[Stml13] McAllister - Pensieri Persistenti
Lt. Cmdr. Stephen McAllister
ses.mcallister a yahoo.it
Lun 12 Maggio 2014 10:25:26 CEST
Scusate l'ulteriore ritardo, ma sono stato "in trasferta" per metà
settimana circa e avendo solo il cellulare con me non sono riuscito (e
ci ho provato ... però questa esperienza mi ha insegnato a non tentare
di editare i brani con uno smarthphone ;P)a mandare nulla prima della
scadenza (volevo mandarlo ieri sera al rientro, ma invece so crollato
all'istante ;P) comunque finalmente ecco il mio brano ...
Ci sono alcune piccole note al termine dello stesso ... più che note a
dir la verità sono "osservazioni" ;P
Ciao!
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Cantiere USS Crusader, Infermieria - 17/01/2394, ore 01:00
“Si ricordi le raccomandazioni che ci ha dato il Tenente Xian …” affermò
Jenner guardandosi attorno con fare ombroso subito dopo aver attivato
l’impianto all’interno del corpo del Capitano.
“Si, certo … - replicò massaggiandosi la base del collo l’andoriano,
prima di scendere con un balzo dal lettino medico su cui era seduto - …
ma anche lei si assicuri di mantenere un basso profilo e di non sembrare
così sospettoso …”
Shaitan iniziò finalmente ad incamminarsi verso i propri alloggi,
rimembrando il loro incontro avvenuto venti minuti prima con la squadra
di sbarco della Diplomacy.
[Flashback] Cantiere USS Crusader, Infermieria - 17/01/2394, ore 00:40
Shaitan si trovava ancora all’interno dell’infermeria quando, con enorme
sorpresa degli astanti, un piccolo drappello di persone sconosciute fece
il suo ingresso nella struttura. Entrambe le parti si squadrarono per
una manciata di secondi, sorprese, ma fu una giovane donna di origine
asiatica a prendere la parola per prima.
“Capitano Shaitan …” sussurrò quasi come stesse parlando a se stessa, ma
non così a bassa voce da impedire ai presenti di percepire distintamente
le sue parole. Le antenne del Capitano ebbero un visibile fremito.
“Lei conosce la mia identità …” si lasciò sfuggire a sua volta
l’andoriano squadrando la donna da cima a piedi, la quale replicò con un
ampio sorriso, tirando fuori da una tasca quello che aveva tutta l’aria
di essere un tricorder federale.
“Tenente Xiaoli Xian, Ufficiale Operazioni della Uss Diplomacy … -
affermò facendo eseguire all’apparecchio che teneva fra le mani la
scansione degli astanti - … è un vero colpo di fortuna che i vostri
trasmettitori non funzionino a dovere …”
“Uss Diplomacy? – intervenne Jenner spostandosi al fianco del suo
Capitano – Quindi la Federazione ci sta cercando? Da quanto tempo siamo
dispersi?”
“La nostra nave ha ricevuto l’incarico di venirvi a cercare dopo che il
Comando di Flotta non ha ricevuto vostre notizie per un paio di giorni
…” un omone calvo, dalla pelle color ebano e un curatissimo pizzetto
corvino si fece avanti, prendendo la parola mentre la sua collega
riponeva nuovamente il proprio strumento all’interno della tasca.
“Due giorni? Solo due giorni? – replicò sorpreso il medico della
Crusader – Ho l’impressione di essere su questo pianeta da una vita …”
“Quindi avete già un piano per recuperare i miei uomini?” tagliò corto
Shaitan, irrompendo nuovamente nella discussione, notando solo in quel
momento che, al di sotto degli ampi mantelli, i suoi interlocutori
indossavano uniformi federali.
“Si. – replicò prontamente Xian – Perlomeno abbiamo … o meglio avevamo …
un piano per far recuperare i ricordi a tutto l’equipaggio della
Crusader … ma ora che sappiamo che siete di nuovo dalla nostra parte
questo piano ha molte più probabilità di riuscita …”
Alloggi del Tenente Comandante McAllister – 17/01/2394 – Ore 01:05
Stephen si rigirò nuovamente, come aveva fatto già molte volte in quelle
ore, ritrovandosi a pancia all'aria a fissare il soffitto perlaceo della
sua stanza da letto invasa dall'oscurità. Sbadigliò stancamente,
appoggiandosi il braccio destro sulla fronte quasi volesse pararsi il
viso da una luce inesistente, tamburellandosi un paio di volte sulla
pancia con le dita della mancina.
Benchè i suoi alloggi fossero relativamente freschi, l’altissima
percentuale di umidità nell’aria rendeva la respirazione particolarmente
faticosa, ma non era quello a dargli noia e non era nemmeno l’assenza
della sua “compagna”. Malgrado infatti fossero già passate parecchie ore
dall’incontro con Saasha, le sue parole continuavano a ronzargli per la
testa al pari di un fastidioso insetto, impedendogli di prendere sonno.
