[Stml13] Vikram - strade che si chiudono, strade che si aprono
Adriano Maggi
a.maggi a live.it
Dom 12 Giu 2016 11:22:50 CEST
Ciao,
un saluto da parte mia,
mi chiamo Adriano, sono di Stradella (Oltrepò pavese) e ora, dopo un intermezzo
di cinque anni in quel di Monza, abito in Germania, dove svolgo la professione
di topografo-rilevatore, o in maniera più elevata "geodeta".
Sono qui sulla Crusader come Ufficiale scientifico, ormai da un bel pò di tempo.
Al momento sono in vacanza ma leggerò quando possibile il tuo imbarco...
From: rbattis72 a gmail.com
Date: Sat, 11 Jun 2016 00:18:28 +0200
To: stml13 a gioco.net
Subject: [Stml13] Vikram - strade che si chiudono, strade che si aprono
Ciao ragazzi,ecco una bozza del mio imbarco, pronta per ogni modifica, correzione e miglioramento possibiile :)
Grazie per l'accoglienza! Buona notteRoberto
Tenente Comandante Raji VikramCapo Divisione OPSUSS Crusade
===============================Vulcano, 24/04/2395 ora terrestre 19.45
La sabbia che ricopriva il pavimento dell’arena si sollevava in leggeri sbuffi che assumevano una colorazione ocra con il progressivo calare della luce del giorno. L’aria era calda e pesante e questo non facilitava la serenità di Raji. Inginocchiato sul pavimento rivestito di un marmo nervato di colore nero, l’ufficiale OPS accese delle barrette di Wu’klar, un’essenza vulcaniana assai simile all’incenso e chiuse gli occhi davanti alla statua di terracotta nera di Hanuman, la divinità hinduista attributo divino della forza e intelligenza.
“Aum Hum Hanumate namo namah, Shree Hanumate ee namo namah, Jai jai Hanumate namo namah, Shree Ram Dootaya namo namah” cantilenò a bassa voce, ripetendo il mantra più volte, fino a che dentro di sé si aprì una nuova consapevolezza e un’improvvisa calma lo raggiunse. Proprio lì, sul quell’arido pianeta, Hanuman era la divinità che in quel momento appariva a Vikram più appropriata, pochi minuti di effettuare il rito del Kal-if-fee.
La società vulcaniana era matriarcale e, a perfetta conferma di questa organizzazione, solo la donna poteva decidere di lasciare il proprio partner. Il problema era che ciò accadeva solo scegliendone un altro che avrebbe combattuto per lei contro il precedente marito, in un duello rituale. E in tutto questo Vikram era lo sfidato. E T’Syl, la sua ex moglie.
“E’ giunto il momento, Raji Vikram” disse una voce alle sue spalle. Era un giovane emissario di T’Syl venuto ad avvertirlo che l’arena lo aspettava.
Raji portò le mani unite alla fronte, alla bocca e al petto e salutò Shri Hanuman: “Aum Anjaneyaya Namah”, disse a voce bassa. Si alzò in piedi, avvolto nella sua tunica bianca e rossa e con passo un po’ incerto si avvicinò al varco che dava sull’arena. Al centro della gradinata lo fissava T’Syl, con il suo usuale sguardo severo e distaccato. La donna vulcaniana fece un gesto con la mano e nell’area entrò un vulcaniano, anche lui avvolto in una tunica bardata da lembi di brillante tessuto dal colore blu. Era V’kar, il suo sfidante.
Il sole stava scivolando dietro le rocce desertiche e il cielo iniziava a tingersi di tonalità tra il viola e il blu. Piccoli falò si accesero nel perimetro dell’arena e il suono di un gong segnò l'inizio del rituale. Lo sguardo di Vikram incrociò nuovamente gli occhi della sua ex moglie. Cercò di sondare nel suo cuore se qualcosa ancora restava di ciò che lo aveva fatto innamorare. Tra le ceneri delle emozioni passate neppure una tiepida brace ardeva ancora: troppe erano state le differenze di veduta, eccessiva era stata l'incapacità di entrambi di trovare un contatto intimo e profondo, quel tipo di vicinanza che rappresentava per Raji la vera conoscenza, la più ardita condivisione che si potesse sperimentare in una relazione sentimentale e non solo.
