[Stml10] [0.5 - Chorate - Tickete tickete tock]

Maddalena vampitrill a gmail.com
Ven 22 Apr 2016 11:53:31 CEST


Eccomi qua.
Non avendo molte informazioni, sono stata sul vago e non è lunghissimo. 
Spero vi piaccia ;-)

Maddy

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*Bolias - Bolarus IX - 1 marzo 2396 - ore 11.44*

La voce della moglie di suo fratello era un suono indistinto nelle sue 
orecchie. Daeria annuiva di tanto in tanto, appoggiava un "ma certo" e 
un "chi sono io per dissentire" e lasciava che sua cognata proseguisse 
imperterrita nella sua omelia. Teneva il mento poggiato al palmo della 
mano e il gomito al bracciolo della sedia e tentava di impedire che la 
fissità di sguardo la tradisse.

Non si era mai tirata indietro di fronte ad una chiacchierata.

Secondo un noto stereotipo, i boliani tendono ad essere particolarmente 
ciarlieri. Hanno lo stesso rapporto con l'arte del dialogo che i 
vulcaniani hanno con la logica e i klingon con il menare le mani. 
Naturalmente gli stereotipi sono solo un mucchio di caratteristiche 
esagerate e, nonostante la generale apertura di carattere, anche i 
boliani contano tra le loro fila personaggi timidi, riservati e 
taciturni. Pochi, ma ci sono.

Daeria, comunque, era uno stereotipo fatto persona. Le sue grandi 
passioni erano l'ingegneria e il dialogo e non necessariamente in 
quest'ordine. Era inevitabile, diceva spesso, quando si nasce in una 
famiglia numerosa, piena di comadri, copadri, fratelli, sorelle, nonni, 
zii, cugini, nipoti e cognati tutti impegnati a parlare costantemente di 
qualunque cosa e, soprattutto, di chiunque. Se a questo si aggiunge un 
carattere tendenzialmente socievole, la catastrofe è assicurata.

Partendo da questo presupposto, normalmente le conversazioni con sua 
cognata, quasi tutte incentrate sugli studi di agopuntura dei figli e 
sulla convinzione che tutti dovrebbero diventare agopuntori, si 
trasformavano in una gara al rialzo in cui vinceva chi sfiniva prima 
l'altro. Negli ultimi anni, l'aver trascorso parecchio tempo a contatto 
con esponenti di altre razze meno rumorose aveva abbassato un po' la 
percentuale di vittoria di Daeria. Nonostante questo, non si era mai 
tirata indietro. Almeno fino ad oggi.

Persino sua cognata sembrava spiazzata da quella vittoria a tavolino.

Mentre attaccava nuovamente a parlare, Daeria gettò uno sguardo dalla 
finestra, verso il paesaggio esterno, grigio e piovoso. Rispecchiava 
particolarmente il suo umore.

Era in attesa di un nuovo incarico, dopo il trasferimento da DS16. Non 
era la prima volta che rimaneva a terra e aveva approfittato 
dell'occasione per prendere una breve licenza e tornare a casa. Idea che 
si era rivelata piacevole quanto un turno di sei ore nei tubi di 
Jeffries. Tornare a casa le piaceva. Le piaceva rivedere la sua 
famiglia, scoprire quanto fossero cresciuti i bambini in sua assenza, 
sopportare le velate allusioni di sua madre a scapoli appetibili. 
Passava sempre troppo poco tempo a casa e si perdeva troppe cose, ne era 
consapevole, così tornava ogni volta che ne aveva l'occasione. Di 
solito, tuttavia, si trattava di brevi licenze. Quando sua madre aveva 
saputo del trasferimento e degli eventi che l'avevano preceduto, l'aveva 
messo immediatamente sullo stesso piano della Guerra del Dominio. Aveva 
passato i giorni successivi a tentare di convincerla a lasciare la 
Flotta e a lavorare con lei e con il suo copadre, eventualità che non 
aveva mai accettato di scartare completamente. La cosa era proseguita in 
un crescendo d'orrore subliminare fino a culminare in un messaggio di 
incoraggiamento in tal senso nascosto nella glassa della torta. Una cosa 
che Daeria aveva giudicato lievemente da reparto psichiatrico e che 
aveva fatto nascere in lei il fervente desiderio di ripartire al più 
presto. Attendeva solo la comunicazione e nel frattempo si sorbiva i 
rimbrotti di sua cognata sul fatto che nessun altro in famiglia volesse 
diventare agopuntore.

Mentre stava ormai per cedere le armi e accettare la sconfitta, la porta 
si era aperta e una figura calva e solitaria si era stagliata sulla 
porta circonfusa della più pura luce proveniente dal corridoio.

Per un folle istante, Daeria aveva creduto che Jaen-luc Picard in 
persona, di cui aveva letto e studiato in Accademia, fosse comparso a 
salvarla. Le avrebbe confessato la sua ammirazione, cresciuta nonostante 
non avessero mai avuto alcun rapporto di alcun genere, e l'avrebbe 
voluta a bordo dell'ammiraglia con sè.

Inspiegabilmente, non era lui.

Suo fratello guastò l'intera scenetta aprendo bocca.

"Scusate se vi interrompo, ragazze..."

No, decisamente non era Picard, pensò Daeria seccata.

"... ma c'è una comunicazione per Daeria. Dalla Flotta Stellare."

Il fastidio verso suo fratello svanì di botto. Aveva pronunciato le 
parole magiche.

