[Stml10] [0.5 - Chorate - Tickete tickete tock]

Maddalena vampitrill a gmail.com
Ven 22 Apr 2016 15:36:31 CEST


Grazie, mi fa piacere che vi sia piaciuto ;-)

Il 22/04/2016 12:58, LordMax _ ha scritto:
> Ciao
>
> Divertente.
>
> Una boliana è una ventata d'aria fresca visto gli scontrosi al comando.
> ^___^
>
>
>
>
> 2016-04-22 12:56 GMT+02:00 Silvia Brunati <sbrunati a gmail.com 
> <mailto:sbrunati a gmail.com>>:
>
>     Bello e divertente l'imbarco del nostro nuovo ingegnere! :)
>
>     C'è solo un errore nel nome del buon Jean Luc Picard, ma lo
>     correggo poi in fase di inserimento.
>
>     Benvenuta a bordo!
>     Silvia
>
>     Il giorno 22 aprile 2016 11:53, Maddalena <vampitrill a gmail.com
>     <mailto:vampitrill a gmail.com>> ha scritto:
>
>         Eccomi qua.
>         Non avendo molte informazioni, sono stata sul vago e non è
>         lunghissimo. Spero vi piaccia ;-)
>
>         Maddy
>
>         ---------------------------------------------
>
>         *Bolias - Bolarus IX - 1 marzo 2396 - ore 11.44*
>
>         La voce della moglie di suo fratello era un suono indistinto
>         nelle sue orecchie. Daeria annuiva di tanto in tanto,
>         appoggiava un "ma certo" e un "chi sono io per dissentire" e
>         lasciava che sua cognata proseguisse imperterrita nella sua
>         omelia. Teneva il mento poggiato al palmo della mano e il
>         gomito al bracciolo della sedia e tentava di impedire che la
>         fissità di sguardo la tradisse.
>
>         Non si era mai tirata indietro di fronte ad una chiacchierata.
>
>         Secondo un noto stereotipo, i boliani tendono ad essere
>         particolarmente ciarlieri. Hanno lo stesso rapporto con l'arte
>         del dialogo che i vulcaniani hanno con la logica e i klingon
>         con il menare le mani. Naturalmente gli stereotipi sono solo
>         un mucchio di caratteristiche esagerate e, nonostante la
>         generale apertura di carattere, anche i boliani contano tra le
>         loro fila personaggi timidi, riservati e taciturni. Pochi, ma
>         ci sono.
>
>         Daeria, comunque, era uno stereotipo fatto persona. Le sue
>         grandi passioni erano l'ingegneria e il dialogo e non
>         necessariamente in quest'ordine. Era inevitabile, diceva
>         spesso, quando si nasce in una famiglia numerosa, piena di
>         comadri, copadri, fratelli, sorelle, nonni, zii, cugini,
>         nipoti e cognati tutti impegnati a parlare costantemente di
>         qualunque cosa e, soprattutto, di chiunque. Se a questo si
>         aggiunge un carattere tendenzialmente socievole, la catastrofe
>         è assicurata.
>
>         Partendo da questo presupposto, normalmente le conversazioni
>         con sua cognata, quasi tutte incentrate sugli studi di
>         agopuntura dei figli e sulla convinzione che tutti dovrebbero
>         diventare agopuntori, si trasformavano in una gara al rialzo
>         in cui vinceva chi sfiniva prima l'altro. Negli ultimi anni,
>         l'aver trascorso parecchio tempo a contatto con esponenti di
>         altre razze meno rumorose aveva abbassato un po' la
>         percentuale di vittoria di Daeria. Nonostante questo, non si
>         era mai tirata indietro. Almeno fino ad oggi.
>
>         Persino sua cognata sembrava spiazzata da quella vittoria a
>         tavolino.
>
>         Mentre attaccava nuovamente a parlare, Daeria gettò uno
>         sguardo dalla finestra, verso il paesaggio esterno, grigio e
>         piovoso. Rispecchiava particolarmente il suo umore.
