[Stml17] [07.01] - Il passato che ritorna..
[Krynn] Dalamar
dalamar a krynn.it
Mer 29 Mar 2017 14:22:57 CEST
Bello! Mi è piaciuto! :D
Ermes / Tucci
On 29/03/2017 12.44, Ilenia De Battisti wrote:
> Ecco il mio brano,
> spero possa piacervi ^_^
> Buona lettura!
>
>
>
>
> *****************************************
>
> Brano: 07.01
>
> Titolo: Il passato che ritorna..
>
> Autore: Tenente junior grade Rest figlio di Retok (Ilenia)
>
> *****************************************
>
>
>
>
>
> USS Hope - Alloggio del tenente junior grade Rest figlio di Retok
>
> DT 23/03/2396 ore 13.00
>
>
> Rest rientrò piuttosto rapidamente in alloggio, osservandosi attorno
> nella più totale solitudine: era trascorsa un’altra mezza giornata a
> bordo della Hope, un’altra mattinata segnata dall’essere nuovamente lì
> a dover confrontarsi con Basta, con il suo essere emotivo. Non serviva
> essere betazoide per capire come la sua presenza sulla nave non
> piacesse affatto a Lon, ne era pienamente consapevole, e la verità era
> che non era l’unico membro dell’equipaggio che avrebbe volentieri
> stappato una bottiglia di spumante se non lo avesse visto tornare. Si
> portò verso l’armadio prendendo alcune candele, doveva meditare: aveva
> la necessità di dedicarsi un po’ di minuti per ritrovare la propria
> pace mentale e riavvicinarsi alla pratica del Kolinahr.
>
> Era consapevole che sarebbe successo, e del resto era uno dei motivi
> che lo avevano portato a rifiutare quell’incarico: in una nave con
> ufficiali tanto emotivi, le peculiarità della sua razza lo facevano
> risaltare come una fastidiosa mosca bianca all’interno del gruppo.
> Molti avevano l’impressione che i vulcaniani fossero privi della
> capacità di provare qualsiasi forma di emozione, ed in fondo alla sua
> specie quell’idea non dispiaceva affatto: in realtà le emozioni erano
> parte di ogni vulcaniano, ciò che li caratterizzava era la loro grande
> capacità di controllare ogni cosa con la propria mente. Se le altre
> specie si lasciano guidare dal cuore, questo non capita a nessun
> vulcaniano: è la mente che controlla le emozioni, non il contrario.
>
>
> Rest si bloccò per un attimo proprio mentre accendeva le candele, un
> pensiero nella sua mente si stava facendo largo, un dubbio che
> difficilmente sarebbe sparito così facilmente.
>
>
> *Se la mente controlla le emozioni, che cosa ci faccio qui sulla Hope?*
>
>
> Si sedette sul tappeto osservando le candele di fronte a sé,
> ripensando in profondo a quell’ultima sera passata su Sol III. Aveva
> già deciso di lasciare la Hope, aveva comunicato la propria intenzione
> all’ammiraglio senza tergiversare, con piena convinzione, consegnando
> alla donna una lista di navi che riteneva più adatte alle proprie
> peculiarità: la scelta non era stata delle più semplici, ma come ogni
> vulcaniano aveva dato ascolto alla pura logica, e le sue
> considerazioni lo portavano molto lontano da lì. Poi si era ritrovato
> di fronte Xyr, ancora un po’ provata emotivamente dalla lettera di
> Bueller.
>
> Nella sua mente, Rest cercò di ricordare ancora il momento in cui la
> giovane andoriana lo raggiunse raccontandogli per filo e per segno la
> lettera con la quale il tenente Ferris declinava l’offerta del proprio
> incarico come facente funzione di capitano. La notizia lo lasciò
> spiazzato e, seppure all’esterno non lo desse a vedere, non potè che
> constatare di aver fatto un errore di valutazione: la sua logica lo
> aveva portato a ritenere l’accettazione dell’incarico da parte di
> Bueller quasi una certezza, toccando il 94,65% delle probabilità,
> eppure lui aveva rifiutato quella ghiotta opportunità.
