[Stml17] [Xyr - 09.05] Soluzioni drastiche
Massimo Gallo
keranydd a gmail.com
Mar 23 Gen 2018 10:56:45 CET
Eccomi con il solito enorme ritardo.
Ho cercato di continuare sul cammino proposto nei precedenti pezzi magari
dando qualche ulteriore spunto a chi mi seguirà.
Nota per Ilenia. Come concordato ho aggiunto il pezzo su Rest come
discusso. Per ogni correzione sono a disposizione, se vuoi posso anche
riscriverlo.
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Pianeta Demone – Paelyrion - 06/11/2396, Ore 15:00
Ar Akul era seduto quasi completamente al buio su una sedia intarsiata e
ricca di preziosi velluti.
Stava osservando un liquido rossastro attraverso un grosso bicchiere di
vetro. Una luce fioca illuminava il suo viso.
“Credi possano aiutarci?”
Il Maestro non rispose alla domanda.
Due mani estremamente curate comparvero lentamente sulle sue spalle. Dita
affusolate e smalto rosso cremisi impreziosirono la visione.
Le mani scesero sul petto del Maestro mentre due labbra dello stesso colore
dello smalto comparvero accanto al suo orecchio.
“Ne sono certo.”
La figura femminile gli girò intorno e si sedette sulle gambe del Maestro.
La pelle diafana metteva in risalto il rosso delle labbra e i capelli neri
accuratamente acconciati facevano da cornice ad un viso dalla demoniaca
bellezza.
“Non ti sei mai fidato di chi non è del nostro stesso lignaggio.”
“Ho detto che sono certo ci aiuteranno.”
La donna passò le dita sul bordo del bicchiere.
“Sicuro sia solo quello? Sono qui solo per sistemare la tua preziosa
macchina e impedire che i tuoi fratelli ti trovino? La donna glaciale non
ha nulla a che fare con la tua scelta?”
Ar Akul si alzò violentemente in piedi e la donna cadde fragorosamente in
terra. Ad un gesto del Maestro le luci si accesero improvvisamente.
“Hai dei doveri da compiere. Vai e torna davanti a me solo quando te ne
darò il permesso. Sono stato abbastanza chiaro?”
La donna indietreggiò e scappò dalla stanza.
Il Maestro si avvicinò lentamente ad un tavolo e si versò altro liquido nel
suo bicchiere.
Pianeta Demone – Paelyrion - 06/11/2396, Ore 16:40
Xyr era seduta sul pavimento della cella di Tucci con la schiena appoggiata
al muro.
Lo osservava silenziosa.
La porta della cella era spalancata.
Ogni tanto l’andoriana guardava il corridoio di pietra che conduceva alle
scale, la loro unica speranza di fuggire da queste segrete.
Ogni volta che lo faceva spostava anche il suo sguardo ai lati della loro
porta.
Due massicci giganti di ebano armati di spade dalla lama ricurva facevano
da guardiani.
Aveva convinto il Maestro a poter passare del tempo con i suoi amici.
Ovviamente mai da sola.
Aveva fatto promesse di cui si sarebbe pentita, ma l’importante era
riuscire a tenere quel piccolo gruppo compatto.
Ogni concessione portava anche una richiesta. Ogni volta il Maestro
sorrideva compiaciuto. Più che un sorriso sembrava un ghigno. Ogni volta
più maligno.
Quell’essere si crogiolava per ogni pezzo che crollava della corazza morale
di Xyr.
Quello che il Maestro non sapeva era che Xyr avrebbe fatto qualsiasi cosa
pur di portare il suo equipaggio fuori di qui sano e salvo. Qualsiasi cosa.
Anche rinunciare a quello che le era stato sempre più caro.... se stessa.
“No no no, questa parte non dovrebbe essere qui. Ci sono leggi nella fisica
che davvero non possono essere stravolte. Insomma, dei capisaldi cui fare
riferimento.”
Xyr spostò la sua attenzione sul giovane terrestre che si stava lamentando.
Era la loro più concreta speranza di lasciare questo pianeta.
Dopo essersi ripresa dal crollo nervoso che l’aveva investita, si era messa
a ragionare.
