[Stml17] [11.02 – Graahn – Scambi]
Maddalena
bryn.lwellelyn a gmail.com
Ven 29 Giu 2018 19:35:20 CEST
Ecco il mio brano.
Ho avuto qualche difficoltà a scrivere, non sapevo bene dove andare a
parare.
Spero vi piaccia.
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*USS Hope - Infermeria - 08/04/2397, ore 16:51*
Mentre scartabellava nel suo archivio alla ricerca dei dati relativi
all’assistente del professore, si sarebbe volentieri dato uno schiaffo
da sola per non averci pensato subito.
Tuttavia, Rest la stava guardando e la cosa sarebbe parsa strana.
Per qualche motivo, su cui avrebbe fatto meglio ad indagare onde evitare
di fare un’altra figura del genere di fronte al rigido vulcaniano sotto
il cui sguardo si sentiva a disagio già normalmente nel novantacinque
per cento dei casi, la cartella con le informazioni su quel particolare
paziente era finita sepolta da qualche parte in mezzo ad altre
scartoffie. A volte, specialmente in questi casi, Melanne rimpiangeva
terribilmente il buon vecchio metodo di archiviazione cartacea
soprattutto, probabilmente, perché non l’aveva mai sperimentato.
Tuttavia, il pensiero che in quel caso avrebbe dovuto cedere uno dei
locali dell’infermeria, con ogni probabilità il suo ufficio, e farne la
sede fisica di tutti i fascicoli fisici dei membri dell’equipaggio,
degli ospiti e di chiunque fosse mai passato di lì anche solo per caso,
le fece aggrottare le sopracciglia.
Rest stava già per domandare a che punto fosse la ricerca, quando la
cartella clinica si materializzò improvvisamente sullo schermo di fronte
alla dottoressa.
Si trattava di un file ignominiosamente corto.
La Graahn lo fissò per un istante con un’aria mista di delusione e
fiducia tradita sul bel viso.
Rest colse al volo il cambio di espressione.
“C’è qualcosa che non va, dottoressa?”
Lei si morse appena il labbro. “Non ne sono sicura.”
“Il che rende complesso trovare una soluzione a qualunque sia il suo
problema, dal momento che non è sicura ce ne sia uno.”
Melanne lo guardò stranita per un momento. “Il fatto è che sembra che il
dottor Stern, l’assistente del professore, non sia stato visitato.”
“Tuttavia lei ha detto che si è presentato in infermeria chiedendo un
farmaco di per una deficienza vitaminica.”
“Già, ed è strano. Non la deficienza vitaminica in sé, ma il fatto che
non sia stato visitato. Stern non fa parte dell’equipaggio per cui prima
di prescrivergli qualunque medicinale avremmo dovuto visitarlo.”
“E perché non l’avete fatto?”
“Non ero in infermeria quando è arrivato. Erano le 2.30 del mattino.”
“Un orario insolito,” osservò Rest.
“Altrochè. Sembra che il medico di turno abbia prescritto il medicinale
dietro presentazione di un documento emesso dal medico curante di Stern.”
Rest cambiò leggermente posizione, allacciando le mani dietro la
schiena. Per un momento i due si guardarono, lui in attesa di ulteriori
spiegazioni, lei con lo sguardo fisso sullo schermo.
“Secondo la procedura, avrebbe dovuto essere esaminato in ogni caso.
Voglio, dire, formalmente la presentazione del documento è sufficiente,
il regolamento lo prevede e richiede solo il recupero successivo e
l’aggiornamento della cartella clinica, ma io ho dato disposizione di
visitare sempre i pazienti.”
“Una sensata precauzione.”
A quelle parole, Melanne provò un patetico moto di soddisfazione.
“Tuttavia,” riprese, “Larth, il medico di turno, non l’ha fatto.”
“E per quale motivo?” domandò Rest.
“Su insistenza di Stern stesso. Non voleva essere esaminato,” rispose lei.
