[Stml17] [7.06 - Graahn – Ciao, sono io]
Maddalena
vampitrill a gmail.com
Mer 24 Maggio 2017 11:33:30 CEST
Eccomi! Non sono andata troppo avanti. Ho un'idea di base ma non volevo
influenzare troppo il prossimo. Spero comunque si capisca e vi piaccia.
Maddy
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*USS Hope - Infermeria – 3 marzo 2314 – ore 22.46*
Ferris osservò con sguardo corrucciato la porta dell’ufficio assegnato
al CMO, poi quella che dall’infermeria portava al corridoio esterno e
valutò rapidamente le sue possibilità di fuga.
Infine sospirò con espressione depressa e tornò ad appoggiarsi al
cuscino del bioletto. Non dubitava di riuscire a stendere la dottoressa,
cosa che, fra l’altro, in altre circostanze non gli sarebbe affatto
dispiaciuto, ma quanta strada avrebbe potuto fare dopo?
Anche senza arrivare a chiamare Basta, o peggio, Xyr, c’era sempre quel
grosso infermiere da affrontare, quello con il fisico da giocatore di
rugby, quello la cui uniforme sembrava sempre sul punto di esplodere a
causa della pressione dei muscoli sottostanti. Quello su cui anche Luna,
lo sapeva, avrebbe fatto un pensierino se il suo interesse non fosse
andato alla metà opposta del cielo.
No, non sarebbe mai riuscito a fuggire. Ma davvero, davvero non ne
poteva più di rimanere rinchiuso lì ad aspettare con Strauss come unica
compagnia.
La sua parte razionale, naturalmente, sapeva di dover sopportare
stoicamente la situazione, ma il resto di lui si sentiva benone, odiava
le attese e aveva bisogno di sapere qual’era la situazione da più di un
semplice rapporto del suo primo ufficiale.
Xyr, tra l’altro, era stata dimessa un’ora prima e se ne era andata con
l’assicurazione di tenerlo informato – “ma non troppo, finchè non avrò
un quadro più chiaro della situazione, il mio paziente deve riposare”
aveva ribattuto la Graahn, quanta perfidia dietro a quel bel visino – e
con un’espressione che, se non l’avesse conosciuta fin troppo bene, gli
sarebbe parsa decisamente soddisfatta.
In quanto a Rodriguez, sua unica consolazione in quel frangente, era
sparito da qualche parte in una sala esami un’ora prima lasciandolo solo
con Strauss. Se non era questo un motivo per darsi alla fuga, Ferris non
sapeva cos’altro avrebbe potuto esserlo. Ma sarebbe stato irresponsabile
da parte sua. E comunque non ce l’avrebbe fatta.
“Devo ammettere,” la voce di Strauss, inspiegabilmente di buon umore
come sempre, si intromise nel corso alquanto tetro dei suoi pensieri,
“che non ero mai finito in una bolla temporale, prima d’ora. E’ stato
interessante, non trovi?”
In realtà, Ferris non ricordava molto di quell’esperienza. Un attimo
prima era in plancia, poi era stato colpito da una sorta di lama di
luce, non c’era altro modo per descrivere il fenomeno, e si era sentito
come strattonare da un arpione invisibile. Il resto era stato una
caleidoscopio indistinto di colori e sensazioni, finchè non erano
riapparsi. Interessante quanto una sbronza finita male, avrebbe detto
lui. Ma si limitò a fare spallucce e contemporaneamente ad annuire.
“Quello che personalmente trovo interessante sarebbe scoprire perché
diavolo è successa questa cosa,” disse invece. “La Esperanza non si è
attenuta al piano. Perché?”
Strauss rotolò sul fianco e poggiò la testa al palmo della mano,
puntellandosi col gomito. “Domanda ancora più interessante
dell’esperienza in sé. Sembravano così desiderosi di tornarsene a casa.
Fin troppo, considerando che non rivedranno mai più le famiglie né, con
tutta probabilità, chiunque abbiano mai conosciuto.”
“L’hanno accettato in fretta, vero?” domandò Ferris, aggrottando le
sopracciglia.
“Veloce quanto Evelyn che lascia il suo ufficio quando sa che ci sono i
vostri rapporti in arrivo.”
“Veloce come il capitano che lascia l’infermeria appena possibile?” si
inserì la voce di Melanne, in arrivo dal suo di ufficio con un paio di
padd in mano.
“Vuol dire che posso andarmene?”
“Beh…”
Qualunque fosse la sua risposta, fu interrotta dal trillo del
comunicatore di Ferris.
