[Stml17] Rest - 02-01: Del come e del perché ci ritroviamo con una navetta conficcata in Sala Macchine
federico pirazzoli
cmdrtkar a gmail.com
Mer 8 Lug 2015 14:06:34 CEST
Ok signori, ecco il mio pezzo...innanzitutto mi scuso per il ritardo e per
l'ultima parte, forse un po' tirata via...
purtroppo il mio cellulare ha ben pensato di farsi un tuffo nella ciotola
dell'acqua del cane e di autodistruggersi di conseguenza...ergo ho perso
parte del lavorato ed un mucchio di tempo, ma tant'è...
Alla fine qualcosa ho prodotto, ispirandomi principalmente ai seguenti
episodi:
TNG 5x24: The Next Phase - Un’altra dimensione
TNG 7x12: The Pegasus - La Pegasus
ENT 4x22: These Are The Voyages - Questi sono i viaggi...
Spero che l'idea sia di vostro gradimento!
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*Brano: 02-01*
*Titolo: Del come e del perché ci ritroviamo con una navetta conficcata in
Sala Macchine*
*Autore: Rest figlio di Retok*
*Brano precedente: Missione o punizione?*
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*U.S.S. Hope – Aula di Formazione nr. 3 - 30 dicembre 2394 - Ore 09:01*
Paulo accolse la fine della lezione di meccanica quantistica con malcelata
soddisfazione e, con un colpo di reni, si tirò in piedi avviandosi verso
l'uscita dell’Aula...aveva cose molto più interessanti, divertenti e
potenzialmente redditizie da fare che perdere tempo dietro noiosissime
lezioni di Storia della Diplomazia Interplanetaria...
'Giusto Rest potrebbe trovare interessante una lezione del genere...' si
disse, notando l'Ufficiale Tattico che, dopo aver digitato tutto il tempo
della lezione sul proprio DiPadd, stava ora apprestandosi ad abbandonare a
sua volta l'aula per assumere il suo ruolo istituzionale a bordo della Hope.
Passando accanto al collega, però, il Capo Operazioni si accorse che
neppure il Vulcaniano doveva essere lo studente modello che aveva
immaginato. Il suo elaborato digitale, infatti, pareva una stringa di
programma olografico e - a giudicare da quel che poteva vedere - doveva
trattarsi della simulazione di uno scontro tra astronavi.
"Ma come, Rest...anziché prestare attenzione alla lezione e prendere
appunti si mette a compilare oloprogrammi di addestramento?" buttò lì senza
riuscire a trattenersi. La natura del collega - decisamente in antitesi con
la sua - lo spingeva alla sfida con alterni risultati, ma si trattava
sempre di scontri piuttosto interessanti!
Il Vulcaniano sollevò su di lui uno sguardo infastidito ma per nulla
stupito, segno che era conscio della sua presenza nonostante il trambusto
generato dai Cadetti che lasciavano l'aula e l'attenzione che pareva dare a
ciò su cui stava lavorando "Le assicuro, Comandante, che ho prestato tutta
l'attenzione necessaria alla lezione e che l'addestramento mnemonico al
quale sono stato sottoposto sin dall'infanzia rende sostanzialmente inutile
l'atto di appuntare i dettagli della medesima, specie alla luce del fatto
che si tratta di una lezione olografica, il cui contenuto é di immediata
consultazione per tutti..."
La risposta, nonostante i due si stessero ora fissando, fu data senza
smettere di digitare stringhe di codice. Quando fu apparentemente
soddisfatto, Rest salvò il lavoro svolto e si alzò, aggiungendo "Ad ogni
modo non si tratta di un programma di addestramento, ma della simulazione
del test della Kobayashi Maru. Stavo rivedendone la programmazione
originale alla ricerca di una modalità di risoluzione..."
Tutti gli Ufficiali Superiori della Hope conoscevano quel test perché tutti
- in previsione di quella crociera di addestramento - avevano seguito i
corsi base di Comando. Si trattava di un test particolare, la cui
programmazione presentava uno schema non-vincente al quale i Cadetti
dovevano tenere testa mostrando capacità creative nel modificarne i
parametri di base per giungere alla vittoria. Ciò premesso, Rodriguez non
riusciva a comprendere il senso delle parole del collega, cui disse "Mi
scusi, Rest...ma non credo di capire. A quanto so, anche lei ha già
superato questo test, no? E allora perché se lo ristudia?"
"Lo ho superato modificandone i parametri," affermò il Vulcaniano, dicendo
quella che all'altro pareva una ovvietà "ma in realtà trovo di maggiore
interesse la modalità di esecuzione iniziale del test. Originariamente,
infatti, il test era semplicemente uno schema non-vincente, programmato per
formare i Cadetti al fine di trasmettere loro la consapevolezza
dell'esistenza di situazioni non vincenti e per studiarne la reazione di
fronte ad esse. Solo successivamente é diventato uno strumento di
valutazione dell'inventiva dei Cadetti stessi."
"Quindi lei sta cercando di vincere lo schema non-vincente iniziale senza
barare?" domandò incredulo Paulo, mentre i due imboccavano il medesimo
corridoio diretti al più vicino turboascensore.