*USS Hope – Ufficio Capo della Sicurezza – 08/04/2397, ore 17.05*
Rodriguez aveva avuto ragione, naturalmente. Il Fronte di Liberazione
Bromiano non esisteva o, quantomeno, non esisteva fino a quel giorno
nessun dato, nessuna registrazione o notizia su di esso. Era un po’ come
se fosse comparso dal nulla esattamente per quell’occasione. E
naturalmente Rodriguez aveva ragione anche su un altro fatto.
Un’organizzazione terroristica non si mette su in un giorno e senza
generare nessun pettegolezzo, nemmeno negli ambienti interessati.
Lon Basta non dubitava che Paulo avesse pieno accesso ad una gran parte,
se non tutti, di quegli ambienti, ma tornato nel suo ufficio aveva
comunque voluto controllare di persona. Come capo della sicurezza aveva
la possibilità di sfruttare una serie di canali ufficiali – e alcuni un
po’ meno – e su questo fantomatico fronte di liberazione non c’era
nulla. Niente di niente.
Il Betazoide si appoggiò allo schienale, fissando lo schermo del terminale.
Com’era possibile?
Un’azione di quel genere richiedeva preparazione, coordinazione, per non
parlare dell’infiltrazione degli assistenti del professore. E i romulani
in tutto questo come c’entravano?
=^= Graahn a Basta. =^=
Lon portò automaticamente la mano al comunicatore. “Dimmi.”
=^= Puoi raggiungermi in ufficio? Io e Rest dobbiamo mostrarti una cosa. =^=
“Sto arrivando.”
Basta si alzò, girò intorno alla scrivania e raggiunse la porta proprio
nell’istante in cui il suo comunicatore trillava di nuovo.
=^= Rodriguez a Basta =^=
“Hai scoperto qualcosa?”
=^= Oh, ci puoi scommettere. =^=
*USS Hope - Infermeria - 08/04/2397, ore 17:43*
La Graahn era stata un po’ sorpresa di vedere arrivare anche Rodriguez
insieme a Basta, nel suo ufficio. La sua sorpresa era diventata ben poca
cosa, comunque, di fronte alla sconcerto che aveva provato quando
avevano tirato le somme delle loro scoperte congiunte.
“Ma… è possibile?”
“Questo ce lo dovrebbe dire il signor Tucci,” commentò Rest, le mani
ancora plasticamente allacciate dietro la schiena. “Attualmente, in ogni
caso, pare la risposta più plausibile. Quando hai escluso l’impossibile,
quello che resta, per quanto…”
“… improbabile deve essere la verità,” lo interruppe Paulo bruscamente.
“Sì, sì, lo sappiamo. La citazione umana più amata dai vulcaniani di
tutto il quadrante eccetera eccetera.”
Rest inarcò un sopracciglio. La Graahn guardò Basta. Il betazoide rimase
in silenzio per un istante.
“In ogni caso, credo sia ora di informare Bueller.”
*USS Hope – Ufficio del Capitano – 08/04/2397, ore 18.11*
**
“Non so se ho capito bene…”
Ferris, le sopracciglia lievemente aggrottate, fece passare lo sguardo
da uno all’altro dei quattro ufficiali riuniti nel suo ufficio. La
riunione inaspettata lo aveva, in un certo qual modo, riempito di
orgoglio per l’efficienza del suo equipaggio ma, francamente, non aveva
capito quasi niente di quello che gli avevano detto. E men che meno
aveva capito dove volevano andare a parare la Graahn e Rodriguez,
accomodati, la prima compostamente, il secondo decisamente meno, sulle
due poltroncine di fronte alla sua scrivania. Avevano parlato
praticamente in contemporanea, chiaramente piuttosto eccitati dalle loro
scoperte. Rest, in piedi dietro alla Graahn con l’aria del piantone in
area detentiva si era limitato a inarcare un sopracciglio nell’udire la
confusa esposizione dei fatti. Basta, poco di lato, pareva aspettare la
fine della spiegazione con espressione un po’ rassegnata.
“Allora, tutto è iniziato quando il signor Rest è venuto da me in
infermeria…”
“Veramente le cose si sono svolte in parallelo,” puntualizzò Paulo.
