[Stml11] [9.09 – Margret – Una questione di controllo]

Maddalena bryn.lwellelyn a gmail.com
Lun 14 Gen 2019 19:18:25 CET


Eccomi qua.

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*Nave boliana – Ufficio del capitano - 16**/08/2398, ore 15:02*

“L’esperimento è riuscito?”

La voce del suo interlocutore era pesantemente contraffatta, tanto da 
suonare quasi più un’eco ronzante che una voce reale. La figura che 
appariva nello schermo del terminale doveva essere più o meno umanoide, 
ma la pesante maschera che le copriva il volto rendeva impossibile 
percepirne le fattezze.

Nonostante ciò, il capitano boliano non ebbe nessun genere di difficoltà 
a comprenderne il tono.

Quella non era gente con cui si potesse scherzare.

O che si potesse deludere.

La missione che gli era stata assegnata non era propriamente fallita, 
anzi si sarebbe potuto dire che aveva raggiunto lo scopo prestabilito. 
Qualunque cosa fosse la cosa che stavano testando, da qualunque parte 
venisse, aveva funzionato come previsto. Esattamente come ci si 
aspettava. La Desaparecido aveva svolto il suo compito e il fatto che 
fosse stata distrutta durante la battaglia non era cosa per cui lui, né 
tanto meno la gente con cui aveva a che fare, avrebbe versato una sola 
lacrima.

Il problema era il clamore che tutta la faccenda aveva generato. Dal 
momento in cui il virus aveva lasciato Faigah, la situazione era 
progressivamente sfuggita di mano.

Un contro era la quarantena, ma addirittura un combattimento era 
decisamente quel che avrebbe dovuto evitare, anche senza che la nave 
federale a dare battaglia.

Avrebbero dovuto cambiare strategia e far perdere le proprie tracce, 
forse persino liberarsi della nave su cui stavano viaggiando, ormai 
troppo compromessa. Sperava di non dover arrivare a tanto, ma se fosse 
stato necessario, non avrebbe esitato.

Per il momento, era chiaro che la sua stessa vita dipendeva da come 
avrebbe risposto a quella domanda.

Non era mai stato un uomo particolarmente religioso, né particolarmente 
giusto se per quello, ma in quel momento si ritrovò a pregare qualunque 
forza governasse l’universo, di essere tanto bravo a parlare quanto a 
scegliere i propri affari.

“E’ riuscito. Tutti i soggetti infettati hanno reagito come previsto. 
L’unico problema è risultato con i vulcaniani.”

L’altro non disse nulla e il capitano proseguì. Deglutì con cautela.

“Non sono uno scienziato, ma credo che l’uso specifico contro i 
vulcaniani dovrà essere messo a punto. Hanno mostrato una resistenza che 
non ci aspettavamo. E non si sono piegati.”

“Questi sono dettagli di poco conto,” rispose la voce in tono 
monocorde.”La Desaparecido è dovuta intervenire.”

Non era una domanda, quanto un’affermazione lievemente minacciosa. “Sì.”

“E?”

“E’ stata distrutta. La nave federale ha dato battaglia, sono riusciti a 
sganciarsi dalla base e…”

“Le altre navi in quarantena?” lo interruppe la voce.

“Distrutte. Tutte.”

“La base?”

“In pessime condizioni e… e comunque credo sia la nave la minaccia 
maggiore. Sulla base ho i miei contatti e laggiù brancolano nel buio.”

“Allora è della nave federale che devi occuparti. Mi hai capito?”

Il capitano si affrettò ad annuire.

“Ne sarai in grado?”

“Io… sì, sì certo.”

“Lo spero per te.”

La comunicazione si chiuse, e il boliano si appoggiò allo schienale 
della poltroncina, trattenendo a stento un sospiro di sollievo. Ora non 
aveva altra scelta che occuparsi di quella dannata nave.

Non era sopravvissuto tanto a lungo in quell’ambiente senza essere 
costantemente preparato ad ogni evenienza. Per questo aveva sfruttato 
l’evacuazione delle navi distrutte per infiltrare uno dei suoi a bordo 
della Tokugawa.

*USS Tokugawa – Ufficio del capitano - 16/08/2398, ore 16:12*

Se l’erano persa.

Com’era possibile che se la fossero persa in quesl modo? Non aveva idea 
di come quella nave boliana c’entrasse con tutta la faccenda, ma in 
qualche modo c’entrava e forse era la loro miglior occasione di ottenere 
delle risposte. Eppure se l’erano persa.

Margret si appoggiò allo schienale della poltroncina di Hesse e sospirò, 
agitando nervosamente le antenne. Quella situazione non le piaceva.

Non le piaceva ciò che era accaduto a bordo della base, non le piaceva 
che la nave boliana fosse fuggita, non le piaceva che la Desaparecido 
fosse saltata in aria – almeno, pensò acidamente, non le piaceva che 
l’avesse fatto senza il loro contributo – e certamente non le piaceva 
stare seduta sulla poltroncina di Hesse, mentre lui era ancora confinato 
nel suo alloggio in attesa di riprendersi.