>
> Xyr gli riportò fedelmente le motivazioni che avevano portato il
> giovane terrestre a prendere la propria decisione: Bueller sembrava
> ritenere fondamentale il progetto Hope per tutelare una serie di
> ufficiali che, privi di questa possibilità, a suo modo di vedere
> avrebbero finito per marcire in qualche sperduta base stellare o in
> qualche piccolo vascello con incarichi secondari. Non era dunque il
> progetto in sé a non essere condiviso dal tenente Ferris, quanto la
> convinzione che la presenza sua e di Xyr fosse indispensabile. In
> questo frangente, la decisione presa da Bueller era da ritenersi il
> risultato della mente di un uomo calmo e posato che aveva analizzato
> in modo logico la situazione e ne aveva tratto le proprie conclusioni,
> non la scelta di un terrestre che, sulla base delle sue
> considerazioni, era considerabile come un giovane oltre modo irruento
> ed avventato.
>
> Il racconto di Xyr lo lasciò per svariati istanti senza parole, aveva
> sempre avuto la certezza che al 89,78% il tenente Bueller lo ritenesse
> un utile spina nel fianco, buono giusto giusto se vi fosse stato un
> problema tattico da risolvere, ma nulla di più: il suo sistema logico
> ed anaffettivo di risoluzione delle questioni lo poneva in antitesi ai
> suoi metodi, il che avrebbe dovuto tradurre per logica la sua uscita
> di scena come un fatto del tutto positivo: che la sua logica lo avesse
> portato davvero ad errare nella valutazione di quel terrestre?
>
> Bueller aveva pensato prima di tutto ai membri dell'equipaggio e Xyr
> sembrava esserne rimasta toccata, del resto lei non si era preoccupata
> di pensare a cosa sarebbe successo una volta partita, esattamente come
> lui: Rest lo dovette ammettere, l’unico pensiero che aveva fatto sulla
> Hope era che un simile progetto fosse fallimentare per la presenza di
> ufficiali troppo inesperti e fondamentalmente molto emotivi, non si
> era posto il problema di quali ripercussioni vi sarebbero state per
> gli altri una volta che quella porta si fosse chiusa. Xyr era stata
> chiara nell’affermare che vi era un dovere che pesava sugli ufficiali
> superiori, ed in primis su Capitano e Primo ufficiale: prendersi cura
> del proprio equipaggio. A conti fatti il suo ragionamento era
> piuttosto logico ed avvalorato dai fatti: le statistiche di cui era a
> conoscenza parlavano chiaro, il senso di sicurezza aumenta del 76% la
> coesione dell’equipaggio, e ciò aumenta del 68% le possibilità che la
> nave risulti preparata ad affrontare le avversità. Era abbastanza
> evidente che Xyr ritenesse di aver mancato in quel suo dovere, ma lui
> poteva ritenersi immune da quella critica? Avrebbe potuto citare a
> memoria il nome ed i dati principali di tutti i curriculum dei cadetti
> con cui era stato imbarcato sulla Hope, ma senz’altro non aveva fatto
> nulla per proteggerli dalle sfide che aveva comportato quel progetto.
> Il compito che si era prefissato riguardava unicamente un ragionamento
> squisitamente tattico, in cui ogni membro dell’equipaggio occupava il
> posto di mera pedina, null’altro che qualcosa di sacrificabile
> all’occorrenza: nel suo lavoro non aveva mai preso pienamente in
> considerazione il fattore emotivo, del resto per i vulcaniani era
> sempre stato un fattore ininfluente, ma per le altre razze? L’aver
> ignorato volutamente un fattore a suo parere così irrilevante era un
> suo ennesimo errore di valutazione?
>
>
> Rest tornò a fissare le candele, doveva ammettere con se stesso più
> errori di valutazione di quanti avesse mai potuto accettare, ma c’era
> di peggio. Aveva cambiato idea quando a chiederglielo era stata Xyr:
> in questa scelta, si era fatto convincere di restare perché la Hope
> aveva bisogno di loro due o più semplicemente perché glielo aveva
> chiesto Xyr? Un pensiero lo bloccò di nuovo, mentre ripensava alle
> parole della giovane andoriana: chi aveva avuto l’idea di mandare
> proprio Xyr a parlare con lui? Il tenente Ferris..
