[Stml17] [13.05 – Graahn – Il segreto non più segreto] BIS
Bryn Lwellelyn
bryn.lwellelyn a gmail.com
Sab 13 Apr 2019 10:53:46 CEST
Va bene.
Il sab 13 apr 2019, 08:41 Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com> ha
scritto:
> Piccolo intoppo che ho visto ora:
>
>
> *“Se si trattasse dell’amico dell’amico dell’amico di Paulo…”*
>
> *“Ha già una neurotossina, ed è abbastanza letale così. Non gli serve
> altro.”*
>
>
>
> In realtà è qualcuno della delegazione ad avere la tossina, l'amico
> dell'ami... ecc di Paulo sappiamo che è innocente
>
> Io lo cambierei in:
>
> "Se si trattasse del tizio che stiamo cercando?"
>
>
>
> *Sent:* Friday, April 12, 2019 at 6:41 PM
> *From:* "Maddalena" <bryn.lwellelyn a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] [13.05 – Graahn – Il segreto non più segreto] BIS
>
> *USS Hope – Infermeria - 27/12/2398, Ore 05:28*
>
>
>
> L’infermiera Hargrave si stava annoiando.
>
> I turni di notte erano sempre noiosi, in mancanza di emergenze, ma quando
> erano in servizio il dottor Prescott o il dottor Krell si riusciva a far
> passare il tempo con una tazza di caffè e quattro chiacchiere.
>
> Quella notte, invece, c’era solo la dottoressa Graahn in infermeria. Verso
> mezzanotte, quando ormai era chiaro che non sarebbe andata a dormire, aveva
> chiamato Prescott per dirgli di prendersi la serata libera e preparasi a
> sostituirla nel turno successivo, che sarebbe iniziato da lì a una
> mezz’ora. Poi si era chiusa in ufficio a lavorare su qualcosa di
> apparentemente fondamentale all’esistenza tutta dell’universo e di cui lei
> non era a conoscenza.
>
> In verità alla Hargrave non dispiaceva non averla intorno. Non che non
> fosse di compagnia, quando era in vena. Dalla Grande Rivelazione in avanti
> le sue capacità sociali sembravano essere grandemente migliorate e, se nel
> periodo immediatamente successivo a quella scoperta il personale aveva
> nutrito una sorta di giusto terrore nei suoi confronti, la situazione si
> era decisamente assestata dopo il loro ritorno sulla Hope. Tuttavia, quando
> era presa da un problema non c’era praticamente modo di avere la sua
> attenzione. Rispondeva a grugniti o non rispondeva per niente.
>
> Quindi non le dispiaceva del tutto che se ne stesse chiusa in ufficio,
> lasciandola alla sua routine. Che tuttavia era terribilmente noiosa, quella
> sera.
>
> Con un lieve sospiro, poggiò in un angolo la sua tazza di caffè, solitaria
> e amara come la vita, e si dedicò all’inventario della farmacia. In
> mancanza di altre occupazioni più urgenti, andava fatto ad ogni fine turno,
> così che non mancasse nulla per quello successivo. Nel caso fosse mancato
> qualcosa, era necessario andarlo a prendere in magazzino.
>
> La Hargrave passò con meticolosa calma in rassegna l’infinita scorta di
> medicinali e attrezzi monouso di varia natura, annotando diligentemente su
> un padd ciò che andava sostituito.
>
> Quando ebbe finito mancava circa un quarto d’ora al momento del cambio
> turno. Si raddrizzò, finì in un sorso la tazza di caffè che rimise nel
> replicatore e si diresse all’ufficio del medico capo.
>
> Quandò suonò alla porta, la Graahn la invitò ad entrare.
>
> Fissava lo schermo del computer con espressione lievemente corrucciata.
>
>
>
> “Dottoressa?”
>
> “Mmm….?”
>
> “Volevo avvisarla che sto andando in magazzino a prendere le scorte per la
> farmacia.”
>
> “Mmm mmm.”
>
>
>
> La trill non alzò gli occhi dallo schermo, ma la Hargrave c’era abituata e
> non fece una piega. Col significato dei suoi “mmm” ci avrebbe potuto
> riempire un dizionario. Il numero e il tono potevano coprire quasi ogni
> sfumatura dell’umanoide capacità di comunicare.
>
>
>
> “Non ci metterò molto.”
>
> “Mmm mmm.”
>
> “Vuole che prenda anche delle fiale di Aritrax? Non sono proprio finite,
> ma ne sono avanzate solo due.”
>
> “Mmm.”
>
> “Va bene. Torno subito.”
>
> E uscì.
>
>
>
> *USS Hope – Ufficio capo della sicurezza - Contemporanemante*
>
>
>
> Lon chiuse l’ultimo file da esaminare e si appoggiò allo schienale della
> poltroncina, strofinandosi gli occhi che gli bruciavano già da qualche
> tempo.
>
> Non era ancora arrivato a nulla di conclusivo e anche questo gli bruciava
> ma, dopo aver gettato uno sguardo all’ora, decise che tutto sommato non gli
> bruciava abbastanza.