"Nessuno schema é perdente a priori, Comandante..." ribatté Rest, forse
piccato dal tono del Capo Operazioni "con il giusto tempo e la giusta
preparazione é sempre possibile individuare una strategia vincente. In
questo caso specifico, si tratta di un semplice confronto di astuzia
strategica tra il candidato e chi ha programmato il test..."
"E...come va questa sfida?" domandò Paulo, piuttosto divertito dalla
spocchiosità del Vulcaniano e con l'intenzione di fargli abbassare un po'
la cresta...dopotutto, se in più di 150 anni nessuno aveva battuto
lealmente il test della Kobayashi Maru, cosa faceva credere a Rest di
poterci riuscire?
"Per il momento rimane... sfidante..." rispose diplomaticamente il Tattico,
lasciando che le porte della piccola cabina si chiudessero dietro di loro.
Lasciati passare alcuni secondi, però, attivò il comando che bloccava il
turboascensore e aggiunse "Comandante...ho notato che il suo rapporto circa
gli eventi intercorsi durante la missione di liberazione del Consigliere e
degli altri membri dell'equipaggio dal mercato degli schiavi é a
tutt'oggi...lacunoso in alcuni punti. Posso avere una stima del tempo
necessario a renderlo definitivo?"
“Lacunoso?” rispose Paulo, preso in contropiede da quel repentino cambio di
argomento “In che senso…”
“Ho notato che il suo rapporto non approfondisce la consistenza e la
tipologia della totalità dei materiali che ha ritenuto opportuno…requisire
da quel luogo…” ribatté con una accurata scelta di parole il Vulcaniano,
tenendo gli occhi fissi sul collega delle operazioni alla ricerca di una
qualsiasi reazione visibile.
Ma Paulo Rodriguez era un uomo dalle mille risorse e dalla faccia di bronzo
nota a decine di tavoli da gioco sparsi per il settore terrestre e – dopo
quella iniziale reazione di stupore – il suo viso assunse una neutralità
emotiva così studiata da renderlo l’orgoglio di un qualsiasi istruttore di
Kolinahr mentre rispondeva “Ad essere sincero ho lasciato ai miei uomini la
maggior parte delle attività di verifica, ripromettendomi di verificare che
tutto fosse in ordine al più presto. Ma sa…questa è una vecchia nave e ci
sono sempre mille piccoli problemi. Ad ogni modo, se mi dice cosa ha notato
manchi posso fare un controllo al più presto.”
“Gliene sarei effettivamente grato…” rispose Rest, apparentemente
accettando quella risposta “in particolare sono interessato al rapporto
circa quelle quattro testate quantiche che si trovano al momento depositate
nella stiva del vascello del Cadetto Jones, in una zona prossima al motore
e pesantemente schermata alle emissioni di radiazioni…e sensorie…”
A quelle parole, Paulo non riuscì però a reprimere un leggero aumento della
sudorazione, come se qualcuno avesse alzato la temperatura in quel dannato
ascensore di una decina di gradi “Ah…quelli…” disse solo, mentre la sua
mente agiva rapidamente per trovare una risposta soddisfacente, una di
quelle che non lo avrebbe fatto finire di fronte ad una corte marziale
“effettivamente li ho requisiti perché mi sembrava inappropriato che una
simile tecnologia bellica, coperta dal più alto segreto militare, fosse
disponibile a chiunque in un posto come quello. Quanto al rapporto, non li
ho inseriti perché, da una prima analisi, mi sono parsi falsi…”
“Falsi?” domandò l’Ufficiale Tattico, sollevando un sopracciglio
interrogativo.
“Sì…” convenne Paulo, ora più sicuro di sé, visto che aveva iniziato a
trovare la strada giusta “naturalmente non sono un esperto di esplosivi, ma
le analisi preliminari della scocca esterna mi hanno lasciato alcune
perplessità e ho preferito aspettare ad inserire nel rapporto il
ritrovamento di simili armi, se non ero certo che fossero vere. Volevo
innanzitutto sottoporre la struttura di quelle testate ad una analisi
approfondita ma – come sa – la maggior parte delle risorse di calcolo del
computer sono al momento dedicate all’Astronomia, quindi non potrò farlo
fino a completamento della missione attuale.”
“Capisco…” rispose – apparentemente meditabondo – Rest. Dopo un attimo
aggiunse “Sarei comunque più tranquillo se le testate – o presunte tali –
venissero trasferite in armeria e poste sotto controllo della sicurezza.
Inoltre gradirei assistere alle successive analisi, quando avrà modo di
porle in essere. Ho avuto modo di studiare questa tipologia di armi e
potrei essere di supporto…”
“Naturalmente…” rispose il Capo delle Operazioni, tirando un invisibile
sospiro di sollievo quando vide Rest digitare un comando sul controller del
Turboascensore e farlo ripartire. Forse avrebbe aggiunto anche
qualcos’altro, se dopo aver percorso una decina di metri, la cabina non si
fosse nuovamente bloccata con un contraccolpo tale da farlo cadere a terra
“Che accidenti…?”
Rest, che era riuscito ad appoggiarsi ad una delle pareti curve per
sostenersi, si avviò rapidamente ai comandi solo per scoprire che l’energia
principale sembrava disattiva. Prima che potesse dire qualcosa, l’ascensore
si riavviò, percorse un altro ponte e si bloccò di nuovo, mentre l’intera
nave veniva scossa violentemente.
