[Stml17] [12.00 - Graahn - La Grande Rivelazione]
Massimo Gallo
keranydd a gmail.com
Mar 30 Ott 2018 11:55:10 CET
Ho pianto dal ridere a quella frase buttata lì per caso :-) :-) :-)
Bellissimo brano Maddalena. Davvero.
Il giorno mar 30 ott 2018 alle ore 10:39 Bryn Lwellelyn <
bryn.lwellelyn a gmail.com> ha scritto:
> Si parla solo di quello a bordo.
>
> Il mar 30 ott 2018, 09:55 Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com> ha
> scritto:
>
>> Un brano veramente notevole... non ricordavo che la Graahn fosse una
>> trill, dovremo modificare l'immagine che è senza macchie.
>>
>> Bravissima Maddy!
>>
>> PS: Le mie abitudini di accomppiamento sono argomento di discussione? :D
>>
>>
>>
>> *Sent:* Monday, October 29, 2018 at 8:19 PM
>> *From:* Maddalena <bryn.lwellelyn a gmail.com>
>> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
>> *Subject:* [Stml17] [12.00 - Graahn - La Grande Rivelazione]
>> Dunque, un paio di precisazioni.
>>
>> Anche se nelle nuove missioni normalmente si inserisce la data odierna,
>> ne ho tenuto una di qualche giorno successiva a quella dell'ultima
>> missione. In pratica stiamo tornando sulla terra come da conclusione del
>> brano precedente.
>> Visto che ho avuto carta bianca, non volevo fare una cosa tipo imbarchi
>> ma ho comunque colto l'occasione per spiegare la reazione del personaggo
>> alla Grande Rivelazione. Ha iniziato SIlvia e immagino che altri lo
>> faranno, anche perchè pu avendone parlato qui brevemente mi sembra una cosa
>> abbastanza importante. Ho accennato brevissimamente alle reazioni di altri
>> personaggi ma non ho approfondito, non sapendo di preciso cosa si vuol
>> inserire. Se non andasse bene, lo sistemo.
>> Ho anhe inserito un altro spunto che nella mia idea potrebbe essere
>> l'inizio di un'avventura a sè ma che volendo si può anche ricondurre a quel
>> che sta succedendo o lasciar cadere, a seconda di come progredisce la
>> faccenda.
>> Ho fatto un po' fatica a scrivere, non sapevo bene come metterla giù.
>> Spero vi piaccia.
>>
>> ----------------------------------------------------------
>>
>>
>> *USS Hope - 14 aprile 2398, Ore 01.14*
>>
>>
>>
>> Nel sogno Rest stava ballando il valzer e a a Caytlin la cosa sembrava
>> assolutamente naturale.
>>
>> Più tardi, a mente sveglia, si sarebbe detta che effettivamente la cosa
>> non avrebbe dovuto stupirla più di tanto. Non che Rest le sembrasse il tipo
>> di persona che frequenti abitualmente le sale da ballo ma, nelle giuste
>> condizioni, perché mai non avrebbe dovuto danzare?
>>
>> Certamente possedeva l’abilità e la coordinazione per farlo e se gli
>> fosse stato ordinato con una buona ragione o la situazione lo avesse
>> richiesto – ad esempio ad un incontro diplomatico ufficiale – certamente lo
>> avrebbe fatto.
>>
>> Nel sogno, tuttavia, si stupì della sua mancanza di stupore.
>>
>> Sapeva che si trattava di un sogno e, in un certo senso, temeva quello
>> che sarebbe potuto accadere in quello strano modo in cui si teme a cosa si
>> potrebbe assistere quando si è consapevoli che è la propria mente a
>> determinare la realtà intorno a noi.
>>
>> Per il momento, comunque, a parte il valzer, non stava accadendo nulla.
>>
>>
>>
>> La stanza in cui si trovavano era circolare e ampia, soffusa di una luce
>> tenue appena sufficiente a vedere il contorno dei mobili e completamente
>> deserta, a parte loro due.
>>
>> La musica sembrava provenire da ogni direzione e da nessuna in
>> particolare. L’ambiente era piacevole e, a parte quello strano senso di
>> timore generato dalla consapevolezza di stare sognando, Caytlin stava
>> piuttosto bene.
>>
>>
>>
>> Rest la superava in altezza di un buon venti centimetri, eppure i loro
>> movimenti risultavano straordinariamente aggraziati. Lui la allontanò
>> leggermente da sé, tenendole la mano per farla piroettare e Caytlin sollevò
>> appena l’orlo dell’abito lungo e setoso, di un morbido blu notte, che
>> indossava eseguendo passi che non sapeva di conoscere.
