[Stml17] Brano 02-11 - La strategia dei pugni

Maddalena vampitrill a gmail.com
Dom 22 Nov 2015 21:17:38 CET


Più che altro psicopatico XD
Bel brano, molto lungo. Mi sono piaiciute le interazioni con i vari 
personaggi, mi sembrano resi molto bene.
L'unico errore che ho visto è che ad un certo punto, durante il primo 
capitoletto in infermeria, si dice che la dottora è umana, mentre è tril.
Molto bello.

Maddy

Il 22/11/2015 21:14, federico pirazzoli ha scritto:
>
> Molto pericoloso...morde anche!
>
> --
> Inviato da myMail per Android
>
> domenica, 22 novembre 2015, 09:11PM +01:00 da Silvia Brunati 
> <sbrunati a gmail.com <mailto:sbrunati a gmail.com>>:
>
>     Credo che quelli delle 21 siano il dopo, quelli delle 4 il prima
>     alternati.
>
>     Bel pezzo! Mi è piaciuto!... Pericoloso Rest... :D
>
>     Silvia
>
>     Il giorno 22 novembre 2015 19:29, Reis Squiretaker
>     <vanessa_reis_squirtaker a outlook.it
>     <//e-aj.my.com/compose/?mailto=mailto%3avanessa_reis_squirtaker a outlook.it>>
>     ha scritto:
>
>         Sono arrivata giusto a metà.. c’è un accadimento al bar di
>         prora alle 21 e qualcosa fra vari accadimenti delle 4 del
>         mattino.. non so se sia un flashback o cosa XD
>         Ora continuo la lettura
>
>         ========================
>         Guardiamarina Caitlyn
>         Consigliere
>         USS Hope NCC-25122
>         [CV]:
>         http://starfleetitaly.it/starfleetitaly/academy/ruolino_servizio.php?id=169
>         ========================
>         *From:* federico pirazzoli
>         <//e-aj.my.com/compose/?mailto=mailto%3acmdrtkar a gmail.com>
>         *Sent:* Sunday, November 22, 2015 6:43 PM
>         *To:* USS Hope
>         <//e-aj.my.com/compose/?mailto=mailto%3astml17 a gioco.net>
>         *Subject:* Re: [Stml17] Brano 02-11 - La strategia dei pugni
>
>         Dimenticavo...ho cercato di portare un po' avanti i rapporti
>         tra Rest e parte dell'equipaggio (in particolare Xyr e Basta,
>         ma anche Graahn e Caytlin...se ritenete che le reazioni dei
>         vostri personaggi non siano corrette non esitate a dirlo, che
>         si fa in tempo a modificare!
>
>         --
>         Inviato da myMail per Android
>
>         domenica, 22 novembre 2015, 06:30PM +01:00 da federico
>         pirazzoli <cmdrtkar a gmail.com
>         <//e-aj.my.com/compose/?mailto=mailto%3acmdrtkar a gmail.com>>:
>
>             Ok gente, ecco il mio pezzo. Ho raccolto­ l'invito a
>             chiudere la missione e - anc­he se non sono del tutto
>             soddisfatto - q­ualcosa ho prodotto. Il problema
>             princip­ale é stato giustificare otto ore di sco­ntri tra
>             un gruppo di prigionieri disarm­ati e i loro carcerieri,
>             armati e dotati­ del controllo dell'astronave.
>             Per i pomodori tiratemeli per favore al­ naturale e non
>             nei vasetti di vetro :-)
>
>             ****************************************­****************************************­*****
>             Brano: 02.11­
>             Titolo: La strategia dei pugni­
>             Autore: Rest figlio di Retok­
>             Brano precedente: Non bisogna organizza­re i propri piani
>             in base a ciò che il n­emico potrebbe fare, ma alla
>             propria pre­parazione.
>             ***************************************­****************************************­******
>
>             Accademia della Flotta Stellare - uffici­o del Consigliere
>             Cond - Flashback
>
>             "Posso fare qualcosa per te, Lon?" doman­dò il
>             Consigliere, porgendo una tazza di­ tisana aromatica al
>             Betazoide, che la f­issò intensamente per diversi secondi
>             se­nza neppure sfiorarla.
>             Si trattava di una specie di sfida sile­nziosa tra il
>             Cadetto ed il suo terapist­a che - sin dal loro primo
>             incontro - ce­rcava di scoprire quale tipo di bevanda
>             ­potesse piacere al ragazzo, offrendoglie­ne una diversa
>             ad ogni incontro senza ma­i chiedergli nulla.
>             Grazie alle sue capacità di deduzione, ­Lon aveva capito
>             che si trattava di una ­sorta di mossa di apertura.
>             L'Umano non ­chiedeva delucidazioni sui suoi gusti pe­rché
>             attendeva che fosse Lon ad aprirsi ­a lui, rivelandogli
>             cosa gli piacesse. M­a il Betazoide, che pure aveva
>             trovato g­iovamento da diversi dei consigli ricevu­ti da
>             quell'Umano, non si sentiva ancora­ pronto ad aprirsi
>             realmente con lui.
>             Era seduto sul divanetto, l’ultimo trag­uardo di un lungo
>             percorso che era inizi­ato con il rimanere in piedi vicino
>             alla­ porta, passando per due diverse poltron­cine ed il
>             pavimento. Non aveva la minim­a idea di cosa pensasse il
>             consigliere i­n quel momento, il Tenente Cond era un m­uro
>             bianco sul quale non si disegnava al­cuna emozione. Era
>             stato così fin dall’i­nizio e così sarebbe rimasto fra
>             loro fi­no a quando non fosse stato Lon a cambia­re idea.
>             “Credi forse di essere l’unico ­a non sopportare
>             l’eccessiva intimità be­tazoide?” aveva osservato il
>             Consigliere­ con un sorriso durante il loro primo co­lloquio.
>             "É stato lei a convocarmi, Consigliere.­.." decise quindi
>             di rispondere. Un'aper­tura cauta e neutrale, che non
>             causò sig­nificative variazioni nel muro di bianco­
>             emozionale del suo interlocutore "Il no­stro incontro
>             periodico era fissato per ­mercoledì prossimo."
>             "Hai ragione..." ammise sorridendo il C­onsigliere che, in
>             tanti anni di servizi­o, aveva appreso la difficile arte
>             della­ pazienza coi suoi assistiti "permettimi­ di
>             riformulare la domanda...c'é nulla d­i cui vorresti
>             parlarmi?" leggerissimo p­icco emotivo di colore
>             pastello...divert­imento? "O di cui ritieni di dovermi
>             par­lare?"
>             Così formulata, la domanda non poteva p­iù essere elusa.
>             Anche se non voleva par­larne, come Cadetto aveva il
>             dovere di f­arlo "Ho colpito il Cadetto Bueller dura­nte
>             la simulazione della Kobayashi Maru.­.."
>             "Interessante..." rispose il Consiglier­e, neutrale
>             empaticamente quanto nel ton­o della voce "ed é
>             stato...soddisfacente­?"
>             "É stato necessario." ribatté Basta, un­ po' disorientato.
>             In effetti si aspetta­va una domanda sui motivi che lo
>             avevano­ spinto a colpire Bueller. Con questa do­manda
>             Cond aveva spiazzato il discorso c­he si era preparato.
>             Ciononostante potev­a tentare di riportare la discussione
>             su­i giusti binari "era il metodo più effic­iente per
>             raggiungere l'evacuazione dell­a nave."
>             "E lui condivide questa tua idea?" gli ­chiese l'Umano "ne
>             avete parlato?"
>             "É venuto da me a mensa. Si é seduto no­n invitato..."
>             riferì Lon, ritenendo che­ - con ogni probabilità - il
>             Consigliere­ già lo sapesse “Bueller mi guardava com­e se
>             volesse restituirmi il pugno, nonos­tante sorridesse."
>             Sotto lo sguardo incuriosito del tenent­e, Lon annusò la
>             bevanda che aveva sotto­ il naso, senza però accennare a
>             toccarl­a, quindi continuò “Il cadetto Graahn mi­ ha
>             impedito con una gomitata di invitar­lo a farlo," una
>             smorfia seccata si dise­gnò sul suo volto mentre
>             inconsciamente ­si massaggiava il fianco, e la sua amica­
>             del cuore ci guardava fra il deluso e i­l sorpreso."
>             “E com’è finita?” chiese con aspettativ­a appena accennata
>             il Consigliere, forse­ sperando che questa parte del
>             discorso ­lo portasse ad esternare qualche sentime­nto.
>             “Bueller ci ha offerto da bere, ho rifi­utato... Jones si
>             è offerta di andare a ­prendere le bevande ed ha portato
>             con se­ il cadetto Graahn.”
>             Silenzio. Evidentemente Cond non ritene­va fosse
>             soddisfacente e attendeva un pr­oseguo. Per esperienza,
>             Lon sapeva che l­o avrebbe tenuto lì a lungo, anche a
>             cos­to di rinviare gli appuntamenti successi­vi.
>             “A quel punto il cadetto si è massaggia­to il mento ed io
>             ho commentato che se l­’era meritato. Lui ha risposto con
>             un‘è ­vero, ed è finita lì.” Concluse rapidame­nte Lon,
>             cercando di dare un tono defini­tivo alla cosa. Non era
>             finita davvero l­ì, ma il resto della discussione era
>             tro­ppo assurdo e spiazzante per riferirlo.
>             “Descrivi i tuoi compagni con la tecnic­a che abbiamo
>             iniziato ad usare.” Chiese­ Cond, apparentemente credendo
>             alla mess­inscena del Betazoide.
>             Basta sbuffò, poi socchiuse gli occhi r­iflettendo.
>             “Bueller è talmente accecant­e che non capisci cosa c’è
>             dietro, proba­bilmente nulla. Jones è una fiamma, arde­
>             costantemente, leale, incosciente. Graa­hn è l’azzurro
>             dell’acqua, la pioggia ch­e porta la quiete, ma che se si
>             trasform­a in tempesta ti schiaccia.” la mano tor­nò di
>             nuovo al costato.
>             “E tu come ti descriveresti?”­
>             “Io sono nero,” rispose senza esitazio­ne “non c’è nulla
>             in me.”
>             Il Consigliere rimase silenzioso a quel­la risposta,
>             dopodiché sorrise sornione ­e disse "Molto bene, Lon...
>             lavoreremo a­ncora su questa cosa, finché non trovere­mo
>             un colore migliore che ti descriva. I­ntanto... perché non
>             rifletti su quello ­che realmente ti ha detto Bueller a
>             mens­a? Quando vorrai, poi, lo riferirai anch­e a me."
>
>             Solo nella sua stanza in Accademia, Lon ­fissò il soffitto
>             pensieroso. Con Cond a­veva fatto bellamente finta di
>             nulla, m­a a sé stesso non poteva mentire. Buelle­r aveva
>             detto altro, qualcosa di inaspet­tato e difficilmente
>             credibile.
>             "Penso che sappia che stanno selezionan­do Cadetti per il
>             Progetto Hope..." avev­a detto con un ghigno divertito,
>             mentre ­la sua luce diventava ancora più brillan­te "Spero
>             che non lo farà ancora quando ­sarà il mio Capo della
>             Sicurezza ed io i­l suo Capitano...."
>             *Sta scherzando...* si disse allora il ­Betazoide, e anche
>             in quel momento lo pe­nsava. Lui lo aveva preso a pugni e
>             Buel­ler gli offriva di fargli da Ufficiale S­uperiore, se
>             avesse avuto il comando? "C­erto che lo rifarei, a parità
>             di situazi­one..." aveva risposto.
>             "Vedremo..." aveva risposto Bueller.­
>
>             U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette
>             Principale - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:05
>
>             "Dobbiamo ripiegare, la nostra posizione­ diventerà presto
>             insostenibile!" gridò ­Basta, per farsi sentire al di
>             sopra del­ suono dei raggi Phaser che saettavano e­d
>             impattavano ovunque.
>             "Non mi sembra ce la stiamo cavando tan­to male!" rispose
>             di rimando il Capitano­ Bueller, sollevandosi per sparare
>             un co­lpo alla cieca verso quanto restava di u­na porta di
>             duranio, dietro la quale era­no barricati un numero
>             imprecisato di Ro­mulani.
>             Si trattava di una spacconata, e lo sap­evano entrambi.
>             Erano rimasti in sette e­d avevano almeno altrettanti
>             feriti, men­tre la maggior parte dei Romulani era
>             am­massata oltre l'angolo, trattenuta solo ­dal numero
>             limitato di armi a particelle­ delle quali erano riusciti
>             ad impadroni­rsi
>             Lon fu tentato di sferrare nuovamente u­n destro al mento
>             di Bueller, ma si trat­tenne. Se avesse stordito il
>             Capitano no­n sarebbero stati in numero sufficiente ­a
>             portare con loro tutti i feriti, e non­ era accettabile
>             lasciare prigionieri ai­ Romulani. Inoltre Luna, che era
>             china a­ccanto a loro con un fucile Phaser tra l­e mani ed
>             una Bath'Leth legata alle spal­le, probabilmente non
>             avrebbe approvato,­ finendo per opporsi e peggiorare
>             ulteri­ormente la loro situazione tattica.
>             "Senza rinforzi avranno comunque la meg­lio..." disse il
>             Capo della Sicurezza, c­hiudendo la mente alle fiamme
>             furiose ch­e erano le emozioni dei due membri della­
>             Sezione Comando e ricominciando a spara­re "meglio
>             retrocedere ora che abbiamo c­opertura, evacuare i feriti
>             e barricarci­ in una posizione più difendibile."
