[Stml17] [Lon Basta - 11-01] Pesi e Misure
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Mar 19 Giu 2018 09:32:47 CEST
Grazie mille a tutti! Arrossisco. :)
Silvia
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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Il giorno mar 19 giu 2018 alle ore 09:12 Massimo Gallo <keranydd a gmail.com>
ha scritto:
> Ma che pezzone!!!
> I personaggi "parlano" tra loro in modo naturale.
> La famiglia Hope si sta rafforzando e unendo.
> Bravissima.
> Per la missione ottimi spunti.
>
> Il lun 18 giu 2018, 17:59 Maddalena <bryn.lwellelyn a gmail.com> ha scritto:
>
>> Bello bello bello!
>>
>> Il 18/06/2018 15:36, Silvia Brunati ha scritto:
>>
>> Ciao,
>> seguendo la scia di Massimo, ho deciso di mantenere il tono riflessivo
>> con appena una punta di ironia. Spero vi piaccia.
>>
>> Silvia Br.
>>
>> ****
>>
>> *USS Hope – Sala Ologrammi – 08/04/2397, ore 16:00*
>>
>> Lon Basta era chino sull’ingegnere capo che stava armeggiando con il
>> pannello.
>>
>> “Non accelero se mi sta con il fiato sul collo tenente.” Sbuffò
>> spazientito dopo un po' Doohan.
>>
>> “Non le sto mettendo fretta, le sto dando supporto morale,” ribatté Basta
>> con aria innocente. Non era certo colpa sua se il terremoto che devastava
>> la pianura che era la mente dell’ingegnere capo risvegliava il suo lato
>> peggiore. La mente di Doohan era un placido panorama campano quando era
>> solo, diventava terremoto quando si innervosiva e si faceva invece,
>> acquazzone quando era in compagnia di una donna. Questo suo continuo
>> cambiamento emotivo divertita Lon Basta normalmente, in quel momento,
>> invece, scatenava la sua voglia di punzecchiarlo.
>>
>> “Dovrei essere in sala macchine a seguire le riparazioni invece che qui a
>> lavorare per lei.” Borbottò il capo ingegnere
>>
>> Basta annuì, “lo so, per questo le sono grato del tempo che mi sta
>> dedicando capo,” lo ringraziò in tono fintamente gentile.
>>
>> Doohan si girò a guardarlo con aria scettica. “È per mostrarmi la sua
>> gratitudine che mi sta così addosso?”
>>
>> Continuando a sorridere Basta rispose secco. “Qualcuno è riuscito a
>> salire a bordo di questa nave, capo, superando i controlli di sicurezza,
>> qualcuno che ha ucciso una persona e rischiato di distruggere la Hope.
>> Crede sia il caso io vada altrove?”
>>
>> Doohan deglutì sotto il suo sguardo e tornò a lavorare sul pannello. “No,
>> no, incomba pure su di me quanto vuole.”
>>
>> “Allora ci siamo,” la voce di Rodriguez, dal tubo di jeffries aperto li
>> vicino, ruppe il silenzio carico di disagio che era seguito. Prima le sue
>> gambe, poi il suo corpo uscirono nel corridoio dove, il capo operazioni, si
>> prese qualche secondo per sfregarsi le mani come se le stesse pulendo dal
>> grasso, “il programma può essere riavviato e vedremo quello che è accaduto,
>> le registrazioni ci sono tutte. Come richiesto dal comandante Xyr, inoltre,
>> abbiamo i nostri tre geniali scienziati da mettere al lavoro per risolvere
>> il piccolo problema dello squarcio nello spazio. Come va qui?”
>>
>> Doohan lanciò un’occhiata eloquente a Rodriguez seguita poi da una
>> rapida a Basta e tornò al lavoro con un sospiro. Il capo operazioni spostò
>> lo sguardo dall’uno all’altro, poi prese il betazoide per il braccio.
>> “Permette una parola? Riguarda il fantomatico Fronte della Liberazione
>> Bromiano.” A quelle parole Basta si girò a studiare, oltre all’espressione,
>> il fitto movimento delle fronde che erano i pensieri di Rodriguez. A
>> confronto con il nervosismo di Doohan il contrasto era destabilizzante.
>>
>> “La ascolto,” rispose permettendo all’uomo di allontanarlo dall’ingegnere.
>>
>> “Che cosa sappiamo di loro?”
>>
>> “Nulla.”
>>
>> “Esatto! E non le sembra strano che non se ne sappia nulla?”
>>
>> Basta non disse nulla facendo cenno al capo operazioni di proseguire.
>>
>> “Esatto!” Esclamò Rodriguez come se lui avesse risposto, “non è possibile
>> che un gruppo di questo tipo e con simili intenzioni non smuova nemmeno una
>> voce, un commento, una chiacchiera ancor prima di agire. Invece nessuno ne
>> sa niente,” Si girò verso Basta come se fosse indeciso come proseguire, si
>> umettò le labbra e aggiunse abbassando la voce. “Quello che voglio dire è
>> che se avessi ipotetici amici di amici che hanno contatti con altri amici
>> di amici che puta caso fossero persone che amano informarsi, questi amici
>> di amici di amici di amici dovrebbero saperne qualcosa.”
