[Stml17] [13.05 – Graahn – Il segreto non più segreto]
Maddalena
bryn.lwellelyn a gmail.com
Lun 8 Apr 2019 20:54:40 CEST
Ecco qui.
Innanzitutto mi scuso dell'attesa. Ho avuto alcuni problemi questa
settimana e mi sono ridotta all'ultimo, motivo per cui, nonostante il
tempo in più non è venuto come volevo.
In ogni caso, ho seguito la mia idea iniziale e spero vi piaccia.
Maddy
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*USS Hope – Infermeria - 27/12/2398, Ore 05:28***
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L’infermiera Hargrave si stava annoiando.
I turni di notte erano sempre noiosi, in mancanza di emergenze, ma
quando erano in servizio il dottor Prescott o il dottor Krell si
riusciva a far passare il tempo con una tazza di caffè e quattro
chiacchiere.
Quella notte, invece, c’era solo la dottoressa Graahn in infermeria.
Verso mezzanotte, quando ormai era chiaro che non sarebbe andata a
dormire, aveva chiamato Prescott per dirgli di prendersi la serata
libera e preparasi a sostituirla nel turno successivo, che sarebbe
iniziato da lì a una mezz’ora. Poi si era chiusa in ufficio a lavorare
su qualcosa di apparentemente fondamentale all’esistenza tutta
dell’universo e di cui lei non era a conoscenza.
In verità alla Hargrave non dispiaceva non averla intorno. Non che non
fosse di compagnia, quando era in vena. Dalla Grande Rivelazione in
avanti le sue capacità sociali sembravano essere grandemente migliorate
e, se nel periodo immediatamente successivo a quella scoperta il
personale aveva nutrito una sorta di giusto terrore nei suoi confronti,
la situazione si era decisamente assestata dopo il loro ritorno sulla
Hope. Tuttavia, quando era presa da un problema non c’era praticamente
modo di avere la sua attenzione. Rispondeva a grugniti o non rispondeva
per niente.
Quindi non le dispiaceva del tutto che se ne stesse chiusa in ufficio,
lasciandola alla sua routine. Che tuttavia era terribilmente noiosa,
quella sera.
Con un lieve sospiro, poggiò in un angolo la sua tazza di caffè,
solitaria e amara come la vita, e si dedicò all’inventario della
farmacia. In mancanza di altre occupazioni più urgenti, andava fatto ad
ogni fine turno, così che non mancasse nulla per quello successivo. Nel
caso fosse mancato qualcosa, era necessario andarlo a prendere in magazzino.
La Hargrave passò con meticolosa calma in rassegna l’infinita scorta di
medicinali e attrezzi monouso di varia natura, annotando diligentemente
su un padd ciò che andava sostituito.
Quando ebbe finito mancava circa un quarto d’ora al momento del cambio
turno. Si raddrizzò, finì in un sorso la tazza di caffè che rimise nel
replicatore e si diresse all’ufficio del medico capo.
Quandò suonò alla porta, la Graahn la invitò ad entrare.
Fissava lo schermo del computer con espressione lievemente corrucciata.
“Dottoressa?”
“Mmm….?”
“Volevo avvisarla che sto andando in magazzino a prendere le scorte per
la farmacia.”
“Mmm mmm.”
La trill non alzò gli occhi dallo schermo, ma la Hargrave c’era abituata
e non fece una piega. Col significato dei suoi “mmm” ci avrebbe potuto
riempire un dizionario. Il numero e il tono potevano coprire quasi ogni
sfumatura dell’umanoide capacità di comunicare.
“Non ci metterò molto.”
“Mmm mmm.”
“Vuole che prenda anche delle fiale di Aritrax? Non sono proprio finite,
ma ne sono avanzate solo due.”
“Mmm.”
“Va bene. Torno subito.”
E uscì.
*USS Hope – Ufficio capo della sicurezza - Contemporanemante***
Lon chiuse l’ultimo file da esaminare e si appoggiò allo schienale della
poltroncina, strofinandosi gli occhi che gli bruciavano già da qualche
tempo.
Non era ancora arrivato a nulla di conclusivo e anche questo gli
bruciava ma, dopo aver gettato uno sguardo all’ora, decise che tutto
sommato non gli bruciava abbastanza.
Non ce la faceva davvero più.