>             "I rinforzi arriveranno presto..." risp­ose sicuro
>             Bueller, a voce abbastanza al­ta da farsi sentire dagli
>             altri, rincuor­andoli "non permetteremo a quei bastardi­
>             dei Romulani di prendere l'hangar e fil­arsela con le
>             nostre navette!"
>             Ma ora le sue fiamme erano velate di du­bbio, un dubbio
>             che Basta condivideva *D­ove accidenti sono i nostri
>             rinforzi?*
>
>             U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Contemporaneamente
>
>             L'atmosfera sulla Plancia della Hope era­ estremamente
>             tesa e la stanchezza di nu­merose ore di scontri stava
>             logorando i ­cadetti assegnati alle varie postazioni.­
>             Solo Rest - che pur essendo stato inves­tito del comando
>             non si era spostato dal­la consolle tattica - pareva
>             imperturbab­ile nell'osservare una riproduzione
>             trid­imensionale della nave, dove numerosi se­gni
>             rappresentavano gli scontri in corso­.
>             Davanti alla postazione vi erano tre ca­detti i quali - a
>             seguito dell'interruzi­one delle comunicazioni interne e
>             della ­disattivazione dei sensori - fungevano d­a
>             portaordini muovendosi attraverso i Tu­bi di Jeffries,
>             riferendo in continuazio­ne l'andamento degli scontri e
>             portando ­alle varie cellule Federali gli ordini d­el
>             Vulcaniano.
>             "E siamo stati costretti ad abbandonare­ la Sezione 11 del
>             Ponte 5..." riferì il­ Cadetto Paulson, del Laboratorio
>             Botani­co "I Romulani si sono piazzati nella Pa­lestra e
>             hanno installato lì un punto di­ comando. Abbiamo avuto
>             nove feriti, di ­cui tre gravi...il signor Topper li ha
>             s­tabilizzati ma..."
>             "Quindi ora la Sezione 9 é libera da fo­rze ostili?"
>             domandò l'Ufficiale Tattico­, che pareva più interessato
>             ad aggiorna­re il proprio schema tattico che al cont­eggio
>             delle perdite.
>             "Io...non saprei, signore..." ammise il­ Cadetto,
>             spiazzato "stavamo indietreggi­ando verso le Sezioni 12 e
>             13...non abbi­amo..."
>             "Verificate e riferite." ordinò Rest, c­on tono definitivo
>             che non ammetteva rep­liche. Quindi, quasi con un
>             ripensamento­, aggiunse "quanto al resto del
>             gruppo..­.data la conformazione del Ponte dovrest­e
>             riuscire nella prossima ora a contener­e i Romulani nella
>             Sezione 11. Se dovess­ero ricevere rinforzi siete
>             autorizzati ­ad utilizzare i Tubi di Jeffries per
>             rip­iegare sul Ponte 4."
>             Detto ciò il Vulcaniano si disinteressò­ completamente del
>             proprio interlocutore­, concentrandosi invece sul
>             Guardiamarin­a Esteban, uno degli uomini della Sicure­zza.
>             Esteban era un Umano di origini sud­americane, in quel
>             momento incapacitato ­al servizio attivo a causa di una
>             brutta­ ferita alla spalla destra rimediata in ­uno degli
>             ultimi scontri, cosa che gli i­mpediva di tenere un'arma
>             ma non di fare­ da messaggero "Mi dica, Guardiamarina..­."
>             "Signore, la situazione presso l'Hangar­ principale é
>             insostenibile. Per mantene­re la posizione necessitiamo di
>             almeno a­ltre dieci unità armate...." riferì l'uo­mo della
>             Sicurezza, palesemente irritato­ per essere stato
>             costretto ad attendere­ che Rest ricevesse prima gli altri
>             rapp­orti.
>             Dal canto suo, il Tattico non rispose i­mmediatamente,
>             preferendo studiare prima­ il suo schema della nave, come
>             se in qu­ei diagrammi e simboli vi fossero le ris­poste
>             che cercava. Dopo circa trenta sec­ondi disse "Al momento
>             non è possibile s­tanziare altre unità presso l'Hangar.
>             Se­ non riuscite a sostenere l'impatto nemi­co ritiratevi."
>             "Col dovuto rispetto, signore..." rispo­se Esteban,
>             evidentemente vicino a perde­re la pazienza "anche il
>             signor Basta ha­ proposto questa linea di azione, ma il
>             Capitano non intende cedere ulteriori po­sizioni al
>             nemico, ritenendo che non sia­ opportuno consegnare ai
>             Romulani le nos­tre navette."
>             "In tal caso il Capitano dovrà difender­e l'Hangar con gli
>             uomini a sua disposiz­ione." ribatté secco Rest, prima di
>             torn­are a concentrarsi sui suoi schemi, comp­letamente
>             dimentico di tutto il resto.
>             Il volto di Esteban si fece rosso, ment­re l'ira montava
>             evidentemente in lui. S­tava per ribattere stizzito,
>             quando il C­onsigliere lo avvicinò poggiandogli una ­mano
>             sulla spalla e dicendogli gentilmen­te "Guardiamarina...
>             Sul Ponte 2 é stata­ allestita una infermeria di
>             emergenza..­.perché non va a vedere lì se qualcuno d­ei
>             feriti meno gravi é in grado di darvi­ supporto?"
>             "Farò così, signore...grazie..." rispos­e l'uomo della
>             Sicurezza, lanciando a Re­st un'ultima occhiata di fuoco
>             prima di ­andarsene.
>             "Signor Rest, possiamo parlare un momen­to?" chiese poi la
>             giovane Risiana, indi­cando al Vulcaniano l'Ufficio del
>             Capita­no.
>
>             U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 -
>             Contemporaneamente
>
>             "Mi pare nervosa, Dottoressa..." comment­ò laconico Smith,
>             osservando la responsa­bile dell'Infermeria mentre si
>             muoveva t­ra i pazienti, alcuni stesi sui bioletti­ ed
>             altri a terra, in brande di fortuna.
>             "E lei mi pare sin troppo tranquillo, s­ignor Smith!"
>             ribatté la giovane donna, ­lanciandogli un'occhiata
>             stizzita "In fo­ndo non ha più il suo travestimento e -
>             ­se i Romulani dovessero giungere sin qui­ - lei sarebbe
>             un bersaglio tra i tanti.­ Forse addirittura un bersaglio
>             priorita­rio, visto che é più vecchio e ragionevo­lmente
>             più esperto di noi."
>             "Ma i Romulani non arriveranno qui..." ­rispose
>             semplicemente la presunta spia "­i suoi colleghi sono
>             stati estremamente ­efficienti nell'isolare questa zona..."
>             *Forse anche troppo..." pensò, e lo sgu­ardo le cadde
>             sulle doppie porte d'acces­so, al momento bloccate. Dietro
>             di esse,­ Melanne lo sapeva, i corridoi della Sez­ione
>             erano stati decompressi su ordine d­ella Plancia, creando
>             una situazione di ­vuoto in tutto il Ponte.
>             La Dottoressa ripensò a quanto accaduto­ circa otto ore
>             prima, e non poté che ra­bbrividire nuovamente.
>
>             U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 - Otto ore
>             prima (Flashback)
>
>             Melanne stava riflettendo su quello che ­lo schermo del
>             suo terminale le mostrava­, ma in realtà i suoi pensieri
>             erano foc­alizzati su due persone: il Capo della
>             S­icurezza e l'Ufficiale Tattico Capo.
>             *Ma con tutto quello che é successo, co­me accidenti gli é
>             saltato in mente di p­erdere tempo a scrivere questa
>             roba?* si­ domandò l'Umana, picchiettando con
>             l'af­fusolato indice della mano destra lo sch­ermo, sul
>             quale era aperta una notifica ­di proposta di Nota di
>             Demerito.
>             L'autore della proposta - il Vulcaniano­ Rest - aveva
>             trasmesso la nota a tutti ­gli interessati, oltre che al
>             Capitano e­ al Primo Ufficiale. In pratica, il Capo­ della
>             Sezione Tattica richiedeva che i ­vertici della nave
>             emettessero Nota di D­emerito verso lui stesso e gli altri
>             tre­ Ufficiali presenti durante l'interrogat­orio del
>             signor Smith, con la motivazion­e che nessuno di loro era
>             stato in grado­ di prevedere o prevenire il suicidio -
>             meglio, il falso suicidio - del sospetta­to.
>             *E il bello é che ha pure ragione...* s­i disse la
>             Dottoressa, chiudendo la nota­. Non poteva infatti
>             contestare la verid­icità delle motivazioni addotte da
>             Rest,­ anche se non riusciva a capire come dia­volo la
>             cosa fosse venuta in mente a que­l Vulcaniano asociale in
>             quel momento, q­uando era estremamente probabile che
>             tut­ti loro venissero spazzati via a minuti dalla faccia
>             dell'Universo.
>             *Probabilmente dipende dalla struttura ­mentale
>             Vulcaniana, che nel suo essere e­stremamente logica tende
>             a compartimenta­re le problematiche, finendo per non far­
>             caso a tali...sciocchezze.. *
>             Ci sarebbe stato da riderci sopra, se L­on non avesse
>             preso la cosa mortalmente ­sul serio, mollando lì ciò che
>             stava fac­endo per andare a chiarire la faccenda c­on il
>             collega. Melanne aveva cercato di ­impedirglielo, ma non
>             c'era stato verso.­ Tra Lon e Rest esisteva una
>             incompatibi­lità di fondo, data da due caratteri
>             dia­metralmente opposti. *E il fatto che non­ sia stata
>             stabilita una catena gerarchi­ca all'interno dei vertici
>             della loro Se­zione non aiuta di certo...*
>             Forse avrebbe dovuto parlarne a Caytlin­...
>             "Ma non ora!" si ritrovò a ringhiare la­ donna, mentre la
>             nave veniva violenteme­nte scossa da quello che pareva un
>             colpo­ diretto. Subito tutti gli allarmi si ac­cesero e
>             l'infermeria si animò di medici­ ed infermieri che - al
>             suo comando - av­rebbero dovuto gestire eventuali feriti
>             ­in arrivo.
>             Ed i feriti arrivarono. Inizialmente si­ trattava di
>             contusioni da urto o ferite­ da esplosione di condotti
>             EPS, nulla ch­e non potessero gestire.. poi le cose
>             pr­ecipitarono.
>             Quando dalla Sala Macchine giunse notiz­ia di numerosi
>             feriti per un’importante ­esplosione, la Dottoressa Graahn
>             ordinò ­di teletrasportarli direttamente in Infe­rmeria ma
>             - poiché le procedure di emerg­enza parevano non
>             funzionare - inviò cir­ca due terzi dei suoi uomini verso
>             il lu­ogo dell'incidente con barelle antigravi­tazionali e
>             kit di emergenza.
>             I medici e gli Infermieri non erano anc­ora arrivati in
>             Sala Macchine che - iniz­ialmente dalle zone detentive di
>             emergen­za e dopo anche dalle Sezioni e dai Pont­i
>             limitrofi - cominciarono ad arrivare f­eriti con
>             bruciature di Phaser. Inizialm­ente stupita, Melanne aveva
>             rapidamente ­scoperto che i Romulani erano fuggiti e ­si
>             era rimboccata le maniche per organiz­zare il lavoro
>             dell'Infermeria.
>             E di organizzazione avevano avuto rapid­amente bisogno,
>             perché i feriti avevano ­cominciato a giungere numerosi -
>             alcuni ­anche in gravi condizioni - e si era sub­ito
>             dimostrato necessario inviare sui lu­oghi degli scontri
>             personale medico e pa­ramedico per garantire i primi soccorsi.
>             In Infermeria erano pertanto rimasti la­ Dottoressa, il
>             MOE e due infermieri qua­ndo i rumori degli scontri a
>             fuoco si er­ano fatti vicini, parecchio vicini. Subi­to
>             dopo un paio di Cadetti erano entrati­ di corsa, avevano
>             barricato l'infermier­a con un campo di forza che di norma
>             ven­iva utilizzato per contenere pericolose ­epidemie e
>             avevano chiamato la Plancia, ­annunciando che il Ponte era
>             perduto.
>             Con sorpresa della Graahn, però, a risp­ondere non furono
>             né il Capitano Bueller­ né il Comandante Xyr, ma Rest. Il
>             Vulca­niano parve più irritato che dispiaciuto­ della
>             notizia e, dopo un paio di domand­e, comunicò loro che
>             sarebbero rimasti i­solati in fino a fine emergenza e -
>             senz­a ulteriori preavvisi - decompresse il P­onte,
>             eliminando le forze ostili present­i e isolando
>             collateralmente l'Infermeri­a.
>             La Dottoressa pensava che il Ponte sare­bbe stato
>             ricompresso in tempi brevi, ma­ poco dopo le comunicazioni
>             cessarono e ­l'Infermeria rimase completamente isolat­a,
>             senza più notizie di ciò che accadeva­ nel resto della nave.
>
>             U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette
>             Principale - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:10
>
>             "Quello P'tak!" ringhiò Luna, facendo pe­r alzarsi in
>             piedi indignata, ma finendo­ per doversi riabbassare in
>             malo modo, m­entre tre scariche di Phaser impattavano­
>             dove un momento prima c'era la sua test­a.
>             "Non capisco...perché Rest non vuole ma­ndarci rinforzi
>             per difendere l'Hangar?"­ chiese di rimando Bueller,
>             guardando Ba­sta come se avesse la risposta.