“Maledizione, che sta combinando Doohan in Sala Macchine?” sbottò l’umano,
riuscendo finalmente a rialzarsi e ad accedere al computer, appena tornato
in funzione. Verificate un paio di cose su di una mini schermata di
controllo danni, aggiunse “Non è possibile…qualcosa ha interrotto sia
l’energia principale che la secondaria. Adesso stiamo andando a batterie…”
Mentre parlava, le porte si aprirono sulla Plancia del vascello, mostrando
che – al momento – sembrava non esserci una catena di comando efficiente.
Degli otto cadetti presenti, infatti, solo la timoniera Luna Jones pareva
avere il pieno controllo di sé, mentre riferiva che il timone pareva
rispondere anche se – a causa dell’interruzione dell’energia principale –
erano usciti dalla Curvatura. Per contro, l’ufficiale che sedeva sulla
Poltrona di Comando– il Tenente Aston – sembrava piuttosto spaesato e
sopraffatto dai rapporti che riceveva contemporaneamente da tutte le
postazioni.
“Signori....” disse con voce greve e forte il Vulcaniano, sovrastando i
rapporti confusionari ed attirando l’attenzione di tutto il personale di
Plancia, mentre Paulo Rodriguez si dirigeva con un ghigno alla postazione
delle Operazioni “credo sia opportuno che interrompiate i vostri rapporti e
procediate con ordine di priorità, così da poter efficientemente stabilire
l’esatta situazione della nave.”
Si trattava di certo di un consiglio sensato, quindi tutti vi si attennero.
Purtroppo ognuno degli addetti alle postazioni di Plancia riteneva che le
proprie informazioni fossero le più rilevanti, quindi tutti – con
l’eccezione dei due nuovi arrivati e di Aston - ricominciarono a parlare
contemporaneamente.
Rest provò per un secondo l’istinto di estrarre dall’armadietto tattico un
Phaser per sparare un colpo di avvertimento nel mezzo di quella mandria di
incapaci ma – prima ancora che la sua mente iniziasse ad individuare le
migliaia di motivazioni che classificavano questo desiderio come una
illogica esternazione di frustrazione – un fischio penetrante interruppe di
nuovo il chiacchiericcio, costringendo quasi tutti a zittirsi e tapparsi le
orecchie.
Il Vulcaniano osservò con un accenno di curiosità Paulo che – toltosi due
dita dalla bocca – ricominciava a lavorare come se nulla fosse. Prima che
qualcuno potesse ricominciare a parlare, però, aggiunse con tono di voce
che non ammetteva repliche “Credo sia opportuno che parliate solo quando
siete interpellati, dato che non sembrate in grado di capire da soli il
corretto ordine di priorità.”
Ottenuto un silenzio di tomba a quelle parole, il Vulcaniano si volse verso
l’Ufficiale in Comando, per cedergli la parola. Forse timoroso di sbagliare
– o, più probabilmente, temendo di essere ricompreso nel novero degli
incapaci – Aston gli fece cenno di proseguire e lui non se lo fece ripetere
due volte. Mentre prendeva posto al Tattico, avviando una scansione di
prossimità e rivedendo al contempo il diario dei sensori, aggiunse “Tenente
Jones, stato della navigazione e dello spazio circostante.”
“Siamo stati strappati fuori dalla Curvatura per mancanza di energia alle
gondole…” affermò la Mezza-Klingon senza neppure consultare di nuovo i
propri strumenti “Fortunatamente sono stata veloce ad accorgermi del calo
di potenza e ho potuto compensare, o avremmo subito danni. Ad ogni modo ora
siamo in arresto completo e non ci sono altre navi o ostacoli alla
navigazione nel raggio dei sensori.”
“Confermo dai sensori tattici…” commentò quasi tra sé e sé Rest “Stato
della nave, signor Rodriguez?”
“Stiamo procedendo con l’energia di emergenza. La reazione del Nucleo è
stata soppressa e i reattori ad impulso hanno subito un arresto di
emergenza per evitare contraccolpi dovuti al reflusso energetico. Parte
della rete EPS nella zona tra la Sala Macchine ed il Punte di Lancio è
stata interrotta da qualcosa, ma non rilevo perdite di Plasma rilevanti. Il
reflusso energetico ha inoltre causato diversi danni ai sistemi:
attualmente abbiamo perso le comunicazioni, la propulsione a Curvature ed i
sistemi tattici”
“L’Infermeria comunica che abbiamo circa una dozzina di contusi a causa
della brusca uscita dalla Curvatura ed un paio di feriti per esplosioni di
condotti EPS sui ponti inferiori, ma nulla di grave…” si intromise il
Guardiamarina Anister, dalle comunicazioni.
Rest fulminò con una occhiataccia la giovane Betazoide, rea di aver parlato
senza essere stata interpellata, ma scelse di non dirle nulla verbalmente,
mentre aggiungeva “Molto bene, signor Rodriguez, dia la priorità al riavvio
dell’energia secondaria ed alla riattivazione dei sistemi tattici. Signor
Jones, ho rilevato una zona di materia densa nelle propaggini della
nebulosa che stiamo costeggiando. Si diriga a pieno impulso in quella
direzione, così che possiamo mantenere un basso profilo finché non avremo
ripristinato i sistemi tattici.”
