Il
Monito
Il Demone rimaneva in
silenzio, come cercando le parole adatte per un discorso gravoso,
muovendo qualche passo lento al centro della stanza.
- Ebbene. Gli inferi sono in tumulto. Mio padre non può intervenire
direttamente, non ancora comunque, nel tessuto del reale. Tuttavia teme
i prescelti. Innumerevoli miti e profezie descrivono coloro che
mineranno il regno di Satana, lo soverchieranno, e lo bruceranno del suo
stesso fuoco - esitò, spostando lo sguardo caldo, penetrante, sulla
piccola squadra. Emise un debole sospiro, quindi riprese.
- Così egli ha dispiegato tutte le sue forze. Sta scandagliando il
nostro mondo, e non solo, alla ricerca di alleati, ma soprattutto degli
individui predestinati. E non si fermerà finché anche l'ultimo di noi
non sarà arso alla sua fiamma - concluse.
Mentre il demone parlava, Lux aveva afferrato uno dei testi più
piccoli. Avvertiva un debole sfrigolio elettrico ogni volta che ne
voltava le pagine, ma se possibile il testo era ancor più sorprendente.
Sembrava un diario, ma conteneva i sogni e le visioni di un monaco,
convinto di aver visto nel futuro la capitolazione di Lucifero.
- E' questa la profezia dei predestinati? - chiese la ragazza, rompendo
il silenzio quasi sacrale che era seguito al monologo di Cudagor. Il
Demone assentì. Ma non aveva finito di parlare.
- Guy, Cacciatrice, e voi tutti. Temo non ci sia possibile riposare. Io
devo andare ora, tornerò presto. Voi dovete assolutamente fare ciò per
cui Demos vi ha contattati. Studiate le profezie, cercate i prescelti,
proteggeteli. Il resto verrà da se, e quando sarà il momento, combatteremo
la nostra battaglia. A presto amici -
Un tepore palpabile si diffuse nell'ampia sala, e prima che chiunque
potesse dire o fare alcunché, la figura del
Lord infernale si fece evanescente, sino a svanire in una sottile
fiammata.
Li aveva lasciati soli. Soli con la loro missione e con la pesante
eredità di Demos.
Prime perdite
Un silenzio pesante era
calato nella sala, come una cappa di gelo insinuante. Per il vampiro fu
naturale assumersi il compito di guida. Dovevano organizzarsi, e riposare. Ma prima di ogni altra cosa dovevano
stare uniti. Dovevano trovare gli altri.
- Molto bene. Per prima cosa recuperiamo i nostri compagni: ho un paio
di posti in città dove potranno stare comodi e al sicuro.
- Callisto, tu resterai qui. Fai la guardia ed evitiamo che Caipha ci
compaia davanti -
Le strizzò l'occhio a sua volta.
- Eddie, visto che hai voglia di muoverti, perché non vai a cercare
Jamie e la porti qui? L'indirizzo dovrebbe essere questo" - fece un
rapido gesto con la mano, e fra le dita del giovane comparve una
pergamena, scritta in caratteri scuri e affusolati.
- Tu vai a cercare Carnby - disse rivolto a Lux - E...Lux, ti voglio
fuori dai guai. Mi sono spiegato? - l'ammonì con uno sguardo
eloquente.
- Io vado a cercare il nostro Blade personale. Al lavoro gente, al
lavoro! - sorrise, uscendo in terrazzo e raggiungendo la balconata che
dava sulla strada. Come poco prima, si rese invisibile, per poi gettarsi
con noncuranza dal parapetto e lanciarsi in città alla ricerca
dell'ammazzavampiri. Ma già sapeva di perdere del tempo.
Sapeva che era già troppo tardi, i suoi peggiori timori si erano rivelati fondati. Nel buio
del piccolo appartamento, Cole lo aspettava con in volto uno strano
sorriso. Un'espressione di vuota indifferenza gli animava gli occhi,
mentre il vampiro si avvicinava a lui senza fiatare. Cash non lo degnò
di una parola, o di un movimento. Non dava segno di attribuire la minima
attenzione al suo ospite, o al mondo intero se è per questo. Del resto
come avrebbe potuto?
Cole Cash era stato crocefisso sulla sgombra parete del suo salotto. Un
macabro sorriso vermiglio, ormai essiccato, deturpava il suo volto,
inciso all'altezza delle guance. Le mani, le braccia, le spalle ed il
petto erano stati crivellati con i suoi coltelli ed i suoi paletti
argentei più lucidi e affilati. Le sue armi migliori.
Il suo capo reclinato, come quello di un Cristo da incubo, distava non
più di qualche centimetro dal soffitto, e le sue gambe spezzate
pencolavano nel vuoto come un macabro festone. Lunghe striature di
sangue si dipanavano dalle braccia distese, simili ad ali deformi. Gli
occhi...beh...nessuno di voi vorrebbe saperlo.
Sulla parete, incise a fuoco ed ancora fumanti, campeggiavano alcune
parole:
- Cadono i soldati, cadono le illusioni... -
Un monito. L'opera di un oscuro e perverso artista, che diffondeva il
proprio messaggio di morte e terrore, per tutti coloro che avessero
avuto il cuore e la forza di ascoltarlo.
Mentre Guy D'Aguillon faceva i conti con la propria furia, Lux era
decisamente più impegnata. Mr. Carnby si era rivelato un detective
decisamente zelante. Così
zelante da andare direttamente al nocciolo del problema, studiando il
male dall'interno. Insomma, era stato vampirizzato.
E per quanto fosse un vampiro giovane, un vampiro inesperto, Lux doveva
riconoscere che pestava duro.
- Avanti Cacciatrice! Non riesci a fare di meglio? Eppure sono solo un
novizio! Possibile che tanti demoni e vampiri siano mori sotto i colpi
di questa ragazzina piagnucolante? -
La voce di Gabriel era secca e sgraziata, così diversa dall'originale.
La derideva senza sosta, mentre i suoi colpi andavano a segno con
terribile precisione. Era già da un po' che se le davano, ed il sole
stava per calare. Ben presto sarebbe potuto fuggire, e lei non poteva
permetterlo. In quel vampiro poteva esserci il potere di un prescelto, e
l'avrebbe ridotto in cenere piuttosto che lasciarlo a Loro.
- Non preoccuparti - gli assestò un calcio che lo proiettò contro il
muro, staccando grosse croste d'intonaco - Avrai quello che ti meriti.
Tutti voi maledetti, non avete idea di ciò che vi aspetta! - minacciò,
prima di lanciarsi nuovamente all'attacco. Il suo pugno penetrò nel
muro, mancandolo di un soffio, ma una testata decisa gli
impedì di approfittarne. Si liberò e fu di nuovo su di lui.
Le piangeva il cuore per quel ragazzo appassionato, coraggioso,
trascinato in quel mondo di mostri e maledizioni dai vaneggiamenti di un
pazzo. Un pazzo che ora era anche scomparso nel nulla!
Era il primo che avesse notato la sera prima, cosi controllato e
tranquillo, seppur circondato da forze mortali ed immortali decisamente
superiori. Avrebbe meritato un destino migliore.
Con la morte nel cuore, vibrò gli ultimi colpi dritti al viso del
vampiro, lo afferrò per un braccio e lo scaraventò con forza contro
una libreria. Poi afferrò la scaffalatura e gliela fece crollare
addosso, in modo che la sommità del mobile gli si abbattesse sulla
cervice: la decapitazione fu rapida e indolore. Almeno per lui.
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