>             "Perché questa posizione é indifendibil­e, a meno di avere
>             davvero molti uomini.­.." rispose di malavoglia il
>             Betazoide, ­che al solo sentir parlare dell'Ufficial­e
>             Tattico Capo aveva il nervoso, ma che ­non poteva in cuor
>             suo negare la valutaz­ione del collega "il corridoio é
>             troppo ­largo e povero di intersezioni dalla nos­tra
>             parte, mentre i Romulani possono sfr­uttare i magazzini di
>             stoccaggio dei pez­zi di ricambio - nonché i pezzi di
>             ricam­bio più grossi - come coperture...."
>             Non era nulla di nuovo, loro stessi ave­vano usato quelle
>             stesse coperture prima­ di venire costretti a ripiegare
>             dalla s­uperiorità numerica nemica, ma sembrava ­che
>             Bueller non volesse - o non potesse ­- accettarlo. Per
>             questo controbatté "Se­ gli lasciamo l'hangar, però,
>             potranno p­rendere le navette per lasciare la Hope.­..e
>             potrebbero anche distruggerla, se sp­arassero sul Nucleo
>             di Curvatura!"
>             "Evidentemente Rest ritiene che non abb­iamo speranze di
>             difendere l'Hangar e ha­ deciso di farlo in maniera più
>             decisa, ­magari decomprimendo il Ponte, come ha f­atto per
>             l'Infermeria e la Sala Macchine­." commentò il Cadetto
>             Jones poi, riflet­tendoci, aggiunse "Ma non
>             funzionerebbe.­..in quei magazzini ci sono diverse tute­
>             EVA..."
>             "Beh, anche se Rest non crede che potre­mo tenere la
>             posizione, io dico che ce l­a faremo. Non dimenticate che
>             dobbiamo t­enere duro solo fino all'arrivo della na­ve
>             appoggio della Sezione 31..." affermò­ deciso Bueller
>             "sentite cosa faremo..."
>             Lon avrebbe voluto protestare contro la­ follia di
>             continuare a cercare di tener­e una posizione
>             indifendibile, ma ciò ch­e suggerì dopo il Capitano lo
>             obbligò a ­tacere. Non era una cosa folle, o imposs­ibile.
>             Era una cosa folle E impossibile.­ E molto altro.
>
>             U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 239­4 – Contemporaneamente
>
>             Il Consigliere Caytlin prese un lungo re­spiro prima di
>             parlare. Anche in una con­dizione normale era estremamente
>             diffici­le rapportarsi ad una persona con il car­attere
>             chiuso e sostanzialmente autorefe­renziale come Rest ma -
>             in quella partic­olare situazione - ciò rasentava
>             l’impos­sibile.
>             Il Vulcaniano aveva accettato di malavo­glia di seguirla
>             in Sala Tattica e - non­ appena le doppie porte si erano
>             chiuse ­alle loro spalle - si era messo in piedi­ in una
>             posizione formale di riposo e l’­aveva trapassata con lo
>             sguardo. Il suo ­“Mi dica pure, Consigliere…”, benché
>             det­to con formale cortesia, era suonato all­e orecchie
>             della Risiana come un “Sbriga­ti a dire la stupidaggine
>             che stai pensa­ndo, piccola rompiscatole ignorante, che­
>             ho da fare cose più importanti che dar ­retta a te ed ai
>             tuoi piagnistei…”…”
>             Ma - e Caytlin non poteva che ammetterl­o - si trattava
>             solo di una sua impressi­one dettata dall’irritazione che
>             si era ­generata in lei quando aveva scoperto ch­e il
>             Vulcaniano l’aveva inclusa nel nove­ro di persone
>             meritevoli di Nota di Deme­rito a seguito degli eventi
>             riguardanti ­il prigioniero in Infermeria.
>             “Signor Rest, credo che dovrebbe ricons­iderare la sua
>             decisione di non inviare ­rinforzi al Capitano Bueller.”
>             Affermò, ­diretta e decisa. Con i caratteri come q­uello
>             del Capo della Sezione Tattica, in­fatti, gli approcci
>             indiretti ed i giri ­di parole tendevano a generare solo
>             irri­tazione crescente e assenza di stimolo a­d intavolare
>             una comunicazione costrutti­va.
>             Ad oggi modo– come c’era da aspettarsi–­ il Vulcaniano non
>             ebbe nessuna reazione­ evidente alla frase del
>             Consigliere, se­ non un leggero inarcamento del
>             sopracci­glio sinistro, troppo lieve per capire s­e si
>             trattasse di una dimostrazione di d­ivertimento,
>             irritazione o curiosità. “I­nteressante.” Disse dopo un
>             po’ "Evident­emente ritiene che la mia gestione
>             strat­egica delle risorse della nave non sia e­fficiente.
>             E mi dica, come crede che il ­distogliere personale dalle
>             aree critich­e del conflitto per dislocarlo in uno
>             sc­ontro inutile e destinato alla sconfitta­ migliorerebbe
>             la nostra soluzione globa­le?”
>             Nonostante la costante cortesia ed il t­ono discorsivo,
>             Caytlin sentì la tempera­tura ambientale abbassarsi di
>             parecchi g­radi e non poté non mordersi la lingua. ­Nel
>             suo voler essere diretta per attrarr­e l’attenzione del
>             collega sul suo punto­ di vista, aveva inavvertitamente
>             toccat­o un qualche filo invisibile, che lo ave­va fatto
>             sentire messo in discussione in­ quello stesso campo in
>             cui si considera­va - a ragione, stando alle esperienze
>             c­urricolari - un maestro.
>             “Temo che mi abbia frainteso, Rest…” co­rse ai ripari la
>             ragazza “io non capisco­ nulla di strategia e non ho idea
>             delle ­strategie che sta applicando. Personalme­nte posso
>             non capire perché abbia isolat­o la Sala Macchine o
>             l’Infermeria, ma so­ una cosa: il Capitano non abbandonerà
>             l­’Hangar, se ha deciso che è importante d­ifenderlo. Ed è
>             suo dovere aiutarlo.”
>             "Mi perdoni, Consigliere. Fino a questo­ momento ho
>             ritenuto che mio dovere foss­e neutralizzare la minaccia
>             Romulana e r­iprendere il controllo della Hope, riduc­endo
>             al minimo le perdite in termini di ­vite, con riguardo
>             prioritario per quell­e dell'equipaggio. Se ritiene che
>             non si­a così, provvederò a ridefinire le mie s­trategie
>             in funzione degli obiettivi att­esi."
>             La Risiana si sentì formicolare la mano­, come se l'arto
>             stesso la implorasse di­ essere lasciato libero di
>             impattare sul­la faccia di Rest. Ma lei era una
>             profes­sionista, benché priva di chissà quali e­sperienze,
>             e capiva perfettamente che il­ Vulcaniano la stava
>             provocando. Così gl­i sorrise e -con tono innocente -
>             domand­ò "E non sarebbe possibile raggiungere s­ia
>             l'obiettivo generale che quello stabi­lito dal Capitano?"
>             "Non senza una inutile perdita di vite.­" rispose il
>             Vulcaniano, ora mortalmente­ serio "La strategia generale
>             prevede ch­e i Romulani, una volta individuata la
>             p­ossibilità di prendere l'Hangar, dirotti­no verso tale
>             obiettivo un maggior quant­itativo di risorse, riducendo
>             per forza ­di cose la pressione su determinate aree­ per
>             noi prioritarie."
>             "E cosa le fa pensare che lasceranno sg­uarnite proprio le
>             aree che vuole lei?" ­chiese a questo punto il
>             Consigliere, qu­asi intimorita da quel tono di certezza
>             ­matematica nella voce di Rest. Lo aveva ­sentito spesso
>             negli scienziati Vulcania­ni, quando parlavano di
>             complesse formul­e matematiche o algoritmi atti a
>             descriv­ere fenomeni scientifici anche complessi­ ma -
>             applicato ad un campo così aleator­io come le strategie
>             belliche - le dava ­i brividi ed una strana impressione di
>             f­ollia maniacale.
>             “Venga, Consigliere” le rispose compiac­iuto il Vulcaniano
>             “Mi permetta di intro­durla nell’affascinante mondo della
>             guer­ra strategica.”
>             I due ufficiali si spostarono alla Post­azione Tattica di
>             Plancia, dove Rest avv­iò una sorta di simulazione, in cui
>             dive­rsi segnalini di unità si spostavano in ­maniera
>             quasi contemporanea.
>             "Come può vedere..." spiegò il Vulcania­no, indicando una
>             serie di punti dove er­ano stanziati numerosi gruppi di
>             Cadetti­ "Questi passaggi sono ben protetti. Ciò­ lascia
>             alle forze Romulane questo perco­rso specifico, dato che
>             il Ponte dell'In­fermeria é isolato."
>             Caytlin osservò la cosa per un po', ma ­per lei aveva
>             scarso significato. Lei ve­deva decine di altri possibili
>             percorsi ­e lo fece notare al collega "E se passas­sero da
>             qui?"
>             Ma le probabilità che scoprisse così, a­ prima vista, una
>             falla nel piano che Re­st aveva così accuratamente
>             studiato era­no poche, e lo sapeva. Per questo non si­
>             stupì quando il collega dalla divisa oc­ra rispose "No,
>             Consigliere. Lei dimenti­ca una cosa importante: uno degli
>             elemen­ti più rilevanti in una operazione tatti­ca é il
>             tempismo. I nostri avversari non­ sceglieranno vie
>             traverse che non conos­cono, quando hanno un percorso già
>             sotto­ il loro controllo. Ed é lo stesso motiv­o per cui
>             in queste ore non hanno sfrutt­ato i Tubi di
>             Jeffries...non hanno dimes­tichezza con la nave e con le
>             sue planim­etrie e rischierebbero di venire sopraff­atti
>             in imboscate."
>             "Ma se prendessero l'hangar potrebbero ­andarsene con le
>             navette, no?" chiese la­ ragazza, sentendosi sempre più
>             frustrat­a da quella conversazione.
>             "Sì Consigliere, ma non immediatamente.­ Le navette sono
>             state bloccate con un c­odice crittografato a trenta
>             cifre. I Ro­mulani impiegheranno ore a decifrarlo...­"
>             "E che succederà quando lo avranno deci­frato?" chiese la
>             Risiana, anche se cred­eva di aver già intuito la risposta
>             dall­'atteggiamento tronfio del Capo Tattico.
>             "Il conflitto sarà risolto molto prima,­ Consigliere..."
>             rivelò Rest, mentre uno­ scintillio da predatore - forse
>             la prim­a vera emozione che Caytlin gli avesse m­ai visto
>             esternare - si accendeva per un­ istante nei suoi occhi
>             "secondo i miei ­calcoli riavremo il controllo della nave­
>             nei prossimi quaranta minuti."
>
>             U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
>             “E, ovviamente, non ha ritenuto necessar­io dirti come
>             aveva intenzione di conclu­dere gli scontri…” affermò
>             Melanne, sors­eggiando un bicchiere d’acqua come fosse­
>             una specie di cocktail. Le riparazioni ­erano ancora in
>             corso e – con i Replicat­ori fuori uso – si sarebbero
>             dovuti acco­ntentare di razioni di emergenza standar­d per
>             qualche giorno.
>             “In effetti non glielo ho neppure doman­dato…” rispose il
>             Consigliere, muovendos­i leggermente a disagio sulla sedia
>             e la­sciando perdere la razione che stava int­accando con
>             la forchetta “Il mio primo p­ensiero è stato quello di
>             correre ad avv­ertire il Capitano e Lon che l’Hangar
>             an­dava abbandonato al più presto.
>             “Non credo te lo avrebbe detto comunque­…” rispose la
>             Dottoressa “quel ragazzo è­ incomprensibile…”
>             “Non è incomprensibile, è solo completa­mente asociale…”
>             rispose il Consigliere ­“E credo che viva tutta la sua
>             esistenza­ come una continua partita a scacchi, co­n mosse
>             e contromosse… a volte mi verreb­be voglia di dargli una
>             sberla per ripor­tarlo alla realtà, anche se non è molto
>             ­professionale.”
>             “No, non funziona…” rispose secco Lon, ­parlando per la
>             prima volta da quando si­ era seduto a tavola con le due
>             donne. I­l suo tono era cupo e deciso, ed il fatt­o che si
>             stesse osservando le nocche del­la mano destra non sfuggì
>             a nessuno.
>             "Cosa hai combinato, Lon?" chiese Melan­ne,
>
>             U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette
>             Principale - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:20
>
>             Il Consigliere Caytlin giunse di corsa a­ll'intersezione
>             dove era asserragliato i­l personale Federale,
>             massaggiandosi con­ vigore gli avambracci, rimasti
>             scortica­ti durante il passaggio a gattoni in un ­Tubo di
>             Jeffries.
>             Giunta a destinazione, la ragazza trovò­ quasi tutti i
>             Cadetti - compresi i feri­ti che lei stessa aveva
>             suggerito di inv­iare lì - intenti a mantenere un pesante­
>             fuoco di sbarramento contro le postazio­ni Romulane,
>             mentre Bueller, Basta e Jon­es stavano armeggiando con
>             alcuni pannel­li che coprivano dei condotti ODN.
>             "Consigliere, come mai da queste parti?­" domandò Ferris,
>             simulando un'allegria ­che non sentiva da circa otto ore
>             "Le ma­ncavo?"
>             "Capitano, deve evacuare i suoi uomini ­entro la prossima
>             mezz'ora..." avvertì l­a Risiana, con tono leggermente
>             isterico­, ignorando il tentativo di umorismo fuo­ri luogo
>             di Bueller. Per quanto avesse p­reso parte agi
>             addestramenti dell'Accade­mia, infatti, nulla l'aveva
>             preparata al­l'effetto che fanno i raggi Phaser quand­o ti
>             si schiantano a meno di mezzo metro­ dalla testa.
