[Stml17] R: R: [09.01 – Ghraan – Ar Akul]
Massimo Gallo
keranydd a gmail.com
Mar 19 Dic 2017 19:10:25 CET
Proviamo con l'EGO di Bueller?
Letto ora. Brava, gran bel pezzo e gran bel casino.
Adoro questa nave.
Il 19 dic 2017 13:42, "Maddalena Duci" <vampitrill a gmail.com> ha scritto:
Si può ancora fare di meglio! La prossima volta facciamo sparire qualcosa
di più grosso!
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Da: Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com>
Inviato: 19/12/2017 10:05
A: stml17 a gioco.net
Oggetto: Re: [Stml17] R: [09.01 – Ghraan – Ar Akul]
Scherzi? Va benissimo!
Noi non siamo una nave come le altre, noi facciamo le cose in grande :)
*Sent:* Tuesday, December 19, 2017 at 9:51 AM
*From:* "Maddalena Duci" <vampitrill a gmail.com>
*To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
*Subject:* [Stml17] R: [09.01 – Ghraan – Ar Akul]
Ah, cazzarola, non me lo ricordavo. Se volete cambio, non c'è problema.
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Da: Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com>
Inviato: 18/12/2017 16:35
A: stml17 a gioco.net
Oggetto: Re: [Stml17] [09.01 – Ghraan – Ar Akul]
Bel brano... ci siamo persi tre ufficiali, ma questo capita su tutte le
navi di SFI, ma sbaglio o è la seconda volta che ci perdiamo anche una
nebulosa? :D
*Sent:* Monday, December 18, 2017 at 1:06 PM
*From:* Maddalena <vampitrill a gmail.com>
*To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
*Subject:* [Stml17] [09.01 – Ghraan – Ar Akul]
Eccomi.
Non è molto lungo, ma spero vi piaccia.
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*Pianeta Demone, Struttura sconosciuta – 1/11/2396 – Ore 00.23*
Xyr non ci aveva messo molto ad indossare il vestito che le era stato dato.
Non che la prospettiva la facesse impazzire, anzi, si sentiva decisamente a
disagio in quell’abito lungo e pesante, dall’ampia scollatura, che le
avevano velatamente ordinato di infilarsi. Non si trattava tanto dell’abito
in sé, quanto del fatto che chiunque l’avessi ‘invitata a cena’, questo
maestro Ar Akul, o chiunque fosse in realtà, stesse chiaramente giocando
con lei un qualche tipo di gioco che non riusciva ancora a comprendere. Lei
non era mai stata molto portata per i giochi.
Tuttavia, al momento, non le si prospettavano molte altre scelte. Lin era
stata cortese, sorridente né aveva mosso alcuna minaccia, fisica o verbale,
a lei o a chiunque altro, ma aveva anche evitata di rispondere a qualunque
domanda lei avesse posto su dove si trovavano, chi fossero loro e
soprattutto dove si trovassero Luna e Tucci. Si era limitata ad un sorriso
e l’aveva pregata di vestirsi con comodo e uscire dalla stanza quando fosse
stata pronta. Lin l’avrebbe condotta dal maestro che avrebbe chiarito ogni
cosa.
La ragazza non sembrava particolarmente forte, aveva valutato Xtr,
nonostante le zanne, e avrebbe probabilmente potuto stenderla con un colpo
ben assestato. E poi cosa? Tentare di trovare gli altri e fuggire? Non
sapeva nemmeno se la loro navetta fosse sopravvissuta allo schianto.
Bueller forse avrebbe rischiato. O forse, aveva pensato depressa, avrebbe
corteggiato Lin e si sarebbe goduto la cena. Più probabilmente la seconda.
Detestava l’idea di fare quel che avrebbe fatto Bueller ma, escludendo la
parte del corteggiamento, attualmente era l’unica strategia possibile.
Così, pur con riluttanza, si era sfilata l’uniforme, si era infilata
l’ingombrante abito barocco rosso sangue e aveva aperto la porta.
Lin la attendeva fuori, in piedi accanto alla soglia. Le aveva sorriso di
nuovo e l’aveva condotta lungo un corridoio arredato più o meno come la
stanza da cui era appena uscita.
Non aveva detto una parola, una specie di inquietante hostess silenziosa e
perennemente sorridente. Infine, erano giunte ad una seconda porta. Lin
aveva bussato, atteso un istante, quindi aveva aperto il battente e si era
fatta da parte.
Xyr era entrata.
*USS Hope – Ufficio MCO – Contemporaneamente*
Melanne era seduta alla scrivania e fissava il terminale con sguardo
lievemente preoccupato. Da quando Bueller aveva annunciato che la loro
destinazione non era più la conferenza di pace ma che la navetta con a
bordo Xyr, Luna e Tucci aveva inviato un segnale di soccorso e stavano
andando a cercarla, aveva fatto qualche ricerca sulla nebulosa in cui
presumibilmente erano dispersi. Lei non era un astrofisico e il fenomeno in
sé, per quanto affascinante potesse sembrare, non le interessava poi
granché. Ma se il loro compagni si erano schiantati o anche solo, si
sperava, erano atterrati da qualche parte all’interno di quella cosa, lei
avrebbe dovuto essere preparata. E, tanto per iniziare, le interessava
sapere a quale genere di radiazioni avrebbero potuto essere soggetti gli
occupanti della navetta o i membri di un’eventuale squadra di ricerca.