Cosa sapevano? Nulla.
Dove si trovavano? Nessun indizio tranne che erano in un posto chiamato
Paelyron.
Chi era il Maestro? Non ne aveva la più pallida idea.
Cosa voleva? Zero informazioni.
Dopo aver sfogato la frustrazione riducendo a brandelli una sedia contro un
muro aveva ripreso il controllo di sè.
Quale poteva essere la loro unica forza qui dentro? Su cosa potevano
contare per trovare una soluzione al loro problema?
La conoscenza! Gli mancava la conoscenza! Non poteva fare ipotesi se non
sapeva su cosa farle.
Il suo unico indizio era disegnato su un muro di pietra e mattoni in una
cella nascosta in una segreta umida.
Tucci aveva la chiave per farli uscire.... Tucci, la persona con cui meno
era riuscita a connettersi. Un mistero umano spesso irritante.
Doveva però provarci. Per farlo doveva anche cambiare il suo approccio
spesso troppo diretto.
“Edison, puoi ripetere per favore?”
Tucci si voltò verso di lei.
“Vede qui, qui, qui e mmm sì anche qui. Non ricordo bene cosa ho visto, ma
di certo non questo. Voglio dire, è assurdo. Se epsilon riporta al vettore
quateriano e applichiamo il Teorema di Hystel-Grayon su questa struttura sa
cosa succede? Collassa. Non ha senso.”
Xyr osservò per un attimo le fitte equazioni con cui Tucci aveva arredato
tre delle quattro pareti.
Al centro c’era il disegno di quello strano macchinario.
Era stata una delle migliori nella maggior parte dei corsi accademici. La
sua mente era brillante, capiva senza grossi sforzi la maggior parte delle
equazioni quantistiche che all’Accademia le avevano insegnato. Era sempre
stata in grado di capire i principi che regolavano la fisica, la
matematica, le scienze in genere. Si era spesso vantata con se stessa di
questa sua fortuna.
Tuttavia ora stava guardando tre pareti piene di .... beh... numeri che
apparentemente non legavano tra di loro.
La mente di Tucci era a diversi livelli di eccellenza rispetto la sua. Quel
ragazzo era un genio.
Purtroppo era anche Tucci. Insopportabile, incoerente, chiuso, irritante.
Xyr strinse con le braccia le ginocchia al petto mentre osservava le pareti.
Qualsiasi sforzo stesse facendo restavano solo numeri.
Equazioni che viaggiavano su tre dimensioni. Forse quattro se considerava
il tempo.
Forse quattro....
Forse....
Si alzò di scatto quasi inciampando sul lungo vestito di broccato.
“Il tempo. Tucci, il tempo.”
Edison la guardò con quel suo sguardo vacuo.
“Mi aiuti a capire. Mi definisca un buco nero?”
Il terrestre la guardò con un’aria tra il compassionevole e l’irritato.
“Nella relatività generale è una regione dello spaziotempo con un campo
gravitazionale così intenso che nulla al suo interno può sfuggire
all'esterno, nemmeno la luce. La velocità di fuga da un buco nero risulta
dover essere superiore alla velocità della luce, ma poiché la velocità
della luce è un limite insuperabile, nessuna particella di materia né alcun
tipo di energia può allontanarsi da quella regione.”
“Bene, ora passiamo all’orizzonte degli eventi.”
Tucci sbuffò.
“Ma le sembra il momento di parlare di queste cose?”
Xyr strinse i pugni per cercare di mantenere la calma.
“Tenente Tucci. È un ordine. Orizzonte degli eventi.”
Edison scattò sull’attenti.
“La caratteristica distintiva di un buco nero è la comparsa di un orizzonte
degli eventi: un confine spazio-temporale attraverso il quale una qualsiasi
particella di materia o una qualsiasi onda, compresa la luce, può passare
solo verso l'interno del buco nero. Nulla, nemmeno la luce, può sfuggire
dall'orizzonte degli eventi. L'orizzonte degli eventi è indicato come tale
perché, se un evento si verifica entro i suoi confini, le informazioni di
tale evento non possono raggiungere un osservatore esterno rendendo
impossibile determinare se si sia effettivamente verificato.... aspetti un
attimo Comandante.”