Se fosse stato sul punto di scoprire qualcosa, naturalmente, avrebbe
tirato avanti per tutto il tempo necessario, ma al momento all’orizzonte
non sembrava che ci fossero progressi significativi e il berazoide
dovette ammettere con se stesso che aveva davvero bisogno di dormire.
Fu un’ammissione controvoglia, ma le parole avevano iniziato a
confondersi sullo schermo, ormai erano quasi le sei del mattino e
sentiva la necessità di una doccia, di qualche ora di sonnoe di farsi un
quadro più chiaro della situazione.
Con un sospiro, spense il terminale e si alzò, con la mente che ancora
rimuginava sul caso irrisolto.
Sarebbe andato all’appuntamento con Melanne e poi sarebbe tornato al suo
alloggio. L’indomani probabilmente avrebbero dovuto mettere in atto il
piano del ponte ologrammi e gli Dei sapevano se non sarebbe stato più
facile sbattere tutta la delegazione da qualche parte senza bisogno di
inventarsi simili stratagemmi. Un po’ meno sottile, magari, ma
altrettanto efficace. Gli sarebbe servita tutta la sua pazienza. E non
era molta.
Uno sbadiglio enorme lo colse mentre si stava alzando dalla poltroncina.
Basta si avviò all’uscita.
*USS Hope – Ufficio medico capo - 27/12/2398, Ore 05:51***
**
“Hope, ricapitoliamo quello che sappiamo su questa tossina, ok?”
=^= E’ decisamente letale. =^=
“Già.”
=^= Decisamente illegale. =^=
“Ovviamente.”
=^= Ad oggi non sono conosciute terapie efficaci nel contrastarne gli
effetti. =^=
“Il che è abbastanza deprimente.”
=^= Concordo. Inoltre, agisce con estrema rapidità, perciò anche i
palliativi che hai escogitato sono di difficile somministrazione, oltre
che inutili sul lungo termine. =^=
“Lo so, è proprio questo il problema.”
=^= Forse dovresti considerare la questione sotto un altro punto di
vista. =^=
“Se intendi l’idea di Eddison, non intendo somministrare a nessuno una
neurotossina letale per contrastarne un’altra leggermente più letale.
Tanto più che non so come curare nemmeno l’intossicazione dalla prima.”
=^= Non era quello che intendevo, anche se l’idea potrebbe farci
guadagnare del tempo, non credi? =^=
“Sinceramente non sono sicura che…”
Un rumore proveniente dall’infermeria principale la interruppe.
“Cosa sta facendo Janet? Trasposta un’intera cassa di Aritrax?”
Senza attendere risposta si alzò e uscì dall’ufficio.
In infermeria le luci erano tutte accese, come sempre, ma non c’era nessuno.
“Janet?”
La Graahn si guardò intorno un po’ perplessa.
Quando si voltò per rientrare in ufficio, qualcosa la colpì alla testa.
*USS Hope – Bar - 27/12/2398, Ore 06:12***
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Lon sorseggiò lentamente dalla sua tazza e si guardò intorno. Melanne
era in ritardo di una decina di minuti. La cosa sarebbe stata molto
strana se si fosse trattato della vecchia Melanne, ma con quella nuova
non sapeva cosa aspettarsi. E la cosa gli piaceva. Si erano avvicinati,
ai tempi dell’Accademia, perché in qualche modo simili, ma entrambi
erano cambiati e cresciuti nel corso del tempo e questa sua nuova
imprevedibilità gliela rendeva ancora più attraente.
Se avesse tardato ancora, glielo avrebbe fatto pesare, alla faccia dei
consigli del medico e tutto il resto. Sorrise al pensiero.
Sorriso che si spense immediatamente quando la sicurezza venne chiamata
in infermeria.
*USS Hope – Infermeria - 27/12/2398, Ore 06:31*
Melanne strappò praticamente di mano il tricorder medico a Prescott e
lesse rapidamente il dispaly,
“Niente trauma cranico, niente commozione cerebrale. Solo un bernoccolo.
Prendo un analgesico e starò benissimo.”
Basta strinse le labbra e gettò un’occhiata all’altro medico, il quale
sollevò gli occhi al cielo, annuì e si riprese il tricorder.
“Sarebbe comunque meglio che si prendesse un po’ di riposo, dottoressa.
E tenga il ghiaccio.”