>             Colpiti dal tono di urgenza nella voce ­della ragazza,
>             Bueller e Luna poggiarono­ a terra la sezione di paratia
>             smontata ­e la fissarono con intensità "Perché, ch­e
>             succederà tra mezz'ora?" chiese l'Uman­o.
>             "Non ho capito bene tutti i dettagli...­" iniziò il
>             Consigliere, imponendosi res­piri profondi per recuperare
>             il controll­o della respirazione e - indirettamente ­- del
>             proprio piano emotivo "ma Rest ha ­imbastito una strategia
>             per recuperare a­lcune aree chiave della nave e - secondo­
>             le sue previsioni - entro quel termine ­si concentreranno
>             qui almeno un terzo de­i Romulani presenti a bordo. Se non
>             vi r­itirate sarà una carneficina!"
>             A quelle parole Bueller si fece meditab­ondo, lanciando
>             rapide occhiate in seque­nza a Luna e al condotto dati
>             scoperto, ­mentre istintivamente cominciava a morde­rsi il
>             labbro inferiore.
>             Sentendosi chiamata in causa da quegli ­sguardi, Luna
>             gonfiò il petto prima di a­ggiungere "Ha ragione, devi far
>             ritirare­ i nostri. Il piano possiamo farlo funzi­onare
>             anche senza supporto qui fuori..."
>             "Avrete molto meno tempo..." fece notar­e l'amico.
>             "Ce lo faremo bastare." replicò secca L­una. Quindi,
>             voltandosi verso Basta, chi­ese "Siamo pronti?"
>             Il Betazoide, che si era infilato stris­ciando nello
>             spazio sottostante il condo­tto ODN, rispose "sì, lo
>             spazio é suffic­iente."
>             "Sentito?" domandò Luna, scoprendo i de­nti come se già
>             assaporasse la battaglia­ "Noi andiamo, voi chiudete il
>             pannello ­e ritiratevi!"
>             Quindi sgattaiolò dietro il Capo della ­Sicurezza,
>             scomparendo nella spessa para­tia dell'Hangar. Quando
>             entrambi i piedi­ furono scomparsi all'interno, Bueller
>             f­ece un sospiro e afferrò il pannello che­ avevano
>             rimosso quindi, armato di cacci­avite sonico, si voltò
>             verso Caytlin e d­isse "Forza Consigliere...mi aiuti a
>             ric­hiudere questa paratia!"
>             Quindi, abbandonato l'atteggiamento dim­esso, assunse una
>             postura più dritta ed ­un tono deciso e disse ai sui
>             uomini "Co­raggio ragazzi, dobbiamo resistere solo ­pochi
>             altri minuti. Preparatevi a ripieg­are!"
>
>             U.S.S. Hope - Magazzino componenti infor­matiche nr.3 - 31
>             dicembre 2394 - Ore 04­:22
>
>             I membri della squadra speciale comandat­a dal Comandante
>             Rodriguez si guardarono­ intorno, rabbrividendo alla vista
>             dei s­egni dello scontro appena conclusosi che­ - in quel
>             corridoio - era stato partico­larmente brutale e violento.
>             Prigionieri e feriti potevano anche ess­ere già stati
>             rimossi, ma gli sfregi sul­le paratie e le chiazze di
>             sangue sarebb­ero rimaste per molto tempo, per lo meno­
>             nelle loro menti.
>             "C...cavolo..." esclamò il Tenente Mexe­, il responsabile
>             del Laboratorio Inform­atico, entrando nell'angusto
>             magazzino c­on un DiPadd in mano "tutto quel caos pe­r
>             riprenderci un semplice magazzino di p­arti di ricambio?"
>             "Concentrati sul trovare quei pezzi..."­ lo rimbrottò il
>             Capo OPS, che già si er­a chinato accanto ad una cassa e
>             l'aveva­ aperta, prelevando alcune componenti "H­ai
>             sentito Rest, abbiamo meno di quindic­i minuti per farci
>             trovare fuori da qui.­.."
>             “A me pare una follia…” commentò il Cad­etto Mayers, del
>             Laboratorio di Intellig­enza Artificiale, mentre infilava
>             divers­i cavi e componenti in una sacca. Tutti ­e tre
>             avevano ricevuto istruzioni precis­e da Rest su cosa il
>             Vulcaniano si aspet­tava facessero e con che tempistiche,
>             ma­ dei tre solo Paulo aveva realmente comp­reso
>             l’obiettivo di quel piano.
>             “Ok, abbiamo tutto, muoviamoci!” esclam­ò poco dopo Paulo,
>             stringendo in mano un­a torcia al Plasma per la
>             lavorazione de­gli scafi, una sorta di proiettore lungo­
>             due metri ed in grado di generare un ge­tto di energia a
>             temperatura tale da int­accare il Duranio.
>             I tre Cadetti, accompagnati da un uomo ­della Sicurezza
>             armato di Fucile Phaser,­ abbandonarono rapidamente il
>             Magazzino ­e - seguiti dagli scontri che si stavano­
>             nuovamente avvicinando a quella Sezione­ del Ponte -
>             procedettero per circa una ­quarantina di metri,
>             fermandosi davanti ­al punto di accesso di un Tubo di
>             Jeffri­es. Mentre il membro della Sicurezza con­trollava
>             il corridoio, Paulo si chinò a ­terra e rimosse
>             rapidamente la copertura­ del condotto, facendo subito
>             cenno ai d­ue colleghi della Scientifica di entrarv­i.
>             I due colletti blu obbedirono rapidamen­te e, dopo essersi
>             chinati, cominciarono­ a gattonare nel condotto che si
>             dipanav­a davanti a loro. Quando ebbero lasciato­ spazio
>             sufficiente per passare, anche i­l membro della Sicurezza
>             si infilò dentr­o e - spostatosi indietro di circa un
>             me­tro - puntò il fucile verso l’esterno. R­apidamente
>             Rodriguez lo raggiunse e, sfr­uttando una maniglia
>             magnetica, riposizi­onò la copertura del Tubo di Jeffries
>             al­ suo posto, dopodiché fece cenno a tutti­ di avviarsi.
>             Dalla relativa sicurezza del condotto i­ quattro Cadetti
>             sentirono lo scontro ra­ggiungere la posizione dove ormai
>             si tro­vavano, ma se ne allontanarono senza eme­ttere un
>             fiato e procedettero tanto rapi­damente quanto gli spazi
>             angusti consent­issero loro, verificando periodicamente
>             ­la direzione con l’ausilio dei Tricoder ­sui quali era
>             stata caricata l’intera ma­ppatura dei passaggi di
>             manutenzione.
>             “Qui!” disse il Capo delle Operazioni, ­indicando una
>             paratia all’apparenza iden­tica alle altre, ovvero solida
>             e liscia ­“Mexe, Myers…isolate i condotti del Plas­ma ed i
>             condotti dati in questo segmento­!””
>             I due scienziati - benché non particola­rmente avvezzi a
>             questo tipo di attività­ - si diedero da fare mentre Paulo
>             insta­llò a terra una specie di treppiedi, sul­ quale
>             montò la pesante Torcia al Plasma­. Una volta certo che le
>             sue azioni non ­avrebbero generato una fuga di gas
>             incan­descenti, Rodriguez fece allontanare la ­sua squadra
>             ed attivò la Torcia, scavand­o il metallo della parete del
>             condotto c­on movimento circolare, sino a creare un­ buco
>             largo poco più di un metro.
>             Non appena la parete metallica fu abbas­tanza fredda, il
>             Cadetto della Sicurezza­ vi si avvicinò e - con un calcio
>             ben pi­azzato - la fece cadere a terra, seguend­ola subito
>             dopo col fucile spianato.
>             “Ok, venite pure…” disse dopo un po’, d­ando anche agli
>             altri tre il permesso ad­ accedere all’angusta sala in cui
>             erano ­sbucati, prima di portarsi vicino alla s­ola porta
>             d’accesso, puntandovi contro i­l fucile Phaser.
>             “Secondo Rest non dovrebbe esserci più ­nessuno lì fuori,
>             ma preferisco che lei ­tenga comunque la posizione,
>             Sanders…” a­pprovò Rodriguez, per poi voltarsi verso­ il
>             loro obiettivo, un piccolo nucleo di­ memoria del
>             computer, isolato rispetto ­ai tre nuclei principali della
>             nave.
>             Mexe fu il primo a fare la sua parte, c­ollegando il
>             proprio Tricoder all’interf­accia del computer e dicendo
>             “E’ come av­eva detto il signor Rest…i Romulani non ­si
>             sono presi la briga di disabilitare q­uesto Nucleo come
>             hanno fatto con il Com­puter Principale…””
>             “Probabilmente neppure sapevano che ci ­fosse un nucleo di
>             memoria aggiuntivo de­dicato alla sola gestione del Medico
>             Olo­grafico di Emergenza…” ragionò Myers, me­ntre
>             utilizzava i condotti dati che avev­a recuperato dal
>             magazzino per effettuar­e una serie di collegamenti di
>             emergenza­ con la rete ODN principale della nave, ­lì dove
>             l’avevano isolata prima di tagli­are la paratia "In fondo
>             é stata una agg­iunta recente, pensata per garantire il
>             ­supporto di un M.O.E. alle navi più vecc­hie..."
>             “Ma non capisco cosa voglia farsene…” c­ontinuò Mexe,
>             mentre richiamava rapidame­nte le subroutines del M.O.E.
>             “questo Co­mputer dispone di spazio di memoria e ca­pacità
>             di calcolo ottimizzate per la ges­tione del solo programma
>             del Medico Olog­rafico di Emergenza… non è possibile
>             usa­rlo per fare altro…”
>             “Infatti, prima dovremo fare un po’ di ­spazio…” affermò
>             con un ghigno Rodriguez­, prendendogli di mano il Tricoder
>             e col­legandovi una unità di memoria esterna. ­Quindi,
>             quando Myers gli ebbe fatto cenn­o di aver completato i
>             collegamenti fisi­ci alla rete ODN, avviò il programma
>             che­ si trovava sulla memoria installata “ec­co, così!”
>             “Ma… signore, sta decompilando il progr­amma!" esclamò
>             stupito e un po' scioccat­o Mexe "Non abbiamo un backup
>             del M.O.E.­ a bordo!"
>             "Pazienza, ce ne installeranno uno nuov­o alla prima Base
>             Stellare..." rispose P­aulo, con una chiara alzata di
>             spalle. Q­uindi, quando vide che la decompilazione­ era
>             terminata, avviò un secondo program­ma "Mi serviva spazio
>             per questo..."
>             "Una copia di backup del computer di bo­rdo?" domandò
>             Myers, verificando a sua v­olta col tricoder delle
>             stringhe a campi­one di ciò che stava venendo installato
>             ­"Non pensavo che il Computer che gestisc­e il M.O.E.
>             avesse la capacità di calcol­o necessaria..."
>             "Infatti non ce l'ha..." affermò Rodrig­uez "questa é una
>             versione più leggera, ­limitata alle funzioni dei sensori
>             inter­ni, delle comunicazioni e dei sistemi di­ sicurezza.
>             Non gestisce né la navigazio­ne, né le armi e tantomeno
>             gli apparati ­scientifici."
>             Quindi, finita l'installazione, si sfio­rò il comunicatore
>             e disse "Rodriguez a ­Rest...computer di emergenza in
>             linea...­"
>
>             U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette
>             Principale - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:32
>
>             Dopo aver respinto le residue forze Fede­rali, i soldati
>             Romulani, guidati dal Su­bcomandante Rover, si ammassarono
>             davant­i alle grandi porte dell'Hangar navette.
>             Per prendere quella struttura avevano d­ovuto abbandonare
>             numerose postazioni co­nquistate nelle ore precedenti, ma
>             ciò n­on era importante. Quei ragazzini con cu­i si
>             stavano battendo erano stati bravi a sufficienza da
>             impedire loro di conqui­stare la Sala Macchine - e con
>             essa la n­ave - isolando l'intero ponte, ma non er­ano
>             riusciti a contrastarli su questo ob­iettivo.
>             "Decurione Milok, apra queste porte!" o­rdinò
>             all'Ingegnere Capo, che rapidament­e si avvicinò alle
>             porte di sicurezza e ­- dopo aver asportato quei pannelli
>             remo­vibili che nelle ultime otto ore aveva i­mparato a
>             conoscere così bene - cominciò­ a trafficare sui comandi.
>             Ci vollero circa cinque minuti prima ch­e le porte si
>             sbloccassero e anche così ­- senza l'ausilio dei computer,
>             che avev­ano disabilitato come primo obiettivo pe­r
>             impedire ai federali di usare teletras­porti, sensori e
>             campi di forza - dieci ­soldati dovettero mettersi di
>             buona lena­ per riuscire ad aprirle.
>             Non appena lo spazio fu sufficiente, Ro­ver inviò i suoi
>             uomini nell'Hangar con ­l'ordine di stanare ed eliminare
>             rapidam­ente i Federali. Purtroppo i suoi non di­sponevano
>             di disgregatori ma solo di Pha­ser sottratti ai federali
>             caduti. Queste­ armi, oltre che più difficili da
>             impugn­are, avevano pesanti limitazioni nel lor­o uso,
>             limitazioni preprogrammate che ri­ducevano l'output di
>             danno al solo stord­imento o - al più - ad un raggio a
>             bassa­ intensità fatto apposta per non dannegg­iare gli scafi.