“Pensa che ci sia qualcuno che intende attaccarci?” domandò stupito Aston,
che nel frattempo si era alzato dalla poltrona centrale della Plancia quasi
scottasse “Che quel che è successo fosse un attacco?”
“Non ho elementi per rispondere a questa domanda,” affermò semplicemente il
Vulcaniano, mentre richiamava a video le letture dei sensori tattici
relative ai minuti precedenti, per tentare di capire cosa fosse
effettivamente successo “ma non posso neppure escludere tale ipotesi. Ergo,
preferisco eccedere in cautela che in avventatezza. Computer, attivare la
condizione di Allarme Giallo.”
*U.S.S. Hope - Sala Macchine - Contemporaneamente*
"Me lo rispieghi..." chiese il Capitano Bueller, osservando con una
torsione del collo il muso della navetta sconosciuta che spuntava
parzialmente dal soffitto della Sala Macchine. La navetta non sembrava aver
sfondato la paratia di separazione tra i ponti della nave, ma essere fusa
in essa.
Nella stessa posizione del suo ufficiale comandante, il Cadetto James
Doohan III, Ingegnere Capo della Hope, aprì la bocca a vuoto un paio di
volte, come se non sapesse come iniziare la sua spiegazione. Alla fine
disse "Non lo so, signore. Un momento andava tutto bene...poi l'energia
principale é saltata e - tra mille cortocircuiti - é iniziata una reazione
di riflusso nel Nucleo. Quando siamo riusciti a spegnerlo, ho alzato gli
occhi al soffitto e la nave era lì...nessun rumore, nessun detrito
caduto...come se si fosse materializzata dal nulla."
"Di solito le navette non compaiono dal nulla..." commentò Bueller, senza
riuscire a staccare gli occhi dal muso di quel piccolo veicolo spaziale. La
forma gli era sconosciuta, ma il modello avrebbe potuto far pensare
all'evoluzione di una nave Federale. Nonostante lo scafo nero come la
notte, infatti, gli oblò frontali avevano la stessa forma leggermente
stondata di quelli di un Runabout ed anche la punta di una gondola, che
spuntava dal soffitto sotto la struttura principale, aveva un aspetto che
poteva richiamare quelli usati dalla Flotta per i suoi vascelli di piccolo
tonnellaggio.
Il Capitano si volse allora verso Tucci, che fino a quel momento era
rimasto in silenzio dopo la sua iniziale ammissione di colpa. L'Ufficiale
Scientifico non parve cogliere l'implicito invito a prendere parte alla
conversazione, quindi Bueller si schiarì la gola un paio di volte e -
infine - lo richiamò all'ordine dicendo "Tucci, lei che ne pensa?"
Il giovane Umano sollevò spaesato lo sguardo dal terminale che stava
studiando e disse con voce colpevole “Non so da dove sia venuta, signore…ma
ho il tremendo sospetto di sapere perché sia comparsa qui…”
“Immagino che centri qualcosa con quanto ha affermato poco fa, ovvero che è
colpa sua…” commentò Xyr, che se ne stava immobile a braccia conserte alla
destra del Capitano, l’attenzione equamente suddivisa tra le procedure
della Sala Macchine, le conversazioni in corso e la navetta che spuntava
sulle loro teste.
Bueller le lanciò un’occhiataccia ma Edison parve non accorgersi
dell’interazione tra i due colletti rossi, rispondendo “Io…forse, signore.
Come certamente saprà, io ed il signor Doohan avevamo riscontrato alcune
anomalie circa il funzionamento della Gondola di dritta. Negli ultimi
giorni avevamo rilevato delle sporadiche perdite di potenza, come se ci
fossero fughe di plasma da qualche parte…o come se l’energia venisse
drenata da qualcosa…”
“Mi pareva di aver autorizzato una ispezione della gondola, no?” chiese
Bueller, che ricordava la discussione che aveva dovuto sostenere con Luna,
quando la sua amica aveva protestato vivamente per averla costretta per un
intero turno a procedere a velocità impulso, togliendole anche quel po’ di
gioia datale dalla vibrazione dei motori a curvatura…testuali parole “Mi
pare non aveste rilevato nulla.”
“Infatti signore, nessuna perdita.” Convenne il Capo Ingegnere, in sostegno
al collega della Sezione Scientifica “Per questo abbiamo ipotizzato che il
problema potesse essere di natura diversa…che un qualche fenomeno spaziale
causasse – a cicli costanti – le perdite che rilevavamo. Poiché però i
sistemi non rilevavano nulla, abbiamo pensato che potesse trattarsi di
qualcosa nel subspazio.”
“Abbiamo quindi pensato di generare una piccola emissione subspaziale…una
sorta di impulso di risonanza del Nucleo di Curvatura.” Riprese Tucci
“Nelle nostre intenzioni avrebbe dovuto funzionare come una sorta di sonar
subspaziale…se ci fosse stato qualcosa – anche profondamente radicato nel
subspazio ed invisibile ai nostri sensori – l’impulso avrebbe dovuto
colpirlo e generare una eco…”
“E, mi faccia capire,” si intromise di nuovo Xyr “Avete attivato l’impulso
e la navetta è comparsa?”