La Graahn fece segno di sì con la testa, ma si bloccò con una smorfietta
di dolore. Seduta sul bordo del lettino medico, con una borsa di
ghiaccio premuta sulla tempia, sembrava più irritata che spaventata.
Basta non sapeva bene come interpretare le sfumature di arancio
guizzanti che si alternavano al blu. In compenso, lui era fuirioso.
Quando era arrivato in infermeria, subito dopo la chiamata della
sicurezza, Melanne era già sveglia. A quanto pareva, l’infermiera
Hargrave l’aveva trovata priva di sensi al ritorno dal magazzino.
Prescott era arrivato poco dopo e insieme l’avevano soccorsa, anche se
era chiaro che non si trattava di nulla di grave.
La sua squadra aveva controllato l’intera infermeria senza trovare
nessuno, mentre lui parlava con Melanne, cercando contemporaneamente di
avere un quadro chiaro dell’accaduto e di placare il feroce impulso di
smembrare il colpevole qualora gli fosse capitato sotto mano. A quel
punto erano arrivati anche Bueller e Xyr.
“Allora, di che si tratta esattamente?” domandò il capitano. Era
chiaramente sollevato che nessuno si fosse ferito in modo grave, ma già
avevano una discreta quantità di grane senza bisogno di un’aggressione.
“L’infermiera Hargrave ed io eravamo sole in infermeria. Lei è andata in
magazzino a prendere delle scorte per la farmacia. Io sono rimasta in
ufficio a lavorare,” recitò meccanicamente Melanne, come se stesse
leggendo da un copione. Bueller immaginò che avesse già ripetuto
l’intera storia a Basta, probabilmente più di una volta. “Ho sentito un
rumore, sono uscita. Non ho visto nessuno.”
“Ma qualcuno c’era dato che ti hanno dato una botta in testa, giusto?”
“Beh, di certo non mi ha colpito una tegola.”
“Una tegola?” domandò Xyr, perplessa.
“Manca qualcosa?” domandò Bueller.
“Stanno controllando, ma non vedo cosa dovrebbe mancare.”
“Se si trattasse dell’amico dell’amico dell’amico di Paulo…”
“Ha già una neurotossina, ed è abbastanza letale così. Non gli serve altro.”
“Questo se partiamo dal presupposto che stesse cercando un’arma,” si
inserì Xyr.
La Graahn aggrottò le sopracciglia. “Per quale altro motivo sarebbe
venuto in infermeria? Se stesse male, lo cureremmo senza bisogno di
picchiare il prossimo.”
“Ma se non fosse chi dice di essere, una scansione medica potrebbe
rivelarci qualcosa.”
“Non vedo come, non c’è modo di distinguere un umano da un membro della
delegazione, a meno che non gli faccia una scansione del DNA. E non è
una cosa che facciamo per un mal di stomaco.”
“In ogni caso,” cominciò Basta che fino a quel momento era rimasto in
silenzio, “ qualunque sia il motivo per cui è venuto, ha richiesto una
certa preparazione. Ha scelto un momento in cui sapeva ci sarebbe stata
una sola persona in infermeria. E se non avessi sentito quel rumore,
magari non saresti nemmeno uscita dall’ufficio. Aggredirti è stata una
mossa di ripiego.”
“Che fortuna…”
“Le registrazioni della sicurezza cosa dicono?” domandò Xyr.
“Nulla. Non compare su nessuna registrazione.”
“Stai dicendo che ha manomesso il sistema di sorveglianza?”
“Doohan e Rest stanno controllando. Ma ce ne saremmo accorti.”
“E allora come diavolo ha fatto?”
Basta serrò ancora di più la mascella. “Non ne ho idea.”
“C’è anche un altro problema,” lo interruppe Melanne.
“Ce ne mancava uno, in effetti…”
“C’erano degli oggetti spostati sulla mia scrivania. Deve essere entrato
nel mio ufficio dopo avermi incontrata.”
“Credi che stesse frugando tra le tue cose?” domandò Bueller.
“Non lo so. Ma stavo lavorando all’antidoto per la neurotossina prima di
uscire. C’era ancora lo schermo acceso.”
Basta aveva la faccia di uno a cui avevano appena ucciso il gatto.
“Perciò,” proseguì in direzione degli altri due. “Se ad entrare qui è
stato il nostro sospettato, ora sa che lo stiamo cercando.”
-------------- parte successiva --------------
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