[Stml17] [12.06 – Graahn – A destinazione]

Maddalena bryn.lwellelyn a gmail.com
Sab 5 Gen 2019 17:34:00 CET


Beh, il loro rapporto è arrivato ad una svolta, in effetti. Non sono più 
solo amici. Come evolverà, sarà poi da vedere.
Grazie, sono contenta che tu l'abbia apprezzato.

Il 05/01/2019 17:09, Franco Carretti ha scritto:
> A me è piaciuto molto, soprattutto la parte Graahn/Basta... sembrava 
> ormai arrivato il punto di svolta nel loro rapporto e invece TAC! 
> Eccoli li che ancora si incasinano :D
> Bel brano
> *Sent:* Saturday, January 05, 2019 at 3:43 PM
> *From:* Maddalena <bryn.lwellelyn a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] [12.06 – Graahn – A destinazione]
> Eccomi.
> Premetto che ho fatto una fatica pazzesca a scrivere questo pezzo. 
> Nonostante il bellissimo brano di Silvia. che ha creato anche una 
> certa aspettativa, credo,  non avevo uno straccio di idea su come 
> andare avanti. Non mi pareeva ci fosse molto altro da dire. In più, 
> visto il livello della Hope, quando devo scrivere per voi e non ho 
> idee mi viene sempre l'ansia.
> L'ho cancellato e riscritto due volte e comunque non è uscito come volevo.
> Sorry.
> In ogni caso ci ho fatto arrivare.
>
> P.S. Dato che non ho utilizzato in maniera estesissima gli altri 
> personaggi e il brano non è molto lungo, non mi sembrava il caso di 
> far visionare in anteprima i pezzi agli interessati. In caso ci fosse 
> qualcosa, ditemelo.
>
> ------------------------------------
>
> *USS Hope – Bar di prora -25/04/2397, ore 23:26*
>
>
> “Che cosa hai fatto alla faccia?” domandò Bueller, posando il 
> bicchiere, in precedenza già a metà strada verso le labbra, mentre 
> Luna si metteva a sedere.
> “La domanda giusta è che cosa hai fatto alla faccia di Basta,” 
> commentò Paulo, prendendo un sorso dal suo.
> “L’hai visto?” Luna si sedette, poi prese un sorso dal bicchiere di 
> Bueller.
> “No, ma il fatto che possa essere visto in giro è un fatto positivo, 
> immagino.”
> Ferris alzò gli occhi al cielo e si appoggiò allo schienale della 
> poltroncina. “Va bene, hai avuto la tua vendetta. Abbiamo finito ora 
> con questa storia?”
> Luna sorrise soddisfatta. “Direi di sì.”
> “Era messo male?”
> “Naaa, non troppo. Il giusto. L’ho spedito in infermeria, ma ci è 
> arrivato con le sue gambe.”
> Bueller fece cenno ad un cameriere di portare un altro drink, visto 
> che il suo era stato requisito da Luna. “Almeno quello. Capisco che 
> avessi la necessità di sbatterlo come un tappeto, ma mi serve, 
> possibilmente ancora in grado di svolgere il suo lavoro. Forse lui e 
> la Graahn hanno trovato un modo per rilevare la presenza dell’alieno.”
> “A che serve rilevarla? Sappiamo già che ce l’abbiamo.”
> “Ogni informazioni in più può essere utile.”
> “Meglio ancora,” si inserì Rodriguez, “se c’è qualcosa che ho imparato 
> durante i miei… studi…”
> “Si chiamano così, adesso?”
> “… è che la conoscenza è potere… “
> “Non parli davvero dei tuoi studi, vero?”
> “… e che maggiore è il numero di informazioni che hai, maggiore è il 
> tuo vantaggio. E che questo alieno sia davvero altruisticamente 
> disinteressato, del che io dubito…
> “Quanto sei malfidato.”
> “… o no, che ci abbiano mentito o no, abbiamo bisogno di tutto il 
> vantaggio che possiamo mettere assieme.”