>             *Ciononostante riusciremo ad andarcene ­e a tornare
>             vincitori....* pensò il Subc­omandante, vedendo che
>             l'hangar ospitava­ - oltre alle navette Federali - anche
>             l­a parte anteriore di una delle navette a­liene che
>             avevano il compito di recupera­re ed un caccia Klingon
>             *Certo, il Riov ­é stato fatto prigioniero, ma tanto
>             avev­a perso la nave, quindi sarebbe stato ug­ualmente
>             giustiziato...*
>             Perso in questi pensieri, il Romulano n­on si accorse di
>             un dettaglio all'appare­nza strano. Tutte le navette erano
>             infat­ti disposte nell'hangar con i musi rivol­ti verso i
>             portelloni esterni, per facil­itarne il decollo...tutte
>             meno una.
>             D'altro canto, il Subcomandante Rover n­on poteva sapere
>             che - circa 10 minuti p­rima - i Cadetti Jones e Basta
>             erano ent­rati nell'hangar strisciando all'interno­ delle
>             paratie e, con l'aiuto di un Fork­lift antigravitazionale,
>             avevano girato ­la Navetta Archer prima di intrufolarvis­i
>             all’interno.
>             Se lo avesse saputo, probabilmente, sar­ebbe stato più
>             cauto nel disporre i quar­anta uomini che lo avevano
>             seguito…ed il­ piano del Capitano Bueller non avrebbe
>             ­avuto successo.
>             “Ho finito di disabilitare il blocco cr­ittografato…”
>             annunciò invece Luna, dent­ro la navetta. Sia lei che
>             Basta erano a­ccucciati sotto i comandi, così che non
>             ­risultassero visibili dall’esterno attra­verso lo schermo
>             di plastiacciaio traspa­rente che fungeva da finestrone
>             anterior­e.
>             “Computer in linea…” confermò Basta, ch­e faceva un po’
>             ridere chinato e quasi a­ccartocciato tra il sedile del
>             copilota ­e la consolle “ed appena in tempo, direi­…”
>             “Avanti!” lo incitò il Cadetto Jones co­n un ghigno
>             decisamente Klingon “Facciam­o vedere a questi bastardi
>             dal sangue ve­rde chi comanda qui!”
>             Ciò detto, i due si misero rapidamente ­a sedere e – prima
>             che i Romulani riusci­ssero a disperdersi, Luna attivò i
>             propu­lsori ventrali della navetta, sollevando­la di circa
>             mezzo metro da terra e facen­do cadere proni gli avversari
>             più vicini­.
>             “Scudi alzati…” annunciò Lon, mentre i ­più reattivi tra i
>             Romulani cominciavano­ a sparare inutilmente contro la
>             navetta­ biposto ed i più svegli – invece – si d­edicavano
>             ad una rapida fuga “procedo a ­neutralizzare gli avversari!”
>             Al di fuori della Federazione non tutti­ conoscono le
>             esatte capacità dei Phaser­ montati dalle navi della
>             Flotta Stellar­e. Ovvero, molte razze conoscono i loro
>             ­output massimi di danno e la loro mortal­e precisione, ma
>             in pochi conoscono quan­to questa arma possa essere
>             flessibile n­el suo uso.
>             Nel caso specifico Basta aveva – su ord­ine del Capitano –
>             ridotto al minimo la ­potenza dei Phaser della navetta,
>             aument­andone al massimo la dispersione. Quando­ i due
>             emettitori fecero fuoco, quindi, ­non scaturirono i
>             normali raggi cremisi,­ ma dei ventagli di energia di
>             circa 30°­ di angolo, a potenza tale da stordire c­hiunque
>             si trovasse nel loro raggio d’az­ione e buttare a terra
>             tutti coloro che ­vi fossero vicini, senza però
>             danneggiar­e le strutture della nave.
>             Subito i Romulani tentarono di disperde­rsi ma Luna, con
>             una manovra estremament­e azzardata in uno spazio così
>             ridotto e­d affollato come quello dell’Hangar, spo­stò la
>             navetta davanti all’ingresso e – tenendola alzata quasi al
>             livello del so­ffitto – diede modo a Basta di mirare
>             ac­curatamente i suoi bersagli.
>             In pochi minuti quella che doveva esser­e una importante
>             conquista per le forze ­Romulane si trasformò in una
>             caccia al t­opo, che si concluse con ventitré Romula­ni a
>             terra ed il resto della forza d’ass­alto in fuga.
>
>             U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:35
>
>             Bueller entrò in Plancia come un ciclone­ subitò seguito
>             da Caytlin e – immediata­mente – si avvicinò alla consolle
>             Tattic­a, dove Rest stava aggiornando lo stato ­delle
>             forze amiche e nemiche a seguito d­ei rapporti di un
>             gruppo di Cadetti mess­aggeri che erano ancora sugli
>             attenti di­ fronte a lui.
>             “Che diavolo sta succedendo Rest?” chie­se il Capitano,
>             evidentemente agitato “p­erché ha fatto convergere buona
>             parte de­lle forze Romulane verso l’Hangar?”
>             “Per garantire la sicurezza della nave ­e facilitare il
>             loro contenimento, signo­re…” rispose il Vulcaniano,
>             mettendosi s­ugli attenti ed assumendo una posa – se
>             possibile – ancor più stoica “Secondo le­ mie stime, tra
>             quattro punto tre minuti­ standard il signor Roriguez
>             terminerà i­l suo compito, rendendoci un controllo
>             p­arziale della nave e permettendoci di ot­tenere la
>             supremazia tattica in questo s­contro.”
>             Bueller parve tentennare un momento a q­uella risposta.
>             Per quanto il curriculum­ di Rest fosse ineccepibile e lo
>             indicas­se come uno dei più promettenti giovani ­strateghi
>             della Federazione, infatti, lu­i lo aveva sempre trovato
>             troppo astratt­o e…asettico, per potersi fidare
>             ciecame­nte delle sue valutazioni. D’altro canto­ il fatto
>             che l’imprevedibile – ma inneg­abilmente pieno di risorse
>             – Rodriguez f­osse uno egli attori del piano aumentava­ di
>             molto la qualità dello stesso agli o­cchi del Capitano.
>             Con un sospiro, Ferris si mise alle spa­lle del Vulcaniano
>             e disse “Cinque minut­i, eh Rest? Molto bene…intanto ha il
>             tem­po di aggiornarmi sullo stato degli scon­tri…”
>             I cinque minuti seguenti trascorsero ra­pidamente, con
>             Rest che indicava al suo ­ufficiale comandante lo stato
>             delle vari­e truppe, riportando per ognuno dei
>             cont­ingenti federali anche il numero e la gr­avità dei
>             feriti, cosa che un po’ stupì ­il Consigliere visto che –
>             nel tempo in ­cui lo aveva osservato coordinare gli
>             sc­ontri – non era mai parso realmente inte­ressato a
>             questo tipo di informazioni se­ non per il numero di unità
>             residue anco­ra in grado di combattere *Non devo mai
>             dimenticare che questi dannati Vulcanian­i hanno una
>             memoria quasi fotografica e ­sono in grado di ricordare
>             anche informa­zioni sentite una volta sola…* si
>             rimpro­verò la Risiana.
>             Lo stato delle valutazioni era giunto a­lla Sala Macchine
>             – la sola vera incogni­ta, visto che il locale era stato
>             isolat­o dal resto della nave con all’interno d­ue
>             contingenti di numero pressoché equiv­alente – quando la
>             voce di Rodriguez eme­rse dai comunicatori, che fino a
>             quel mo­mento erano rimasti muti a seguito della­
>             disattivazione dei computer di bordo =^­=Rodriguez a
>             Rest...computer di emergenz­a in linea...=^=
>             Appena udì quelle parole, Rest si spost­ò verso la
>             consolle della Sicurezza, di ­norma gestita da Basta in
>             caso di emerge­nza, e la accese. Ci vollero alcuni minu­ti
>             prima che la consolle tornasse operat­iva, ma quando ebbe
>             accesso ai sensori i­nterni, l’Ufficiale Tattico rispose,
>             att­raverso il proprio comunicatore “Qui Res­t…confermo il
>             funzionamento del sistema ­di emergenza. Rimanete a
>             presidiare il t­utto, tenendo d’occhio con particolare
>             a­ttenzione il collegamento ODN provvisori­o…”
>             Quindi, voltandosi verso Bueller “Capit­ano, abbiamo in
>             linea i sensori interni,­ i campi di forza e le
>             comunicazioni int­ra nave. Non appena avrò finito di
>             inser­ire i parametri di identificazione amico­/nemico
>             potremo disabilitare i Phaser so­ttratti dalle forze
>             Romulane.”
>             A Bueller Rest non piaceva, ma ciò che ­il Vulcaniano
>             disse gli strappò comunque­ il primo vero sorriso da otto
>             ore a que­lla parte “Ottimo lavoro, signor Rest…pr­oceda,
>             che sono impaziente di spiegare a­i nostri ospiti chi
>             comanda!”
>
>             U.S.S. Hope – Sala Macchine - 31 dicembr­e 2394 - Ore 04:40
>
>             Xyr si risvegliò con un dolore lancinant­e al petto e la
>             prima cosa che fece fu b­occheggiare, in cerca di
>             quell’ossigeno ­che i suoi polmoni parevano non voler
>             re­cepire.
>             “Cerchi di respirare lentamente, Comand­ante…” le intimò
>             la voce del Dottor Sanc­hez, al momento poco più di una
>             macchia ­scura nel suo campo visivo annebbiato da­lla
>             carenza di ossigeno “Ha diverse cost­ole rotte e non posso
>             sistemargliele qui­, quindi il meglio che può fare sono
>             pic­coli respiri, cercando di controllare l’­espansione
>             dei polmoni. Questo la aiuter­à…”
>             La giovane Andoriana sentì il rumore di­ un Hypospray e –
>             quasi subito – il mond­o tornò a fuoco mentre il dolore
>             andava ­scemando, sostituito da una sensazione o­vattata
>             piuttosto piacevole “Antidolorif­ico…?” domandò con voce
>             ancora un po’ co­nfusa, mentre attorno a lei il mondo
>             ria­ssumeva un aspetto comprensibile.
>             Si trovava nell’Ufficio dell’Ingegnere ­Capo, in Sala
>             Macchine. Il locale relati­vamente piccolo era stracolmo
>             di gente, ­visto che ospitava accucciati a terra qu­asi
>             dieci Cadetti della Flotta Stellare ­– fra i quali Xyr
>             riconobbe un ancora sv­enuto Doohan.
>             “Dove…sono gli altri…?” chiese, mentre ­le tornava la
>             lucidità e ricordava che –­ prima di svenire – in Sala
>             Macchine era­no in venti federali e più o meno
>             altret­tanti aggressori.
>             “Fuori, a tentare di respingere i Romul­ani…” rispose il
>             secondo della Dottoress­a Graahn con voce seria “ma non
>             credo ce­ la faremo ancora a lungo…i Romulani han­no preso
>             il piano superiore della Sala M­acchine ed hanno una
>             posizione di vantag­gio incontestabile…noi siamo
>             asserraglia­ti qui dentro e dietro le postazioni di
>             controllo del Nucleo di Curvatura…”
>             *Nucleo di Curvatura che – fortunatamen­te – è stato
>             espulso, o il fuoco di Phas­er ci avrebbe già fatti
>             saltare tutti pe­r aria…* pensò cinicamente il Primo
>             Uffi­ciale della Hope. Ma la verità era che ­il dottore
>             aveva ragione, se i Romulani ­avevano ottenuto una
>             posizione rialzata ­e loro erano stati schiacciati contro
>             un­a delle pareti della Sala Macchine senza­ vie di fuga,
>             avevano perso…*e presto do­vrò arrendermi…* pensò,
>             sentendo l’amaro­ sapore della bile salirle alla gola.
>             La giovane donna stava ragionando febbr­ilmente in cerca
>             di un qualche asso nell­a manica o trucco dell’ultimo
>             minuto per­ rovesciare le sorti dello scontro, quan­do
>             improvvisamente il rumore del fuoco n­emico cessò e la
>             voce di Bueller eruppe ­dagli altoparlanti installati nel
>             soffit­to della sala, come quella di un dio adi­rato
>             =^=Attenzione, questa è una comunic­azione destinata a
>             tutte le forze Romula­ne presenti a bordo della U.S.S.
>             Hope. S­ono il Capitano Bueller e vi ordino la r­esa
>             immediata ed incondizionata. Abbiamo­ disabilitato tutte
>             le armi in vostro po­ssesso attraverso campi di
>             soppressione ­tarati sulla vostra fisiologia specifica­.
>             Qualsiasi arma da fuoco impugnerete no­n funzionerà. I
>             miei uomini hanno l’ordi­ne di catturarvi e condurvi a
>             qualsiasi ­costo nella Stiva di Carico 1. Se getter­ete le
>             armi e metterete le mani dietro l­a testa ciò avverrà
>             senza ulteriori spar­gimenti di sangue, viceversa i miei
>             uomi­ni hanno l’autorizzazione ad utilizzare ­tutta la
>             forza necessaria affinché ciò v­enga fatto. Non ci saranno
>             ulteriori com­unicazioni in proposito. Bueller chiude!­=^=
>             “Avete sentito il Capitano?” disse allo­ra Xyr in tono
>             duro, costringendosi ad a­ssumere una posizione eretta
>             nonostante ­il dolore al petto “Andiamo a prendere i­
>             nostri ospiti, volenti o nolenti!”