>>
>>
>>
>> “Tutto questo è alquanto… insolito,” commentò Rest, nel suo elegante
>> smoking, con l’assoluta mancanza di inflessione che solo i vulcaniani sanno
>> mettere nelle loro affermazioni, qualunque sia l’argomento in discussione,
>> dalla geometria dei campo di curvatura alle abitudini di accoppiamento di
>> Bueller.
>>
>> “Non è reale,” rispose lei, mentre tornavano a danzare allacciati.
>>
>> “No, non lo è. Si tratta di un sogno.”
>>
>>
>>
>> Tornò il silenzio, l’unico rumore, oltre alla musica, era costituito dai
>> loro passi sul pavimento lucido.
>>
>> Non è che la conversazione spumeggiante fosse il punto forte di Rest,
>> nemmeno durante le loro ore di veglia. In qualche modo, però, Caytlin si
>> aspettava che la versione di lui proiettata dal suo inconscio sarebbe stata
>> più incline alle chiacchiere.
>>
>> Non lo era.
>>
>> La musica scemò lentamente e tacque. Loro conclusero la figura e si
>> fermarono. Rest le fece un mezzo inchino, ma non si sbilanciò fino ad
>> arrivare ad un baciamano.
>>
>> Caytlin non sapeva se congratularsi con se stessa perché anche il proprio
>> inconscio aveva inquadrato con esattezza il carattere di Rest o essere
>> delusa.
>>
>> Rimasero in piedi per qualche istante, l’uno di fronte all’altra. Rest
>> inarcò leggermente un sopracciglio.
>>
>>
>>
>> “Stiamo attendendo qualcosa?”
>>
>> “Di svegliarmi,” rispose lei con la vaga impressione che ci fosse
>> dell’altro.
>>
>> Poi la luce si spense.
>>
>>
>>
>> *USS Hope – Ufficio Tenente Rodriguez – 14 aprile 2398, ore 8.15*
>>
>>
>>
>> “Del cioccolato? Perché non lo replica?”
>>
>>
>>
>> Per un folle attimo, Paulo pensò che la Graahn stesse usando un qualche
>> gergo segreto che lui non conosceva per chiedergli di rimediarle un carico
>> di droga. Non che lui, nel caso, non avrebbe saputo dove mettere le mani,
>> ma il fatto che fosse proprio la trill a chiederglielo gli faceva un po’
>> impressione. Senza contare che Basta l’avrebbe ammazzato.
>>
>>
>>
>> “Se volessi del cioccolato normale lo replicherei,” spiegò lei come se
>> fosse ovvio. “Ma vorrei del cioccolato aldebarano e quello non si può
>> replicare.”
>>
>>
>>
>> Effettivamente il cioccolato aldebarano non si poteva replicare ed era
>> anche piuttosto raro. E perfettamente legale, motivo per cui Paulo non se
>> ne era mai interessato più di tanto. Non pensava che sarebbe stato
>> difficile reperirlo, era solo che la Graahn, sempre così ligia alle regole,
>> non era mai venuta da lui a chiedere niente prima di quel momento.
>>
>>
>>
>> “Non per impicciarmi, ma perché non se lo compra alla prima occasione?”
>>
>> “Diciamo che è il mio modo per sfogare lo stress. E sono stressata
>> adesso,” aggiunse a mo’ di ulteriore spiegazione.
>>
>> “Beh, a ognuno il suo. Qualcuno il cioccolato, qualcuno l’alcol,
>> qualcuno… beh.” Tossicchiò ripensando alla conversazione con Basta. “Nessun
>> problema, dottoressa. Però avrà il suo costo.”
>>
>> Melanne si sporse leggermente in avanti, verso l’altro. Fu un movimento a
>> scatti, come se tentansse di essere minacciosa ma non avesse bene idea di
>> come riuscirci. E non ci riuscì, così parve rinunciare e tornò ad
>> appoggiarsi allo schienale. “Si ricorda quel discorso che abbiamo fatto sul
>> non farsi visitare quando si ha qualcosa da nascondere?”
>>
>> Paulo sbuffò. “Non vedo cosa dovrei nascondere… o meglio, cosa dovrei
>> nascondere che una visita di routine possa rilevare,” aggiunse dopo un
>> istante, poi parve ripensarci di nuovo. “No, ok. Mi ha convinto. Un mese.”
>>
>> “Due settimane. La metto in fondo alla lista, è il massimo che posso
>> fare.”
>>
>> “Andata.”