>
>         Era in attesa di un nuovo incarico, dopo il trasferimento da
>         DS16. Non era la prima volta che rimaneva a terra e aveva
>         approfittato dell'occasione per prendere una breve licenza e
>         tornare a casa. Idea che si era rivelata piacevole quanto un
>         turno di sei ore nei tubi di Jeffries. Tornare a casa le
>         piaceva. Le piaceva rivedere la sua famiglia, scoprire quanto
>         fossero cresciuti i bambini in sua assenza, sopportare le
>         velate allusioni di sua madre a scapoli appetibili. Passava
>         sempre troppo poco tempo a casa e si perdeva troppe cose, ne
>         era consapevole, così tornava ogni volta che ne aveva
>         l'occasione. Di solito, tuttavia, si trattava di brevi
>         licenze. Quando sua madre aveva saputo del trasferimento e
>         degli eventi che l'avevano preceduto, l'aveva messo
>         immediatamente sullo stesso piano della Guerra del Dominio.
>         Aveva passato i giorni successivi a tentare di convincerla a
>         lasciare la Flotta e a lavorare con lei e con il suo copadre,
>         eventualità che non aveva mai accettato di scartare
>         completamente. La cosa era proseguita in un crescendo d'orrore
>         subliminare fino a culminare in un messaggio di
>         incoraggiamento in tal senso nascosto nella glassa della
>         torta. Una cosa che Daeria aveva giudicato lievemente da
>         reparto psichiatrico e che aveva fatto nascere in lei il
>         fervente desiderio di ripartire al più presto. Attendeva solo
>         la comunicazione e nel frattempo si sorbiva i rimbrotti di sua
>         cognata sul fatto che nessun altro in famiglia volesse
>         diventare agopuntore.
>
>         Mentre stava ormai per cedere le armi e accettare la
>         sconfitta, la porta si era aperta e una figura calva e
>         solitaria si era stagliata sulla porta circonfusa della più
>         pura luce proveniente dal corridoio.
>
>         Per un folle istante, Daeria aveva creduto che Jaen-luc Picard
>         in persona, di cui aveva letto e studiato in Accademia, fosse
>         comparso a salvarla. Le avrebbe confessato la sua ammirazione,
>         cresciuta nonostante non avessero mai avuto alcun rapporto di
>         alcun genere, e l'avrebbe voluta a bordo dell'ammiraglia con sè.
>
>         Inspiegabilmente, non era lui.
>
>         Suo fratello guastò l'intera scenetta aprendo bocca.
>
>         "Scusate se vi interrompo, ragazze..."
>
>         No, decisamente non era Picard, pensò Daeria seccata.
>
>         "... ma c'è una comunicazione per Daeria. Dalla Flotta Stellare."
>
>         Il fastidio verso suo fratello svanì di botto. Aveva
>         pronunciato le parole magiche.
>
>         "Grazie, Glesh."
>
>         Si alzò con un gran sorriso, confessò a sua cognata il suo
>         profondo e falsissimo desiderio di diventare agopuntrice e
>         uscì, diretta nella sua vecchia camera da letto.
>
>         Quando aprì la porta e sedette alla scrivania, Bryn le saltò
>         in grembo e le si acciambellò sulle gambe. Daeria la grattò
>         dietro le orecchie, tirò un respiro e aprì il canale di
>         comunicazione.
>
>         "Tenente Chorate," la salutò un uomo alto e grigio di capelli,
>         con brillanti occhi azzurri e i gradi di comandante sul
>         colletto. Sembrava sulla cinquantina e Daeria non l'aveva mai
>         visto prima.
>
>         Aggrottò leggermente le sopracciglia.
>
>         "Signore, buonasera."
>
>         L'uomo le rivolse un cenno del capo. "Buonasera. Sono il
>         comandante Perkins, Quartier Generale. La contatto in merito
>         alla sua assegnazione."
>
>         Non era certo uno che si perdeva in giri di parole, quel
>         comandante Perkins. Daeria annuì.
>
>         "Mi dica."
>
>         "Il comando ha deciso per la sua assegnazione alla USS Erinle.
>         Manterrà il suo precedente incarico. L'ufficio dell'Ammiraglio
>         Crom le invierà al più presto il materiale necessario e gli
>         ordini per il suo imbarco."
>
>         Daeria annuì ancora, non le sembrava che ci fosse molto altro
>         da dire.
>
>         "Ha domande?" le chiese Perkins.
>
>         "Per il momento no, Signore. Mi riservo di farne eventualmente
>         quando avrò ricevuto i dati."