> Ferris tirò un leggero sospiro. “Su questo non c’è dubbio.”
>
>
>
> *USS Hope - Ufficio dell'Ufficiale Medico Capo - 25/04/2397, ore 23:32*
>
>
>
> Lon fissava la porta chiusa dell’ufficio di Melanne con l’aria un po’ 
> stupita di chi ha appena ricevuto un colpo inatteso e ancora non ha 
> capito cosa è successo.
> Non era esagerato dire che lei lo aveva fisicamente sbattuto fuori 
> dalla porta.
> Ora, Basta era uomo di un certo spessore, abituato allo scontro, 
> addestrato, difficile da sorprendere. Eppure non riusciva a capire la 
> sequenza temporale degli eventi.
> Un attimo prima le sue labbra erano premute contro quelle di lei (e 
> non gli sembrava affatto che Melanne ne fosse dispiaciuta, né 
> emotivamente né fisicamente) e un attimo dopo (in realtà, un bel po’ 
> dopo, o così gli era sembrato) fissava la porta chiusa del suo ufficio.
>
> Labbra.
> Porta.
> Labbra.
> Porta.
> Labbra.
> Porta.
>
> Non era sicuro di cosa fosse successo, ma ora si trovava in corridoio 
> e stare lì impalato non sembrava una buona idea. Tanto più che la 
> gente in infermeria cominciava a guardarlo.
> Nessuno sembrava particolarmente sorpreso.
> Si chiese brevemente se la gente fosse abituata ultimamentea farsi 
> sbattere fuori dall’ufficio di Melanne.
> Sempre un po’ confuso sulla realtà delle cose, si voltò per andarsene.
> “Lon?”
> Lui si voltò. Melanne aveva messo fuori la testa dalla porta del suo 
> ufficio. La tempesta si stava schiarendo.
> Basta si limitò ad inarcare le sopracciglia, in attesa.
> “Che non ti venga in mente che la cosa sia finita qui.”
> La gente in infermeria si fece improvvisamente molto impegnata. Una 
> guardiamarina in fondo alla sala fissava con grande attenzione il padd 
> che aveva in mano. Al contrario. Lon irrigidì la mascella, ma non 
> disse nulla.
> “Però, ti aspetto domani per colazione,” disse lei, l’espressione che 
> si apriva in un sorriso, il mare che si calmava.
> L’infermeria stessa si lasciò andare a quello che, assai stranamente, 
> sembrava un sospiro di sollievo collettivo.
> Lon annuì una volta ed uscì.
> Dieci minuti netti e lo avrebbe saputo tutta la nave. Ma in quel 
> momento non gli importava.
>
>
>
> *USS Hope – Infermeria - 26/04/2397, ore 7:43*
>
>
>
> L’infermiera Nudges accettò un cioccolatino dalla Graahn con l’aria un 
> po’ guardinga di un coniglio che accetta una carota da un ippopotamo.
> Era straordinario come la dottoressa avesse acquisito la tendenza ad 
> esplodere a sorpresa e con una certa violenza negli ultimi tempi. E 
> pensare che prima era una persona così tranquilla, così a modo, così 
> disponibile, tanto che in alcune occasioni, si vergognava ad 
> ammetterlo, se ne era anche un po’ approfittata per avere un cambio 
> turno extra o una serata libera in più.
> A partire dalla Grande Rivelazione, però, era diventata tutto d’un 
> tratto Miss Camice d’Acciaio, come l’aveva soprannominata di nascosto 
> Raines, del turno beta. Due giorni prima aveva ordinato allo staff di 
> ribaltare, letteralmente parlando, l’infermeria alla ricerca di un 
> tricorder perduto che poi era stato ritrovato dentro un armadietto la 
> mattina dopo. Aveva persino fatto piangere l’infermiera Dreell, anche 
> se poi era parsa sentirsi un po’ in colpa per averlo fatto.