>
> Nella sua lettera, oltre a citare l’idea che le sue capacità sarebbero
> risultate necessarie negli anni a venire per dare supporto a Xyr,
> asseriva che il rispetto che lui nutriva nel tenente lo avrebbero
> spinto a riesaminare l’idea di accettare l’assegnazione sulla Hope:
> Bueller non solo era già giunto alla conclusione che avrebbe rifiutato
> l’offerta, ma sembrava ben sapere che l’unica persona in grado di
> fargli cambiare idea era proprio Xyr. Ma come era possibile? Come per
> ogni vulcaniano, non è di certo tipico della sua razza dimostrare le
> proprie preferenze per altre persone apertamente: le emozioni sono
> qualcosa che vanno tenute per sé, vanno nascoste al mondo, eppure
> Bueller sapeva qualcosa.. o quanto meno lo aveva intuito. Era stato
> così disattento da lasciar trasparire qualcosa?
>
>
> Spostò lo sguardo nella stanza, soffermandosi su una delle poche
> olo-foto della sua famiglia, che ritraeva sua madre seduta e suo padre
> rigidamente in piedi alle spalle di lei. Il padre, Retok, continuava
> ad essere un diplomatico di consumata esperienza, mentre la madre
> proseguiva indisturbata la sua carriera da concertista di arpa. La sua
> infanzia non era stata sempre delle migliori, da piccolo era difficile
> per lui comprendere a pieno la disciplina del Kolinahr: la loro
> costante ricerca di raggiungere la piena purificazione da qualsiasi
> emozione attraverso la costante ricerca della logica pura, rendeva il
> loro metodo educativo estremamente freddo e distaccato. Infondo, il
> loro sistema educativo era profondamente logico: se i genitori non
> sono sempre pronti a risolvere i problemi dei figli, essi saranno
> costretti ad imparare molto in fretta ad arrangiarsi da soli, volenti
> o nolenti, soprattutto se ci si ritrova a vivere su un pianeta ostile
> come Breen. La prima nota dolente nel rapporto con suo padre nacque
> quando aveva 16 anni; la sua decisione di non accedere all'Accademia
> delle Scienze di Vulcano per iscriversi presso l'Accademia di
> Strategia Militare di Zakdorn non fu apprezzata in famiglia: seppure
> il padre ufficialmente non si era mai opposto alla sua decisione, Rest
> aveva sempre saputo che quella non era la scelta che suo padre avrebbe
> voluto da lui. Dopo due anni, si iscrisse all’Accademia della Flotta
> Stellare, ma i rapporti con il padre erano rimasti ancora freddi e
> distaccati: anche in quell’occasione non vi fu un’opposizione dalla
> sua famiglia, ma era piuttosto evidente che non vi erano neppure segni
> di orgoglio negli occhi di suo padre. Giunto alla fine di quel suo
> percorso, aveva comunicato al padre le sue scelte, o almeno gli aveva
> riferito la sua intenzione di proseguire il proprio percorso su di una
> nave con ufficiali in prevalenza della sua razza, motivando
> logicamente le sue scelte ed ottenendo un seppur flebile segno di
> assenso dal padre. Ma ora le cose erano molto diverse, aveva scelto di
> tornare sulla Hope, cosa che per il momento non gli aveva ancora
> comunicato: sapeva che non si sarebbe opposto, neppure a quella sua
> scelta, ma certamente non avrebbe avuto alcun appoggio. Del resto gli
> era bastato osservare lo sguardo del tenente T’Mant, quando gli
> comunicò che non sarebbe salito su nessuna delle nave selezionate da
> lui: quel malcelato disprezzo per aver fatto una scelta poco logica
> sarebbe stato difficile da eliminare dalla propria mente.
>
>
> =^= Tutti gli ufficiali superiori sono richiesti in plancia =^=
>
>
> Il suono dell’interfono interruppe la meditazione di Rest, tutti i
> pensieri che affolavano la sua testa furono rapidamente repressi per
> riassumere la sua maschera priva di ogni empatia: se avesse potuto
> scegliere avrebbe preferito restare lì, ma conosceva i suoi doveri,
> quindi spense le candele, riponendole al loro posto, ed uscì
> silenziosamente dal proprio alloggio.