Tucci si voltò di colpo verso il disegno del macchinario. Cancellò con una
manica dell’uniforme strappata una serie di equazioni e cominciò a
riscriverle.
“No no no. Stiamo perdendo tempo. Non ha senso, continua a non aver senso.
Anche se consideriamo di modificare il tempo come se fossimo nell’orizzonte
degli eventi in un buco nero...”
“Due....”
Tucci si voltò verso Xyr.
L’andoriana si schiarì la voce e continuò.
“Due buchi neri. Stiamo osservando una zona di spazio con due buchi neri.”
Tucci spalancò gli occhi come colpito da un fulmine.
“Geniale!!! Comandante, qui ci sono due buchi neri!! Tutte le leggi della
fisica devono essere riviste in quest’ottica! Devo riscrivere tutto. Tutto!
Qui non c’è più spazio.”
Il giovane terrestre cominciò a parlare con se stesso ad alta voce e corse
fuori dalla cella.
I due guardiani si mossero veloci per fermarlo, ma Tucci si dimostrò agile
e veloce. Li evitò, li costrinse inconsciamente a sbattere tra di loro. Si
bloccò per un attimo osservandoli a terra intralciarsi l’un l’altro. Rubò
veloce una specie di piccola lama dalla cintura di uno dei due.
Xyr trattenne il fiato per qualche istante. Forse poteva sfruttare la cosa
per liberare i due prigionieri.
Edison poteva correre verso le scale e lei e Luna potevano seguirlo.
Bastava approfittare della situazione creatasi. L’adrenalina le si bloccò
però immediatamente in corpo.
Tucci era ripartito di corsa e qualche passo dopo si era fermato, aveva
aperto un’altra cella e ci era entrato.
I due guardiani erano riusciti ad alzarsi ed ora osservavano l’interno
della stanza in cui Tucci era entrato.
Xyr corse vicino a loro e guardò dentro.
Tucci stava scrivendo freneticamente sul pavimento della nuova cella
utilizzando la punta della lama che aveva rubato.
“Comandante, qui è perfetto. Grazie. Le pareti sono pulite. Ora ho un po’
di spazio e devo dire questa lama funziona davvero bene.”
Xyr si appoggiò allo stipite della porta e scambiò uno sguardo con uno dei
giganti d’ebano. Questo scosse la testa quasi commiserandola.
Una forte risata proveniente dalla cella di fronte chiarì che anche Luna si
era goduta lo spettacolo.
Xyr la osservò e per un istante un sorriso increspò il viso dell’andoriana.
USS Hope – Infermeria - 06/11/2396, Ore 18:20
=^=Caytlin a Dottoressa Graahn.=^=
Melanne alzò istintivamente lo sguardo dallo schermo medico sopra il
lettino del Guardiamarina Lafitte.
Un accenno di rossore le comparve sul viso al pensiero di cosa aveva visto
cominciare qualche ora fa sul ponte ologrammi tra Caytlin e Rest.
“Qui Graahn. Mi dica consigliere....”
=^=Servirebbe urgentemente un’equipe medica qui in sala ologrammi. Rest sta
morendo.=^=
Melanne reagì secondo automatismi ormai rodati.
“Arriviamo. Graahn chiudo. Guardiamarina Gotek, venga con me di corsa in
sala ologrammi 2. Computer, attivazione MOE su Ponte ologrammi 2. Modalità
pronto intervento.”
**Cosa hanno combinato quei due.**
Il turbolift ci stava impiegando un tempo infinito ad arrivare al piano del
ponte ologrammi. Melanne non si era azzardata a far trasferire Rest con il
teletrasporto.
Non sapeva la situazione clinica e dentro di sè aveva avuto anche il
terrore di ritrovarsi Rest e Caytlin teletrasportati nudi in infermeria.
Meglio un approccio diverso.
La porta del ponte ologrammi si aprì finalmente davanti a lei e al suo
assistente.
Nessun programma attivo.
La stanza era spoglia e al centro Rest era a terra coperto di sangue.