>>
>>
>>
>> *USS Hope, Hangar navette – 14 aprile 2398, Ore 09.22*
>>
>>
>>
>> “Glielo faccio sistemare a mano, poi lo ammazzo,” borbottò Luna. “Anzi,
>> prima lo ammazzo e *poi* glielo faccio sistemare.”
>>
>> “Non è messo tanto male,” tentò Ferris in tono incoraggiante.
>>
>> “Insomma…” commentò Paulo con occhio critico.
>>
>>
>>
>> L’Akesh effettivamente non aveva un bell’aspetto. Ricordava più una
>> lattina schiacciata che il vascello scattante e veloce che era stato prima
>> di essere rubato. Sistemarlo a mano non sarebbe stato possibile nemmeno
>> volendo, vivo o morto che fosse Basta durante i lavori, qualunque fossero i
>> pezzi che Paulo sarebbe stato in grado di recuperare.
>>
>> Ferris non aveva il cuore di dirlo.
>>
>> Luna lo sapeva ma in quel momento, nonostante tutta la sua tempra,
>> ammetterlo faceva troppo male.
>>
>> Fu Paulo a calare la scure.
>>
>>
>>
>> “Se ti interessa conosco un tizio che conosce un tizio che conosce un
>> altro tizio il cui fratello potrebbe procurartene uno nuovo praticamente
>> uguale.”
>>
>> Gli altri due si voltarono ad osservarlo.
>>
>> “E’ stato un regalo di mio nonno.”
>>
>> “Non è detto che anche quello nuovo non appartenesse a tuo nonno in
>> precedenza,” commentò Paulo con nonchalance.
>>
>> Ferris tossicchiò prima che la scena sfociasse in massacro. “Visto che
>> torniamo sulla Terra, potresti portarlo in un cantiere. Sono sicuro che te
>> lo rimetteranno a nuovo.”
>>
>> “Vedi, se fossi stato tu a ridurlo così,” riprese Luna, gli occhi sempre
>> fissi sulla sua nave martoriata, ignorando completamente il suggerimento,
>> “avrei anche potuto accettarlo. Ti avrei portato sul ponte ologrammi e ti
>> avrei sbattuto come un tappeto. E tu non te la saresti nemmeno presa.”
>>
>> “Ah, no?”
>>
>> “Invece non posso picchiare Basta.”
>>
>> “Perché no?”
>>
>> “Basta ha già i suoi problemi,” si inserì Rodriguez.
>>
>> “La dottoressa Graahn?”
>>
>> “Credo l’abbia già picchiato lei.”
>>
>> “Presa male, eh?”
>>
>> “A proposito di prenderla male, la Lennox cosa ha detto del fatto che
>> stiamo tornando sulla Terra?”
>>
>> “Non saprei, le ho chiuso la comunicazione in faccia.”
>>
>>
>>
>> Sia Luna che Rpdriguez si voltarono a guardarlo.
>>
>> “Xyr lo sa?” chiese lei dopo un istante.
>>
>> “Aspetto il momento giusto per dirglielo.”
>>
>> “Com’è quel detto? Nessun inferno sarà mai come una donna infuriata?”
>>
>> Paulo fece spallucce. “Ci sarà da divertirsi.”
>>
>>
>>
>> *USS Hope, alloggio consigliere Caytlin, Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> Cytlin finì di sistemarsi i capelli e controllò gli appuntamenti della
>> giornata con un leggero sbuffo di depressione. Dalla Grande Rivelazione in
>> avanti, fuori dal suo studio c’era letteralmente la fila. Non si poteva
>> dire che l’equipaggio non la ritenesse utile, tutti o quasi parevano volere
>> il suo consiglio, il suo parere, parlarle dei propri sentimenti.
>>
>> Tuttavia, l’intera faccenda le risultava snervante.
>>
>> Probabilmente era questo il motivo dei suoi stupidi sogni. Normalmente
>> non l’avrebbero turbata, non ci avrebbe perso più di un minuto, ma in quel
>> caso sentiva una strana inquietudine al riguardo. E, dal momento che non si
>> trattava d sogni particolarmente spiacevoli, non si spiegava il perché. Si
>> morse lievemente il labbro inferiore davanti allo specchio, poi scosse la
>> testa e scacciò il pensiero. Il suo inconscio le presentava immagini
>> distorte dell’equipaggio e del loro comportamento, specialmente di coloro
>> per cui era più preoccupata. Coloro che potenzialmente avrebbero potuto
>> prendere peggio la presenza, finora segreta, di un alieno interdimensionale
>> nella propria mente e che difficilmente avrebbero chiesto il suoi aiuto.
>> Ecco tutto. La situazione non si preannunciava facile e non era sicura che
>> tornare sulla Terra avrebbe migliorato le cose.