=^= Xyr a Bueller. =^=
“Dica, Xyr.”
=^= Se la Dottoressa Graahn non ha nulla da obbiettare, credo proprio
che dovrebbe venire in plancia. C’è una comunicazione in ingresso e
chiedono del capitano. =^=
Strauss, Bueller e la Graahn si scambiarono un’occhiata, poi lei fece
segno ad entrambi di andarsene.
*USSHope - Plancia – Contemporaneamente*
La situazione era tornata tranquilla, per quanto potesse esserlo
considerando i danni che avevano subito, le consolle esplose, i feriti,
le bolle temporali e il piccolo seppur fondamentale dettaglio di
trovarsi in territorio klingon ottant’anni nel passato.
Ma almeno non erano precipitati né si erano spaccati a metà uscendo dal
dodecaedro. Per l’indole pragmatica di Xyr non si trattava di una
vittoria ma quanto meno era una base su cui poter lavorare.
I feriti erano stati trasportati in infermeria e in parte già rattoppati
e dimessi, le squadra di Doohan stavano eseguendo le riparazioni, Doohan
stesso era tornato operativo e si aggirava per la sala macchine
attorniato da un nugolo di giovani ingegneri di sesso femminile
preoccupate per la sua salute ed adoranti, spettacolo che l’andoriana
aveva trovato un po’ strano al punto di renderla confusa circa la realtà
delle cose. La bolla temporale aveva risputato fuori di sua volontà
Bueller, Rodriguez, Strauss e gli altri e il segnale del trasponder era
stato modificato per dare loro un minimo di camuffamento mentre Tucci si
adoperava per trovare una stella adatta al loro piccolo viaggio nel tempo.
Un altro equipaggio che fosse incappato in quella situazione alla prima
missione forse si sarebbe trovato annientato dalla ferocia
dell’universo. Ma quella era la Hope e se le coronarie della Lennox
potevano reggere i rapporti che sarebbero seguiti, loro potevano
tranquillamente fare una gita nel 2314 e tornare in tempo per stendere
una minuziosa requisitoria in cui Xyr dichiarava come la maggior parte
del regolamento fosse stata rispettata e addossava la colpa del resto a
Bueller.
Tutto nella norma, insomma.
Almeno finchè qualcosa non trillò sulla consolle di Rest.
Xyr si voltò nella sua direzione.
“Rilevo una nave in avvicinamento.”
“Che tipo di nave?”
“Uno sparviero klingon, ma le letture non sono chiare. Non riconosco la
classe. Non sembra presente in database. Intercettazione in sette minuti.”
Xyr aggrottò le sopracciglia. “Ci avranno rilevato, ormai.”
“Confermato. Anche se dubito che ci abbiano identificati.”
“Sarebbe il caso di levare le tende,” si inserì Luna dal timone.
“Comunicazione in entrata,” li avvertì il guardiamarina alle
comunicazioni. “Solo audio.”
Ormai erano stati rilevati, sembrava inutile nascondersi. E poi dove
sarebbero potuti andare?
Si raddrizzò sulla poltroncina anche se il suo interlocutore non poteva
vederla. “Apra il canale.”
Una voce bassa e profonda invase la plancia, senza lasciare a Xyr né il
tempo di presentarsi né quello di inventare una fandonia credibile.
“Voglio parlare con il capitano,” disse la voce sconosciuta in tono secco.
“Il capitano…” iniziò Xyr.
“Voglio parlare con il capitano,” ripetè chiunque fosse dall’altra parte
come non l’avesse nemmeno sentita.
Per quanto seccata Xyr non potè fare altro che segnalare al
guardiamarina di interrompere la comunicazione e chiamare Bueller.
Ci vollero meno di cinque minuti perché arrivasse in plancia.
Ferris assunse la sua aria baldanzosa da comunicazione inter nave e fece
segno di riaprire il canale.
“Sono il capitano,” disse in tono deciso, per quanto propenso a restare
sul vago.
La voce rispose lentamente, quasi con esitazione, scendendo gradualmente
fino a diventare un basso brontolio attraverso gli altoparlanti della
plancia.
“Capitano. Sono io,” disse in un tono che suggeriva come la risposta
facesse luce su svariate questioni, dalla presenza del vascello klingon
in quel luogo al senso stesso dell’universo.
Per un attimo calò il silenzio. Poi Luna ruotò sulla poltroncina e mimò
con le labbra la domanda cui tutti stavano pensando.
Io, chi?
-------------- parte successiva --------------
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