[Stml17] [8.04 – Graahn – Caccia al topo]

Silvia Brunati sbrunati a gmail.com
Lun 18 Set 2017 18:52:24 CEST


Non ha bisogno nemmeno di ordinarlo capitano! :D

Bel pezzo!

Silvia

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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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Il giorno 18 settembre 2017 18:27, Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com>
ha scritto:

> Hanno sparato a Melanne? Stiamo scherzando?
> Lon hai l'autorizzazione ad uccidere.
>
> Bel pezzo brava!
>
> *Sent:* Monday, September 18, 2017 at 3:32 PM
> *From:* Maddalena <vampitrill a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] [8.04 – Graahn – Caccia al topo]
> Eccomi, scusate il ritardo.
> Spero vi piaccia. La situazione è un po' un casino e non sapevo bene come
> proseguire.
>
> Maddy
>
> ------------------------------------------------------------
> -------------------
>
>
>
> *Nuwe Berria - Sa No Y Park - 31 Agosto 2397 - Ore 15:12*
>
>
>
>
>
>
>
> “Questa volta le coltellate toccano a lei,” commentò debolmente Rodriguez,
> indicando la rossa al suo fianco. “Per questa settimana, io ho già dato.”
>
>
>
> Caytlin gli rifilò un’occhiata metà offesa, metà perplessa, poi si voltò
> verso Luna, in piedi alle sue spalle. “Non è come credi…”
>
>
>
> “Non è come credo? Vuoi dire che non sei venuta a letto con me per
> fregarmi?” chiese l’altra in un tono che assomigliava pericolosamente ad un
> ringhio.
>
>
>
> “Beh, forse c’è stata una componente anche di quello… all’inizio… ma…”
>
>
>
> “Ma poi hai scoperto il grande trasporto che provi per me?”
>
>
>
> “Non avrei mai voluto ferirti.”
>
>
>
> “Nemmeno io, per cui tranquilla, non ho nessuna intenzione di accoltellare
> te o il tuo socio,” aggiunse con un’occhiata a Rodriguez, il quale tirò un
> leggero sospiro di sollievo. “Uso direttamente i denti.”
>
> Il sospiro di Paulo gli si incastrò in gola. “Ok, non è il caso di essere
> precipitosi…”
>
> “Esigo precipitosamente una spiegazione!”
>
> “E l’avrai,” assicurò Caytlin.
>
> Rodriguez annuì stancamente. “Forse è il caso, prima che ci faccia a pezzi
> e ci divori il fegato.”
>
>
>
> *USS Hope – Bar principale – 31 Agosto 2397 – Ore 16.32*
>
>
>
> Strauss digitò rapidamente il proprio codice di sicurezza al terminale,
> accedendo al computer principale, e richiamò le registrazioni del
> teletrasporto della squadra di sbarco che era risalita dal pianeta due
> giorni prima. Scorse i dati, le sopracciglia aggrottate, finchè non trovò
> quel che stava cercando. Fischiò sommessamente, quindi inserì un secondo
> codice di comando per cancellare la registrazione del suo accesso a quei
> dati. Spende il terminale e per qualche istante rimase immobile,
> riflettendo su quel che aveva appena letto, su ciò che comportava e su
> quello che avrebbe dovuto fare in seguito.
>
> Si chiarì la voce e premette il comunicatore.
>
>
>
> “Strauss a dottor Eriksen.”
>
> Il secondo della Graahn rispose quasi immediatamente. =^= Qui Eriksen,
> Signore. =^=
>
> “Dottore, se non è in servizio, può raggiungermi al bar?  La signorina di
> cui mi parlava si è rifatta viva.”
>
> La voce di Eriksen gli sembrò compiaciuta. =^= Arrivo. =^=
>
>
>
> *Nuwe Berria - Esi Bhe Della Hospital - 31 Agosto 2397 - Ore 17:09*
>
>
>
> Il corridoio in cui Melanne li condusse era ben illuminato, ciò nonostante
> aveva l’aspetto tetro e l’atmosfera pesante di un rifugio sotterraneo
> antibellico. O di una galleria da olofilm dell’orrore, di quelle dalle
> pareti macchiate di sangue e dalle stanze laterali piene di pazzi armati
> d’ascia. Tuttavia, le lunghe pareti di cemento grigio verdastre erano
> spoglie e investite dalla luce fredda proveniente dall’altro in modo tale
> che nessuna ombra pareva potersi formare e nessun maniaco omicida poteva
> quindi celarvisi.
>
> Inoltre, Melanne li precedeva rapida, osservando dritto davanti a sé.
> L’espressione tesa sul suo viso aveva tutt’altra origine.
>
> A metà circa del corridoio, prese una svolta a destra, entrando in un
> passaggio laterale che terminava con una porta di metallo al lato della
> quale era visibile un piccolo pannello di controllo. Melanne si infilò la
> mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un badge laminato, lo passò
> sul lettore e spinse la porta con la spalla, tenendola aperta mentre Xyr e
> Bueller entravano.
>
> Le luci si accesero automaticamente, illuminando quella che sembrava un
> incrocio tra una sala caldaie e un’ingombra lavanderia.
>
> Ferris si osservò intorno per quale istante, insieme perplesso e
> compiaciuto per un motivo non ben chiaro nemmeno a lui.
>
>
>
> “Quando le ho chiesto se c’era un posto per parlare immaginavo più un
> ufficio. O una di quelle salette dove si spogliano le infermiere…”
>
> Xyr roteò gli occhi, Melanne strinse leggermente i suoi.
>
> “Credo… che ci ascoltino,” disse, l’infermiera.
>
> “Chi?”
>
> “Non ne ho idea.”
>
> “Allora come fa a dire che ci stanno ascoltando?”
>
> Melanne scosse la testa. “Non so nemmeno perché l’ho detto… non so nemmeno
> perché lo sto dicendo a voi. Ma c’è qualcosa di… non so come definirlo…”
>
> “Sbagliato?” le venne in aiuto Bueller, sembrando stupito lui stesso di
> quel che aveva appena detto.
>
> Melanne annuì lentamente. “Sì, sbagliato. Stanno accadendo delle cose che
> non riesco a spiegarmi e ho come l’impressione di non potermi fidare di chi
> ho intorno, per questo vi ho portato qui, invece che in un ambulatorio.”
>
> “E non crede che si insospettiranno a vederci scendere quaggiù?” domandò
> Xyr.
>
> “Perché crede che vi abbia fatto venire qui adesso, con la confusione del
> cambio turno, invece che stamattina? Facendovi passare dal parcheggio
> invece che dall’atrio principale?”
>
> “In una lavanderia?”
>
> Melanne si guardò intorno. “In teoria è uno dei locali che ospitano le
> attrezzature tecniche, ma il personale ci tiene la biancheria di riserva.
> E’ più vicino del magazzino.”
>
> Xyr parve sul punto di dire qualcosa riguardo alle violazioni di
> regolamento perpetrate dal personale che usava come deposito una zona
> riservata solo per risparmiare tempo ma Bueller la interruppe.
>
> “Allora, di cosa ci voleva parlare?”
>
> “Mi avete chiesto voi di scendere quaggiù,” fece notare Melanne.
>
> “Non esattamente. E, comunque, lei porta qui tutti gli sconosciuti che le
> chiedono un colloquio?”
>
> “Non so per quale motivo, voi non mi sembrate degli sconosciuti.”
>
> “Esattamente,” si inserì Xyr. “Ha parlato di fatti accaduti che non sa
> spiegarsi, Di cosa si tratta?”
>
> Melanne parve indecisa per un momento, come se fosse in corso una sorta di
> dibattito interno tra la parte di lei che la spingeva a fidarsi
> istintivamente di quei due e la parte razionale che si chiedeva che diavolo
> ci faceva laggiù con loro. Poi iniziò a raccontare ciò che era accaduto a
> Rodriguez.
>
>
>
> *Nuwe Berria - Zona detentiva (ubicazione ignota) – 31 Agosto 2397 -
> Ore17:32*
>
>
>
> Rimanere sempre avanti ai loro inseguitori era sembrato facile all’inizio,
> specialmente a causa dell’apparente vastità della costruzione in cui si
> trovavano. Tuttavia, dopo i primi momenti di calma, trovarsi in fuga come
> topi in un labirinto da laboratorio, liberi di muoversi ma in trappola,
> almeno per il momento, iniziava ad essere frustrante. Frustrante e
> fisicamente impegnativo.
>
> Le condizioni di Basta erano piuttosto buone, non di meno il processo cui
> era stato sottoposto e il relativo riemergere dalle profondità della sua
> psiche - per non parlare del cazzotto di Rest in piena faccia -
> cominciavano a farsi sentire.
>
> Il vulcaniano, da parte sua, nonostante la propria superiore prestanza
> fisica, cominciava a risentire del prolungato sforzo e delle ferite che
> aveva riportato durante la sua prima fuga. Lon gli aveva sistemato la
> spalla, riportando l’articolazione in sede, tuttavia non c’era molto altro
> che potesse fare.
>
> Il corridoio che stavano percorrendo era vuoto, in tutti i sensi. Le
> pareti di cemento grezzo illuminate dall’alto erano intervallate da porte
> di metallo ad apertura elettronica, provviste di pannello su cui strisciare
> il badge. Non avevano provato ad aprirne alcuna nel timore che il sistema
> centrale rilevasse un tentativo di accesso e smascherasse la loro presenza.
>
> A parte le porte, il corridoio era deserto. Nessuna colonna, nessun
> anfratto, niente che potesse fungere da riparo nel caso li avessero trovati