Caytlin era in piedi al suo fianco mentre il MOE era inginocchiato a terra
accanto al corpo del tattico.
Melanne lanciò uno sguardo verso la consigliera.
Caytlin non stava sorridendo. Per una volta sembrava davvero preoccupata.
Melanne si avvicinò veloce a Rest e al MOE.
“Situazione!”
Il MOE rispose senza scomporsi.
“Otto costole fratturate. Collasso polmone destro. Gravi danni al
padiglione auricolare sinistro. Frattura scomposta clavicola destra.
Tendini polso sinistro lacerati. Esteso ematoma all’addome che necessita di
ulteriori indagini. Quattro profonde ferite da taglio alla schiena. Tre
dita del piede sinistro in gravissime condizioni. Un profondo taglio alla
mano destra.”
Melanne si voltò verso Caytlin allibita.
La risiana guardò per la prima volta la dottoressa.
“Non è come pensi. Cioè è quello che pensi, ma non come credi. Insomma. Si
salverà vero?”
La dottoressa Graahan si voltò incerta verso il Guardiamarina Gotek e il
MOE.
“Andate in infermeria, arrivo subito.“
Gotek fece un lieve cenno del capo e ordinò al computer un teletrasporto di
emergenza.
Melanne si alzò lentamente con il viso preoccupato.
“Cosa è successo? Caytlin devo saperlo. Devo chiamare Lon? Ti prego dimmi
che non sei stata tu.”
Caytlin sospirò un secondo.
“Computer, attivare programma Caytlin 3B-Vulcano.”
La stanza cambiò lentamente aspetto. Un ambiente montagnoso e secco prese
il posto delle pareti nere. La temperatura salì improvvisamente. Accanto
alle due donne comparve l’ingresso di una grotta.
“Dottoressa, benvenuta su Vulcano. Ho creato questo ambiente familiare per
aiutare Rest a superare la fase del suo Pon Farr. Come avrai intuito volevo
aiutarlo a superare la febbre del sangue.”
Melanne si guardò attorno.
“Non volevo assolutamente entrare nel merito della cosa. Seriamente.
Diciamo che per me i costumi sessuali dei Risiani sono troppo aperti. Però,
stavolta forse hai esagerato.”
Caytlin sorrise.
“Come saprai ci sono tre modi per mettere fine al Pon Farr. Un’intensa
meditazione è sicuramente il primo verso cui Rest si è diretto. Con Xyr
scomparsa c’era poco da fare. La mente di Rest era concentrata su altro. Ho
solo pensato che il secondo metodo fosse la scelta più corretta.”
Melanne sospirò.
“Se lo dici tu.”
Caytlin appoggiò una mano alla parete di roccia accanto a lei, come per
trovare un sostegno.
“Ero sicura Rest avrebbe ceduto. Lo stava per fare. Poi qualcosa è scattato
in lui e si è ritratto con violenza.”
Melanne notò in Caytlin una sensazione di dubbio.
“Se non soddisfano la febbre del sangue possono morire in 8 giorni. Mi hai
parlato di un terzo modo per mettervi fine.”
Caytlin si riprese e tornò gioviale.
“Beh, il terzo è il *koon-ut-kal-if-fee*, un combattimento rituale.”
Graahn si avvicinò a Caytlin.
“Seriamente non ne ho mai sentito parlare.”
Caytlin si allontanò dalla parete.
“Computer, attivare programma Caytlin 5E-Xyr.”
L’ambiente cambiò di nuovo.
Ora erano finite in una stretta radura innevata.
Le pareti attorno erano ghiacciate e la temperatura cadde di colpo. Melanne
si strinse le braccia intorno al corpo per trattenere il calore.
Accanto a loro comparve anche Xyr. L’abito che indossava era semplice,
leggero. Lasciava scoperte le spalle mentre il busto era coperto da una
strana corazza di pelle. Indossava degli stivali ricoperti di pelo. L’unico
indumento che potesse ripararla dal freddo.
Caytlin la guardò.