Certo, il consigliere non gli era mai andato particolarmente a genio,
una repulsione a livello fisico decisamente irrazionale e forse
immotivata, ma in fin dei conti non aveva detto che ovvietà a cui
Stephen era preparato da tempo. Senza contare che aveva addirittura
utilizzato quel suo tono finto, cortese e carico di deferenza che
normalmente riservava solo alle figlie più autorevoli di Muwai come
Nazja. Forse per quel motivo sentiva che c’era qualcosa che non andava,
che Saasha gli nascondeva qualcosa, ma non era nemmeno quello a turbare
il suo riposo.
Stephen era consapevole fin dall’inizio di quella relazione prettamente
fisica di ciò che sarebbe successo, benché non sapesse quando. Sapeva
perfettamente che la carica ricoperta da Nazja le forniva svariati
privilegi ma la assoggettava altresì ad altrettanti doveri, fra cui
quello, in qualità di prescelta di Muwai, di dare alla luce gli
individui che avrebbero guidato la sua gente, eppure ora che quella idea
stava per diventare realtà non riusciva a smettere di pensarci. Non era
gelosia nei confronti della sua compagna di letto, era qualcosa di più
profondo e radicato, quasi come una sensazione di vuoto e di mancanza,
come se qualcosa gli fosse stato brutalmente strappato dal cuore.
Qualcosa stranamente legato alla mera idea di progenie e discendenza.
Inspirò profondamente, prima di girarsi ancora una volta, facendogli
cadere l’occhio sull’appunto gettato alla meglio sul comodino a poca
distanza.
David.Susan.Alice.
Non aveva idea di cosa quelle parole significassero, ma aveva sentito
l’impulso irrefrenabile di trascriverle da qualche parte appena Saasha
aveva lasciato il suo alloggio. Sospirò. Non aveva idea del perché
avesse dovuto farlo, senza contare che non aveva alcuna idea di come
quelle parole fossero collegate al suo attuale disagio, però sentiva che
erano importanti. Tremendamente importanti.
Con un movimento alquanto sgraziato allungò la mano verso quegli
appunti, agguantandoseli e portandoseli più vicino fissandoli per un
paio di minuti prima di aggiungere un'altra accozzaglia di lettere senza
senso che gli frullava in testa da un paio di giorni.
Aleena.
Sospirò, gettando distrattamente ciò che teneva fra le mani nuovamente
sul mobile a fianco del letto.
“Domani è meglio che mi faccia dare un’occhiata da Jenner …” affermò in
tono decisamente poco convinto, prima di girarsi un paio di volte,
portandosi in posizione supina.
Plesso termale di Muwa-jashi, 17/01/2394 – Ore 07:05
Con un dolce e fluido movimento Nazja portò il collo all’indietro
facendo oscillare la testa un paio di volte prima di lasciare che il suo
corpo si distendesse per la sua intera lunghezza all’interno delle calde
acque fumanti per poi alfine socchiudere gli occhi, lasciandosi andare
ad sibilo carico d’estasi. Gli antichi scritti della sua gente non
accennavano ad alcun luogo simile al “Paradiso Terrestre” di cui gli
aveva raccontato McAllister durante una delle loro lunghe disquisizioni
notturne, ma a lei piaceva immaginarselo molto simile al luogo in cui si
trovava ora, umido, caldo e carico di vapori colorati. Il pensiero di
Stephen la fece sorridere lievemente.
Era la prima volta in vita sua che si sentiva così presa da un maschio,
oltretutto da un maschio di una specie così diversa dalla sua. Le
sarebbe piaciuto che la sua prima covata avesse la stessa peluria
dell’Ingegnere Capo, ma ben sapeva che era impossibile per più di una
ragione e così preferì tornare a pensare ad altro, in modo da potersi
gustare appieno il suo tanto agognato momento di relax. Le ultime ore
erano state particolarmente stancanti e sapeva, con l’avvicinarsi del
rito dell’Accoppiamento, che quelle che avevano da venire lo sarebbero
state ancora di più, senza contare le preoccupazioni di Saasha. Aveva
cercato di liquidarlo ostentando una massiccia dose di sicurezza e
noncuranza, ma sapeva che il suo servitore non era uno stupido e che
quindi i suoi sospetti non dovevano essere totalmente infondati.
Sospirò, lasciandosi affondare ulteriormente nell’acqua, producendo così
una serie di bolle davanti a se, ma prima che potesse tornare a
rilassarsi completamente vide arrivare Manditra, sua più fida ancella e
guardia del corpo, con il suo sgargiante corredo di sete bianche e rosse
stretto fra le mani.
“Muwa-noshi … - esordì appena fu giunta a pochi metri da lei. Nazja si
chiese se la sua ancella avrebbe mai volontariamente smesso di
utilizzare quel suo modo di parlare così arcaico e formale - … è giunto
il momento di andare.”
“Devo proprio? – domandò di rimando Nazja in tono esageratamente
amareggiato, riportando la testa completamente fuori dall’acqua.