>
>
>
>
>
> USS Hope - Plancia
>
> DT 23/03/2396 ore 13.30
>
>
> Rest entrò in plancia assieme al tenente Graahn, eseguendo un rapido
> saluto formale e dirigendosi con passo sicuro in direzione della
> consolle tattica. Ad un cenno del capo di Bueller, Xyr procedette ad
> un piccolo riassunto di quanto era capitato solo pochi minuti prima.
>
>
> “Quindi, riassumendo.. abbiamo rilevato un sos inviato da una delle
> boe di emergenza della USS Esperanza NCC-0923, data per dispersa
> all’incirca ottanta anni fa” Xyr sollevò il capo ad osservare i presenti
>
> “Per la precisione, la sua scomparsa è avvenuta 86 anni fa..” la voce
> di Rest ruppe il silenzio creatosi in plancia “Da quanto riporta il
> database, la USS Esperanza è stata data per dispersa pochi mesi prima
> dello scoppio della rivolta di Ganalda IV, sedata nel sangue dal
> generale klingon Gorak, avversario politico dell’allora cancelliere
> Azetbur” Rest si fermò leggendo in silenzio
>
> “C’è dell’altro, tenente?”
>
> Rest alzò il capo verso Bueller “Solo delle teorie, si fa riferimento
> ad una sorta di antipatia del Capitano della USS Esperanza nei
> confronti del popolo klingon. Stando a quanto riportato nel database,
> il figlio del Capitano era un mercante che si è spinto troppo vicino
> allo spazio klingon: piuttosto di accettare il loro abbordaggio ha
> tentato la fuga ma il suo cargo è andato distrutto, nessun
> sopravvissuto. Vi sono state delle illazioni che la Esperanza abbia
> avuto a che fare con la rivolta di Ganalda IV, ma non vi sono prove a
> riguardo..”
>
> “E dubito che la Flotta avesse tutto questo interesse a provare un
> loro eventuale coinvolgimento in spazio klingon” concluse Rodriguez
>
> “Resta da capire perché si trovino qui, in questa distesa..”
>
> “Vi è una probabilità del 75,4% che abbiano optato per una simile
> tattica per sfuggire ad eventuali inseguitori.. si tratta di un’area
> soggetta a potenti campi elettromagnetici, che disturbano sia le
> comunicazioni sia i sensori.. quindi diviene decisamente più difficile
> individuare un vascello qui”
>
> “Ne è una riprova il fatto che siamo i primi ad aver captato il loro
> segnale dopo la bellezza di ottant’anni dalla data della loro
> scomparsa” intervenne Caytlin “Evidentemente questi campi magnetici
> hanno impedito la ricezione del segnale fino a che non siamo giunti
> abbastanza vicini da essere a portata”
>
> Bueller annuì tornando ad osservare gli altri “Al momento ci stiamo
> addentrando nella distesa, per individuare il punto da cui parte il
> segnale d’emergenza. Non possiamo viaggiare troppo velocemente a causa
> dei svariati asteroidi che transitano sul nostro percorso ma grazie
> alle doti del tenente Jones dovremmo arrivare tra circa tre ore.”
>
> “Un momento capitano..” la voce della dottoressa Graahn fece voltare
> tutti i presenti “Di che tipo di campi elettromagnetici stiamo
> parlando? Le radiazioni alle quali stiamo andando incontro di che
> tipologia sarebbero? Non mi dite ionizzanti..”