>>
>> Non vedeva cosa l’ammiraglio Lennox avrebbe potuto dire loro più di
>> quello che già sapevano.
>>
>> Qualunque sarebbe stato lo sviluppo, tuttavia, lei avrebbe dovuto essere
>> pronta.
>>
>>
>>
>> *USS Hope, ufficio Ufficiale Medico Capo, Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> Melanne tamburellava distrattamente con le dita sul piano della sua
>> scrivania, nel mentre fissava i dati che scorrevano sul display.
>>
>> Aggrottò leggermente le sopracciglia, si ficcò in bocca il quinto
>> cioccolatino replicato dell’ultima mezz’ora e ricontrollò ancora una volta
>> le sue analisi.
>>
>> La trill si appoggiò allo schienale della poltroncina, sollevò le gambe e
>> incrociò le caviglie sul piano del tavolo.
>>
>> Quei dati non avevano minimamente senso. Ovviamente avrebbe dovuto fare
>> delle analisi più approfondite ma non aveva idea di cosa cercare davvero.
>> Eppure se l’alieno di cui aveva parlato la Lennox aveva e stava tuttora
>> operando fisicamente su di loro, se erano in grado di sentire parzialmente
>> le sue emozioni o di evocarlo, per così dire, qualche segnale avrebbe
>> dovuto esserci. Qualcosa nelle onde cerebrali, qualche anomalia nelle
>> risposte neuronali. Qualsiasi cosa.
>>
>> Eppure lei non vedeva nulla in quei dati. E non si poteva dire che non ci
>> si fosse impegnata.
>>
>>
>>
>> Dopo la Grande Rivelazione, non aveva avuto molto tempo per pensare a
>> quello che avevano scoperto. Non che l’idea di avere un alieno
>> interdimensionale nella testa, che in precedenza li aveva quasi uccisi, le
>> piacesse ma lei aveva presentato domanda per la commissione simbiosi. Avere
>> una seconda voce nella mente non le faceva tanta impressione come agli
>> altri.
>>
>> Era arrabbiata per la menzogna, questo sì, ma era anche curiosa di capire
>> come non se ne fosse accorta prima – specialmente con gli esami cui si era
>> sottoposta dopo essere stata posseduta da quel mutaforma - e preoccupata
>> per come avrebbe potuto prenderla Lon, visti i suoi precedenti, così aveva
>> ricacciato indietro il primo sentimento. Non aveva tempo di arrabbiarsi,
>> aveva un lavoro da fare, delle aspettative da soddisfare, domande a cui
>> rispondere.
>>
>> Subito dopo Basta, in un’improvvisa esplosione d’ira e testosterone,
>> aveva conteso a Bueller il discutibile privilegio di rubare una nave e
>> rischiare di farsi ammazzare. Anche questo l’aveva fatta arrabbiare,
>> soprattutto perché se n’era andato senza dirle niente. Ma capiva che
>> tecnicamente non avrebbe avuto motivo di informarla – anche se lei
>> l’avrebbe fatto, a parti invertite - e, ancora una volta, aveva
>> l’infermeria piena di feriti di cui occuparsi. Non aveva tempo di
>> arrabbiarsi.
>>
>> Il lato positivo era che Lon non si era fatto ammazzare e nel contempo
>> avevano probabilmente salvato l’universo e tutto quello che conteneva. Lui
>> sembrava uno gettato da una navetta in volo, ma tutto sommato non se la
>> passava troppo male. Probabilmente si era aspettato la sua filippica di
>> rito e l’aveva ascoltata con la giusta espressione contrita in volto.
>> Tuttavia, non l’aveva presa molto sul serio e forse era stato questo a
>> farla scoppiare.
>>
>> Per la prima volta aveva dovuto impegnarsi per reprimere l’istinto di
>> mollargli un ceffone. Lui se n’era accorto, almeno credeva, ma Melanne non
>> gli aveva dato il tempo di dire qualcosa. Aveva sfogato su di lui la sua
>> rabbia, l’aveva rappezzato e l’aveva cacciato dalla sua infermeria. Non ci
>> aveva più parlato da allora. Poi aveva abbaiato qualche ordine ad
>> un’atterrita infermiera – nessuno prima d’ora era mai stato atterrito da
>> lei – e si era chiusa in ufficio. Aveva ordinato un the e aveva rotto la
>> tazza. E in un impeto di patetica ribellione non aveva raccolto i pezzi
>> fino al giorno dopo.
