[Stml17] R: [06.0X] Lon Basta - Qualcosa cui appartenere

Ilenia De Battisti fulmine791 a gmail.com
Mer 15 Mar 2017 12:49:13 CET


XD Se volete posso fare un tentativo io ;)

Il giorno 15 marzo 2017 12:32, Franco Carretti <francocarretti a mail.com> ha
scritto:

> Penseremo noi a Doohan e Rodriguez... semprechè qualcuno non voglia
> cimentarsi
>
> *Sent:* Wednesday, March 15, 2017 at 12:23 PM
> *From:* "Silvia Bianchini" <ltcomm.sibi a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* Re: [Stml17] R: [06.0X] Lon Basta - Qualcosa cui appartenere
> Dohaan lo diamo per imbarcato?
>
> Mi devo essere persa un pezzo...
>
> =========================
> Tenente JG Catalunya 'Luna' Jones della Casata di 'Klaa
> Flight Control Office (CONN)
> USS Hope - NCC-25122-A
> =========================
> "Abbassare il limite di velocità!? Certo... salverebbe delle vite, ma
> centinaia di persone arriverebbero in ritardo!"
> ______________________________
> Private comunicator:  ltcomm.sibi a gmail.com
>
>
>
> Il giorno 14 marzo 2017 21:20, Vanessa Reis Squirtaker <
> Vanessa_Reis_Squirtaker a outlook.it> ha scritto:
>
>> Un brano più bello che l’altro.. complimenti alle due Silvie ed a Maddy…
>> mancano Tucci e Bueller XD forza ragazzi!
>>
>>
>>
>>
>> ========================
>> Guardiamarina Caytlin
>> Consigliere
>> USS Hope NCC-25122
>> ========================
>>
>>
>>
>>
>> *Da: *Silvia Brunati <sbrunati a gmail.com>
>> *Inviato: *martedì 14 marzo 2017 13:52
>> *A: *USS Hope <stml17 a gioco.net>
>> *Oggetto: *[Stml17] [06.0X] Lon Basta - Qualcosa cui appartenere
>>
>>
>>
>> *************************************
>>
>> Brano: 06.0X
>>
>> Titolo: Lon Basta – Qualcosa cui appartenere
>>
>> Autore: Tenente JG Lon Basta (Silvia Br.)
>>
>> *************************************************
>>
>> *Punto di Imbarco – Cantieri di Utopia Planitia- 20 Novembre 2395 - Ore
>> 00:00*
>>
>> Sapeva che l’avrebbe trovata lì ad osservare la nave che sarebbe potuta
>> diventare la sua nuova casa, la *loro *nuova casa. Ascoltò il rumore del
>> mare increspato che erano i sentimenti di lei e per un secondo valutò
>> l’idea di restare così, semplicemente a guardarla e basta, ma sarebbe stato
>> da vigliacchi spiare, perciò si avvicinò.
>>
>> “Cos’hai intenzione di fare?” Nessuna sorpresa nella voce di lei, come se
>> si fossero dati un appuntamento. Lon Basta si appoggiò al corrimano
>> osservando le linee eleganti dell’astronave e strinse le spalle. Era sempre
>> stato così con l’adesso ‘tenente Junior Grade Melanne Graahn’, se non
>> sapeva come risponderle, si limitava a stare zitto piuttosto che fingere
>> sicurezze che non aveva. Non mentiva, non con lei.
>>
>> “Tu?”
>>
>> Il pugno lo colpì sulla spalla strappandogli un sorriso. “L’ho chiesto
>> prima io!”
>>
>> Lon prese tempo. Aveva sempre dato per scontato che una volta diplomati
>> avrebbero preso strade diverse, non si era mai concesso il lusso di credere
>> che sarebbe stato altrimenti ed era rimasto totalmente spiazzato dal
>> miscuglio di sentimenti che l’aveva investito all’annuncio dell’ammiraglio:
>> Si girò a guardarla.
>>
>> “Non lo so”, rispose onestamente. *Non so cosa farai tu, voglio che tu
>> me lo dica così sarà più facile per me scegliere*, aggiunse solo nella
>> sua testa.
>>
>> L’increspatura del mare si trasformò in tanti torrenti che percorrevano
>> strade diverse, piene di possibilità, Melanne sospirò fissandosi le mani.