>
> Tucci intervenne prontamente “No dottoressa, si tratta certamente di
> una radiazione non ionizzante. I campi elettro-magnetici di quest’area
> dello spazio si trovano nella regione dello spettro elettromagnetico a
> lunghezze d’onda relativamente grandi e frequenze relativamente basse,
> di conseguenza trasportano una quantità di energia tale da non essere
> in grado di rompere i legami chimici tra molecole”
>
> La dottoressa parve tirare un sospiro di sollievo “Molto bene, una
> radiazione ionizzante sarebbe stata sufficientemente potente per
> rompere i legami del dna, ad ogni modo ci tengo a ricordare a tutti
> che anche le radiazioni non ionizzanti sono pericolose per qualsiasi
> organismo biologico se l’esposizione prosegue per un lungo lasso di
> tempo.. vi esorto, quindi, a soffermarci il minor tempo possibile e
> poi uscire da quest’area”
>
> “A quali rischi andiamo incontro esattamente?” la domanda di Rodriguez
> anticipò di poco i dubbi di gran parte dell’equipaggio
>
> Graahn sospirò per un attimo “Ovviamente dipende dai tempi di
> permanenza in quest’area, nonché la razza del soggetto.. dato che vi
> sono razze più sensibili o meno a seconda del pianeta di provenienza,
> ad ogni modo i sintomi iniziali potrebbero andare da problematiche
> psicologiche, come un anormale aumento dell'ansia, che può sfociare in
> depressione o in tendenze al suicidio, oppure problemi fisici, come
> disturbi del sonno, irritabilità, nausea e diminuzione della libido:
> il problema più grave che potremmo avere inizialmente è dato dai
> disturbi circolatori, che già di loro possono comportare problematiche
> più o meno serie, come sensazione di freddo alle estremità, gonfiore
> agli arti inferiori, stanchezza, cianosi, pressione alta, mal di
> testa, vertigini e perdita della memoria” fece una breve pausa
> “Infine, un’esposizione maggiore potrebbe aumentare le probabilità che
> insorga un tumore”
>
> Bueller alzò il capo “E se polarizzassimo gli scudi?”
>
> “Soluzione fattibile” rispose Doohan “Ma decisamente momentanea,
> potremo allungare il periodo di esposizione sicuro solo di 12 ore.. al
> massimo di una giornata, non di più”
>
> “E non vi sono soluzioni al problema?” Xyr prese la parola tornando a
> guardare la dottoressa
>
> “In caso di emergenza resta sempre l’elettrozina, ma si tratta di una
> soluzione che non durerebbe per molto.. inoltre non credo serva
> ricordare che potrebbe curare gli effetti, ma non può eliminare le
> radiazioni”.
>
> Bueller annuì osservando la dottoressa “In questo caso cercheremo di
> essere molto rapidi”
>
> “Ma non troppo” la voce di Lon attirò su di sé l’attenzione “Non
> sappiamo nulla di cosa ci stia aspettando, potremmo trovare solo una
> boa di emergenza.. potremmo trovare l’Esperanza.. o potremmo finire
> diritti dentro una trappola” fece una piccola pausa “Siamo in un’area
> in cui le comunicazioni sono impossibili, se dovessimo essere
> attaccati chi lo verrebbe mai a sapere?”
>
> “Devo concordare con l’analisi del tenente Basta” Rest prese la parola
> “Suggerisco di non andare immediatamente sul punto da cui proviene il
> segnale ma di tentare di analizzare l’area con i sensori..”
>
> Bueller annuì “Capisco, c’è altro?”
>
> Rodriguez fece un colpetto di tosse “Io sconsiglierei di avvicinarci
> troppo a prescindere.. anche nel caso in cui vi sia solo una boa o la
> stessa Esperanza”
>
> “Per quale motivo, tenente?” Caytlin osservò il collega
>
> “Molto semplice, quella nave è qui da più di 80 anni.. possiamo
> ipotizzare che sia stata colpita? Bene.. ma se non è così deve esserci
> qualcosa che non le ha permesso di lasciare questa area! Non è che
> stiamo per andare ad impantanarci pure noi?”
>
> Bueller sospirò nuovamente osservando i presenti “Tenente Dohaan,
> tenente Tucci.. mettetevi all’opera, ho bisogno che migliorate il più
> possibile la portata e l’efficienza dei sensori.. tenente Jones,
> arresti la nave ad una distanza di sicurezza dal punto di emissione
> del segnale d’emergenza”
>
>
>
>
>
> USS Hope - Plancia
>
> DT 23/03/2396 ore 16.00
>
>
> Quasi tutti gli ufficiali superiori erano ancora in plancia,
> all’infuori di Dohaan e Tucci che erano ancora in sala macchine per
> tentare di migliorare l’efficienza dei sensori, e della dottoressa
> Graahn che era andata ad allertare le squadre mediche d’emergenza. Il
> silenzio regnava sovrano, venendo interrotto solo di tanto in tanto da
> alcuni rapporti sull’aumento o sulla diminuzione dei campi
> elettromagnetici.