>>
>> Successivamente aveva preso l’abitudine di passare molto più tempo nel
>> proprio ufficio. Se la situazione in infermeria era tranquilla e lo
>> permetteva – e dimessi gli ultimi pazienti non c’era stato un granchè da
>> fare – delegava la compilazione dei rapporti al primo membro del personale
>> di passaggio e si chiudeva nel suo studio. Questo le dava la duplice
>> occasione di passare al setaccio le cartelle cliniche del personale alla
>> ricerca di segni rivelatori di invasione aliena – tristemente mancanti
>> senza ulteriori test - e di starsene in pace a mangiare cioccolato.
>>
>>
>>
>> Era arrabbiata. Di più, stavolta era veramente incazzata, come non lo era
>> mai stata prima. Questa bruciava forte. Era un sentimento nuovo per lei e,
>> per tanto, ancora più sconcertante.
>>
>> Melanne aveva passato tutta la vita cercando di soddisfare le aspettative
>> altrui. Quelle della sua famiglia, poi quelle dei suoi insegnanti, infine
>> quelle dei suoi superiori. Aveva concentrato tutto il suo impegno sul
>> raggiungimento di quell’obbiettivo che naturalmente aveva avuto un costo.
>> In accademia si era guadagnata la fama di quella che sa sempre tutto grazie
>> al semplice espediente di non avere una vita sociale. Quindi era diventata
>> il medico diligente, su cui si può contare ma da cui non ci si aspettano
>> uscite esilaranti, motti di spirito o atti eroici. Quella di cui si
>> ascoltano le ramanzine dopo essersi buttati senza batter ciglio nel genere
>> di missioni che salvano l’universo.
>>
>> Se la vita a bordo della Hope fosse stata un romanzo, lei sarebbe stato
>> il personaggio noioso.
>>
>> Lo sapeva e le andava bene così. Non possedeva il carattere di Luna, la
>> leadership di Xyr o l’intuito di Caytlin ma era brillante e si trovava lì
>> per le sue capacità e per il suo lavoro.
>>
>> O almeno così aveva creduto.
>>
>> Ora saltava fuori che se in quella sala al posto loro si fosse trovato un
>> gruppo di addetti alle pulizie, anche loro avrebbero avuto una nave.
>>
>> Poteva anche essere che la Lennox fosse davvero arrivata con il tempo a
>> credere nelle loro capacità, ma il merito iniziale era loro quanto della
>> poltroncina su cui sedeva Strauss.
>>
>> Naturalmente, se non erano lì per merito loro ma solo per una fortuita
>> serie di eventi, non c’era più motivo di essere la migliore. L’istinto al
>> dovere era troppo radicato in lei perché trascurasse i propri compiti, ma
>> dal suo punto di vista tutta quella storia aveva un interessante risvolto.
>>
>> Non c’erano più aspettative da soddisfare.
>>
>> Era libera.
>>
>>
>>
>> *USS Hope, alloggio Tenente Rest, Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> Rest aveva sempre trovato la meditazione piacevolmente utile, in
>> particolare nell’ultimo periodo, da quando l’atmosfera a bordo era
>> diventata così emotivamente logorante.
>>
>> Non era sua abitudine criticare l’operato dei propri superiori ma non
>> vedeva quale fosse la ragione logica per informare l’equipaggio di una
>> rilevazione così potenzialmente perturbante in un momento tanto delicato.
>>
>> Aveva imparato nel corso dei mesi precedenti ad apprezzare maggiormente i
>> propri colleghi, a valutare i rispettivi punti di forza e di debolezza.
>> Nonostante questo, non si poteva negare che la facilità con cui si
>> abbandonavano alle emozioni fosse notevole e, in alcuni casi, pericolosa.
>>
>> Non aveva dubbi, ad esempio, sul coraggio di Basta. Ma non ne aveva
>> nemmeno riguardo il fatto che probabilmente, se non fosse stato turbato da
>> quella che l’equipaggio aveva ribattezzato ormai la Grande Rivelazione, la
>> sua recente linea d’azione avrebbe potuto essere differente.
>>
>> Lui stesso aveva risentito della situazione, naturalmente. Aveva
>> riflettuto a lungo e intensamente su ogni aspetto del problema, ma ancora
>> non era riuscito a dissipare gli effetti che l’idea di un essere annidato
>> nella sua mente – oltre al complesso castello di menzogne messo in piedi
>> dall’ammiragliato – aveva su di lui. Si sentiva confuso, trovava maggior
>> difficoltà nel concentrarsi e la sua attività onirica era diventata in
>> qualche modo una nuova distrazione. Il sogno di un valzer con il
>> consigliere normalmente non avrebbe assorbito nemmeno una minima parte
>> della sua attenzione.
>>
>> Mai come ora era importante concentrarsi sulla meditazione.
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