>
> Non ce la faceva davvero più.
>
> Se fosse stato sul punto di scoprire qualcosa, naturalmente, avrebbe
> tirato avanti per tutto il tempo necessario, ma al momento all’orizzonte
> non sembrava che ci fossero progressi significativi e il berazoide dovette
> ammettere con se stesso che aveva davvero bisogno di dormire.
>
> Fu un’ammissione controvoglia, ma le parole avevano iniziato a confondersi
> sullo schermo, ormai erano quasi le sei del mattino e sentiva la necessità
> di una doccia, di qualche ora di sonno e di farsi un quadro più chiaro
> della situazione.
>
> Con un sospiro, spense il terminale e si alzò, con la mente che ancora
> rimuginava sul caso irrisolto.
>
> Sarebbe andato all’appuntamento con Melanne e poi sarebbe tornato al suo
> alloggio. L’indomani probabilmente avrebbero dovuto mettere in atto il
> piano del ponte ologrammi e gli Dei sapevano se non sarebbe stato più
> facile sbattere tutta la delegazione da qualche parte senza bisogno di
> inventarsi simili stratagemmi. Un po’ meno sottile, magari, ma altrettanto
> efficace. Gli sarebbe servita tutta la sua pazienza. E non era molta.
>
> Uno sbadiglio enorme lo colse mentre si stava alzando dalla poltroncina.
>
> Basta si avviò all’uscita.
>
>
>
> *USS Hope – Ufficio medico capo - 27/12/2398, Ore 05:51*
>
>
>
> “Hope, ricapitoliamo quello che sappiamo su questa tossina, ok?”
>
> =^= E’ decisamente letale. =^=
>
> “Già.”
>
> =^= Decisamente illegale. =^=
>
> “Ovviamente.”
>
> =^= Ad oggi non sono conosciute terapie efficaci nel contrastarne gli
> effetti. =^=
>
> “Il che è abbastanza deprimente.”
>
> =^= Concordo. Inoltre, agisce con estrema rapidità, perciò anche i
> palliativi che hai escogitato sono di difficile somministrazione, oltre che
> inutili sul lungo termine. =^=
>
> “Lo so, è proprio questo il problema.”
>
> =^= Forse dovresti considerare la questione sotto un altro punto di vista.
> =^=
>
> “Se intendi l’idea di Eddison, non intendo somministrare a nessuno una
> neurotossina letale per contrastarne un’altra leggermente più letale. Tanto
> più che non so come curare nemmeno l’intossicazione dalla prima.”
>
> =^= Non era quello che intendevo, anche se l’idea potrebbe farci
> guadagnare del tempo, non credi? =^=
>
> “Sinceramente non sono sicura che…”
>
>
>
> Un rumore proveniente dall’infermeria principale la interruppe.
>
> “Cosa sta facendo Janet? Trasposta un’intera cassa di Aritrax?”
>
> Senza attendere risposta si alzò e uscì dall’ufficio.
>
> In infermeria le luci erano tutte accese, come sempre, ma non c’era
> nessuno.
>
> “Janet?”
>
> La Graahn si guardò intorno un po’ perplessa.
>
> Quando si voltò per rientrare in ufficio, qualcosa la colpì alla testa.
>
>
>
> *USS Hope – Bar - 27/12/2398, Ore 06:12*
>
>
>
> Lon sorseggiò lentamente dalla sua tazza e si guardò intorno. Melanne era
> in ritardo di una decina di minuti. La cosa sarebbe stata molto strana se
> si fosse trattato della vecchia Melanne, ma con quella nuova non sapeva
> cosa aspettarsi. E la cosa gli piaceva. Si erano avvicinati, ai tempi
> dell’Accademia, perché in qualche modo simili, ma entrambi erano cambiati e
> cresciuti nel corso del tempo e questa sua nuova imprevedibilità gliela
> rendeva ancora più attraente.
>
> Se avesse tardato ancora, glielo avrebbe fatto pesare, alla faccia dei
> consigli del medico e tutto il resto. Sorrise al pensiero.
>
> Sorriso che si spense immediatamente quando la sicurezza venne chiamata in
> infermeria.
>
>
>
> *USS Hope – Infermeria - 27/12/2398, Ore 06:31*
>
>
>
> Melanne strappò praticamente di mano il tricorder medico a Prescott e
> lesse rapidamente il dispaly,
>
>
>
> “Niente trauma cranico e in quanto alla commozione cerebrale, è
> francamente ridicola,” sbottò, prima di rivolgersi a Lon. “Visto? Solo un
> bernoccolo. Prendo un analgesico e starò benissimo.”
>
>
>
> Basta strinse le labbra e gettò un’occhiata all’altro medico, il quale
> sollevò gli occhi al cielo, annuì e si riprese il tricorder.
>
>
>
> “Sarebbe comunque meglio che si prendesse un po’ di riposo, dottoressa.
> Almeno 24 ore.”
>
> “Non si preoccupi. La dottoressa sta per tornare dritta al suo alloggio,”
> si inserì il betazoide.