>>
>> “E invece?”
>>
>> “Nada, niet, zero, nisba. Il Fronte della Liberazione Bromiano sembra
>> comparso all’improvviso dal nulla.” Commentò sconcertato Rodriguez
>> prendendo nuovamente Basta per il braccio, “e su Brom? Lei ha mai sentito
>> parlare di Brom?”
>>
>> Basta scosse nuovamente la testa, “mentre controllavo che il programma,”
>> proseguì Rodriguez, “fosse intatto e funzionante, del resto c’è stata
>> un’esplosione, mi sono chiesto da dove venisse fuori questo popolo?
>> Pianeta? Popolazione?”
>>
>> Fu la volta del betazoide di fermarsi, “niente?”
>>
>> Rodriguez strinse le spalle, “esistono almeno un migliaio di pianeti che
>> si chiamano Brom, con un’altrettanta varietà di numeri romani aggiunti dopo
>> o per nulla. Di questi, duecento sono sparsi nei vari sistemi solari e il
>> restante è fuori dal territorio federale. Devo continuare?”
>>
>> Lon si massaggiò la fronte, “lo farà lo stesso, anche se le dico di no.”
>>
>> “Esatto!” Esclamò soddisfatto Rodriguez, “ora secondo me, lei tenente,
>> dovrebbe guardarsi le registrazioni di tutti i test avvenuti in sala
>> ologrammi per studiare il comportamento dei due assistenti alla ricerca di
>> qualche indizio, qualcosa che ci dica chi erano questi individui.”
>>
>> “Era quello che avevo già intenzione di f..”
>>
>> “Nel frattempo,” lo interruppe il capo operazioni, “io cercherò di capire
>> come hanno fatto a comunicare con i loro complici, perché in qualche modo
>> devono pur aver fatto, era un attacco troppo coordinato, i tempi erano
>> troppo precisi perché non ci fosse nemmeno un contatto prima.” Spiegò per
>> poi sorridere all’improvviso. “Bella conversazione tenente, ottime
>> decisioni, continui così”. Diede un paio di pacche sulle spalle al
>> betazoide e s ne andò.
>>
>> Lon Basta rimase inebetito fermo nel corridoio fissando la schiena del
>> capo operazioni allontanarsi, dopo qualche istante strinse le labbra
>> riducendole ad una linea sottile e mormorò: “prima o poi lo ammazzo”.
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>> *USS Hope – Bar di Prora – 08/04/2397, ore 16:30*
>>
>> Luna sedeva al bancone con un mucchietto di arachidi che prendeva con due
>> dita per farle saltare verso un bicchiere vuoto. La maggior parte delle
>> volte centrava il bicchiere, solo un paio erano cadute fuori.
>>
>> “Il problema è che per quanto io mi impegni, non è mai abbastanza per
>> lei.”
>>
>> *Ping! *Un’altra arachide compì un arco in direzione del bicchiere.
>>
>> “L’altra sera le ho detto che se voleva potevamo fare qualcosa, uscire,
>> mangiare da qualche parte, prenderci del tempo per noi. E lei invece che
>> fa?”
>>
>> *Ping! *L’arachide colpì il bordo del bicchiere per poi, con un perfetta
>> evoluzione cadere all’interno.
>>
>> “Mi guarda con quel suo freddo cipiglio andoriano e mi dice: tenente
>> Jones, se non la finisce con questa farsa la faccio mettere agli arresti.
>> Agli arresti? Me? Sua moglie?”
>>
>> “Ti diverti un sacco, non è vero?” Con un ghigno Bueller afferrò una
>> delle arachidi cadute e la masticò teatralmente.
>>
>> “Immensamente,” risposte la pilota sogghignando a sua volta.
>>
>> “Prima o poi Rodriguez riuscirà a trovare il modo di rendere la cerimonia
>> nulla.”
>>
>> “Ma fino ad allora…” Luna fermò un’arachide con l’indice e le face
>> seguire un percorso a forma di cuore. Bueller sorrise, bevve un sorso dal
>> suo bicchiere e ne osservò il liquido all’interno.
>>
>> “Che c’è?”
>>
>> “Che c’è cosa?” Rispose lui guardandola accigliato.
>>
>> “E’ appena entrata quella guardiamarina che ci siamo contesi per giorni e
>> non hai fatto una piega.”
>>
>> “Dove?” Chiese subito il capitano guardandosi attorno. Luna gli posò una
>> mano sul braccio.
>>
>> “Che c’è?”
>>
>> Lui tornò a girarsi verso di lei sorridendo divertito.
>>
>> “Nulla, che cosa ci deve essere?”
>>
>> Per tutta risposta Luna gli diede un pugno sulla spalla.
>>
>> “Ahi!”
>>
>> “Cosa c’è?” Gli chiese quasi ringhiando. “L’ammiraglio non ha gradito?”