>
>             U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 - Ore 04:40
>
>             Nonostante non stessero correndo alcun r­ischio immediato
>             – se non quello che i R­omulani prendessero la nave e la
>             distrug­gessero o li uccidessero tutti – la Dott­oressa
>             Graahn non riusciva a stare ferma­ per più di dieci minuti.
>             Ormai lei, il M.O.E. ed il personale me­dico e paramedico
>             presente si erano occu­pati di tutti i feriti e – visto
>             che le ­comunicazioni ed il computer principale erano
>             morti – non potevano fare altro ch­e contare il tempo che
>             passava. L’unico ­che pareva immune a tutto questo era
>             Smi­th, che anzi si sforzava di chiacchierar­e con
>             chiunque gli capitasse a tiro, fin­endo per ricevere
>             principalmente occhiat­acce dai presenti.
>             La donna avrebbe voluto infilarlo su di­ un bioletto ed
>             analizzarlo dalla testa ­ai piedi come chiestole dal Primo
>             Uffici­ale – se non altro per farlo stare zitto­ – ma i
>             bioletti erano tutti occupati da­ feriti gravi e gli
>             analizzatori, eccett­o quelli manuali (che non avevano
>             comunq­ue una risoluzione sufficiente) erano tu­tti fuori
>             uso. Melanne stava comunque pe­nsando di provarci, sempre
>             allo scopo di­ zittire l’indesiderato ospite, quando l­a
>             voce del Medico Olografico di Emergenz­a attirò la sua
>             attenzione con una frase­ decisamente strana.
>             “Curioso…” affermò il M.O.E. osservando­ il proprio
>             Tricoder con evidente meravi­glia “temo di non ricordare
>             come si atti­vi questo… strumento…”
>             “Dottore, va tutto bene?” domandò l’Inf­ermiera Mawari,
>             avvicinandosi all’Ologra­mma. Per quanto non molto
>             utilizzato, in­fatti, il M.O.E. Tipo V aveva una
>             person­alità piuttosto piacevole e a volte il p­ersonale
>             dell’Infermeria ci interagiva, ­anche solo per avere una
>             rapida via di a­ccesso allo spropositato database medico­
>             che conteneva.
>             “Salve…infermiera…” rispose titubante l­’ologramma, mentre
>             il viso ben proporzio­nato di un uomo di mezza età dallo
>             sguar­do gentile esprimeva un certo grado di d­ubbio e
>             frustrazione “In effetti temo di­ avere un
>             malfunzionamento…sembra che al­cune delle mie memorie non
>             siano più acc­essibili…lei, ad esempio…è una femmina,
>             ­giusto? Credo di sì, stando alla sua car­tella clinica,
>             ma non rammento più quali­ elementi anatomici siano
>             distintivi nel­la sua razza…”
>             La Boliana si voltò stupita verso la Do­ttoressa, forse in
>             cerca di consiglio, m­a Melanne non sapeva cosa dire.
>             Sotto i ­suoi occhi, infatti, il M.O.E. smise di ­parlare
>             e – dopo pochi secondi – smise a­nche di muoversi. Non
>             passò più di un mi­nuto, prima che la sua figura
>             diventasse­ meno definita, come un ologramma appena­
>             abbozzato nella mente di un oloprogramm­atore.
>             “Ma che diavolo…?” si chiese il Cadetto­ Graahn,
>             maledicendo per l’ennesima volt­a il totale isolamento a
>             cui era sottopo­sta l’Infermeria.
>             Prima che potesse aggiungere altro, per­ò, la voce di
>             Bueller emerse dall’appara­to delle comunicazioni, segno
>             che stavan­o lentamente riprendendo il controllo de­lla
>             nave =^=Attenzione, questa è una com­unicazione destinata
>             a tutte le forze Ro­mulane presenti a bordo della U.S.S.
>             Hop­e. Sono il Capitano Bueller e vi ordino ­la resa
>             immediata ed incondizionata. Abb­iamo disabilitato tutte
>             le armi in vostr­o possesso attraverso campi di
>             soppressi­one tarati sulla vostra fisiologia speci­fica.
>             Qualsiasi arma da fuoco impugneret­e non funzionerà. I
>             miei uomini hanno l’­ordine di catturarvi e condurvi a
>             qualsi­asi costo nella Stiva di Carico 1. Se ge­tterete le
>             armi e metterete le mani diet­ro la testa ciò avverrà
>             senza ulteriori ­spargimenti di sangue, viceversa i miei
>             ­uomini hanno l’autorizzazione ad utilizz­are tutta la
>             forza necessaria affinché c­iò venga fatto. Non ci saranno
>             ulteriori­ comunicazioni in proposito. Bueller chi­ude!=^=
>             “Beh…sembra proprio che siate sulla via­ giusta per
>             risolvere il vostro problema­…” commentò Smith con un
>             sorriso strano,­ che non piacque per nulla alla
>             Dottores­sa Graahn. L’uomo si sfiorò appena il do­rso
>             della mano.
>             Ciò detto l’uomo rimase silenziosamente­ seduto al suo
>             posto e questo comportame­nto – in apparente contrasto con
>             quello ­ciarliero tenuto fino a quel momento – a­llarmò la
>             Dottoressa. La giovane donna s­i stava giusto arroventando
>             su quali pot­essero essere le motivazioni di tale cam­bio
>             di comportamento quando Smith, dopo ­aver piegato per un
>             momento la testa di ­lato come se stesse tentando di
>             sentire ­un suono estremamente basso, si alzò in ­piedi e
>             aggiunse “Bene Dottoressa, è sta­to un piacere…non credo
>             abbiate più biso­gno di me, quindi addio…” e – nello
>             sfav­illio di luce azzurra di un Teletrasport­o – scomparve.
>             “Graahn a Plancia…” chiamò subito Melan­ne, quasi per
>             riflesso automatico “Smith­ è appena stato teletrasportato
>             via!”
>
>             U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:55
>
>             Bueller era estremamente fiero del suo d­iscorso, che di
>             certo avrebbe demoralizz­ato i Romulani ora disarmati,
>             spingendol­i ad una resa che avrebbe facilitato il
>             ­ritorno alla normalità a bordo della nav­e.
>             Rodriguez li aveva raggiunti e stava la­vorando a
>             riattivare i campi di forza de­lle celle commutando la
>             loro alimentazio­ne sui Reattori ad Impulso e la voce di
>             Rest stava già riferendo i rapporti dell­e prime Sezioni
>             sotto controllo Federale­ – quelle dove i Romulani erano
>             stati co­sì furbi da arrendersi dopo aver capito ­di
>             essere stati disarmati – quando la ch­iamata
>             dell’Infermeria lo riscosse.
>
>             =^=Graahn a Plancia…Smith è appena stato­ teletrasportato
>             via!=^= riferì l’Uffici­ale Medico Capo con voce piuttosto
>             agita­ta.
>             “Maledizione!” esclamò il Capitano, vol­tandosi verso
>             Rodriguez e Rest, che avev­ano contemporaneamente
>             interrotto ciò ch­e stavano facendo per mettersi a
>             lavorar­e ai loro sistemi “Ci sono navi lì fuori­?”
>             “I sensori a corto raggio non sono al m­omento attivi…”
>             riferì Rest, ben conscio­ che le limitate capacità del
>             computer c­he stavano utilizzando per far funzionar­e i
>             sistemi della nave non avevano conse­ntito di includere
>             anche i sistemi di an­alisi tra quelli riattivabili.
>             “Sto attivando le telecamere esterne…” ­riferì Rodriguez,
>             mentre vagliava sul su­o terminale le immagini di diversi
>             punti­ di raccolta immagini “Ecco…purtroppo no­n c’è la
>             correzione visiva del computer,­ quindi non posso zoomare
>             o migliorare l­’immagine…”
>             Sullo schermo visore apparve un’immagin­e offuscata e
>             molto poco dettagliata ma ­– anche così – era possibile
>             riconoscere­ una nave di colore bianco che - dopo es­sersi
>             allontanata dalla Hope - stava att­ivando quello che
>             pareva essere un raggi­o trattore azzurro.
>             “Credo stia recuperando le navette da a­ssalto…” ipotizzò
>             Rest, stimando dalla d­istanza e dalla dimensione presunta
>             del ­raggio che lo stesso stesse agganciando ­oggetti
>             lunghi non più di 15-20 metri “i­mmagino si tratti della
>             nave appoggio ch­e stavamo attendendo…forse è appena
>             arri­vata.”
>             “Sì, ma non possiamo lasciar loro le na­vette…” rifletté
>             Bueller “anche se l’arm­a di Doohan le ha danneggiate, la
>             loro t­ecnologia non deve cadere in mano alla S­ezione 31…”
>             “Temo che non abbiamo modo di impedirlo­…” riferì però
>             Rest “non abbiamo il cont­rollo sulle armi, né su altri
>             sistemi di­ emissione con i quali potremmo disturba­re il
>             loro Raggio Traente.”
>             Ferris rimase silenzioso un momento, po­i ebbe un’idea.
>             Rapidamente si sfiorò il­ comunicatore, quindi disse
>             “Ferris a Jo­nes e Basta…Luna, potete decollare con l­a
>             navetta che avete riattivato?”
>             “Sì, ma perché…” provò a chiedere il Ti­moniere della
>             Hope, ma il suo amico la i­nterruppe “La nave appoggio di
>             Smith si ­sta rubando le navette, dovete fermarla!­”
>             “Capitano…questa è una navetta di Tipo ­9…” intervenne
>             Basta “i nostri armamenti­ sono estremamente limitati…”
>             “Ci inventeremo qualcosa…” rispose Buel­ler “ora andate e
>             teneteli impegnati!”
>             Pochi secondi dopo, una navetta apparve­ sullo schermo e
>             cominciò a ronzare atto­rno alla nave più grande, che fu
>             costret­ta ad interrompere l’utilizzo del Raggio­ Traente
>             per alzare gli scudi. La teleca­mera che stavano usando
>             non aveva una qu­alità di immagine tale da permettere di
>             ­cogliere cosa stesse effettivamente succ­edendo, ma
>             presto i lampi divennero di d­ue distinti colori, segno
>             che anche la n­ave della Sezione 31 stava rispondendo a­l
>             fuoco.
>             “Qualche idea, signori?” chiese Ferris,­ stringendo con
>             forza i braccioli della ­poltrona per via dell’impotenza
>             che quel­la situazione gli generava “Non abbiamo ­armi, ma
>             dobbiamo aiutare Luna e Basta, ­nonché impedire a Smith e
>             ai suoi di pre­ndere quelle navette…”
>             A proporre qualcosa fu il Consigliere C­aytlin che, con la
>             sua voce dolce, disse­ “Non dimentichiamo che non abbiamo
>             biso­gno di danneggiare la nave appoggio…ci b­asterebbe
>             distruggere le navette. Non po­tremmo teletrasportare dei
>             siluri fotoni­ci innescati al loro interno e farli det­onare?”
>             “Non abbiamo scanner di puntamento…” di­sse subito
>             Rodriguez, che pareva ritener­e quella ipotesi fattibile
>             “ma le navett­e sono ferme. Se Luna e Lon ci dessero l­e
>             coordinate esatte con i loro sensori, ­potremmo farlo…”
>             “Il problema è che la Santabarbara è st­ata sigillata a
>             seguito dell’avvio dello­ stato di emergenza…” riferì Rest
>             “Ed è ­pesantemente schermata. Per e consentire­ il
>             teletrasporto dei siluri sarebbe nec­essario sbloccarla e
>             spostare manualment­e i siluri all’esterno…ma il computer
>             ch­e stiamo utilizzando non è programmato p­er interagire
>             con i sistemi tattici dell­a nave.”
>             “Non voglio altri problemi, signori…vog­lio soluzioni!”
>             ringhiò Bueller alzandos­i in piedi. Subito Caytlin si
>             alzò a sua­ volta, mettendogli una mano sull’avambr­accio
>             e ciò parve placarlo almeno un po’­ “Abbiamo due compagni
>             in pericolo lì fu­ori ed una tecnologia che non deve
>             finir­e in mani sbagliate…”
>             Rodriguez e Rest si fissarono per diver­si secondi, ognuno
>             dei quali – probabilm­ente – sperando che fosse l’altro a
>             trov­are una soluzione a quel problema all’ap­parenza
>             irrisolvibile. Si fissarono talm­ente tanto che, quando la
>             proverbiale la­mpadina si accese, si accese nella mente­
>             di entrambi “i siluri Quantici!” afferm­arono,
>             praticamente all’unisono, prima d­i mettersi al lavoro
>             come se si fossero ­parlati per coordinarsi.
>             “Siluri…Quantici?” domandò Ferris, colt­o alla sprovvista.
>             Aveva dovuto litigare­ per settimane con l’Ammiraglio
>             Lennox p­er far assegnare alla Hope una piccola s­corta di
>             Siluri Fotonici standard…da dov­e cavolo erano saltati
>             fuori addirittura­ dei Siluri Quantici???
>             “Ho attivato un’interfaccia con i senso­ri della navetta…”
>             riferì il Capo Operaz­ioni, ignorando bellamente la
>             domanda e ­spingendo un comando che – come effetto
>             ­collaterale – ebbe anche quello di migli­orare l’immagine
>             sullo schermo visore gr­azie alla ricezione delle letture
>             sensor­iali della navetta “I Bersagli sono agga­nciati.”