“Dopo pochi secondi…” ammise Edison con un cenno del capo “Forse era molto
vicina a noi e l’impulso la ha…attirata verso il Nucleo di Curvatura…”
Effettivamente quel poco del muso della navetta che si vedeva era
perfettamente allineato al Nucleo di Curvatura, quasi vi stesse
precipitando contro. Constatato ciò, Bueller disse “Quindi, in sostanza, il
vostro impulso ha in qualche modo attirato questa navetta verso il Nucleo
ed in qualche modo l’ha costretta a palesarsi. Ma come? Da dove viene?”
Nessuno rispose, quindi l’Umano aggiunse una domanda che da un po’ gli
ronzava in testa "Potrebbe venire dal futuro?"
"Io...non saprei..." affermò l'ingegnere, uscendo dal suo stato di
confusione e cercando un tricoder, che subito accese "Ma questo possiamo
verificarlo.” Dopo alcuni secondi di scansione, durante i quali il Primo
Ufficiale si era avvicinata al Capo Ingegnere per vedere per prima i
risultati, aggiunse “Non rilevo tracce di radiazione cronotonica, quindi
penso di no...non dovrebbe essere giunta attraverso uno spostamento
temporale"
"Però a bordo c'é una forma di vita..." fece notare Xyr, quasi strappando
di mano l'analizzatore all'Umano. La bella Andoriana digitò alcuni comandi
con le lunghe ed affusolate dita blu. In risposta, l'analisi avviata
dall'Ingegnere Capo venne messa in secondo piano ed il piccolo schermo
evidenziò un diagramma d'onda che prima compariva solo come un piccolo
simbolo di sfondo "si direbbe un Betazoide..."
"Allora muoviamoci a tirarlo fuori!" ordinò Bueller, come attraversato da
una scarica elettrica, mentre la mano dirigeva al Comunicatore " Dottoressa
Grahan...a rapporto immediatamente in Sala Macchine!" quindi, voltandosi
verso i presenti, aggiunse "Signor Doohan, Signor Tucci…trovate un modo di
entrare in quell'affare, a costo di portare qui una scala e sfondare l'oblò
frontale... Basta, prenda uno dei suoi e lo copra!"
*U.S.S. Hope - Ponte di Lancio – 30 dicembre 2394 - Ore 9:25*
"Molto bene Rest, tenga sott'occhio la situazione esterna e mi avverta di
qualsiasi cambiamento. Fino a diverso ordine mantenga tutti i sistemi in
Allarme Giallo."
Dopo un veloce scambio di informazioni con l'Ufficiale Tattico, che gli
pareva avesse messo sotto controllo la situazione in Plancia, Bueller si
concentrò su quanto stavano facendo i suoi uomini, non riuscendo però a
trattenersi dallo sbuffare, alla vista della parte posteriore della navetta
sconosciuta che spuntava - inclinata di una quarantina di gradi - dalla
superficie liscia del suo Ponte di Lancio.
Xyr, che aveva passato gli ultimi minuti ad interrogare gli addetti al
Ponte di Volo sull'accaduto si avvicinò a Bueller e, senza staccare a sua
volta gli occhi dal portello attorno al quale stavano trafficando Doohan e
Tucci, riferí "Anche gli addetti al Ponte confermano quanto già
sapevamo...c'é stato un primo breve Black Out e subito dopo é comparsa la
nave, già incastrata nello scafo. Quando si é materializzata c'é stata la
seconda perdita di potenza e la nave é uscita dalla Curvatura, causando lo
scossone..."
"Bene..." commentò il Capitano, anche se non pensava affatto fosse un bene.
Certo, la loro missione era improvvisamente diventata molto più
interessante ed eccitante, ma quella navetta comparsa dal nulla aveva
causato parecchi danni alla nave...alla SUA nave. E questo non era
accettabile! "Ora non ci resta che capire da dove diavolo si é
materializzata e come. Ho parlato con Rest. Lui e Paulo sono in Plancia e
stanno ricontrollando tutte le letture dei sensori. A quanto pare non c'é
nulla di visibile nel raggio di analisi e anche le letture dei momenti
dell'incidente non mostrano la presenza di altre navi, anomalie o altro..."
"In tal caso, immagino che troveremo le nostre risposte lì dentro..."
commentò l'Andoriana, mentre le antenne sulla sommità della sua fronte si
tendevano verso il portello della navetta misteriosa, che Tucci e Doohan
erano finalmente riusciti a forzare.
Lon Basta, armato di un Phaser Tipo II, entrò rapidamente, seguito da un
secondo membro della Sicurezza e, contemporaneamente, l'Ufficiale
Scientifico Capo ed il Capo Ingegnere iniziarono a scansionare l'interno
del veicolo.
Bueller e Xyr li raggiunsero a rapide falcate e, prima che qualcuno potesse
dire nulla, la voce di Basta richiese l'intervento della Dottoressa Grahan,
che si era fino a quel momento tenuta a distanza per non intralciare le
operazioni.
Al richiamo del Capo della Sicurezza tutti gli ufficiali presenti si
precipitarono nell’angusto spazio della navetta, così che la Dottoressa
dovette spintonare Capitano e Primo Ufficiale per adempiere ai suoi doveri.
