[Stml17] [07.05 - Basta] Conto alla Rovescia...
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Gio 11 Maggio 2017 17:44:22 CEST
Eccomi qui, proprio al pelo!
Silvia
*USS Hope – Plancia - 3 marzo 2314 ore 15:50*
Non è un atto di insubordinazione non rispondere al proprio capitano se in
quel momento stai cercando di evitare che la nave sulla quale ti trovi si
schianti su un pianeta sconosciuto. Luna era certa che qualsiasi corte
marziale avrebbe capito che ci sono momenti in cui non hai tempo di fare
rapporto e sei persino intitolata ad imprecare. In quel momento non le
interessava nulla che non avesse a che fare con motori, manovre di
compensazione e ‘come faccio ad evitare che la nave, aiutata
dall’attrazione gravitazionale, diventi un tutt’uno con il pianeta?’. Dalla
sala macchine Doohan pronunciò una quasi sentenza di morte, per poi
correggersi con =^= E’ il timone, riesci a evitare di precipitare per
cinque, no tre minuti? =^=
Luna imprecò, di nuovo, decisa a strappare ogni secondo al tempo, mentre le
sue mani ordinavano alla Hope di resistere, compensare, ruotare ignorando
il preoccupante suono di protesta che questa emise in risposta ed il suo
rifiuto ostinato a cambiare rotta.
=^=Ti ho chiesto tre minuti, non di distruggermi la nave!=^=
=^= Te li sto dando Doohan, fai il tuo dovere!=^=
=^= E’ difficile se stai cercando di infilare qualcosa di lungo in una
fessura che continua a spostarsi!=^=
=^= James! Mi sto eccitando! =^=
=^=Non ho tempo di arrossire ora! Lo sto facendo, ma non ho tempo!=^=
=^= Un minuto e mezzo, poi arrossire sarà l’ultima cosa di cui ti
preoccuperai!=^=
Luna conosceva la Hope, sapeva fin dove poteva spingersi e quanto poteva
chiederle, per questo non avrebbe accettato da lei un semplice no. Avrebbe
preteso dalla nave tutto e anche di più perché non le avrebbe permesso di
arrendersi. A Doohan servivano tre minuti, loro due glieli avrebbero dati,
a costo di rubarli al tempo. Che pianeta era quello verso cui stavano
andando? I dati le comparvero improvvisamente sulla consolle come se
l’avesse chiesto ad alta voce e Tucci le fosse venuto in soccorso, forse
l’aveva fatto veramente. Le sue dita pretesero informazioni sull’atmosfera,
l’attrazione gravitazionale, le orbite. Poteva sfruttare l’effetto fionda?
I calcoli le comparvero rapidamente in risposta, la sua ragazza le leggeva
nel pensiero, o le sue dita erano più rapide della sua mente. D’accordo,
d’accordo, lei e la Hope ce la potevano fare. Trenta secondi, se avesse
sfruttato la forza gravitazionale, l’orbita, la velocità di spinta, l’aria.
“Rodriguez! Apri il portello sul ponte sette quando te lo dico e fai uscire
l’aria”
“Devo fare cosa?!”
“Ora!”
La Hope reagì, immediatamente, scartando come un glommer che insegue la sua
preda. Entrambi erano frutto di un lavoro di ingegneria e Luna sapeva come
trattarli.
“Portello sul ponte quattro, due secondi”.
=^= Luna, ci sono q….=^=
Non sentì il resto delle parole del capo ingegnere perché la Hope emise un
gemito che quasi le strappò il cuore e per tre, due, un secondo temette di
averle tolto anche quel poco tempo che le restava. Poi qualcosa lampeggiò
sulla consolle, precipitavano ancora ma l’orbita ora era meno ripida. Le
restava meno di un minuto per decidere se compensare ancora, ne aveva
guadagnato uno per Doohan.
=^=James?=^=
Quarantacinque secondi.
=^=Credo di essermi rotto il polso=^=
Trenta secondi.
=^=James…=^=
=^=O forse non è rotto, riesco a piegarlo. Il pollice destro però è un
altro discorso=^=
Undici secondi.
=^= James!!=^=
=^= Ho anche bernoccolo sulla fronte per tua informazione ,potrebbe essere
una commozione celebrale =^=
Cinque secondi.
=^= Sto per venire a strapparti fuori da quel tu…=^=
=^= Vai, vai vai =^=
Come un glommer imbizzarrito, la Hope protestò, ruotò, si ribellò, ma alla
fine Luna, come sempre, riuscì a domarla.
*USS Hope – Plancia - 3 marzo 2314 ore 16:00*
Nel silenzio attonito della plancia, Lon Basta si assicurò prima di tutto
di essere ancora intero. Fu un gesto istintivo, quasi distratto, seguito
subito dopo dal cercare con lo sguardo Melanne Grahan che teneva ferma Xyr
a terra, come se quello fosse sufficiente a salvare il primo ufficiale se
si fossero schiantati. Non sarebbero accaduto però, non quella volta,
realizzò Basta all’improvviso sollevato mentre i loro sguardi si
incontravano, lei sorrideva e lui annuiva. Qualche istante dopo il silenzio
attorno a lui cominciò a frammentarsi in pezzi di colore scuro, tutti
caratterizzati dagli stessi lampi che li rischiaravano all’improvviso,
illuminandoli. Consapevolezza, sollievo, paura che si scioglieva
all’improvviso si alternarono con varia intensità al punto da strappare a
Lon quasi un sorriso. Riprese a respirare.