>
>
>
> La Graahn sbuffò, scosse la testa e si bloccò con una smorfietta di
> dolore. Seduta sul bordo del lettino medico, in attesa che Prescott finisse
> di sistemarla e la lasciasse andare, sembrava più irritata che spaventata.
> Basta non sapeva bene come interpretare le sfumature di arancio guizzanti
> che si alternavano al blu. In compenso, lui era fuirioso.
>
> Quando era arrivato in infermeria, subito dopo la chiamata della
> sicurezza, Melanne era già sveglia. A quanto pareva, l’infermiera Hargrave
> l’aveva trovata priva di sensi al ritorno dal magazzino. Prescott era
> arrivato poco dopo e insieme l’avevano soccorsa, anche se era chiaro che
> non si trattava di nulla di grave.
>
> La sua squadra aveva controllato l’intera infermeria senza trovare
> nessuno, mentre lui parlava con Melanne, cercando contemporaneamente di
> avere un quadro chiaro dell’accaduto e di placare il feroce impulso di
> smembrare il colpevole qualora gli fosse capitato sotto mano. A quel punto
> erano arrivati anche Bueller e Xyr.
>
> I due attesero che Prescott terminasse il suo lavoro e si allontanasse,
> prima di raggiungere Basta e la Graahn.
>
>
>
> “Allora, di che si tratta esattamente?” domandò il capitano. Era
> chiaramente sollevato che nessuno si fosse ferito in modo grave, ma già
> avevano una discreta quantità di grane senza bisogno di un’aggressione.
>
>
>
> “L’infermiera Hargrave ed io eravamo sole in infermeria. Lei è andata in
> magazzino a prendere delle scorte per la farmacia. Io sono rimasta in
> ufficio a lavorare,” recitò meccanicamente Melanne, come se stesse leggendo
> da un copione. Bueller immaginò che avesse già ripetuto l’intera storia a
> Basta, probabilmente più di una volta. “Ho sentito un rumore, sono uscita.
> Non ho visto nessuno.”
>
> “Ma qualcuno c’era dato che ti hanno dato una botta in testa, giusto?”
>
> “Beh, di certo non mi ha colpito una tegola.”
>
> “Una tegola?” domandò Xyr, perplessa.
>
> “Manca qualcosa?” domandò Bueller.
>
> “Stanno controllando, ma non vedo cosa dovrebbe mancare.”
>
> “Se si trattasse dell’amico dell’amico dell’amico di Paulo…”
>
> “Ha già una neurotossina, ed è abbastanza letale così. Non gli serve
> altro.”
>
> “Questo se partiamo dal presupposto che stesse cercando un’arma,” si
> inserì Xyr.
>
> La Graahn aggrottò le sopracciglia. “Per quale altro motivo sarebbe venuto
> in infermeria? Se stesse male, lo cureremmo senza bisogno di picchiare il
> prossimo.”
>
> “Ma se non fosse chi dice di essere, una scansione medica potrebbe
> rivelarci qualcosa.”
>
> “Non vedo come, non c’è modo di distinguere un umano da un membro della
> delegazione, a meno che non gli faccia una scansione del DNA. E non è una
> cosa che facciamo per un mal di stomaco.”
>
> “In ogni caso,” cominciò Basta che fino a quel momento era rimasto in
> silenzio, “ qualunque sia il motivo per cui è venuto, ha richiesto una
> certa preparazione. Ha scelto un momento in cui sapeva ci sarebbe stata una
> sola persona in infermeria. E se non avessi sentito quel rumore, magari non
> saresti nemmeno uscita dall’ufficio. Aggredirti è stata una mossa di
> ripiego.”
>
> “Che fortuna…”
>
> “Le registrazioni della sicurezza cosa dicono?” domandò Xyr.
>
> “Nulla. Non compare su nessuna registrazione.”
>
> “Stai dicendo che ha manomesso il sistema di sorveglianza?”
>
> “Doohan e Rest stanno controllando. Ma ce ne saremmo accorti.”
>
> “E allora come diavolo ha fatto?”
>
> Basta serrò ancora di più la mascella. “Non ne ho idea.”
>
> “C’è anche un altro problema,” lo interruppe Melanne.
>
> “Ce ne mancava uno, in effetti…”
>
> “C’erano degli oggetti spostati sulla mia scrivania. Deve essere entrato
> nel mio ufficio dopo avermi incontrata.”
>
> “Credi che stesse frugando tra le tue cose?” domandò Bueller.
>
> “Non lo so. Ma stavo lavorando all’antidoto per la neurotossina prima di
> uscire. C’era ancora lo schermo acceso.”
>
> Basta aveva la faccia di uno a cui avevano appena ucciso il gatto.
> “Perciò,” proseguì in direzione degli altri due. “Se ad entrare qui è stato
> il nostro sospettato, ora sa che lo stiamo cercando.”
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> Ma questa storia dell'idolo è una cosa diffusa o solo tra le donne? F.
> Bueller (Xyr - 03.14 - Scacco matto)
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