[Stml17] [8.04 – Graahn – Caccia al topo]

Maddalena vampitrill a gmail.com
Lun 18 Set 2017 15:32:01 CEST


Eccomi, scusate il ritardo.
Spero vi piaccia. La situazione è un po' un casino e non sapevo bene 
come proseguire.

Maddy

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*Nuwe Berria - Sa No Y Park - 31 Agosto 2397 - Ore 15:12*

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“Questa volta le coltellate toccano a lei,” commentò debolmente 
Rodriguez, indicando la rossa al suo fianco. “Per questa settimana, io 
ho già dato.”

Caytlin gli rifilò un’occhiata metà offesa, metà perplessa, poi si voltò 
verso Luna, in piedi alle sue spalle. “Non è come credi…”

“Non è come credo? Vuoi dire che non sei venuta a letto con me per 
fregarmi?” chiese l’altra in un tono che assomigliava pericolosamente ad 
un ringhio.

“Beh, forse c’è stata una componente anche di quello… all’inizio… ma…”

“Ma poi hai scoperto il grande trasporto che provi per me?”

“Non avrei mai voluto ferirti.”

“Nemmeno io, per cui tranquilla, non ho nessuna intenzione di 
accoltellare te o il tuo socio,” aggiunse con un’occhiata a Rodriguez, 
il quale tirò un leggero sospiro di sollievo. “Uso direttamente i denti.”

Il sospiro di Paulo gli si incastrò in gola. “Ok, non è il caso di 
essere precipitosi…”

“Esigo precipitosamente una spiegazione!”

“E l’avrai,” assicurò Caytlin.

Rodriguez annuì stancamente. “Forse è il caso, prima che ci faccia a 
pezzi e ci divori il fegato.”

*USS Hope – Bar principale – 31 Agosto 2397 – Ore 16.32*

Strauss digitò rapidamente il proprio codice di sicurezza al terminale, 
accedendo al computer principale, e richiamò le registrazioni del 
teletrasporto della squadra di sbarco che era risalita dal pianeta due 
giorni prima. Scorse i dati, le sopracciglia aggrottate, finchè non 
trovò quel che stava cercando. Fischiò sommessamente, quindi inserì un 
secondo codice di comando per cancellare la registrazione del suo 
accesso a quei dati. Spende il terminale e per qualche istante rimase 
immobile, riflettendo su quel che aveva appena letto, su ciò che 
comportava e su quello che avrebbe dovuto fare in seguito.

Si chiarì la voce e premette il comunicatore.

“Strauss a dottor Eriksen.”

Il secondo della Graahn rispose quasi immediatamente. =^= Qui Eriksen, 
Signore. =^=

“Dottore, se non è in servizio, può raggiungermi al bar? La signorina di 
cui mi parlava si è rifatta viva.”

La voce di Eriksen gli sembrò compiaciuta. =^= Arrivo. =^=

**

*Nuwe Berria - Esi Bhe Della Hospital - 31 Agosto 2397 - Ore 17:09*

Il corridoio in cui Melanne li condusse era ben illuminato, ciò 
nonostante aveva l’aspetto tetro e l’atmosfera pesante di un rifugio 
sotterraneo antibellico. O di una galleria da olofilm dell’orrore, di 
quelle dalle pareti macchiate di sangue e dalle stanze laterali piene di 
pazzi armati d’ascia. Tuttavia, le lunghe pareti di cemento grigio 
verdastre erano spoglie e investite dalla luce fredda proveniente 
dall’altro in modo tale che nessuna ombra pareva potersi formare e 
nessun maniaco omicida poteva quindi celarvisi.

Inoltre, Melanne li precedeva rapida, osservando dritto davanti a sé. 
L’espressione tesa sul suo viso aveva tutt’altra origine.

A metà circa del corridoio, prese una svolta a destra, entrando in un 
passaggio laterale che terminava con una porta di metallo al lato della 
quale era visibile un piccolo pannello di controllo. Melanne si infilò 
la mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un badge laminato, lo 
passò sul lettore e spinse la porta con la spalla, tenendola aperta 
mentre Xyr e Bueller entravano.

Le luci si accesero automaticamente, illuminando quella che sembrava un 
incrocio tra una sala caldaie e un’ingombra lavanderia.

Ferris si osservò intorno per quale istante, insieme perplesso e 
compiaciuto per un motivo non ben chiaro nemmeno a lui.