Naturalmente, se avesse saputo che ciò che la aspettava era il corpo di un
uomo che emergeva parzialmente da una paratia – all’interno della quale
doveva essersi materializzato quando la navetta aveva riacquistato
consistenza – probabilmente si sarebbe data meno da fare.
Lon Basta percepì chiaramente lo shock della donna come un alone verde che
si stendeva come un velo sui suoi pensieri ma, poiché il suo intervento era
necessario, attirò l’attenzione dell’amica sul secondo passeggero
“Dottoressa, non credo possa fare più nulla per quell’uomo…questo, d’altro
canto, è ancora vivo.”
A quelle parole la Dottoressa Grahan si riscosse e, staccati gli occhi da
quel volto dall’espressione distorta dal dolore per quella morte così
improvvisa, si trovò ad osservare un secondo corpo, disteso a terra accanto
ad una consolle che non era in grado di identificare. Quasi automaticamente
il braccio si sollevò puntando il Tricoder verso il ferito e, quando vide
un segno vitale instabile ma ancora percepibile, ordinò “Presto, serve un
teletrasporto di emergenza in Infermeria!”
“La struttura della navetta rende impossibile il teletrasporto
dall’esterno…” disse subito Tucci, ma il Capo della Sicurezza doveva averlo
già compreso dai suoi pensieri o dalle scansioni efettuate perché, con un
rapido cenno, si era fatto affiancare dal sottoposto ed insieme avevano
cominciato a spostare il ferito, cercando di farlo nel modo più sicuro
possibile.
Con uno sbuffo Melanne si accostò all’amico e gli mostrò il giusto modo di
sostenere il collo del paziente quindi, quando i due membri della sicurezza
lo ebbero portato fuori, disse solo “Io vado, Capitano…le farò sapere al
più presto…”
Quindi, dopo essersi messa accanto al ferito – ora sdraiato sul ponte di
decollo – sfiorò il comunicatore e disse “Grahan a Sala Teletrasporto 1.
Emergenza Medica, due da teletrasportare in Infermeria.”
Rimasti soli all’interno della Navetta, Bueller, Xyr, Tucci e Doohan si
guardarono per un momento, quindi fu l’Ufficiale scientifico a domandare,
quasi timidamente “Hem…nessuno ha notato che i due passeggeri erano
Romulani?”
*U.S.S. Hope – Sala Riunioni – 30 dicembre 2394 - Ore 12:30*
Diario del Capitano: Supplemento. Sono tre ore che le riparazioni sono
state avviate, ma ancora metà dei sistemi automatizzati non rispondono. Al
momento le avarie più gravi riguardano i Motori a Curvatura ed il sistema
delle Comunicazioni. Per quanto riguarda le Comunicazioni, la Sala Macchine
ha riferito che il sovraccarico energetico subito dal nucleo ha bruciato
l’Antenna Subspaziale, pertanto sarà necessario organizzare una
sostituzione della stessa, cosa che dovrà essere fatta con attività
extraveicolare.
Per quanto concerne la Curvatura, invece, il signor Doohan ha affermato che
i motori sono in buone condizioni, ma che non sarà possibile alimentare la
Gondola di sinistra fintanto che non avremo rimosso la navetta sconosciuta
dal soffitto della Sala Macchine, dato che pare si sia incastrata
esattamente all’interno di uno dei giunti EPS principali.
Attualmente abbiamo ripristinato l’Energia Secondaria e – su suggerimento
del signor Rest – siamo nascosti all’interno di una zona particolarmente
densa della Nebulosa che stavamo analizzando. Ciò dovrebbe proteggerci dal
rischio di individuazione da parte di amici dei due Romulani che abbiamo
trovato nella navetta, per lo meno fin quando non avremo ripristinato le
comunicazioni con il Comando di Flotta.
Diario personale: chiunque sia il genio che ha stilato la lista dele
priorità negli interventi di riparazione non ha la più pallida idea di
quanto possa essere intrattabile Luna quando si ritrova costretta a
mangiare razioni di emergenza e a bere caffè liofilizzato…devo
assolutamente trovare una buona scusa per convincere Xyr a mettere i
replicatori alimentari in cima alla lista delle riparazioni…
Il Capitano Bueller finì di registrare l’aggiornamento sulla situazione e,
in attesa dell’arrivo dei colleghi inviati alla riunione, si mise ad
osservare la nebulosa al di fuori degli oblò di osservazione. Si trattava
di uno spettacolo impressionante, visto da così vicino, ma Ferris aveva ben
altro per la testa. Aveva a bordo due ufficiali Romulani su una navetta
sconosciuta, ma di fattura non Romulana. Uno era certamente morto, mentre
l’altro pareva ferito gravemente. La nave aveva subito avarie ai sistemi
principali e – anche se si trattava di riparazioni facili – lo impensieriva
avere a che fare con i Romulani ed essere tagliato fuori dal Comando di
Flotta.