“Ed eccoci sul pianeta natale del nostro Primo Ufficiale. Come ti ho
accennato c’è davvero un terzo modo. Viene chiamata la *lotta di passione*
in cui un vulcaniano sfida qualcun’altro per una compagna. Il conflitto
inizia quando uno dei due maschi adulti desidera accoppiarsi con una
femmina durante il pon farr, o quando la femmina non vuole il maschio che
le era stato promesso durante l'infanzia. In questo scenario che avevo
preparato come piano di riserva ho creato un simulacro della nostra Xyr e
ho stravolto un po’ le regole.”
“Caytlin, cosa hai combinato? Perchè Rest è in infermeria?”
La risiana digitò qualcosa sul suo PADD e la temperatura intorno a lei e a
Graahn si fece più mite.
“Ho semplicemente creato una Xyr che non accetta Rest e che ha altri
interessi amorosi. La femmina può anche scegliere di combattere lei stessa
per il suo diritto alla libertà.”
“Altri interessi amorosi? Xyr? Cioè, voglio dire, ha interessi oltre al
regolamento? Non si spiega comunque quello che è successo a Rest. I
vulcaniani sono decisamente resistenti e forti. Sì, anche gli andoriani in
effetti.”
Caytlin prese una mano di Melanne e la guidò a spostarsi qualche metro più
in là.
“Computer, riproduci ultima simulazione a partire dalle 10:50 di oggi.
L’immagine cambio ancora.
Un confuso Rest stava osservando Xyr.
La febbre di sangue sembrava aver preso il sopravvento sulla lucidità
vulcaniana.
Melanne osservò per diversi minuti quello che era successo in quella stanza.
Il simulacro di Xyr aveva urlato in faccia a Rest in quello che la
dottoressa immaginò fosse vulcaniano. Aveva poi colpito il vulcaniano sul
petto allontanandolo da lei. Per diversi minuti si erano susseguiti urli,
strattoni e maldestri tentativi di approccio da parte di Rest.
Improvvisamente Xyr si era diretta verso Caytlin per afferrarla e
stringerla a sè. Poi aveva estratto da una cavigliera legata allo stivale
uno stiletto di metallo.
Aveva spostato della neve da un ceppo di legno. Vi aveva poggiato la mano
sinistra aperta e aveva guardato Rest negli occhi.
Il vulcaniano aveva ringhiato infuriato poi aveva poggiato la mano aperta
su quella dell’andoriana poggiata sul ceppo.
Aveva poi stretto lentamente l’altra mano intorno a quella di Xyr che
teneva l’elsa dello stiletto.
Si erano guardati negli occhi per pochi secondi e contemporaneamente
avevano calato la lama dello stiletto conficcandosela sul dorso delle mani
poggiate sul legno.
Da quel momento era cominciata una furiosa lotta violenta e barbara.
Melanne restò allibita a guardare il macabro spettacolo.
Per diversi minuti i due contendenti si erano colpiti senza risparmiarsi.
“Computer, fine registrazione.”
Melanne osservò la consigliera che aveva appena fermato quello scempio
virtuale.
“Sono andati avanti così per ore. Avevo disattivato le protezioni del ponte
ologrammi e Xyr era un ologramma. Rest non aveva alcuna possibilità. Non
credevo però avrebbe resistito così tanto. Ho cercato di bloccare il
programma, ma qualcosa non stava funzionando. Il computer non mi
rispondeva. A quel punto mi sono accorta che Rest mi stava guardando. Per
un attimo mi era sembrato di nuovo in sè. Durante il combattimento era
riuscito a inserire vocalmente nel computer un suo comando che impedisse a
me di bloccare il programma. Sono rimasta a guardarli finchè Rest non si è
arreso. A quel punto il programma si è interrotto e sono riuscita a
chiamarti. Il resto lo sai.”
Graahn osservò il volto del vulcaniano bloccato dal fermo immagine, poi
corse fuori dal ponte ologrammi per dirigersi in infermeria.
USS Hope – Bar di Prora - 06/11/2396, Ore 20:05
“State scherzando vero? Questa sarebbe l’energia che vi serve? Sapete che
corrisponde a quella di un piccolo sole, vero?”
Doohan stava leggendo i dati sullo schermo del PADD che la sezione
scientifica gli aveva appena inviato.