Così non restava che sollevare verso il cielo il coltello, in segno di accettazione della sfida e di destino di morte.
Raji non era mai stato un abile combattente, cosa che invece sembrava appartenere ai trascorsi di V'kar, il quale aveva iniziato una macabra danza di affondi e rapide manovre che già avevano prodotto tagli superficiali nelle braccia dell'ufficiale federale.
Non c'erano parole pronunciate nel duello, nè incitamenti. Il silenzio era il solo compagno delle lame che fendevano la calda aria. Era una sfida che affondava nel misticismo di Vulcano e chissà da quale antica origine, forse ancor prima che La logica di Surak prendesse il sopravvento sugli istinti animali dei progenitori degli attuali vulcaniani. Ottima riflessione, pensò tra sè Raji, ma inutile in un momento come questo.
V'kar fece una mossa improvvisa, un calcio ben piazzato che fece cadere Vikram a bocconi. Posizione di netto svantaggio che, immediatamente, venne sfruttata dallo sfidante Vulcaniano. Vikram alzò lo sguardo, un pugno lo stava per centrare nel mezzo del volto e, conoscendo la forza dei vulcaniani, Raji ritrovò lo spirito per schivarlo, rotolando nella sabbia di lato. L'aggressore era però sopra di lui nuovamente. Questione di attimi e Vikram si immaginò un coltello piazzato nella gola. Un vecchio detto terrestre diceva che bisogna evitare le profezie che si auto-avverano. Allontanò di colpo il pensiero negativo, giusto in tempo per vedere lo sguardo di T'Syl. Raji avrebbe giurato di intravedere un accenno di sorriso sulle sua labbra, se non fosse stata Vulcaniana.
Raji afferrò una manciata di sabbia e con un gesto rapido la tirò negli occhi del vulcaniano, il quale cercò di riprendersi. E non ci mise molto. Al punto che l'ufficiale OPS era nuovamente a terra. Il suo coltello era scivolato lontano da lui. Allungò il braccio per cercare di raggiungerlo, ma V'Kar gli bloccò il braccio con il piede. Ora Vikram sentiva il fiato del vulcaniano su di lui, Era talmente vicino da sentire battere il cuore dello sfidante.
"E' evidente che sei un debole, come tutti gli umani". Rare cose facevano arrabbiare Vikram come la xenofobia. Un'impeto di rabbia lo travolse: non esisteva più il duello per divorziare, non c'era più un vulcaniano con cui non aveva alcun dissapore. C'era solo un razzista in più nell'Universo che apparteneva a Brahma.
Le gambe di Vikram scattarono, come la morsa di un granchio e fecero sbilanciare l'avversario. Gli colpì il volto con forza, più volte e afferrò il coltello. T'Syl si era alzata in piedi. Un tamburo rullava e il cuore di Raji batteva cercava di andare al suo stesso ritmo.
Vikram guardò V'Kar e strinse il coltello ansimando: la sua figura si dissolse in un fascio di energia. Il coltello cadde nella sabbia, nello stupore della folla.
USS Evemore, 24/04/2395 ore 20.25
Raji ci mise qualche secondo per capire di essere a bordo di una navetta federale. Era facilmente riconoscibile per l'odore, e il design interno. La polvere dell'arena era scomparsa.
"Mi stavo per chiedere se l'avrebbe ucciso?" disse una voce giovane. Raji guardò il pilota, il cui volto era incorniciato dalle tipiche appendici andoriane, ma il colore della pelle era del tutto umano.
Raji cercò di sistemarsi la tunica
"Con chi ho il piacere di presentare i miei ringraziamenti?"chiese l'ufficiale OPS al giovane.