‘Dovrei inviare una sonda, con un rapporto sulla situazione…’ si disse. Ma
sapeva perché ancora non lo aveva fatto. Quella era la loro seconda
missione ed erano già riusciti a ficcarsi in un mare di guai entrambe le
volte. Questa volta sarebbe stato il caso di comunicare all’Ammiraglio
Lennox qualcosa di più di un <<Non stavamo facendo niente di male, ma una
navetta Romulana ci è comparsa in Sala Macchine scassando un po’ tutto…ah,
abbiamo anche un cadavere Romulano in obitorio, o almeno qualche suo
pezzo…>>
Decisamente…
“Invierò la sonda dopo la riunione.” Borbottò, alzandosi in piedi e
sistemandosi la parte superiore dell’uniforme. Quella era la soluzione
migliore, si disse. I ragazzi avevano di certo scoperto qualcosa di utile
in quelle tre ore che aveva concesso loro ed un rapporto con informazioni
più utili sarebbe certo stato meglio accolto dal Comando.
Come se fossero stati convocati da un suo comando mentale, i <<ragazzi>>
entrarono a piccoli gruppi in Sala Riunioni, salutandolo e poi andando a
prendere posto. Per primi – esattamente all’ora convenuta – entrarono Xyr e
Rest, seguiti in rapida successione dagli altri, che parvero giungere in
gruppetti in base alle amicizie che si erano strette durante i precedenti
anni di Accademia.
‘Proprio come un gruppetto di studenti…’ si disse il Capitano Bueller,
prima di prendere la parola affermando senza troppi preamboli “Molto bene,
signori…abbiamo un rapporto da inviare all’Ammiraglio Lennox, quindi voglio
solo un paio di risposte semplici e chiare: chi cavolo sono quei Romulani,
perché si trovavano così vicini alla Hope e come accidenti hanno fatto a
materializzarsi nel soffitto della nostra Sala Macchine?”
“Beh…innanzitutto non sono Romulani…” affermò leggermente turbata la
Dottoressa Grahan, arrossendo quasi immediatamente alle occhiate sorprese
lanciategli da tre quarti dell’equipaggio. Tutti i presenti avevano visto
quei corpi – o quantomeno le riprese effettuate dalle olocamere di
sorveglianza mentre venivano portati via – ma solo Rest, da bravo
Vulcaniano, riuscì a nascondere lo stupore a quelle parole. Lui e Lon
Basta, anche se forse il Telepate era già stato messo al corrente della
cosa, dato che era arrivato insieme alla dottoressa.
“Non sono Romulani?” domandò invece Xyr, piuttosto stupita dalla cosa.
Aveva scansionato lei stessa il corpo del ferito trovato all’interno della
navetta ed il tricoder aveva confermato di trovarsi di fronte ad un essere
proveniente dal pianeta Romulus “Beh…ci assomigliavano molto…”
“Erano alterati chirurgicamente per sembrarlo…” spiegò la Dottoressa,
tirando fuori dalle tasche del camice da medico un piccolo contenitore
sterile al cui interno vi era un piccolo circuito nero “inoltre… ognuno di
loro aveva uno di questi, innestato della parte superiore della colonna
vertebrale. Emette un falso segnale che integra le bioemissioni del corpo,
creando una falsa traccia. I nostri analizzatori li leggevano come
Romulani, ma i due appartengono a specie Federali. Quello sopravvissuto è
un Umano, mentre l’altro era un Betazoide.” La donna fece una pausa, prima
di aggiungere “Inutile che vi dica che non avevo mai visto un apparecchio
del genere prima. Una cosa simile può essere fatta con un Tricoder, ma per
breve tempo ed è facilmente identificabile. Il segnale di quest’affare è
praticamente perfetto. Se non avessi operato uno dei due e fatto l’autopsia
all’altro, probabilmente, non me ne sarei accorta pur avendoli su di un
bioletto dell’Infermeria.”
“Li ha identificati?” domandò semplicemente Rest, mentre i colleghi ancora
stavano rimuginando sulle implicazioni di quel che era stato loro rivelato.
“L’Umano si chiama John Smith, un contadino del Kansas…” affermò la Grahan
con il tono di chi è incredulo circa ciò che sta riferendo “mentre il
Betazoide si chiamava Alari Sten, un bibliotecario di Medela III.”
“I nomi sono evidentemente fasulli,” affermò Rest, senza neppure alzare lo
sguardo sui colleghi “si tratta di nomi e cognomi comuni estremamente
diffusi su entrambi i pianeti, di conseguenza – tenendo conto delle
circostanze - le probabilità che si tratti di identità di copertura sono
del 91,36%”
Bueller fece cenno di essere d’accordo con la testa, quindi osservò gli
altri e disse “E della navetta che mi dite? Di chi è? Che ci faceva qui e,
soprattutto, come ci è comparsa dentro la nave?”
“La navetta risulta essere uno yacht da diporto appartenente ad un tale
Myelos, un Boliano residente in Atarsis, un mondo extrafederale ai confini
con lo spazio Ferengi.” Riferì Lon Basta, che aveva usato i codici del
radiofaro (spento) della navetta per cercare indizi sulla sua origine “Ma,
devo ammettere, per essere una navetta civile è stata pesantemente
modificata.”