=^=Lo sappiamo purtroppo, ma secondo i calcoli fatti non ci sono grosse
alternative.=^=
Aveva staccato 15 minuti per riprendere fiato. Aveva ricalibrato tutta la
nave seguendo da ore le richieste che gli arrivavano da ogni sezione. Tutta
la Hope era focalizzata nel riorganizzare le varie sezioni per poter
spostare le risorse energetiche in sala macchine. Due giorni fa gli era
stato proposto dal Capitano un piano di riottimizzazione che avrebbe
portato a utilizzare i deflettori per... non ricordava esattamente le
parole di Bueller, ma era qualcosa tipo *utilizzare i deflettori come
apriscatole cosmico*. Aveva chiesto qualche spiegazione e dall’interfono
Bueller gli aveva detto che dovevano farsi strada a forza attraverso una
nebulosa per accedere ad un’altra realtà. Stranamente, in sottofondo alle
parole del Capitano, aveva sentito delle onde che morivano dolcemente sul
bagnaschiuga.
Aveva evitato di fare ulteriori domande.
Ora era seduto al Bar a cercare di riflettere da solo. Era davvero troppa
l’energia richiesta dalla sezione scientifica, davvero troppa. Anche
stravolgendo la Hope non avrebbe potuto arrivare a quel quantitativo.
Certo, avendo a disposizione un invertitore Tukoniano e magari un paio di
quei Cristalli Thaser che aveva visto in quella conferenza di Tholian II
avrebbe fatto il miracolo. Erano anche illegali in 7 mondi su 10, quindi
era un piano da scartare.
Sul tavolo comparvero due piccoli bicchieri contenenti un liquido ambrato.
Strauss era in piedi accanto al tavolo di Doohan.
“Capitano! Grazie. Uno può bastare, davvero. Mi volevo fermare solo 10
minuti.”
Strauss guardò il giovane ingegnere.
“Stia qui seduto, l’altro bicchiere non è per lei.”
Doohan guardò il Barista ebetito. Era solo al bar.
La porta della stanza si aprì e Rodriguez fece il suo ingresso baldanzoso
come sempre.
“Buonasera Capit... ehm Signor Strauss. Mi ha fatto chiamare?”
Strauss si avvicinò al nuovo arrivato.
“Quattro cose. Primo. Il cocktail sul suo tavolo l’ho deciso io, non
accetto critiche. Secondo. Dia a Doohan quello che vuole senza fare
domande. Terzo. Su questo PADD che le sto dando ha un mio ordine da
mostrare a chiunque le serva per portare la Hope dove vuole. Dobbiamo
tornare qui in non più di due giorni. Quarto. Lei non è mai stato qui.”
Strauss consegnò a Rodriguez un PADD e tornò ad occuparsi di faccende da
barista.
Rodriguez guardò Doohan e si sedette al suo tavolo.
“Amico mio, da dove cominciamo?”
Pianeta Demone – Paelyrion - 06/11/2396, Ore 23:15
Xyr era esausta. Tucci sembrava non patire invece la stanchezza di ore a
fare calcoli.
Le sembrava di essere qui da secoli.
Era nella cella di Luna adesso. L’aveva aiutata a mangiare qualcosa mentre
cercavano insieme di decidere come procedere.
Si sentiva frustrata. I suoi amici erano chiusi in una cella. Lei invece
era ben vestita, poteva accedere al cibo migliore, poteva dormire in un
letto comodo in una stanza calda. Si sentiva comunque in una gabbia dorata.
Aveva avuto tanta libertà da parte del Maestro. Troppa.
“Ho capito!!!!!!!”
Luna e Xyr si guardarono per un attimo, poi l’andoriana corse verso la
cella di Tucci.
“Comandante, è tutto chiaro. So a cosa serve la macchina e a come
sistemarla. Era semplicissimo.”
“È esattamente quello che volevo sapere.”
La voce del Maestro riempì roboante la piccola cella mentre la sua
imponente figura uscì come un fantasma da una delle pareti. Xyr e Tucci
rimasero impietriti dall’apparizione.
-------------- parte successiva --------------
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