Melanne scosse una mano a zittirlo. “Sì, comunque, credevo che Rest
volesse mettermi fretta con l’autopsia e invece voleva sapere se avevo
avuto modo di esaminare il professore o i suoi due assistenti.”
“Prima della morte del professore,” si inserì Rest.
“Prima, certo.”
“E li ha esaminati?” domandò Ferris sporgendosi sulla scrivania.
“Certo che no. Proprio questo è il punto.”
“Se li avesse esaminati, non saremmo qui,” aggiunse Paulo.
“Ah, no?”
“No,” riprese la dottoressa. “Ma mi è venuto in mente che uno dei due è
venuto in infermeria qualche giorno fa a chiedere una dose di un farmaco
per la deficienza vitaminica.”
“E’ una cosa rara?” domandò Ferris, sempre più confuso.
“Oh, no. Ne soffre anche un membro dell’equipaggio, giù in sala macchine.”
“Davvero? Chi?”
Melanne rifilò un’occhiataccia a Rodriguez e proseguì. “Non essendo un
membro dell’equipaggio avrebbe dovuto essere visitato, ma non lo è stato.”
Per un momento Bueller inorridì all’idea di riferire quella violazione
di regolamento a Xyr, poi si ricordò che non avrebbe potuto incolpare lui.
“Stiamo parlando dell’assistente, vero?” domandò. “ E perché non lo è
stato?”
“Ha esplicitamente chiesto di non esserlo. La sua cartella medica è
stata richiesta come da procedura, e indovini cosa abbiamo trovato?”
Ferris scosse appena la testa e fece spallucce.
“Niente,” dichiarò la Graahn, trionfante.
“Niente,” le fece eco Rodriguez, dando una manata sulla scrivania.
“Assolutamente niente di niente.”
“Le dirò di più, non c’è niente su di lui o sull’altro assistente prima
che iniziassero a lavorare per il professore. Non esiste nessun
documento relativo a loro. Zero assoluto.”
“Credete sia per questo che non si è fatto visitare?”
“Tu ti faresti visitare se sapessi benissimo di avere qualcosa da
nascondere?” domandò Paulo.
“Tu ti fai visitare?”
“Mai, se posso evitarlo.”
Basta alle sue spalle si schiarì la gola.
“C’è dell’altro,” intervenne. “Io e Rodriguez abbiamo fatto qualche
controllo sul Fronte di Liberazione Bormiano e non abbiamo trovato nulla
nemmeno su questa organizzazione.”
“Il che è decisamente inaspettato, visto il livello di organizzazione
che hanno dimostrato,” disse Rest.
“In più, ho esaminato alcune delle registrazioni della sala ologrammi. I
due assistenti in un paio di occasioni si sono comportati in modo
bizzarro,” aggiunse Paulo. “Ho avuto la netta impressione che sapessero
bene cosa stavano facendo.”
“Non è questo che ci si aspettava da loro?”
Rodriguez scosse la testa. “Non così. In teoria l’esperimento del
professore è stato rivoluzionario, pionieristico. Ma quei due… davano
l’impressione di aver già eseguito dei passaggi.”
“Le impressioni umane sono spesso imprecise,” si inserì Rest, “ma in
almeno due occasioni diverse i due assistenti hanno eseguito alcune
procedure precedendo le istruzioni del professore.”
“E non potrebbero averle studiate in anticipo?”
Rest scosse la testa. “Alcuni passaggi si basavano su calcoli effettuati
al momento dal professore stesso. Non avrebbero potuto in alcun modo
prepararli in anticipo. A meno che non l’avessero già fatto in precedenza.”
Bueller si appoggiò allo schienale della poltroncina, la mente che correva.
“Voi state suggerendo che l’esperimento sia già stato effettuato?”
“E che se ha avuto successo, forse l’organizzazione con cui abbiamo a
che fare e o alcune delle persone coinvolte non provengano da questo
universo,” assentì Rest.
Per un attimo cadde il silenzio. “Ma quando… e dove?”
“Quando non lo so,” rispose Rodriguez. “Ma c’è un pianeta Borm
all’interno dell’ex spazio romulano.”
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