>
>
> “Siamo al limitare della distanza di sicurezza” la voce di Luna fece
> voltare tutti i presenti
>
> “Analisi dell’area interessata ed intorno alla nave, non voglio alcuna
> sorpresa”
>
> “La portata dei sensori è stata migliorata dello 0.9% ma resta ancora
> molto al di sotto degli standard” Rest iniziò a digitare alla consolle
> “Ad ogni modo rilevo la fonte del segnale.. si tratta di una boa di
> emergenza”
>
> “La Esperanza?” chiese Xyr voltandosi verso il tattico
>
> “Non ve n'è traccia alcuna, il che potrebbe essere positivo.. non
> rilevo neppure gli eventuali relitti”
>
> “Pensa che sia stata distrutta?” intervenne Caytlin
>
> “Difficile da dirsi, senza dati è difficile tentare una proiezione
> delle probabilità.. ad ogni modo le ipotesi più solide sono la
> distruzione della Esperanza, una sua cannibalizzazione oppure una sua
> confisca ed utilizzo della stessa.. magari al di fuori dello spazio
> federale..”
>
> “Potrebbe anche darsi che lo stesso equipaggio abbia mantenuto il
> controllo della nave, trasformandola in una nave generazionale?”
> chiese Caytlin curiosa
>
> Rest annuì “Sì, non posso escluderlo.. anche se rimarrebbe la domanda
> del perché non siano tornati in spazio federale”
>
> Rodriguez fece spallucce “Forse non vogliono essere trovati”
>
> “Se così fosse sarebbe profondamente illogico aver lasciato una boa di
> emergenza attiva. Essa comporta, per sua natura, un aumento del
> rischio di attirare l’attenzione di un vascello federale nell’area”
> Rest stava ancora digitando alla consolle “Signore, dalle analisi devo
> ritenere che la boa sia stata lanciata compatibilmente in un lasso di
> tempo che va da 90,34 a 76,54 anni fa. Ha impattato con svariate rocce
> spaziali, ma il nucleo non è stato lesionato e dalle scansioni sarei
> portato a credere che, con una probabilità del 89,34%, vi siano state
> salvate delle informazioni”
>
> “Possiamo scaricare i dati al suo interno?” chiese Bueller
>
> “No, i campi elettromagnetici disturbano i sistemi”
>
> “E tentare un teletrasporto?”
>
> “Da questa distanza no” intervenne Rodriguez “Ma se fossimo un po’ più
> vicini…”
>
> Bueller sbuffò “Rilevate qualche rischio ad avvicinarci?”
>
> Sia Luna che Rest scossero il capo “I sensori non segnalano alcuna
> anomalia spaziale che possa interagire con i sistemi propulsivi, a
> parte i già identificati campi elettromagnetici”
>
> “Molto bene, allora avviciniamoci.. appena presa la boa andiamocene di
> qui” Bueller tornò a sedersi osservando un po’ tutti i membri della
> plancia. Ci vollero alcuni minuti, ma quando vide lo sguardo
> soddisfatto di Paulo che, quasi miracolosamente, aveva recuperato la
> sonda, si alzò “Cadetto Jones, andiamocene di qui.. rotta verso la
> starbase..” si bloccò di colpo sentendo la consolle tattica bippare
>
> “Signore, nave in avvicinamento.. i sensori della nostra nave hanno un
> raggio molto limitato, quindi il vascello deve essere molto vicino
> alla nostra posizione” la voce di Rest fece spalancare gli occhi a
> tutti gli altri presenti
>
> “Vascello? Di che vascello si tratta?” Bueller si avvicinò alla
> consolle tattica
>
> “Sto verificando” Rest digitò rapido alla consolle “Si tratta di un
> vascello federale.. la NCC-0923”
>
> Il resto della plancia si guardò in faccia per poi prorompere tutti
> “E’ la Esperanza!”
>
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