Aveva deciso di inseguire la nave boliana, ma in qualche modo questa 
aveva fatto perdere le sue tracce. Erano state rallentati da una serie 
di esplosioni sulla base, certamente, ma il fatto che quella nave fosse 
riuscita a scappare e a disperdere così rapidamente la propria traccia 
di curvatura lasciava pensare che la Desaparecido non fosse l’unica a 
montare parti di tecnologia non propriamente di serie.

La storia del piccolo cargo la incuriosiva. Non c’era dubbio ormai che 
questo maledetto doppio virus, o meglio la sua componente sconosciuta, 
facesse parte di un piano più grande, in cui in qualche modo erano 
compresi anche il sistema Faigah, la nave boliana e la Desaparecido. Ma 
il cargo era scomparso trent’anni prima. Possibile che il tutto 
risalisse già ad allora? Non era più probabile che il cargo fosse 
sparito per altri motivi e poi fosse stato riutilizzato in tempi recenti?

Non ne aveva idea.

Dopo aver perso le tracce della nave boliana, erano tornati indietro a 
controllare lo stato della stazione. I danni erano ingenti, sia la nave 
andoriana che quella vulcaniana erano rimaste distrutte, ma la 
situazione era stabile. La stazione se la sarebbe cavata e, con essa, 
tutta la gente a bordo, parte della quale era stata teletrasportata dai 
vascelli in via di esplosione.

La Tokugawa stessa aveva accolto alcuni membri dell’equipaggio delle due 
navi che, almeno per il momento, sarebbero rimasti a bordo. Allo stato 
attuale rimaneva solo un’opzione ed era quella che stavano seguendo: 
tornare al sistema Faigah.

Margret si augurava che fosse la scelta giusta.

Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dal cicalino della porta.

“Avanti.”

Allo scorrere dei battenti fecero il proprio ingresso il consigliere 
Hana, il dottor de Chirico e il comandante Mouri. Margret si raddrizzò. 
“Signori, prego.” Fece cenno verso le due poltroncine. Entrambi gli 
uomini lasciarono galantemente il posto ad Asami, poi anche De Chirico 
si sedette.

“I nostri ospiti sono stati tutti alloggiati?”

Mouri annuì una volta. “Alloggiati e visitati.”

“Direi che stanno piuttosto bene. C’è stato qualche ferito lieve ma 
nulla di preoccupante,” aggiunse il medico. “Inoltre, ho visitato il 
capitano e credo che potrà tornare operativo entro qualche ora. Se il 
decorso del virus procede come abbiamo osservato finora, cosa di cui 
sono fiducioso.”

Margret annuì, le antenne leggermente ripiegate come se stesse tirando 
un sospiro di sollievo.

“Molto bene.”

“C’è un’altra cosa,” aggiunse il consigliere. “Io, il dottore e il 
comandante abbiamo rivisto alcuni risultati della analisi sul virus e 
sui pazienti alla luce di quello che è accaduto con la Desaparecido e 
con la nave boliana.”

Il primo ufficiale inclinò leggermente il capo, in ascolto.

“Ci siamo chiesti per quale motivo qualcuno dovrebbe progettare una cosa 
del genere. Non solo per la sua pericolosità, ma anche per il modo in 
cui agisce.”

“Si riferisce al fatto del triangolo amoroso?”

Asami annuì. “Sì. Sembrerebbe non avere senso. Perché mai si vorrebbe 
indurre qualcuno a comportarsi in quel modo? Che vantaggio se ne 
potrebbe ottenere?”

La domanda era chiaramente retorica e nessuno si prese la briga di 
rispondere.

Hana lanciò un’occhiata ai due colleghi, quindi riprese. “Noi crediamo 
che lo scopo non sia tanto quello di indurre gelosia, quanto quello di 
indurre qualcosa. Qualunque cosa.”

Margret la osservò perplessa per qualche istante. “Non credo di seguirla.”

“Crediamo sia possibile che lo scopo del virus sia quello di esercitare 
un qualche tipo di controllo mentale,” si inserì Mouri dalla sua 
posizione in piedi alle spalle delle due poltroncine. “Quello di indurre 
le vittime a comportarsi in un modo predeterminato per un periodo 
limitato di tempo.”

“Ma perché indurli ad essere gelosi?”

“La gelosia è un sentimento passionale, che ha poco a che fare con la 
razionalità,” spiegò il consigliere. “Prende dalla parte più animalesca, 
passatemi il termine, della sfera emozionale. Perciò è facile da 
risvegliare.”

“Se questo fosse un esperimento di qualche tipo,” riprese De Chirico, “e 
se il virus potesse essere modificato per alterare diversi percorsi 
neurali in base alla necessità, i comportamenti indotti potrebbero 
essere differenti. Ma la gelosia sarebbe un eccellente terreno di prova.”

Margret si appoggiò allo schienale della poltroncina. Ora l’intera 
faccenda le piaceva ancora meno.

“Ma chi potrebbe fare una cosa del genere? Ne vedo le motivazioni e non 
dubito che ci sia molta gente disposta ad attuare un piano del genere, 
ma chi ne avrebbe le capacità? Si tratta di un piano decisamente 
complesso, mi pare.”

“Credo che questa sia esattamente la domanda che ora dobbiamo porci,” 
rispose Asami.

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