“Quando le ho chiesto se c’era un posto per parlare immaginavo più un 
ufficio. O una di quelle salette dove si spogliano le infermiere…”

Xyr roteò gli occhi, Melanne strinse leggermente i suoi.

“Credo… che ci ascoltino,” disse, l’infermiera.

“Chi?”

“Non ne ho idea.”

“Allora come fa a dire che ci stanno ascoltando?”

Melanne scosse la testa. “Non so nemmeno perché l’ho detto… non so 
nemmeno perché lo sto dicendo a voi. Ma c’è qualcosa di… non so come 
definirlo…”

“Sbagliato?” le venne in aiuto Bueller, sembrando stupito lui stesso di 
quel che aveva appena detto.

Melanne annuì lentamente. “Sì, sbagliato. Stanno accadendo delle cose 
che non riesco a spiegarmi e ho come l’impressione di non potermi fidare 
di chi ho intorno, per questo vi ho portato qui, invece che in un 
ambulatorio.”

“E non crede che si insospettiranno a vederci scendere quaggiù?” domandò 
Xyr.

“Perché crede che vi abbia fatto venire qui adesso, con la confusione 
del cambio turno, invece che stamattina? Facendovi passare dal 
parcheggio invece che dall’atrio principale?”

“In una lavanderia?”

Melanne si guardò intorno. “In teoria è uno dei locali che ospitano le 
attrezzature tecniche, ma il personale ci tiene la biancheria di 
riserva. E’ più vicino del magazzino.”

Xyr parve sul punto di dire qualcosa riguardo alle violazioni di 
regolamento perpetrate dal personale che usava come deposito una zona 
riservata solo per risparmiare tempo ma Bueller la interruppe.

“Allora, di cosa ci voleva parlare?”

“Mi avete chiesto voi di scendere quaggiù,” fece notare Melanne.

“Non esattamente. E, comunque, lei porta qui tutti gli sconosciuti che 
le chiedono un colloquio?”

“Non so per quale motivo, voi non mi sembrate degli sconosciuti.”

“Esattamente,” si inserì Xyr. “Ha parlato di fatti accaduti che non sa 
spiegarsi, Di cosa si tratta?”

Melanne parve indecisa per un momento, come se fosse in corso una sorta 
di dibattito interno tra la parte di lei che la spingeva a fidarsi 
istintivamente di quei due e la parte razionale che si chiedeva che 
diavolo ci faceva laggiù con loro. Poi iniziò a raccontare ciò che era 
accaduto a Rodriguez.

*Nuwe Berria - Zona detentiva (ubicazione ignota) – 31 Agosto 2397 - 
Ore17:32*

**

Rimanere sempre avanti ai loro inseguitori era sembrato facile 
all’inizio, specialmente a causa dell’apparente vastità della 
costruzione in cui si trovavano. Tuttavia, dopo i primi momenti di 
calma, trovarsi in fuga come topi in un labirinto da laboratorio, liberi 
di muoversi ma in trappola, almeno per il momento, iniziava ad essere 
frustrante. Frustrante e fisicamente impegnativo.

Le condizioni di Basta erano piuttosto buone, non di meno il processo 
cui era stato sottoposto e il relativo riemergere dalle profondità della 
sua psiche - per non parlare del cazzotto di Rest in piena faccia - 
cominciavano a farsi sentire.

Il vulcaniano, da parte sua, nonostante la propria superiore prestanza 
fisica, cominciava a risentire del prolungato sforzo e delle ferite che 
aveva riportato durante la sua prima fuga. Lon gli aveva sistemato la 
spalla, riportando l’articolazione in sede, tuttavia non c’era molto 
altro che potesse fare.

Il corridoio che stavano percorrendo era vuoto, in tutti i sensi. Le 
pareti di cemento grezzo illuminate dall’alto erano intervallate da 
porte di metallo ad apertura elettronica, provviste di pannello su cui 
strisciare il badge. Non avevano provato ad aprirne alcuna nel timore 
che il sistema centrale rilevasse un tentativo di accesso e smascherasse 
la loro presenza.

A parte le porte, il corridoio era deserto. Nessuna colonna, nessun 
anfratto, niente che potesse fungere da riparo nel caso li avessero 
trovati e avessero aperto il fuoco su di loro. Non era un’eventualità 
imminente, entrambi lo sapevano grazie all’udito ipersviluppato del 
vulcaniano e alle percezioni telepatiche di Basta, ma ciò non 
significava che la loro posizione fosse tatticamente vantaggiosa.