“Mi mette i brividi, questa cosa…” disse a Basta, senza alzare gli occhi
dallo schermo. “E’ ridicolo, ma in ogni immagine sembra che ti fissi.”
Lon alzò gli occhi dallo schermo del padd che stava leggendo e aggrottò
leggermente le sopracciglia, mentre ascoltava il miscuglio di colori, blu,
viole e nero, che emanava dalla dottoressa, “e’ solo una nebulosa. Non
farti suggestionare.”
“Lo so che è solo una nebulosa. Ma non mi piace lo stesso.”
“Smetti di guardarla,” rispose lui con ovvietà.
Melanne gli rifilò un’occhiataccia. “Se sono atterrati da qualche parte,
dovremo scendere a cercarli.”
“E questo ti preoccupa?”
“Io sono sempre preoccupata. Ogni volta che scendiamo in missione sono
preoccupata. Sono così preoccupata che vorrei vomitare. Tutte le volte. A
parte l’ultima, ovviamente.”
Lon posò il padd sul divanetto accanto a sé e la osservò per un momento.
“Nell’ultima ti hanno sparato,” le ricordò lui.
“Vero,” rispose Melanne, facendo spallucce. “Ma è stato diverso.” Per un
attimo rimase in silenzio, poi riprese. “Non è questo il punto, comunque.
Se sono atterrati da qualche parte, ci dovremo preparare ad un ambiente
potenzialmente ostile. Mancanza di atmosfera respirabile, radiazioni.
Appronterò un protocollo di emergenza, nel caso fossero rimasti esposti per
tempi prolungati,” commentò, scartabellando tra i padd sulla scrivania.
Basta la osservò per un momento. Non gli piaceva eccessivamente l’idea che
Melanne scendesse con la squadra di sbarco. D’altra parte, se ci fosse
stato bisogno di un medico, e tutte le evidenze puntavano in quella
direzione, lei sarebbe stata la scelta migliore.
“Forse dovremo portare le tute EVA. Anzi, mi sembra altamente
raccomandabile.”
“Quanto meno, ultimamente con quelle abbiamo fatto pratica,” sospirò Lon.
“Altrochè,” rispose lei, con un brillio improvviso di eccitazione negli
occhi.
*Pianeta Demone, Struttura sconosciuta – Contemporaneamente*
La stanza in cui Xyr venne fatta entrare era barocca come il resto
dell’arredamento. Si trattava di un ampio salone dal soffitto alto e
affrescato. Alla sua destra una fila di alte finestre coperte da pesanti
tendaggi, sulla parete di fondo un grande camino al cui interno
scoppiettava un fuoco vivace.
Alla sua sinistra una parete piena di specchi e ovunque dorature come se
piovessero.
Al centro della stanza campeggiava un enorme tavolo circondato da sedie che
sarebbero bastate tranquillamente per una trentina di persone. Era
apparecchiato solo per due, ad un’estremità. Xyr fu contemporaneamente
sollevata dal fatto di potersi risparmiare il ridicolo siparietto delle
conversazioni da un capo all’altro del tavolo e preoccupata dalla vicinanza
con il padrone di casa che questo comportava.
Lin non entrò con lei. Nessuna traccia di Tucci, né di Luna.
L’unica presenza nella stanza oltre a Xyr era la creatura seduta a
capotavola, di fronte al camino. La stanza, oltre che caldissima, era
scarsamente illuminata e con il bagliore delle fiamme alle spalle, non le
riusciva per il momento di vedere le fattezze del presunto Maestri Ar Akul.
“Tenente Xyr,” disse l’uomo. “Benvenuta. Sono davvero lieto che abbia
deciso di unirsi a me per cena. E lasci che le dica quanto le dona
quell’abito.”
Xyr rimase immobile, piegando leggermente le antenne in avanti. L’accento
dell’uomo era liquido, indefinibile. Parlava lo standard della Federazione
e lo faceva con proprietà ma era chiaro come non fosse la sua lingua madre
e come l’accento che lei non riconosceva ne facesse capolino attraverso le
parole. Non stava usando il traduttore universale.
“Come Lin le avrà certamente spiegato, io sono il Maestro Ar Akul. Prego,
si accomodi.”
L’uomo si alzò, per scostare la sedia accanto alla sua. Era alto e robusto.
Dal modo in cui si muoveva sembrava giovane, ma c’era qualcosa di rigido,
quasi meccanico, nei suoi movimenti.
Xyr rimase immobile ancora qualche istante poi face qualche passo avanti e
si diresse verso quello che ormai era chiaro fosse il suo posto.
“Dove sono i miei uomini?”
“Subito al punto, non è vero?” Ar Akul sembrava quasi compiaciuto. Rimase
in piedi accanto alla sedia, in paziente attesa che lei vi prendesse posto.
“Scoprirà che ci stiamo prendendo cura di loro e che sono in ottima salute.
Ci siamo occupati dei danni che avete riportato nell’incidente. E speriamo
che questo ci permetta di instaurare un rapporto di reciproca fiducia.”
“Per cosa?” domandò Xyr, avvicinandosi.
“Vede, Tenente. Ci occorre il vostro aiuto.”
Xyr aprì bocca per la domanda successiva, ma si bloccò. Nel suo avvicinarsi
alla sedia era entrata nel cono di luce che le permetteva finalmente di ve
[il messaggio originale non è incluso]
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