>>
>> “Non è colpa nostra,” rispose Bueller stringendo le spalle, poi studiò il
>> suo bicchiere quasi vuoto, “però…”
>>
>> “Alla prossima esitazione Ferris, giuro che ti stendo, gradi o meno.”
>>
>> Il capitano roteò gli occhi esasperato.
>>
>> “E’ solo che avrei davvero voluto che almeno per una volta non ci
>> fossero problemi.”
>>
>> Alla risata incredula di Luna sollevò il capo sorpreso.
>>
>> “Andiamo! Tu vivi per i guai, ci sguazzi dentro e se non ci sono, te li
>> vai a cercare Ferris! Ti annoi altrimenti.” Si fermò vedendo l’espressione
>> di Bueller, “E’ così no?”
>>
>> “Certo,” rispose subito il capitano, “hai ragione tu, mi annoierei
>> altrimenti.” Finì la sua bevanda tutta d’un sorso e posò il bicchiere
>> sul bancone. “Preferirei soltanto che i guai non venissero a cercarci
>> accompagnati da vittime”. Poi sorrise all’improvviso tornando lo stesso di
>> sempre, “alla prossima donna sposata.”
>>
>>
>>
>>
>>
>> *USS Hope – Infermeria – 08/04/2397, ore 16:30*
>>
>> Melanne Grahan digitò sul pannello per far rientrare la piattaforma sulla
>> quale era disteso il corpo del professor Grisd nel vano e si tolse la
>> cuffietta dai capelli con un gesto stanco.
>>
>> “Non ho nulla da aggiungere a quanto già detto al primo esame, tenente”,
>> commentò senza girarsi.
>>
>> Senza dire una parola Rest la seguì verso l’ufficio.
>>
>> “Devo attendere i risultati di alcune analisi,” aggiunse la dottoressa
>> provando un’inspiegabile desiderio di giustificarsi.
>>
>> L’ufficiale tattico attese che si sedesse prima di parlare. “Non sono qui
>> per il professore, conosco i tempi necessari a compiere un’autopsia
>> completa.” La sua espressione impassibile seguì i suoi gesti senza mostrare
>> alcuna emozione quando la vide alzarsi nuovamente per avvicinarsi al
>> replicatore. Scosse la testa quando lei fece un gesto per chiedergli se
>> volesse qualcosa da bere.
>>
>> “Sa cosa mi da più fastidio?”
>>
>> Educatamente Rest sollevò un sopracciglio come per invitarla a proseguire.
>>
>> “La morte inutile, le vite sprecate senza motivo, per un caso, un
>> incidente, un errore che si poteva evitare. Crede che gli assalitori
>> avessero pianificato di uccidere il professore?”
>>
>> “C’è un buon 65% di probabilità che in realtà volessero rapirlo, “
>> rispose Rest.
>>
>> La dottoressa annuì. “Quindi è stata davvero una morte inutile.”
>>
>> “Nessuna morte è inutile,” rispose Rest, “ognuna ha un peso.“
>>
>> Melanne fece un lievissimo cenno di assenso, poi bevve un sorso d’acqua e
>> posò con attenzione il bicchiere sulla scrivania. “Quando mi sono arruolata
>> sapevo quello cui sarei andata incontro, non ero e non sono spaventata da
>> quello che mi aspetta, altrimenti non avrei scelto questo percorso.”
>> Specificò come se temesse che lui dicesse il contrario. “Ci sono momenti
>> pero, in cui mi chiedo se tutto questo continuerà ad avere un senso. Lo
>> stesso che aveva all’inizio.” Non attese che Rest le rispondesse, “poi
>> accadono cose come questa, battaglie, scontri, feriti e momenti in cui non
>> hai il tempo per riflettere sul perché fai quello che fai, agisci e basta.
>> Solo dopo, quando sei sola, in quei momenti in cui il silenzio è il tuo
>> unico compagno, il peso di quello che ti è accaduto ti assale, e allora
>> capisci che fino a quando la strada che percorri ha senso per te, tutto il
>> resto non conta. Il mio percorso segue la giustizia, signor Rest, e vuole
>> che la morte del professore trovi giustizia. Non mi importa se si tratta di
>> fanatici o se la loro causa era giusta perché frutto di tante altre morti
>> prima di questa. Come ha detto lei, nessuna morte è inutile, non deve
>> esserlo la sua.”
>>
>> Restarono in silenzio per un po’ dopo quelle parole, infine la dottoressa
>> trasse un profondo respiro. “Prima ha detto di non essere venuto per
>> l’autopsia, mi dica cosa posso fare per lei.”
>>
>> “Volevo sapere se per caso avesse avuto modo di visitare gli assistenti
>> del professore o il professore stesso quando si sono imbarcati.”
>>
>> Melanne Grahan lo fissò per un istante perplessa, poi si raddrizzò di
>> scatto dimenticando tutta la stanchezza. “No, ma uno degli assistenti
>> soffriva di una forma di deficienza vitaminica ed è venuto in infermeria a
>> chiedere una dose di farmaco”.
>>
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>> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
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