>> Lon cercò di non farsi spaventare da quel mare.
>>
>> “Hai sempre detto di volere un’assegnazione in prima linea”, mormorò lei
>> dopo qualche secondo, “la Hope non è certamente quello cui aspiravi”.
>>
>> “Scherzi? Con Bueller come capitano finiremo nei guai nemmeno un’ora dopo
>> aver lasciato il cantiere”.
>>
>> Melanne sorrise.
>>
>> “Il problema non è lui”, continuò Lon esitando impercettibilmente prima
>> di aggiungere "ma chi altro deciderà di accettare…”
>>
>> “Intendi Rest?”
>>
>> *No!* Ma ora che lei l’aveva nominato si rese conto che c’era la
>> possibilità che, se avesse scelto la Hope, avrebbe avuto ancora a che fare
>> con il vulcaniano. Non aveva dimenticato come Rest l’avesse manipolato e la
>> cosa gli bruciava ancora parecchio. Strinse le labbra incupendosi.
>>
>> “L’universo è pieno di persone ambiziose”, lo sgridò Melanne, “il tenente
>> Rest non sarà il primo ne l’ultimo che attraverserà la tua strada”.
>>
>> Lon rispose con una smorfia infastidita, “posso rimettere al loro posto
>> persone come lui, l’ho fatto già molte altre volte”.
>>
>> “Non puoi sempre usare i pugni”.
>>
>> “Perché no? Funzionano”.
>>
>> “Sei un ufficiale adesso”.
>>
>> “Non significa che io indossi i guanti”.
>>
>> “Ma rischi molto di più di una reprimenda!”
>>
>> “Sei preoccupata per me?” Le chiese con un sorrisetto provocatorio.
>>
>> “No! Certo!”
>>
>> “Non farò nulla di stupido”.
>>
>> “Ah!”
>>
>> I torrenti erano sempre li, ma nel cielo era spuntato il sole.
>>
>> Lon sorrise divertito, Melanne sbuffò.
>>
>> “Sarai a bordo della Hope?” Le chiese a bruciapelo
>>
>> “Tu?”
>>
>> “L’ho chiesto prima io stavolta”.
>>
>> “La Hope è una possibilità intrigante, ce ne sono molte altre però”.
>>
>> Lon nascose la propria irritazione per quella risposta. Non poteva
>> costringerla a scegliere, ma sarebbe stato di gran lunga molto più semplice
>> per lui se lei l’avesse fatto.
>>
>> “Vero”, annuì alla fine senza aggiungere altro.
>>
>>
>>
>> *Terra – San Francisco – Complesso Residenziale “Last Hope” - 20 Novembre
>> 2395 - Ore 03:00*
>>
>> Nuvole nere minacciose illuminate da lampi improvvisi del colore della
>> passione che non rischiarano nulla dando solo un sollievo temporaneo. E poi
>> un tuono di una tale potenza da scuotere la terra che si ripercuote nel
>> corpo. Uno solo, sufficiente ad affrettare il respiro e a trattenere un
>> grugnito di soddisfazione che si conclude con un ansimare soddisfatto.
>>
>> “E’ stato fantastico”.
>>
>> Lon aprì gli occhi per fissare incredulo quelli scuri della donna seduta
>> a cavalcioni su di lui. Falso, ma era brava a mentire, qualcuno diverso da
>> lui ci sarebbe cascato. Girò la testa per evitare le labbra di lei e
>> allungò la mano per recuperare il bicchiere. Lei interruppe il gesto con
>> una smorfia seccata che scomparve immediatamente quando lui tornò a
>> guardarla. Lon sapeva che avrebbe dovuto darle qualcosa di più, ma non era
>> nelle sue corde, soprattutto non quella notte. Rimasero perciò così, in
>> silenzio, ancora per qualche secondo: il betazoide che beveva lentamente e
>> la terrestre che lo fissava accarezzandogli il collo. Le nubi erano
>> scomparse lasciando solo il buio della notte in cui non comparivano stelle,
>> nemmeno quella di lei, che aveva brillato in maniera accecante quando
>> l’aveva vista. Lon le passò due dita sul viso cercando di nuovo quello
>> splendore, ma si rese conto che era stata solo un’illusione.
>>
>> “Devo andare”, con un gesto quasi infastidito si staccò dall’abbraccio e
>> la spinse all’indietro.