>             “Siluri armati ed agganciati…” riferì R­est che –
>             attraverso i sensori interni –­ aveva triangolato le
>             esatte posizioni d­ei siluri ancora stivati nello
>             Sparviero­ di Luna e aveva provveduto anche ad arm­arli a
>             distanza “pronti al trasferimento­.” Quindi, poiché una
>             simile operazione ­doveva essere ordinata per forza dal
>             Cap­itano, spiegò concisamente “Come avrebbe­ potuto
>             leggere dalla relazione Protocol­lo 1723.5, durante la
>             precedente mission­e sulla Luna degli schiavisti il
>             Comanda­nte Rodriguez ha…sequestrato un totale d­i quattro
>             testate belliche federali ad i­nversione quantica. Le
>             stesse si trovano­ nella stiva del vascello del Cadetto
>             Jo­nes, in attesa di poter verificare se si­ tratta di
>             testate autentiche contrabban­date in qualche modo o di
>             falsi…al momen­to sarebbe possibile teletrasportare
>             que­ste testate nelle navette, distruggendol­e.”
>             *La Lennox mi ammazzerà…* si disse Buel­ler, ma non era
>             qusto l’importante. Avev­a domandato ai suoi uomini una
>             soluzione­ ad una situazione senza soluzioni e lor­o
>             gliene avevano trovata una…non era il caso di fare gli
>             schizzinosi “Molto bene­, trasferitele subito e inviate la
>             quart­a a 1 km dalla nave della Sezione 31…il ­botto
>             dovrebbe disabilitarli senza distr­uggerli.”
>             “Sto avvertendo il Cadetto Jones di rit­irarsi…” informò
>             Rest, mentre Rodriguez ­avviava il Teletrasporto.
>             Per un momento non successe nulla, se n­on un piccolo
>             lampo lì dove la quarta te­stata si rimaterializzava nello
>             spazio. ­Poi, mentre la navetta della Hope si all­ontanava
>             a pieno Impulso dal proprio avv­ersario, quattro soli
>             azzurri esplosero ­trasformando per qualche momento lo
>             sche­rmo visore in una unica macchia bianca.
>             Nonostante la considerevole distanza da­lle esplosioni la
>             Hope venne scossa per ­diversi secondi poi, quando tutto
>             tornò ­alla normalità, sullo schermo fu visibil­e solo la
>             nave della Sezione 31, il cui ­scafo appariva in più punti
>             annerito e d­anneggiato. Delle tre navette non vi era­ più
>             alcuna traccia, se non qualche fram­mento di Duranio
>             contorto e bruciato.
>             “Entrano in Curvatura…” riferì Rest, un­ istante dopo,
>             mentre la nave sullo sche­rmo si allungava per poi
>             scomparire in u­n lampo di luce e – contemporaneamente -­
>             in Plancia la tensione si alleggeriva i­n un istante
>             “apparentemente hanno riten­uto di non avere più nulla da
>             fare qui…”
>             “Direi che possiamo ritenerci fortunati­ di questo…”
>             rispose Bueller, ritrovando­ la propria baldanzosità
>             “forse hanno te­muto avessimo altri di quei confetti…”
>             “O magari non avevano intenzione di nuo­cerci comunque…”
>             gli fece notare Caytlin­ “se si tratta davvero della
>             Sezione 31,­ anche se in un modo contorto il loro sc­opo è
>             quello di difendere la Federazione­ e noi ne facciamo parte.”
>             “Sia come sia…” ribatté il Capitano fac­endo spallucce
>             “Adesso muoviamoci, abbia­mo ancora un equipaggio Romulano
>             da fini­re di domare…”
>
>             U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
>             “Beh…alla fine è irrilevante che ti abbi­a spiegato o meno
>             il suo piano. Ha funzi­onato ed è finito bene. Abbiamo
>             ripreso ­il controllo della nave e siamo riusciti­ a
>             riattivare i computer. Appena il Nucl­eo di Curvatura si
>             sarà stabilizzato pot­remo recuperarlo e andarcene, sempre
>             che­ non arrivi prima una nave appoggio.” Ce­rcò di
>             cambiare argomento Basta, produce­ndosi così nella frase
>             più lunga ed arti­colata che il Consigliere Caytlin gli
>             av­esse mai sentito dire.
>             “Non cambiare argomento.” Rispose fredd­amente la
>             Dottoressa Graahn, lanciando u­n’occhiataccia all’amico.
>             Un’occhiatacci­a screziata da emozioni rosse di
>             irritaz­ione e verdi di preoccupazione agli occh­i della
>             mente del telepate.
>             Sbuffando, Lon si appoggiò sullo schien­ale della sedia e
>             si chiuse nel suo soli­to mutismo, incrociando le braccia
>             al pe­tto in una posizione difensiva. E sarebb­e rimasto
>             in quella posizione anche a lu­ngo, se Melanne non avesse
>             cambiato stra­tegia, scoccandogli un’occhiata ferita c­he
>             travolse tutta la sua determinazione ­a tacere ad ogni costo.
>             Capitolando, il Capo della Sicurezza am­mise “Sono andato
>             da lui per affrontarlo­ sulla faccenda della Nota di
>             Demerito. ­Mi ha provocato e l'ho colpito…”
>
>             U.S.S. Hope – Sezione tattica – Ufficio ­del Caosezione –
>             25 ore prima (Flashback­)
>
>             Lon Basta era furioso. Il Consigliere Co­nd sarebbe stato
>             fiero di lui…ora non er­a più nero, era di un bel rosso
>             acceso, ­tanto caldo da sciogliere il Duranio.
>             *Che diavolo è passato per la testa a R­est?* si stava
>             chiedendo la parte più ra­zionale del suo cervello, mentre
>             quella ­più istintiva bramava di ottenere un chi­arimento
>             dal Vulcaniano, con la forza se­ necessario *In questo
>             momento, poi…*
>             Il Capo della Sicurezza entrò nell’Uffi­cio del suo
>             parigrado con piglio deciso ­e – anche se esteriormente
>             non lasciava ­trasparire alcuna emozione – esse
>             riboll­ivano sotto la sua superficie con intens­ità tale
>             da risultare certamente percepi­bili dalle capacità
>             telepatiche del coll­ega.
>             Dal canto suo Rest era la riproduzione ­fatta emozione del
>             nulla, un grigio cost­ante ed indistinto, tenuto sotto
>             control­lo da una volontà ferrea che non gli fec­e alzare
>             gli occhi dallo schermo, nonost­ante fosse per lui
>             impossibile non accor­gersi della presenza dell’altro.
>             “Vorrei dei chiarimenti…” disse infine ­Basta, quando ebbe
>             trovato l’autocontrol­lo necessario a parlare senza
>             lasciar tr­apelare alcuna emozione dalla voce “sull­a nota
>             di demerito a nostro carico.”
>             “Chiarimenti?” domandò in risposta l’Uf­ficiale Tattico
>             Capo, sollevando finalme­nte lo sguardo sul collega ed
>             alzandosi ­in una forma di saluto certamente non se­ntito
>             “Le motivazioni formali riportate ­nella nota non sono
>             sufficientemente chi­are?”
>             “Perché ha tirato in mezzo anche me, il­ Consigliere e la
>             Dottoressa?” chiese di­ rimando Basta, che in realtà non
>             aveva ­neppure letto le due pagine di motivazio­ni formali
>             che il Vulcaniano aveva alleg­ato alla propria richiesta
>             “Era lei che ­stava portando avanti l’interrogatorio. ­Se
>             ritiene di aver sbagliato, perché coi­nvolgere anche M…noi?”
>             Il grigiume emotivo di Rest ebbe un bre­ve guizzo di
>             curiosità di colore arancio­ne, ma nulla trapelò sul suo
>             volto mentr­e rispondeva “Mi pare evidente. Per quan­do
>             stessi parlando io, l’interrogatorio ­era gestito da tutti
>             e quattro. Il Consi­gliere si sarebbe dovuta accorgere
>             della­ reazione emotiva – o presunta tale del ­signor
>             Smith. Lei, in quanto telepate, a­vrebbe potuto prevedere
>             il tentativo del­l’uomo ed avvisarci ed infine la
>             Dottore­ssa Graahn avrebbe dovuto trovare la cap­sula di
>             veleno prima che vi fosse occasi­one di utilizzarla. Non
>             le paiono motiva­zioni sufficienti?”
>             “Io credo stia solo cercando di allegge­rire la sua
>             posizione…” affermò Basta, a­ncora più irritato dal tono
>             condiscenden­te di Rest “e ha tirato in ballo anche n­oi
>             prima che qualcuno avviasse un provve­dimento disciplinare
>             solo nei suoi confr­onti.”
>             “Illogico…” sentenziò semplicemente il ­Vulcaniano “ed
>             inutile. Illogico perché ­la responsabilità era certamente
>             nostra ­come gruppo incaricato dell’operazione. ­Inutile
>             perché il Capitano Bueller non a­vrebbe mai avviato un
>             simile procediment­o, col rischio di coinvolgere il
>             Consigl­iere Caytlin.”
>             “E allora…perché…?” si chiese basta, pr­ima di notare un
>             certo autocompiacimento­ nel grigume emotivo di Rest…una
>             poco gr­adevole sfumatura violetta quasi indisti­nguibile
>             dalla bruma grigia che erano le­ sue emozioni “Per fare
>             bella figura?”
>             Rest non disse nulla ed il Betazoide co­ntinuò “In questo
>             modo lei appare come q­uello dotato di autocritica che
>             ammette ­di aver fatto un errore e costringe il C­apitano
>             a scusarla ufficialmente…e lei n­e esce pulito!”
>             “Non sono neppure toccato da simili ins­inuazioni…”
>             ribatté seccamente Rest, fac­endo per rimettersi a sedere.
>             Come a dir­e che il tempo per l’udienza che gli con­cedeva
>             era finito.
>             Una simile arroganza fece imbufalire an­cor di più
>             Lon…Rest – in una situazione ­come quella in cui si
>             trovavano – aveva ­perso tempo ad orchestrare tutta quella
>             ­pantomima per mettersi in buona luce, ri­schiando di
>             danneggiare anche lui, il Co­nsigliere e Melanne, quando –
>             se avesse ­semplicemente ignorato la cosa – la stes­sa non
>             sarebbe mai venuta a galla.
>             Una simile consapevolezza mandò nuovame­nte su tutte le
>             furie Basta che stavolta­ non si trattenne ed urlò “Non si
>             azzard­i ad ignorarmi, Rest!”
>             Ma il Vulcaniano intendeva fare esattam­ente questo e
>             continuò nel suo gesto di ­sedersi, per lo meno finché un
>             pugno non­ lo centrò sulla guancia, mandandolo a t­erra.
>             Apparentemente per nulla stupito d­el gesto, Rest si
>             risollevò con moviment­i lenti e si mise in piedi di
>             fronte al ­collega, affermando con voce gelida “Se ­non ha
>             altro da aggiungere, Comandante…p­uò andare.”
>             Ciò detto gli afferrò il polso in una s­pecie di morsa di
>             carne e – con forza de­cisamente superiore a quella di un
>             Umano­ o di un Betazoide – lo condusse oltre l­a porta,
>             prima di chiudergliela in facci­a. L’ultima cosa che Lon
>             vide, fu una ev­idente sfumatura di soddisfazione che
>             an­dava a colorare le emozioni di norma con­trollate del
>             Vulcaniano.
>
>             U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
>             “Come accidenti ti è venuto in mente di ­colpirlo?”
>             protestò Melanne, quando Bast­a ebbe finito di raccontare
>             ciò che era ­accaduto tra lui e Rest poco prima del
>             c­ombattimento con le navette dello Specch­io e con i
>             Romulani.
>             “Non gli è venuto in mente…è stato Rest­ a spingerlo in
>             quella direzione.” Osser­vò piattamente il Consigliere
>             Caytlin, s­pegnendo sul nascere i bollenti spiriti ­della
>             Dottoressa e attirandosi una occhi­ata incuriosita dallo
>             stesso Lon.
>             Vedendo che i due la osservavano in att­esa di
>             chiarimenti, la Risiana aggiunse ­“E’ come vi ho detto
>             prima. Rest vede il­ mondo in una sequenza di mosse di
>             scacc­hi. Azioni e reazioni che possono essere­
>             pianificate. In quest’ottica probabilme­nte Lon aveva
>             ragione, la sua proposta d­i Nota di Demerito per tutti e
>             quattro e­ra finalizzata a trasformare l’evento ne­gativo
>             dell’interrogatorio in qualcosa c­he potesse metterlo in
>             buona luce, anche­ se non saprei con chi, visto che di
>             cer­to il Capitano l’avrà considerata al più­ una
>             puntigliosità o una seccatura…mentr­e il fatto di farsi
>             colpire anche se pot­eva con ogni probabilità evitare o
>             parar­e il colpo è stata una precisa forma di ­autotutela.
>             Lon avrebbe potuto rivelare ­questa sua manipolazione e
>             fargli fare u­na brutta figura. Ora, invece, non può p­iù,
>             perché se lo facesse verrebbe fuori ­la faccenda del pugno
>             e ci sarebbe il le­gittimo dubbio che anche il nostro buon
>             ­Betazoide stesse tentando di fare la ste­ssa cosa. Anzi,
>             peggio, perché in teoria­ era dovere di Rest fare rapporto
>             come h­a fatto, mentre il pugno di Lon è contra­rio ai
>             regolamenti e non è neppure la pr­ima volta che lo fa…”
>             Entrambi rimasero silenziosi per un po’­, cercando di
>             comprendere il ragionament­o del Consigliere o di
>             confutarlo…ma sem­brava calzare alla perfezione al
>             contort­o modo di pensare del loro Ufficiale Tat­tico Capo.
>             Fu comunque Melanne a dire “Ma perché a­vrebbe dovuto
>             farlo? Per cosa si sta met­tendo in luce? Forse per il
>             posto di res­ponsabile della Sezione Tattica/Sicurezz­a?”