Il corridoio svoltò improvvisamente a destra e terminò bruscamente in 
un’ennesima porta metallica contrassegnata, rispetto alle altre, da un 
simbolo quadrato blu e nero che né Basta né Rest seppero riconoscere.

“Credi sia questa?” domandò Basta in tono basso e secco.

“Secondo i miei calcoli, le probabilità sono del 72,4%.”

“Non così buone.”

“Sufficientemente a nostro favore,” commentò atono Rest, estraendo il 
badge dalla tasca dell’uniforme. “Dovremo essere rapidi. E’ del tutto 
probabile che non appena apriremo questa porta rileveranno la nostra 
posizione.”

“E abbiamo quasi il 30% di probabilità che non sia davvero un’uscita di 
sicurezza.”

“Infatti.”

Senza ulteriore indugio, Rest strisciò il badge. L’effetto fu immediato. 
Una luce rossa prese a lampeggiare rapidamente sul pannello accanto alla 
porta. Basta si era aspettato un allarme ma in qualche modo quella 
piccola spia scarlatta fu persino peggiore. La porta si aprì 
immediatamente dando su un pianerottolo, anch’esso di cemento, da cui 
partivano due rampe di scale, una verso l’altro e una verso il basso.

Rest scattò verso l’alto.

“Abbiamo un vantaggio di circa 4 minuti,” disse correndo su per i gradini.

Se la situazione fosse stata meno drammatica, forse Basta gli avrebbe 
fatto notare quel ‘circa’. In quel momento impiegò invece tutte le sue 
energie per correre dietro al collega.

Una rampa, due rampe, tre rampe. Quattro. Sei. Otto.

Quando arrivarono in cima persino Rest cominciava a sembrare leggermente 
provato. Si trovarono davanti un’altra porta. Nessun pannello, una 
semplice maniglia a barra. Basta provò a spingerla, ma sembrava bloccata.

“Stanno arrivando,” disse Rest.

Basta annuì. Li avvertiva. Ma avvertiva anche qualcos’altro, al di là, 
oltre la porta. Avrebbe riconosciuto ovunque quei colori.

“C’è qualcuno dall’altra parte,” comunicò all’altro, mentre entrambi 
spingevano per sbloccare la porta. Il battente infine cedette, aprendosi 
di schianto.

*Nuwe Berria - Esi Bhe Della Hospital - 31 Agosto 2397 - Ore 17:37*

**

Bueller stava spiegando a Melanne degli esami a cui avevano pensato 
Doohan e Tucci, quando lo schianto li fece voltare tutti e tre.

Melanne si precipitò alla porta, tallonata da Ferris e Xyr.

“Che diavolo era?” chiese lui, guardandosi rapidamente intorno come in 
cerca di un cartello indicatore. Qualunque cosa fosse, il suo istinto 
gli diceva che non sarebbe stato nulla di buono.

“Non viene mai nessuno qui sotto,” rispose Melanne, facendo qualche 
passo lungo il corridoio.

“Evidentemente qualcuno ci viene,” Xyr era stata l’ultima ad uscire dal 
piccolo locale, e a ragion veduta. “E credo sia meglio che non ci 
trovino qui.”

“Veniva da là.” Melanne indicò di fronte a sé. “possiamo tornare 
indietro o…”

Qualunque cosa stesse per dire venne interrotta da un rumore di passi di 
corsa sul cemento, poi Rest e Basta apparvero d’improvviso dietro l’angolo.

Nessuno avrebbe potuto dire quale dei due gruppi fosse più sorpreso di 
vedere l’altro con l’unica differenza che Bueller, Xyr e la Graahn 
sembravano non avere la minima idea di chi fossero i colleghi. Lo 
stupore generale aumentò quando due uomini armati apparvero a breve 
distanza dietro Basta e Rest.

Nella confusione generale di grida e civili che tentavano di appiattirsi 
contro le pareti, prima che Rest o Basta potessero reagire in alcun 
modo, una delle guardie fece fuoco. Un lampo di energia proruppe dalla 
sua arma, attraversò il corridoio diretto probabilmente al vulcaniano e, 
nel parapiglia generale, centrò la Graahn in pieno petto.

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