>>
>> “Di già?”
>>
>> “Già”, rispose fingendo di non vedere la delusione sul volto della
>> ragazza.
>>
>> “E’ ancora buio fuori”, protestò lei, “avevi detto di avere tempo fino a
>> domani mattina!”
>>
>> “Non ho fatto alcuna promessa”, ribatté in tono calmo Lon mentre si
>> rivestiva ignorando deliberatamente l’improvviso agitarsi della nebbia che
>> ora la rappresentava. L’espressione di lei non corrispondeva affatto a
>> quello che pensava veramente, nulla di lei, lo faceva. Lon l’aveva capito
>> non appena l’aveva vista e gli era andata bene così. Non cercava onestà,
>> solo sesso. Con un sorriso cinico le accarezzò nuovamente il viso.
>>
>> “Troverai di meglio”.
>>
>> “Non come te”, falso, di nuovo, ma comunque gratificante. Il sorriso di
>> Lon si addolcì leggermente, “non siamo andati oltre la cucina”, si lamentò
>> lei.
>>
>> “Non è poi andata così male, in cucina”. Ironizzò lui.
>>
>> A quella battuta lei storse il naso, “sei incredibilmente irritante per
>> essere un betazoide”.
>>
>> “Sono fatto così”.
>>
>> Lei sbuffò mentre lui recuperava la giacca da terra. “Prima o poi
>> qualcuno ti strapperà dal viso quell’aria da duro”.
>>
>> “Non mi sembra che ti sia dispiaciuta poi così tanto prima”, ribatté Lon
>> afferrandola per la vita.
>>
>> “Non dovevi andare?” Nella nebbia si accesero deboli luci di speranza, ma
>> Lon le scacciò via con un bacio prepotente che sapeva di addio, poi la
>> lasciò di botto.
>>
>> “Esatto”.
>>
>> Non attese di sentire la porta chiudersi alle sue spalle per allontanarsi
>> dal grigiore che minacciava di avvolgerlo e catturarlo, il rumore di
>> qualcosa che andava in pezzi portò con se anche un vago senso di colpa che
>> lui si affrettò ad allontanare infastidito. Sarebbe stato facile per lui
>> nascondersi in quel mare di nebbia che rappresentava le emozioni della
>> ragazza e dimenticare chi era ancora per qualche ora; non era la prima
>> volta che lo faceva e non sarebbe stata l’ultima. Non era così però che
>> avrebbe preso la sua decisione.
>>
>> Mentre l’ascensore lo portava al piano terra, le luci della città
>> disegnarono sul suo viso combinazioni di colori che andarono a fondersi con
>> quelli che gli affollavano la testa. Li allontanò con un gesto irritato.
>>
>> Se Melanne gli avesse risposto invece di batterlo al suo stesso gioco non
>> avrebbe vagato per San Francisco in preda alla frustrazione e non avrebbe
>> cercato qualcuno con cui sfogarla. Inutilmente. E ora non sarebbe stato
>> ancora nell’incertezza.
>>
>> Aveva sempre saputo che una volta diplomati avrebbero intrapreso strade
>> diverse, solo ora si rendeva conto però che avrebbe potuto non vederla per
>> mesi, anni, mai più e questo non gli piaceva per nulla. *Idiota*.
>>
>> Alzando il bavero della giacca si incamminò lungo la strada sotto il
>> cielo di un mattino che sapeva ancora di notte.
>>
>> Melanne era stata la sua prima vera amicizia in accademia, l’unica vera
>> amicizia. C’erano state persone con le quali aveva legato, ma senza mai
>> arrivare a più di qualche battuta. Lui poneva i confini e lui decideva fino
>> a che punto potevano spingersi gli altri. Certe volte pensava che se non ci
>> fosse stato quell’incidente durante l’addestramento, se loro due non si
>> fossero trovati da soli a dover risolvere una situazione drammatica e lei
>> non gli avesse gridato di smettere di fare lo stupido e collaborare con
>> lei, non sarebbero mai diventati amici. Sarebbe stata una perdita davvero
>> enorme per lui. Enorme.
>>
>> Poteva continuare senza di lei?
