla, spiandola, talvolta proteggendola, divertito dalla sua lotta, dall'estremo impegno e dalla grande devozione a chissà quali ideali. A volte faticava a capire cosa la sostenesse. Oh, come l'ammirava. La
Prescelta.
Non riuscì a trattenere un risolino pensando che in fondo, in quella stanza, erano tutti prescelti. Perfino il giovane investigatore mortale e i due Lord Infernali. Si rese conto di stare fissando la giovane cacciatrice, le sorrise quindi, senza distogliere lo sguardo predatore e beffardo dai suoi occhi verdi. La ragazza si avvicinò a lui con passo sinuoso e gli riservò un sorrisetto carico di malizia.
-Anche tu qui? A cosa devo l'onore dei tuoi sguardi? - gli chiese.
- Mi piace guardarti lo sai - ammise lui. La fissò qualche attimo ancora - Sarà divertente salvare il mondo insieme. Di nuovo - le sorrise. Un sorrise sincero stavolta. Amichevole.
- Il mio amico Eric - indicò il ragazzo con un ampio gesto della mano.
- Terrorizzato che io voglia farmi una spremutina col suo cuore – esitò, come riflettendo.
- Bah! tutto sommato potrei anche farci un pensierino - lo stuzzicò.
- Lei invece è la Prescelta. La più Prescelta di tutte - scoppiò in una fragorosa risata che, lo sapeva, poteva ferire un orecchio umano e vulnerabile.
- Dì un po', tu non ne sai niente di questa storia? - le chiese, indicando la stanza e i convitati con un cenno del capo. Lux lo per qualche secondo prima di rispondere.
- Ne so tanto quanto te! Spero solo che non sia una perdita di tempo, ultimamente è l'unica cosa che non ho! – confessò.
- Ah e non fare troppo lo spiritoso su spuntini a base di elfi, qualcuno potrebbe non apprezzare! - e sorrise.
Poco dopo il padrone di casa raggiunse i suoi ospiti nel soggiorno, sbrigando le prime formalità. Esaurite le presentazioni, la cena si svolse tranquillamente, salvo un paio di episodi trascurabili. Solo più tardi Demos rivelò il motivo del suo appello.
Confessò di aver rinvenuto, negli anni, antichissime e terrificanti profezie, che descrivevano sommariamente le caratteristiche ed i ruoli di alcuni "soldati", che si sarebbero levati contro il Maligno per impedirgli di portare una seconda Apocalisse sulla Terra. 
Ma il loro potere sarebbe stato vano senza qualcuno che li riunisse e li guidasse, e Demos aveva deciso di assumersene la responsabilità. Il tempo tuttavia stringeva, e il compito era gravoso. Per questo aveva scandagliato il mondo alla ricerca di esseri come lui, che per la loro natura o potere l'avrebbero aiutato nella sua ricerca. Questa era la sua offerta. Lavorare per lui, indagando e monitorando ogni fenomeno sovrannaturale, registrare quelli che si rivelassero congruenti alle profezie e trovare i prescelti. Proteggerli, guidarli e quindi assisterli nella battaglia finale. 
I figli di Lucifero erano ansiosi di combattere il padre e lo stesso valeva per Callisto, ma non tutti accettarono immediatamente e di buon grado l'offerta dello stregone. Guy era troppo orgoglioso per stare agli ordini di qualcuno, Jamie semplicemente troppo spaventata. Nemmeno il giovane elfo sembrava troppo dell'idea di restare... ...ma gli eventi futuri avrebbero deciso per loro.