"Sono il tenente Krenn Bloch, ufficiale scientifico della USS Crusade"
Raji alzò un sopracciglio "E cosa ci faceva da queste parti?"
Il giovane "Diciamo che i miei sentimenti verso i Vulcaniani mi hanno facilitato nell'eseguire al meglio l'ordine del Capitano Shaitan"
"Vuol dire che il capitano sapeva dove mi ero recato?" chiese Vikram
"Questo è parte del nostro modo di operare e poi, si sa…il capitano Shaitan è spesso un passo avanti a tutti noi". Questa volta la ove giunse dalle sue spalle, insieme ad uno Ipospray che gli venne iniettato nell'avambraccio da un altro ufficiale
Raji si voltò di scatto per incontrare un ufficiale medico
"Piacere, sono il Tenente Jenner, capo Medico della Crusade" fece una pausa e passò il tricorder medico sugli arti di Vikram.
"Ho visto cose peggiori per chi si impegna in duelli nelle franchigie" disse il dottore.
"Ad essere preciso ero impegnato tecnicamente in un divorzio", ironizzò il capo OPS.
I tre ufficiali scoppiarono a ridere, mentre lo shuttle usciva dall'orbita di Vulcano.
USS Crusade, 24/04/2395 ore 23:30 - plancia
"Mi spiega come hanno fatto i suoi genitori a chiamarlo con un termine che in lingua araba sulla terra significa 'Demonio'?" chiese Raji.
Il capitano serrò la mandibola. "Posso stupirla nel suggerire di non farsi chiamare per nome su Andoria: Raji significa…stupido", e sorrise a denti stretti, dall'aria di uno squalo, mentre stringeva la mano di Vikram.
Raji si era ripulito, medicato e ora indossando la sua nuova divisa della sezione OPS si era presentato nelle migliori condizioni fisiche che potesse. Aveva sentito fortemente il bisogno di scrollarsi di dosso le ombre del passato e affrontare una rinascita.
"Sono onorato di prendere servizio sulla USS Crusade, sotto il suo comando, capitano. Non c'è ambito nella Federazione che non acclami il suo eroismo."
"Spero allora che qui possa trovare ciò che cerca".
Raji fece un cenno di assenso."Così come io spero di dare un valido contributo alla sua nave".
Shaitan gli indicò la postazione OPS, ma mentre Raji si diresse lentamente verso di essa, come per godersi l'attimo di stupore, una voce lo richiamò alla realtà: "Dimenticavo, abbiamo sbrigato anche alcune pratiche amministrative in sua vece". A parlare era stato un uomo dai profondi occhi neri e la divisa da Primo Ufficiale.
Raji rimase un attimo interdetto. "Diciamo che la questione sospesa con la sua ex moglie è stata conclusa. Abbiamo inviato una comunicazione da parte di un amico dell'avvocatura della Flotta Stellare con cui formalizzava il divorzio. Là dove non vige la legislazione vulcaniana, trova spazio la nostra" e gli mise amichevolmente la mano sulla spalla.
"E' difficile prendere servizio con già un debito del genere alle spalle" disse imbarazzato il capo OPS.
"A dire il vero avrei usato volentieri i siluri su quell'arena primitiva! Forse in tal caso il suo debito sarebbe stato ancora più grande" la voce proveniva da un possente uomo dai tipici lindamente balcanici, con la divisa della Sicurezza. "Piacere, Miroslav Ivanov". Raji strinse la mano ancora sorpreso per la calda accoglienza.
"Non si preoccupi Virkam, sulla Crusade, sappiamo fidelizzare i nostri marinai". Raji riconobbe Daniel Delta, che aveva conosciuto qualche ora prima per un proficuo colloquio terapeutico, a chiudere l'esperienza vulcaniana della sua vita, nella sua pienezza.
Raji si sedette sulla sua postazione. Guardò la LCARS accendere le luci e, senza esitare lanciò un diagnostico sui sistemi. Si sentiva a casa, una nuova dimora pronta per un nuovo viaggio. Quello della propria vita.
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