“Rapporto”, la voce di Bueller sembrò uno squittio, il capitano si schiarì
subito la gola e ripeté l’ordine con maggiore controllo. Attorno a Lon, le
varie postazioni cominciarono a riferire la situazione della nave. Mentre
attendeva il suo turno, il betazoide ne approfittò per guardare Luna. La
pilota sorrideva, negli occhi l’adrenalina di chi è disposto a ripetere di
nuovo tutto da capo, ma stavolta con meno tempo. I loro sguardi si
incontrarono, nell’espressione di lei c’era sfida, lui annuì di nuovo
accettandone la superiorità in quel caso. Solo in quel caso.
=^= Il timone reggerà per il momento signore, =^= Doohan stava facendo
rapporto direttamente dalla sala macchine, =^=no, non ho bisogno di nulla
guardiamarina grazie, non mi serve nulla davvero, il mio polso sta
benissimo, sto facendo rapporto ora, mi tolga quel fazzoletto dal viso! Mi
scusi signore, dicevo: quando l’Esperanza ha fatto il ‘salto’ si deve
essere verificata una reazione con i nostri scudi e a quel punto siamo
stati esposti ad una reazione che…=^=
“Ma certo!” Lo interruppe Tucci illuminandosi, “ecco cos’era quel
differenziale nei miei calcoli!”
Bueller sospirò, “faccia finta che io non fossi in plancia prima e che
abbia deciso tutto Xyr. Che differenziale? Che calcoli?”
Mentre Tucci si lanciava in spiegazioni, Lon tornò su Melanne che stava
esaminando il primo ufficiale. “Devo portare il comandante in infermeria”,
gli disse rapidamente lei alzandosi, “funziona il teletrasporto?”
Lon scosse la testa, “vuoi una mano?”
“Puoi portarla tu? Io devo controllare il capitano, Rodriguez e gli altri
feriti”.
A quelle parole Lon prese coscienza dei gemiti e dello stato effettivo
della plancia. Alcuni dei colori brillanti che l’avevano pervasa
inizialmente, erano ora segnati da strisce nere di dolore. “Ma certo”,
annuì prendendo con delicatezza in braccio Xyr, “mando qualcuno ad
aiutarti”.
“Me lo ripete nuovamente con parole comprensibili?” Chiese con un gemito
Bueller alle loro spalle. Tucci fissò il capitano con l’espressione offesa
di chi pensa di aver esposto già in modo elementare i fatti.
=^=Qui Basta, rapporto. Voglio sapere dove vi trovate e qual è il vostro
stato. Tutti gli uomini operativi facciano il giro della nave, eventuali
feriti dovranno essere trasportati in infermeria a mano, fino a quando non
sarà ripristinato il teletrasporto=^=
Le risposte cominciarono ad arrivargli mentre lasciava la plancia
bilanciando il peso dell’andoriana priva di sensi sulle braccia. Sarebbe
stato un turno davvero davvero lungo.
*USS Hope – Infermeria - 3 marzo 2314 ore 20:16*
“Abbiamo un motore a mala pena funzionante, un teletrasporto che si è
appena riattivato, non abbiamo idea di come tornare nel nostro tempo, e io
devo essere confinato in infermeria? Quale parte della nostra attuale
situazione non le sembra disperata, dottoressa?”
“La smetta di lamentarsi capitano”, lo rimbeccò la dottoressa Grahan, “lei
, il signor Rodriguez, e una decina di altri membri dell’equipaggio siete
stati in una bolla temporale, le sue analisi segnalano delle alterazioni
che voglio studiare meglio. Non le permetterò di andare in giro per la nave
se prima non mi sarò accertata che lei è a posto. Si rassegni e prenda
esempio dal capitano Strauss”.
Lo sguardo di Bueller si posò sulla figura addormentata sul lettino.
“Non vorrà sedare anche me!?”
“Oh non sono stata io a farlo, ma il tenente Basta”, ribatté con un sorriso
angelico Melanne mentre, alle spalle di Bueller, il betazoide incrociò le
braccia sul petto con un sogghigno che palesemente lo invitava ad opporre
resistenza.
“Lei ricorre a dei trucchi davvero bassi”, mugugnò Ferris finalmente
arrendendosi.
“Faccio solo il mio lavoro, capitano”.
A Basta non sfuggì la soddisfazione Melanne, il blu intenso del mare
rischiarava il nero delle sue profondità quando otteneva quello che voleva.
Non aveva davvero bisogno di lui in infermeria, era perfettamente in grado
di cavarsela da sola con Bueller, ma, dopo aver strappato il capitano dalla
sala macchine ed averlo ‘convinto’ ad andare in infermeria, Lon non aveva
resistito a vedere come Melanne l’avrebbe costretto a restare sotto esame.
Ora però doveva andarsene.
“Voglio aggiornamenti ogni dieci minuti!” Gli gridò dietro Bueller,
“altrimenti non ci sarà confinamento che mi tratterrà tenente!”
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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