"Grazie, Glesh."

Si alzò con un gran sorriso, confessò a sua cognata il suo profondo e 
falsissimo desiderio di diventare agopuntrice e uscì, diretta nella sua 
vecchia camera da letto.

Quando aprì la porta e sedette alla scrivania, Bryn le saltò in grembo e 
le si acciambellò sulle gambe. Daeria la grattò dietro le orecchie, tirò 
un respiro e aprì il canale di comunicazione.

"Tenente Chorate," la salutò un uomo alto e grigio di capelli, con 
brillanti occhi azzurri e i gradi di comandante sul colletto. Sembrava 
sulla cinquantina e Daeria non l'aveva mai visto prima.

Aggrottò leggermente le sopracciglia.

"Signore, buonasera."

L'uomo le rivolse un cenno del capo. "Buonasera. Sono il comandante 
Perkins, Quartier Generale. La contatto in merito alla sua assegnazione."

Non era certo uno che si perdeva in giri di parole, quel comandante 
Perkins. Daeria annuì.

"Mi dica."

"Il comando ha deciso per la sua assegnazione alla USS Erinle. Manterrà 
il suo precedente incarico. L'ufficio dell'Ammiraglio Crom le invierà al 
più presto il materiale necessario e gli ordini per il suo imbarco."

Daeria annuì ancora, non le sembrava che ci fosse molto altro da dire.

"Ha domande?" le chiese Perkins.

"Per il momento no, Signore. Mi riservo di farne eventualmente quando 
avrò ricevuto i dati."

Perkins le rivolse un brusco cenno del capo. "Si prepari ad una rapida 
partenza."

"Sì, Signore."

La comunicazione si chiuse.

Daeria grattò Bryn sotto il mento e la gatta cominciò a fare le fusa.

"A quanto pare, stiamo partendo, Bryn."

*Bolias - Bolarus IX - 2 marzo 2396 - ore 22.02*

I padd contenenti i dati sulla sua nuova assegnazione erano sparsi un 
po' ovunque sul pavimento della sua camera da letto. Bryn si era 
rifugiata in cima alla libreria, nel tentativo di sfuggire 
all'inondazione delle scartoffie. Daeria aveva passato le ultime sei ore 
a studiare i dati, imparando per quanto possibile le specifiche della 
nave e i nomi dello staff di comando. Le piaceva arrivare preparata.

Poi aveva cominciato ad estrarre, radunare e riordinare i suoi effetti 
personali, abiti e attrezzature.

Seduta al centro del tappeto, circondata da pile di padd ordinatamente 
impilate dall'aspetto traballante, alzò la testa quando sentì dei colpi 
alla porta.

La porta era chiusa a chiave e di proposito, dato che nessuno a casa sua 
aveva mai l'abitudine di bussare e sulla scrivania, tra le altre cose, 
faceva bella mostra di sè il suo prezioso, insostituibile, originale kit 
ingegneristico di emergenza. Non tanto di emergenza. Qualcuno una volta 
le aveva detto che avrebbe potuto costruirci una nave stellare con quello.

"Avanti."

Fu suo fratello a entrare.

"Mamma ha detto che la cena è pronta."

"Arrivo."

Lui scavalcò una pericolante pila di padd e le tese una mano per 
aiutarla ad alzarsi. L'occhio gli cadde sulla scrivania.

"Vuoi costruire una casa nuova tutta di dpadd?" chiese indicando il kit 
con un cenno del capo.

"Oh, no. Lo uso come fermacarte."

Accettò la mano che il fratello le offriva e si alzò.

*Bolias - Bolarus IX - Spazioporto - 3 marzo 2396 - ore 9.55*

"Tickete tickete tock, il topo giù saltò. L'ora scoccò, il topo scappò, 
tickete tickete tock."

Daeria canticchiò a voce bassa tra sè e sè, gli occhi sul tabellone 
luminoso. Bryn nel suo trasportino emise un versetto di impazienza. 
Daeria cantò di nuovo la filastrocca, non sapeva nemmeno lei se per Bryn 
o per sè stessa. La storia di un topo che corre su un orologio, una 
filastrocca umana che aveva imparato dalla figlia di sei anni del 
Comandante Monroe e che le era rimasta impressa.

Aveva preso l'abitudine di cantarla quando era nervosa e si era convinta 
che, parlando di topi, anche Bryn l'avrebbe apprezzata. La gatta si 
ostinava tuttavia a rimanere ostentatamente indifferente ai suoi vezzi 
canori.

Si mosse appena nella sua uniforme appena lavata, si sistemò una ciocca 
invisibile non fuoriuscita dal raccolto in cui erano acconciati i 
capelli e attese che il tabellone annunciasse il suo imbarco. Sarebbe 
tornata sulla Terra e da lì sarebbe andata in qualunque luogo si 
trovasse la Erinle.

"Tickete tickete tock..."

Daeria si sistemò la cinghia della borsa in spalla per quella che era 
forse l'ottantesima volta.

"... il topo giù saltò..."

Il tabellone annunciò il suo trasporto e lei si alzò, prendendo armi, 
bagagli e gatta.

"... l'ora scoccò, il topo scappò..."

Daeria ebbe un attimo di esitazione, prese un respiro e si diresse 
all'imbarco.

"... tickete tickete tock."



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Tenente Daeria Chorate
Capo Operazioni USS Erinle
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