>>
>> Si fermò in mezzo alla strada improvvisamente nuovamente conscio della
>> città attorno a se. Certo che si, concluse seccamente riprendendo a
>> camminare e si fermò di nuovo. Certo che no. Ammise. Non come era stato
>> finora, si corresse. Inspirò a fondo e chiuse gli occhi lasciando per un
>> istante che la tavolozza di colori che era San Francisco lo riempisse di
>> nuovo. Sarebbe stato solo.
>>
>> Certo che no. Aprì gli occhi di scatto sorpreso.
>>
>> Nel momento stesso in cui aveva legato, seppur in modo strano, con Tucci;
>> quando aveva coperto Rodriguez proprio all’imbarco sulla Hope; ammirato
>> silenziosamente l’abilità e la spavalderia di Luna; continuato a sfuggire
>> all’attenzione del consigliere Caytlin, pur tenendola d’occhio quando si
>> lanciava nelle sue intuizioni. Quando si era stupito per le capacità di
>> Doohan ed aveva imparato a rispettare la serietà e la forza di Xy; persino
>> nell’accettare i folli piani di Bueller, aveva di fatto smesso di essere
>> solo.
>>
>> In quell’anno a bordo della Hope aveva, volontariamente o meno, ammesso
>> altre persone nella sua cerchia ristretta, che loro lo sapessero o meno. Il
>> suo baricentro si era semplicemente spostato da se stesso alla nave.
>>
>> *La nave.*
>>
>> Si accigliò.
>>
>> No, non sarebbe stato solo se avesse scelto di tornare sulla Hope, non
>> del tutto almeno. Certo, c’era anche la possibilità che nessuno degli altri
>> avrebbe accettato l’offerta dell’ammiraglio. Un sorriso scettico gli si
>> disegnò sul viso: figuriamoci se Bueller avrebbe rinunciato ad un’occasione
>> del genere, fresco d’accademia e già capitano. No, lui era quasi una
>> certezza, come probabilmente Luna. Riprese a camminare.
>>
>> Il punto non era se avrebbe ritrovato le stesse persone, ma se avrebbe
>> sentito lo stesso senso di appartenenza su un’altra nave. Anche se,
>> concluse con una smorfia mentre accelerava il passo, se almeno avesse avuto
>> la certezza che Melanne sarebbe stata a bordo, la sua decisione sarebbe
>> stata molto molto più facile.
>>
>>
>>
>> *Terra – Accademia Flotta Stellare - Ufficio Ammiraglio Evelin Lennox -
>> 20 Novembre 2395 - Ore 09:00*
>>
>> Lon Basta fissava l’ammiraglio Lennox cercando di farsi largo fra i rami
>> che formavano intrecci impossibili nella sua mente. Erano solo le nove del
>> mattino e già era a quel livello di concentrazione? Si chiese stupito
>> cercando di mantenere la sua espressione impassibile.
>>
>> “Signor Basta, si accomodi”.
>>
>> Lon obbedì, suo malgrado intrigato, continuando ad osservala mentre lei
>> posava il padd che aveva tenuto in mano e gli sorrideva. Quello sguardo gli
>> parlò all’improvviso di Betazed, silenzi, parole non dette, unione, casa,
>> ma fu un attimo poi il complesso intreccio di rami tornò quello che era e
>> lui si ritrovò nuovamente davanti ad un superiore con un’improvvisa
>> nostalgia.
>>
>> “La sua decisione?” Gli chiese l’ammiraglio senza preamboli.
>>
>> “Accetto l’incarico”, rispose lui altrettanto rapidamente.
>>
>> L’ammiraglio annuì senza dire altro. Non serviva, entrambi sapevano che
>> se lui avesse voluto aggiungere qualcosa l’avrebbe fatto e che se lei
>> avesse voluto sapere qualcosa di più non avrebbe dovuto che chiederlo. “Può
>> andare tenente”.
>>
>> “Grazie signore”, Lon si alzò andando verso l’uscita.
>>
>> “Tenente?”
>>
>> “Si ammiraglio?”
>>
>> “Chiami i suoi parenti ogni tanto”.
>>
>> Basta fece per dire qualcosa, poi chiuse di scatto la bocca ed uscì.
>>
>>
>>
>> ========================
>> Tenente J.G. Lon Basta
>> Capo Sicurezza
>> USS Hope NCC 25122-A
>> ========================
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>> ------------------------------------------------------------
>> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
>> occupati. Bertolt Brecht
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