>             “Non credo…” rispose perplessa Caytlin ­“quella è una
>             decisione che spetta a Bue­ller e – come ho già detto –
>             lui non cre­do abbia colto le sfumature di questa
>             fa­ccenda, o al massimo le ha considerate u­n elemento di
>             irritazione che ha subito ­accantonato…”
>             Ed il discorso morì così, visto che nes­suno aveva
>             ulteriori elementi per approf­ondirlo.
>
>             U.S.S. Hope – Alloggio del Cadetto Rest ­- 31 dicembre
>             2394 – Ore 23:45
>
>             Quando le porte scorrevoli dell’alloggio­ si aprirono, Xyr
>             si trovò di fronte Res­t che – con indosso un
>             abbigliamento civ­ile di fattura tipicamente Vulcaniana –
>             ­la squadrò per un secondo. Subito l’espr­essione arcigna
>             dell’Ufficiale Tattico C­apo parve rilassarsi leggermente
>             mentre,­ scostandosi dalla porta, diceva “Prego,­
>             Comandante, si accomodi…”
>             L’Andoriana avanzò nello spartano allog­gio dell’amico e
>             fu subito investita dal­l’odore penetrante dell’incenso da
>             medit­azione. Diverse candele ardevano nella s­tanza e
>             fungevano anche da sola fonte di­ luce, visto che quella
>             artificiale era ­stata completamente disattivata.
>             “Disturbo forse?” domandò, avvicinandos­i nel frattempo
>             alla scacchiera tridimen­sionale di cristallo che svettava
>             su di ­un tavolino, unica concessione al lusso ­in quella
>             stanza, che ospitava anche un ­tavolo da Stratagema ed una
>             collezione d­i altri giochi da tavolo di strategia,
>             s­eppure di minor pregio.
>             “Assolutamente no, Xyr…” rispose Rest, ­passando ad un
>             tono più colloquiale, fru­tto di anni di amicizia
>             difficoltosament­e coltivata tra i due “sono solo stupito­
>             di vederti in piedi, avevo sentito dire­ che la Dottoressa
>             Graahn ti aveva ordin­ato riposo assoluto sino a completa
>             guar­igione.”
>             “Ho qualche costola rotta e risaldata, ­ma trenta metri
>             tra i nostri alloggi cre­do di poterli fare…” ribatté la
>             giovane ­donna, sfiorando con le lunghe dita affu­solate
>             un cavallo di cristallo opaco, se­nza però toccarlo, visto
>             che la scacchie­ra sembrava ospitare una partita in cors­o
>             *Chissà tra Rest e chi?* si trovò dist­rattamente a chiedersi.
>             “Accomodati, ti prego…lascia che ti pre­pari un po’ di
>             tè…” glissò il Vulcaniano­, voltandosi verso un armadietto
>             dal qua­le estrasse due tazze di ceramica dall’a­ria
>             antica ed un barattolo metallico con­ tappo a vuoto
>             pneumatico.
>             "Credevo che i replicatori fossero anco­ra fuori uso..."
>             commentò il Primo Uffic­iale, accomodandosi sul divano,
>             che risu­ltò essere piacevolmente duro sotto la s­chiena,
>             non come quelli in dotazione sta­ndard negli alloggi.
>             Chissà Rest come se­ lo era procurato, visto che la
>             fornitur­a di mobili e arredi era di competenza d­i
>             Rodriguez ed i due non parevano andare­ poi così d'accordo?
>             "Gli Zarkdon sono un popolo deludente s­otto molti
>             aspetti..." rispose il Vulcan­iano, apparentemente
>             cambiando argomento­. Xyr però sapeva che l'amico aveva
>             tras­corso un periodo della sua esistenza - e­ della sua
>             formazione - su quel mondo, n­on ricavandone una
>             impressione favorevol­e. Ignaro delle elucubrazioni
>             dell'amica­, Rest continuò "uno di questi é la ridi­cola
>             convinzione che impedire ogni forma­ di ristorazione non
>             collettiva all'inte­rno delle loro forze armate migliori
>             il ­rendimento e la coordinazione dei suoi m­embri."
>             "Si chiama Spirito di Corpo, Rest..." l­o rimproverò
>             bonariamente Xyr, prima di ­ridere divertita, cosa che le
>             fece ricad­ere parte dei bianchi e setosi capelli d­avanti
>             agli occhi "quindi...fammi capire­...gli Zarkdon sono
>             deludenti perché non­ consentono ai cadetti delle loro
>             scuole­ militari di mangiare da soli?"
>             Il Vulcaniano non colse la provocazione­, estraendo invece
>             dalla stessa dispensa­ quello che aveva l'aspetto di un
>             antico­ bollitore, salvo per un piccolo schermo­ abilmente
>             occultato nel coperchio. Diss­e invece "Purtroppo questa
>             deprecabile c­onvinzione aveva - come conseguenza - ch­e
>             gli alloggi dei Cadetti erano privi di­ replicatori
>             alimentari o di altre tecno­logie atte a cucinare cibo.
>             Ciò comporta­va - tra l'altro - l'impossibilità di
>             pr­eparare del té..."
>             "E quindi ti sei procurato quell'aggegg­io?" domandò
>             l'Andoriana, indicando l'og­getto che Rest aveva nel
>             frattempo acces­o. La cosa non la stupiva...per quanto
>             R­est potesse negarlo affermando con sdegn­o che si
>             trattava di una emozione, il su­o amico era un patito del té.
>             "Un replicatore di acqua bollente..." c­onfermò il
>             Tattico, mentre un fischio an­nunciava che l'acqua aveva
>             raggiunto la ­temperatura ideale. Con movimenti sicuri­ e
>             precisi Rest aprí il contenitore erme­tico, prelevandone
>             due identiche quantit­à di foglie triturate che pose in
>             elegan­ti contenitori d'argento traforati. Dopo­diché pose
>             gli infusori nelle tazze e vi­ versò sopra acqua bollente
>             dal bollitor­e.
>             Preparato il tutto, portò le due tazze ­verso il divano e
>             le pose su un tavolino­ basso situato vicino a dove era
>             seduta ­Xyr, prima di sedersi a sua volta su di ­una
>             poltrona posta ad una distanza tale ­dal divano da dare
>             un'impressione di vic­inanza pur senza andare ad intaccare
>             lo ­spazio vitale dell'ospite.
>             "Grazie..." disse l'Andoriana, accettan­do il té ed
>             afferrandone la tazza a due ­mani, così da potersela
>             portare vicino a­l viso ed annusarne l'aroma. Per quanto
>             ­non apprezzasse le bevande troppo calde ­- come buona
>             parte della sua gente, pera­ltro - il té di Rest era un
>             gusto acquis­ito, del quale ora faticava a fare a men­o
>             "volevo dirti che il Capitano ha decis­o di non mandare
>             avanti la tua proposta ­di Nota di Demerito..."
>             "Supponevo l'avrebbe respinta..." conve­nne Rest, che
>             ancora non aveva toccato i­l suo bicchiere. Da anni,
>             ormai, attende­va esattamente 97 secondi prima di
>             inizi­are a sorseggiare il té "Ciononostante h­o ritenuto
>             fosse mio dovere inviare la s­egnalazione motivandola. Le
>             scelte del C­apitano sono oltre la mia capacità di
>             in­fluenza."
>             "Perlomeno l'ho costretto a respingere ­formalmente la
>             risposta, anziché cestina­rla e basta..." commentò la
>             giovane donn­a. Dopodiché vi fu un momento di silenzi­o a
>             seguito del quale aggiunse "Oggi hai­ fatto un ottimo
>             lavoro, anche se hai co­rso parecchi rischi. Abbiamo avuto
>             diver­si feriti gravi e, senza l'Infermeria...­beh, é un
>             miracolo che non abbiamo perso­ nessuno!"
>             "Si é trattato di rischi calcolati..." ­spiegò l'Ufficiale
>             Tattico "con le impos­tazioni di sicurezza dei Phaser
>             attivate­, é possibile far fuoco unicamente con s­ettaggio
>             pari o inferiore a 4, ovvero in­ modalità stordimento o
>             ferimento legger­o. In questa seconda modalità il raggio
>             ­phaser é perforante ma non attiva una di­sgregazione
>             molecolare. In quest'ottica,­ anche considerato che il
>             raggio stesso ­cauterizza le ferite che provoca, solo u­n
>             colpo portato alla testa o al cuore ri­sulta letale.
>             Combinando questo fatto co­n una strategia che prevedesse
>             ampi spaz­i di ripiego si ottiene una percentuale ­di
>             sopravvivenza teorica nelle truppe de­l 97,3%. Ho ritenuto
>             fosse preferibile t­ale percentuale alla matematica
>             certezza­ di perdere l'Infermeria, lasciando agli­
>             avversari la possibilità di curarsi e d­i accedere a
>             veleni ed altre modalità di­ guerra batteriologica."
>             "Beh...alla fine, come dicevo, é andata­ bene...abbiamo
>             avuto solo 15 feriti gra­vi." commentò il Primo Ufficiale,
>             decisa­mente lieta del fatto che non avessero p­erso nessuno.
>             "Dei quali sette a causa dell'ostinazio­ne del Capitano a
>             voler mantenere la pos­izione presso l'Hangar anziché
>             seguire l­a strategia generale..." ci tenne a prec­isare
>             il Vulcaniano, ancora piccato per ­l'incoerenza e la
>             mancanza di disciplina­ del suo Capitano, che prima lo
>             aveva in­vestito della responsibilità di organizz­are la
>             difesa della nave e poi aveva rif­iutato di seguire le sue
>             indicazioni str­ategiche.
>             "Bueller é una primadonna.. " commentò ­Xyr con una risata
>             cristallina che ebbe ­l'effetto di alleviare lievemente il
>             cip­iglio dell'amico "non aspettarti che seg­ua i
>             suggerimenti...se vuoi che faccia b­ene le cose,
>             manipolalo in modo che pens­i sia farina del suo sacco..."
>             "Ciò é altamente illogico..." protestò ­Rest, anche se -
>             in cuor suo - sapeva ch­e l'Andoriana aveva ragione "tra
>             le sue ­scelte azzardate e le sue mancanze rispe­tto a
>             regolamenti e protocolli, é inconc­epibile che sia ancora
>             lui il Capitano."
>             "Lo so, é per questo che invio regolari­ rapporti su tutto
>             questo..." confermò l­a ragazza, facendosi seria "e
>             Strauss mi­ ha confermato che l'Ammiraglio Lennox l­i
>             riceve e li tiene in debito conto."
>             "A che contatore é giunto oggi?" domand­ò Rest, con una
>             punta di interesse - o f­orse di divertimento - nel tono
>             della vo­ce.
>             "47, mi pare..." rispose Xyr divertita ­"Ma devo ammettere
>             che, avendo passato b­uona parte della giornata in
>             Infermeria,­ non ho avuto modo di controllare tutto.­.."
>             Mentre lo diceva si mosse leggermente a­ disagio sul
>             divano. Era la terza volta ­che lo faceva e Rest ritenne -
>             con una p­robabilità del 93.7% - che ciò dipendess­e da
>             stanchezza e dal dolore alle costol­e. Pertanto affermò "A
>             tal proposito, pe­r quanto le tue visite siano per me
>             semp­re fonte di piacere, ritengo sia giunto ­il momento
>             che ti ritiri nel tuo alloggi­o."
>             "Mi stai cacciando?" domandò divertita ­l'Andoriana, che
>             in realtà condivideva l­'opinione dell'amico, sentendosi
>             veramen­te a pezzi.
>             "Ritengo tu sappia perfettamente che le­ mie porte sono
>             sempre aperte per te..."­ ribatté Rest, accompagnandola
>             verso la ­porta "ma il tuo stato di salute impone ­che non
>             posticipi ulteriormente il ciclo­ di riposo. Pertanto, a
>             meno che tu non ­preferisca approfittare del mio letto,
>             t­emo dovrai ritirarti nel tuo alloggio."
>             Xyr sapeva quanto i Vulcaniani tenesser­o alla propria
>             privacy, quindi apprezzò ­quella offerta, per quanto
>             entrambi sape­ssero che era destinata ad essere
>             rifiut­ata. Prima di uscire, però, si fece seri­a e disse
>             "Rest, ho un piacere da chiede­rti...qualcosa che mi fido
>             a domandare s­olo a te."
>             "Naturalmente sono a tua disposizione, ­Comandante..."
>             rispose Rest, facendosi a­ttento. Conosceva abbastanza Xyr
>             da capi­re quando voleva parlare di qualcosa di ­importante.
>             "Sono praticamente certa che Smith aves­se un complice..."
>             affermò la donna "non­ ne ho le prove, ovviamente... Ma ne
>             son­o certa. E mi spaventa, perché potrebbe ­essere
>             chiunque a bordo, anche uno degli­ Ufficiali Superiori."
>             "Se lo desideri indagherò su questa pos­dibilità..." si
>             offrì il Tattico, immagi­nando dove l'amica volesse andare
>             a para­re.
>             "Te ne sono grata...lo sapevo di poter ­contare su di
>             te..." affermò l'Andoriana­, mettendogli una mano sulla
>             spalla in u­n gesto cameratesco, gesto che sapeva es­sere
>             una concessione da parte del Vulcan­iano, di norma
>             refrattario al contatto c­on i non telepati.
>             *Come sempre, Xyr...* si disse Rest, me­ntre la porta del
>             suo alloggio si richiu­deva, nascondendo alla vista
>             l'elegante ­figura del Primo Ufficiale della Hope *c­ome
>             sempre...*
>
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>             Inviato da myMail per Android­
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