<html><head></head><body style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space; color: rgb(0, 0, 0); font-size: 14px; font-family: Calibri, sans-serif;"><div>Un annetto fa, con Luca Giuliano abbiamo tenuto a Roma un seminario proprio su Gamification e affini per il settore dei professionisti degli eventi (l’evento era promosso da Site, l’associazione mondiale dei professionisti del settore degli eventi di incentivazione e motivazione).</div><div>Inutile dire che, sebbene molto più antica, la parola “gamification” sia decisamente diventata popolare solo negli ultimi anni, anche se vittima di una decisa confusione, e di una “appropriazione indebita” da parte dei professionisti del settore dei videogiochi, che hanno prodotto una notevole quantità di materiale sul tema.</div><div><br></div><div>Non credo, comunque, che si tratti di una brutta parola. </div><div>“Gamification” fa riferimento a un processo, invece, che rivaluta il gioco e la sua funzione, e cerca di rintracciarne meccanismi e… segreti.</div><div><br></div><div>In pratica, ci si è semplicemente accorti che il gioco appassiona, e magari il "lavoro" no, </div><div>e quindi ci si è domandati se fosse possibile comprendere come il gioco funziona, e perché appassiona e coinvolge, nonché se fosse possibile applicare queste stesse dinamiche in contesti alieni al gioco stesso. </div><div><br></div><div>I vari guru della gamification affermano ovviamente di si (ma d’altra parte, “vendono” proprio questo),</div><div>Mentre io sono d’accordo solo a metà… ma qua la discussione si farebbe davvero lunghissima…</div><div><br></div><div>Ciao a tutti</div><div>Dario</div><div><br></div><div><br></div><div><br></div><span id="OLK_SRC_BODY_SECTION"><div style="font-family:Calibri; font-size:11pt; text-align:left; color:black; BORDER-BOTTOM: medium none; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-BOTTOM: 0in; PADDING-LEFT: 0in; PADDING-RIGHT: 0in; BORDER-TOP: #b5c4df 1pt solid; BORDER-RIGHT: medium none; PADDING-TOP: 3pt"><span style="font-weight:bold">Da: </span> "<a href="mailto:ben.sidoti@libero.it">ben.sidoti@libero.it</a>" <<a href="mailto:ben.sidoti@libero.it">ben.sidoti@libero.it</a>><br><span style="font-weight:bold">Risposta: </span> "<a href="mailto:ben.sidoti@libero.it">ben.sidoti@libero.it</a>" <<a href="mailto:ben.sidoti@libero.it">ben.sidoti@libero.it</a>>, <<a href="mailto:kili-ml@gioco.net">kili-ml@gioco.net</a>><br><span style="font-weight:bold">Data: </span> venerdì 22 agosto 2014 17:29<br><span style="font-weight:bold">A: </span> <<a href="mailto:kili-ml@gioco.net">kili-ml@gioco.net</a>><br><span style="font-weight:bold">Oggetto: </span> [Kili-ml] R: Re: Seconda Classe Gamification: una brutta parola, destinata a durare<br></div><div><br></div>Ciao Giacomo!<div>è proprio questo il problema: che sembra competente, ma non sta parlando di Gamification...</div><div>Dotti è competente, e sa molte cose, per carità: però non entra nello specifico del gioco. Da questo articolo, che appare su una rivista che ospita sempre interventi sulla azzardopatia, pare che la gamification sia solo un nome nuovo per indicare gli pseudogiochi, la ludificazione, o il ludiforme. Siamo in quell'ambito lì, ma negli ultimi quindici anni (vado a occhio) "gamification" sta indicando un approccio e dei professionisti ben precisi, che magari non hanno inventato il termine, ma l'hanno diffuso. </div><div><br></div><div>Pesco dalla rete, andando un po' oltre wikipedia:</div><div><br></div><div><a href="http://blogs.gartner.com/brian_burke/2014/04/04/gartner-redefines-gamification/">http://blogs.gartner.com/brian_burke/2014/04/04/gartner-redefines-gamification/</a></div><div><br></div><div>è uno dei tanti che mette i paletti un po' più a destra o un po' più a sinistra: ma che sottolinea come il punto non sia rendere "giocoso" qualcosa ma individuare specifici meccanismi di giochi (i punti, per dire) e trasferirli in ambiti diversi - come al centro non stia la "sensazione" del gioco ma la "esperienza" del gioco.</div><div><br></div><div>credo che nell'ambito in cui ci stiamo affacciando, quello molto delicato della azzardopatia, questa non sia una questione di lana caprina. il punto non è che il gioco fa male, ma che quel modo di giocare sfrutta delle debolezze umane - e noi pensiamo si possano individuare anche in specifici meccanismi di gioco. </div><div><br></div><div><br></div><div><br><blockquote>
----Messaggio originale----<br>
Da: <a href="mailto:info@enreal.it">info@enreal.it</a><br>
Data: 22/08/2014 15.53<br>
A: <<a href="mailto:kili-ml@gioco.net">kili-ml@gioco.net</a>><br>
Ogg: Re: [Kili-ml] Seconda Classe Gamification: una brutta parola, destinata a durare<br><br>
<!--
-->
<div class="moz-cite-prefix">Da professionista del marketing,
incuriosito dalle risposte lette in questa lista, ho dedicato i
minuti necessari alla lettura dell'articolo sulla gamification,
credendo che fosse pieno di castronerie (stante i commenti fin qui
letti).<br>
Ho trovato, invece, un articolo ben fatto, seppure nella sua
semplicità, che presenta le strategie di marketing sempre più
diffuse di gamificazione delle attività di engagement (o
fidelizzazione).<br>
L'aspetto ludico qui esposto e sostenuto da diversi esperti di
marketing moderno, non ha nulla a che fare con l'azzardopatia. E'
stato spiegato (e anche ampiamente provato) come l'utilizzo in
ambiti commerciali e aziendali di tratti caratteristici del gioco
sta nel corso degli ultimi tempi prendendo sempre più piede,
grazie all'efficacia che tale approccio ha dimostrato
nell'attrarre e consolidare l'attenzione e la fidelizzazione dei
consumatori.<br>
<br>
Giacomo<br>
<br>
<br>
Il 21/08/2014 19:49, Giorgia Pandolfo ha scritto:<br>
</div>
<blockquote cite="mid:CAC1RWBRhRc4TevZ7aSFgEPrh3bsYoBQT-ehoBdMz-DGCfkSOqA@mail.gmail.com" type="cite">
<p dir="ltr">Ciao</p>
<p dir="ltr">Mi piacerebbe molto conoscere la vostra opinione
sulla gamification e ancor di più leggere un vostro commento
nella pagina del blog del professor Dotti (Scienze della
comunicazione) che si occupa del contrasto al gioco d'azzardo...
Ancor di più di più che lui risponda in quello di Dario ecc...
Insomma almeno nei luoghi virtuali credo sarebbe auspicabile il
confronto tra chi, a diversi livelli, parla di gioco.</p>
<p dir="ltr"><a moz-do-not-send="true" href="Http://blog.vita.it/secondaclasse/2014/08/21/gamification-una-brutta-parola-destinata-a-durare/#comment-5579">Http://blog.vita.it/secondaclasse/2014/08/21/gamification-una-brutta-parola-destinata-a-durare/#comment-5579</a></p>
<p dir="ltr">.. Dite la vostra che io ho detto la mia..</p>
<p dir="ltr">Buon gioco</p>
<p dir="ltr">Giorgia.</p>
<br>
<fieldset class="mimeAttachmentHeader"></fieldset>
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</blockquote>
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