“Navetta civile un accidenti!” Esclamò Paulo Rodriguez, che aveva passato
le ultime tre ore a studiare i sistemi di quella navetta, o perlomeno
quella parte di sistemi che non erano diventati parte integrante del loro
Ponte di Volo “schermatura antisensoriale, dispositivo di occultamento,
sensori attivi e passivi ad altissima definizione, reattore Antimateria in
grado di produrre una quantità di energia sufficiente ad alimentare una
nave tre volte più grande. E questo è solo quello che sono riuscito a
studiare. C’è anche un altro apparecchio – quello accanto a cui era
accasciato il falso Romulano sopravvissuto – che non ho idea di cosa
faccia, ma sembra avere un output di energia enorme. Tutto ciò che posso
dire che non è parte della dotazione standard della navetta, ma pare essere
stato aggiunto in un secondo momento, collegandolo direttamente ad un
condotto del Plasma dopo aver scavato una sorta di nicchia nel pavimento.”
“Potrei sbagliare…” azzardò Tucci, apparentemente perso dietro mille
pensieri “ma credo di aver già visto qualcosa di simile, anche se solo su
un progetto che credevo non fosse mai stato realizzato…”
Bueller dovette resistere alla tentazione di strappare a forza le parole
dall’Ufficiale Scientifico per un intero minuto, prima che aggiungesse
“Quello assomiglia davvero tanto ad uno sincronizzatore di fase…se così
fosse, la navetta ci sarebbe potuta finire dentro perché era “fuori fase”
rispetto a noi…”
Questa volta neppure Rest riuscì a nascondere completamente una espressione
di stupore, anche se la mascherò con consumata abilità in una alzata di
sopracciglio decisamente tipica della sua razza. Fu comunque Xyr a chiedere
“Fuori fase? Cioè quella nave ci sarebbe potuta passare attraverso senza
difficoltà? Ho studiato qualcosa al riguardo…mi pare fosse un corso sugli
armamenti di razze del Quadrante Delta…”
“Non serve spingersi così lontani…” rispose lo scienziato, che dopo aver
avanzato la propria ipotesi aveva effettuato anche alcune ricerche “il
fatto che la Federazione non abbia mai ritenuto opportuno studiare questa
tecnologia – peraltro considerata a tutti gli effetti un dispositivo di
occultamento e quindi vietata dal Trattato di Algeron – non significa che
non l’abbia mai incontrata. Dai miei studi ho scoperto che proprio i
Romulani avevano sviluppato un prototipo che la sfruttasse, ma pare che non
sia andata bene e abbia quasi distrutto la nave che lo montava…”
“Umh…quindi abbiamo due membri della Federazione camuffati chirurgicamente
per sembrare Romulani, una navetta ipertecnolgica che dovrebbe essere un
semplice yacht da diporto e una specie di dispositivo di occultamento
ultratecnologico, la cui tecnologia sappiamo essere stata studiata dai
Romulani e da loro sviluppata almeno fino a livello di sperimentazione…”
riepilogò Bueller, contando sulle dita della mano destra i fatti man mano
che li elencava “solo a me questa cosa puzza di Servizi Segreti lontano
anni luce?”
Prima che qualcuno potesse rispondere, le luci si abbassarono e vennero
rapidamente sostituite da quelle dell’Allarme Rosso, mentre la relativa
sirena richiamava tutti i membri dell’equipaggio di Cadetti alle relative
postazioni di emergenza.
*U.S.S. Hope – Plancia – quarantasette secondi dopo*
La Plancia della Hope distava dalla sala riunioni circa due minuti, ma
Bueller ed il suo seguito di giovani Ufficiali impiegarono meno della metà
del tempo per raggiungerla. Per ognuno di quegli interminabili cinquanta
secondi, il Capitano della Hope si chiese che accidenti d’altro potesse
essere successo.
Luna, che in quel momento era stata messa al comando delle operazioni di
Plancia, gli aveva solo riferito di “muovere quel dannato sedere e
raggiungerla”, quindi Ferris non aveva molti indizi su cosa stesse
capitando.
Quando le doppie porte della Plancia si aprirono, i suoi uomini si
lanciarono alle rispettive postazioni e l’Umano chiese solo “Che accidenti
sta succedendo?”, ma non ebbe bisogno di alcun chiarimento, quando vide
sullo schermo visore la massiccia ed inconfondibile sagoma di un Falco da
Guerra Romulano di Classe D’Deridex stagliarsi sullo sfondo dello spazio
circostante, al di fuori dell’ampia coltre di materiale gassoso e detritico
della Nebulosa che – si sperava – li nascondesse alla immensa nave da
guerra della Marina Imperiale.
“Oh…porca…” disse una voce alle sue spalle, ma Bueller non si chiese
neppure chi fosse stato a parlare. Di chiunque si trattasse, aveva quasi
certamente dato voce al pensiero di tutti in quella sala.
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*END TRANSMISSION*
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*Da*: Comandante del sommergibile *Sea Tiger*
*A*: Ufficio Approvvigionamenti Arsenale di Cavite, Filippine.
*Tramite*: Comando Forze Subacquee.
*Oggetto*: Carta igienica.
*#1*. Il 6 giugno 1941 questa nave ha inoltrato una richiesta di 150 rotoli
di carta igienica. Il 16 dicembre 1941 detta richiesta è stata restituita
con la stampigliatura: "Materiale sconosciuto. Richiesta annullata."
*#2*. Il Comandante del sommergibile *Sea Tiger* non può fare a meno di
domandarsi cosa viene usato all'Approvvigionamento di Cavite in
sostituzione di questo "materiale sconosciuto", un tempo perfettamente noto
a questo Comando.
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