> Quella mattina, improvvisamente, sembrava di ottimo umore. Si era 
> messa a distribuire in giro cioccolatini e. nonostante Raines avesse 
> fatto un battuta sul fatto che, in realtà, distribuendo dolci 
> intendesse sterminarli tutti, pareva quasi quella di prima.
> Quasi.
> Nudges non si spiegava perché. Aveva sentito delle voci su una lite 
> avvenuta la sera prima tra lei e quel povero disgraziato di Basta, 
> notoriamente oggetto del suo livore, ma per quanto lei adorasse i 
> pettegolezzi non sapeva nulla di preciso.
> La Nudges accettò cautamente il cioccolatino e se lo mise in bocca.
> Per fortuna sopravvisse e la necessità di dire qualcosa le fu 
> risparmiata dall’ingresso imprvovviso di Luna.
> La Graahn intascò i cioccolatini rimasti e si voltò per accoglierla. 
> Aggrottò le sopracciglia osservandola avvicinarsi. “Che ti è successo?”
> Il timoniere della Hope aveva tutta l’aria di una a cui è caduto 
> addosso un carico di mattoni. Aveva persino un occhio nero, roba che 
> Melanne non vedeva dai primi tempi della scuola di medicina.
> Fece automaticamente cenno verso un lettino e infilò una mano 
> nell’altra tasca per prendere il tricorder medico.
> Luna si issò a sedere, fece spallucce e sorrise. “Sai com’è quando ci 
> si allena…”
> “Veramente no,” rispose l’altra ondeggiandole il sensore del tricorder 
> davanti al viso. “In questo tuo allenamento c’era anche Lon, immagino. 
> Aveva un’aria decisamente malconcia.”
> “Davvero?” la mezza klingon parve deliziata alla notizia.
> La Dottoressa le gettò un’occhiata a metà tra il rimprovero e il 
> perplesso e Luna assunse un’espressione angelica, pochissimo adatta al 
> suo bel viso. Su di lei qualunque espressione innocua sembrava perdere 
> molto del suo mordente.
> “Oh, dai, sono cose che capitano. E poi credo che avesse bisogno di 
> una, come dire, spintarella nella giusta direzione.”
> “Ma se non vedevi l’ora di dargli una lezione.”
> “Diciamo che la spintarella è stata un interessante effetto 
> secondario,” le disse, mentre la dottoressa le passava il 
> dermorigeneratore sullo zigomo, con un mezzo sorriso sulle labbra.
> Quando ebbe finito, Luna scese dal lettino. “Comunque, nel caso ti 
> stancassi di lui, sai dove trovarmi.”
> Le strizzò l’occhio e si avviò alla porta, lasciandosi dietro una 
> Melanne leggermente rossa in viso, ma non del tutto contrariata.
>
>
>
> *USS Hope – Plancia - 26/04/2397, ore 8:07*
>
>
>
> La USS Hope si trovava in orbita geostazionaria su San Francicso già 
> da una decina di minuti.
> “Comunicazione in entrata dal Quartier Generale,” annunciò l’addetto 
> alle comunicazioni.
> “Sullo schermo.”
> Ferris si alzò, raddrizzandosi appena. Sapeva già chi stava chiamando 
> e, onestamente non vedeva l’ora di parlarci.
> Sullo schermo principale la vista del pianeta, sempre uno spettacolo 
> gradito, venne rimpiazzata dal volto dell’Ammiraglio Lennox. Non 
> sorrideva, ma non sembrava neppure contrariata. Più contrariata del 
> solito, quantomeno.
> “Tenente Bueller, ben tornati sulla Terra.”
> “Buongiorno ammiraglio.”
> “Immagino che abbiate diverse domande.”
> “In effetti, sì.”
> La Lennox annuì un paio di volte. “Lo immaginavo. Raduni il suo staff 
> di comando. Vi aspetto nel mio ufficio tra 15 minuti. Abbiamo alcune 
> cose di cui discutere.”
>
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