Manditra non rispose, limitandosi invece a mostrarle le vesti che
avrebbe dovuto indossare in maniera piuttosto eloquente. Il Volto di
Muwai sbuffò sonoramente, ma poi, diligentemente, puntellò il bordo
della vasca con le braccia, sollevandosi lentamente in modo da lasciar
defluire l’acqua. – Sei proprio una rompiscatole …”
“Rompi…scatole? – domandò incuriosita Manditra, aspettando che la sua
padrona uscisse completamente dall’acqua prima di aiutarla a rivestirsi
– Non sono avvezza a questo genere di linguaggio … immagino sia
conoscenza giunta attraverso l’umano …”
“Esatto. – replicò sorridendo Nazja mentre l’ancella, che la sovrastava
di almeno una spanna e aveva un aspetto decisamente più massiccio, le
stringeva una fascia alla vita – So che non ti va a genio la nostra
relazione, ma Stephen è …”
“Umano …” tagliò corto l’altra quasi con sdegno, concludendo la sua
opera con un solido nodo.
“Sei gelosa?” la punzecchiò Nazja, provocando immediatamente una
reazione nell’altra. Ma le labbra di Manditra non furono in grado di
muoversi e di replicare, bloccate immediatamente dal fugace e dolce
contatto di quelle della padrona.
“Sai bene che ne abbiamo bisogno … – riprese la parola Nazja – … di lui
come del resto dell’equipaggio … che male c’è nel divertirsi aspettando
che finiscano il lavoro?”
L’ancella non replicò, iniziando invece a muoversi verso un’altra zona
poco distante.
“Il termine è quasi giunto … - affermò varcando la soglia di un immensa
caverna naturale carica di vapori, in cui erano all’opera un gran numero
di altre femmine - … tosto avremo un nuovo nido …”
Cantiere USS Crusader, Infermieria - 17/01/2394, ore 08:15
Jenner aveva appena finito di impiantare un inibitore in un giovane
Guardiamarina che gli aveva inviato Shaitan utilizzando una scusa quando
vide arrivare sulla sua porta McAllister. Conscio della sua “relazione”
inizialmente si irrigidì, cercando però di fare buon viso a cattivo gioco.
“Stephen … - esordì compiendo qualche passo verso di lui - … a cosa devo
la visita?”
McAllister replicò con un sorriso stanco.
“Probabilmente nulla di che, doc …- lo scozzese barbuto fece a sua volta
un paio di passi verso l’altro, andandosi autonomamente a sedersi sopra
uno dei lettini - … ho solo dormito male … alcuni pensieri …”
L’ingegnere Capo lasciò la frase a metà, ma Jenner prese immediatamente
la palla al balzo.
“Pensieri di che genere? – incalzò il dottore, cercando poi un modo per
esprimersi con chiarezza – Ad esempio … chessò simili a frammenti di uno
specchio di cui non sapevamo l’esistenza, piccoli e asimmetrici ma
taglienti e dolorosi?”
McAllister fissò il medico per un paio di secondi, forse non riuscendo
nemmeno a capire esattamente cosa il collega intendesse dire, ma poi
finalmente replicò.
“Qualcosa del genere …” Jenner decise che era arrivato il momento di
passare all’azione, posizionò entrambe le mani sulle spalle di
McAllister, prima di continuare cercando di sembrare il più convincente
possibile. Se anche lui avesse riacquistato i propri ricordi, grazie ai
suoi contatti altolocati si sarebbe rivelato un alleato inestimabile.
“Stephen, quelli non sono semplici pensieri … quelli sono …”
“Sono cosa, Dottor Jenner?”
Prima ancora di vederlo il dottore riconobbe la voce proveniente dalla
porta dell’infermeria.
Saasha.
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1)Saasha: Ho riletto (molto velocemente, ma l'ho fatto) i pezzi
precedenti e, se non ho capito male, il nostro simpatico amico viene
definito come un umano, a parte in un brano in cui si lascia intendere
che sia un uomo-serpente ... cosa diavolo è? ;P
2)I tizi della diploamcy: Non mi pare che il Tenente Xian e gli altri
non siano mai stati descritti più di tanto ad esclusione del cognome,
grado e mansione (correggetemi se sbaglio), così mi sono preso la
libertà di descriverli ...
3) Ho reinserito una location simile a quella del mio pezzo iniziale in
modo da dare un "senso di continuità" siccome successivamente l'ambiente
era stato descritto diversamente. Nel mio pezzo iniziale infatti erano
in un ambiente chiuso/sotteraneo (sul pianeta) ... successivamente no
... il che va benissimo, ma a mio avviso sarebbe stato meglio "legare"
le cose attraverso uno scopo (le coordinate le avevano fornite i
nativi). Non è scritto in maniera esplicita (non volevo condizionare
nessuno ;P) ma ho provato a "collegare le cose"
4) Mi pare che GG avesse fatto notare una discrepanza nelle
comunicazioni con la Diplomacy e che si fosse detto di correggerlo nel
brano successivo. Ha preso molto più spazio di quell oche pensavo
(sottraendolo ad un pezzo che volevo inserire dopo, ma che non ho
nemmeno scritto ;P) ma l'ho fatto ;P
Ciao!
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