> e avessero aperto il fuoco su di loro. Non era un’eventualità imminente,
> entrambi lo sapevano grazie all’udito ipersviluppato del vulcaniano e alle
> percezioni telepatiche di Basta, ma ciò non significava che la loro
> posizione fosse tatticamente vantaggiosa.
>
> Il corridoio svoltò improvvisamente a destra e terminò bruscamente in
> un’ennesima porta metallica contrassegnata, rispetto alle altre, da un
> simbolo quadrato blu e nero che né Basta né Rest seppero riconoscere.
>
>
>
> “Credi sia questa?” domandò Basta in tono basso e secco.
>
> “Secondo i miei calcoli, le probabilità sono del 72,4%.”
>
> “Non così buone.”
>
> “Sufficientemente a nostro favore,” commentò atono Rest, estraendo il
> badge dalla tasca dell’uniforme. “Dovremo essere rapidi. E’ del tutto
> probabile che non appena apriremo questa porta rileveranno la nostra
> posizione.”
>
> “E abbiamo quasi il 30% di probabilità che non sia davvero un’uscita di
> sicurezza.”
>
> “Infatti.”
>
>
>
> Senza ulteriore indugio, Rest strisciò il badge. L’effetto fu immediato.
> Una luce rossa prese a lampeggiare rapidamente sul pannello accanto alla
> porta. Basta si era aspettato un allarme ma in qualche modo quella piccola
> spia scarlatta fu persino peggiore. La porta si aprì immediatamente dando
> su un pianerottolo, anch’esso di cemento, da cui partivano due rampe di
> scale, una verso l’altro e una verso il basso.
>
> Rest scattò verso l’alto.
>
>
>
> “Abbiamo un vantaggio di circa 4 minuti,” disse correndo su per i gradini.
>
> Se la situazione fosse stata meno drammatica, forse Basta gli avrebbe
> fatto notare quel ‘circa’. In quel momento impiegò invece tutte le sue
> energie per correre dietro al collega.
>
> Una rampa, due rampe, tre rampe. Quattro. Sei. Otto.
>
> Quando arrivarono in cima persino Rest cominciava a sembrare leggermente
> provato. Si trovarono davanti un’altra porta. Nessun pannello, una semplice
> maniglia a barra. Basta provò a spingerla, ma sembrava bloccata.
>
>
>
> “Stanno arrivando,” disse Rest.
>
>
>
> Basta annuì. Li avvertiva. Ma avvertiva anche qualcos’altro, al di là,
> oltre la porta. Avrebbe riconosciuto ovunque quei colori.
>
>
>
> “C’è qualcuno dall’altra parte,” comunicò all’altro, mentre entrambi
> spingevano per sbloccare la porta. Il battente infine cedette, aprendosi di
> schianto.
>
>
>
> *Nuwe Berria - Esi Bhe Della Hospital - 31 Agosto 2397 - Ore 17:37*
>
>
>
> Bueller stava spiegando a Melanne degli esami a cui avevano pensato Doohan
> e Tucci, quando lo schianto li fece voltare tutti e tre.
>
> Melanne si precipitò alla porta, tallonata da Ferris e Xyr.
>
>
>
> “Che diavolo era?” chiese lui, guardandosi rapidamente intorno come in
> cerca di un cartello indicatore. Qualunque cosa fosse, il suo istinto gli
> diceva che non sarebbe stato nulla di buono.
>
> “Non viene mai nessuno qui sotto,” rispose Melanne, facendo qualche passo
> lungo il corridoio.
>
> “Evidentemente qualcuno ci viene,” Xyr era stata l’ultima ad uscire dal
> piccolo locale, e a ragion veduta. “E credo sia meglio che non ci trovino
> qui.”
>
> “Veniva da là.” Melanne indicò di fronte a sé. “possiamo tornare indietro
> o…”
>
>
>
> Qualunque cosa stesse per dire venne interrotta da un rumore di passi di
> corsa sul cemento, poi Rest e Basta apparvero d’improvviso dietro l’angolo.
>
> Nessuno avrebbe potuto dire quale dei due gruppi fosse più sorpreso di
> vedere l’altro con l’unica differenza che Bueller, Xyr e la Graahn
> sembravano non avere la minima idea di chi fossero i colleghi. Lo stupore
> generale aumentò quando due uomini armati apparvero a breve distanza dietro
> Basta e Rest.
>
> Nella confusione generale di grida e civili che tentavano di appiattirsi
> contro le pareti, prima che Rest o Basta potessero reagire in alcun modo,
> una delle guardie fece fuoco. Un lampo di energia proruppe dalla sua arma,
> attraversò il corridoio diretto probabilmente al vulcaniano e, nel
> parapiglia generale, centrò la Graahn in pieno petto.
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> Ma questa storia dell'idolo è una cosa diffusa o solo tra le donne? F.
> Bueller (Xyr - 03.14 - Scacco matto)
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