>
>         Perkins le rivolse un brusco cenno del capo. "Si prepari ad
>         una rapida partenza."
>
>         "Sì, Signore."
>
>         La comunicazione si chiuse.
>
>         Daeria grattò Bryn sotto il mento e la gatta cominciò a fare
>         le fusa.
>
>         "A quanto pare, stiamo partendo, Bryn."
>
>         *Bolias - Bolarus IX - 2 marzo 2396 - ore 22.02*
>
>         I padd contenenti i dati sulla sua nuova assegnazione erano
>         sparsi un po' ovunque sul pavimento della sua camera da letto.
>         Bryn si era rifugiata in cima alla libreria, nel tentativo di
>         sfuggire all'inondazione delle scartoffie. Daeria aveva
>         passato le ultime sei ore a studiare i dati, imparando per
>         quanto possibile le specifiche della nave e i nomi dello staff
>         di comando. Le piaceva arrivare preparata.
>
>         Poi aveva cominciato ad estrarre, radunare e riordinare i suoi
>         effetti personali, abiti e attrezzature.
>
>         Seduta al centro del tappeto, circondata da pile di padd
>         ordinatamente impilate dall'aspetto traballante, alzò la testa
>         quando sentì dei colpi alla porta.
>
>         La porta era chiusa a chiave e di proposito, dato che nessuno
>         a casa sua aveva mai l'abitudine di bussare e sulla scrivania,
>         tra le altre cose, faceva bella mostra di sè il suo prezioso,
>         insostituibile, originale kit ingegneristico di emergenza. Non
>         tanto di emergenza. Qualcuno una volta le aveva detto che
>         avrebbe potuto costruirci una nave stellare con quello.
>
>         "Avanti."
>
>         Fu suo fratello a entrare.
>
>         "Mamma ha detto che la cena è pronta."
>
>         "Arrivo."
>
>         Lui scavalcò una pericolante pila di padd e le tese una mano
>         per aiutarla ad alzarsi. L'occhio gli cadde sulla scrivania.
>
>         "Vuoi costruire una casa nuova tutta di dpadd?" chiese
>         indicando il kit con un cenno del capo.
>
>         "Oh, no. Lo uso come fermacarte."
>
>         Accettò la mano che il fratello le offriva e si alzò.
>
>         *Bolias - Bolarus IX - Spazioporto - 3 marzo 2396 - ore 9.55*
>
>         "Tickete tickete tock, il topo giù saltò. L'ora scoccò, il
>         topo scappò, tickete tickete tock."
>
>         Daeria canticchiò a voce bassa tra sè e sè, gli occhi sul
>         tabellone luminoso. Bryn nel suo trasportino emise un versetto
>         di impazienza. Daeria cantò di nuovo la filastrocca, non
>         sapeva nemmeno lei se per Bryn o per sè stessa. La storia di
>         un topo che corre su un orologio, una filastrocca umana che
>         aveva imparato dalla figlia di sei anni del Comandante Monroe
>         e che le era rimasta impressa.
>
>         Aveva preso l'abitudine di cantarla quando era nervosa e si
>         era convinta che, parlando di topi, anche Bryn l'avrebbe
>         apprezzata. La gatta si ostinava tuttavia a rimanere
>         ostentatamente indifferente ai suoi vezzi canori.
>
>         Si mosse appena nella sua uniforme appena lavata, si sistemò
>         una ciocca invisibile non fuoriuscita dal raccolto in cui
>         erano acconciati i capelli e attese che il tabellone
>         annunciasse il suo imbarco. Sarebbe tornata sulla Terra e da
>         lì sarebbe andata in qualunque luogo si trovasse la Erinle.
>
>         "Tickete tickete tock..."
>
>         Daeria si sistemò la cinghia della borsa in spalla per quella
>         che era forse l'ottantesima volta.
>
>         "... il topo giù saltò..."
>
>         Il tabellone annunciò il suo trasporto e lei si alzò,
>         prendendo armi, bagagli e gatta.
>
>         "... l'ora scoccò, il topo scappò..."
>
>         Daeria ebbe un attimo di esitazione, prese un respiro e si
>         diresse all'imbarco.
>
>         "... tickete tickete tock."
>
>
>
>         -- 
>         Tenente Daeria Chorate
>         Capo Operazioni USS Erinle
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