[Stml17] [13.09 – Graahn – Il gioco continua]

Bryn Lwellelyn bryn.lwellelyn a gmail.com
Dom 30 Giu 2019 11:42:48 CEST


Scusate il ritardo e la brevità, ma è veramente un periodaccio.

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*USS Hope – Ponte 12, Stiva di carico – 27/12/2398, ore 19.14*

Erano passati quasi quindici minuti e tutto taceva, compreso Tucci.

Mentre Nassah, Aida e le due guardie loro assegnate soffrivano la 
tensione del momento, l’ufficiale scientifico sembrava completamente 
impermeabile alla situazione. Anzi, pareva quasi che se la godesse, 
anche se la donna non riusciva a immaginare il perché.

In verità, Tucci non si stava affatto godendo il momento.

Piuttosto, lo stava sfruttando, da ufficiale pratico quale lui era, 
utilizzando il tempo per portarsi avanti con il lavoro e alcuni calcoli 
complessi che aveva lasciato in sospeso. Nella sua mente, in un luogo 
inaccessibile a tutti tranne che a lui, c’era una frasca aula 
dell’Accademia, silenziosa e ben illuminata, con una grande lavagna 
coperta di equazioni. Tucci ci tornava ogni volta che ne aveva la 
possibilità e non vedeva per quale motivo essere bloccati in una stiva 
per sfuggire ad un gruppo di pirati di Medora costituisse una buona 
ragione per non avvantaggiarsi con il lavoro.

Sfortunatamente, benché Nassah e le guardie fossero in un certo modo 
abituate a quel genere di situazioni, Aida non lo era. A lei il motivo 
pareva lampante e non si faceva scrupolo di esternarlo.

“Lei è certo che siamo al sicuro qui?”

Tucci annuì un paio di volte.

“Ma che cosa accadrà se… la Hope… non ci avvertisse?” domandò con un 
pizzico di esitazione e il tono paziente di chi parla ad un bambino di 
cinque anni molto confuso.

“E perché non dovrebbe avvertirci?”

“Come /può /una nave avvertici?”

Eddison la osservò per un istante con moderato interesse. “Immagino che 
lei sappia che su una nave vi sono molteplici sistemi di comunicazione 
interna che comprendono ma non si limitano a…”

“Non esiste! E’ un oggetto, non può parlare e…”

=^= Eddison, un gruppo di pirati si sta avvicinando alla vostra 
posizione. Vi suggerisco di proseguire nel percorso prestabilito. =^=

“Grazie, Hope.”

=^=Prego, Eddison. =^=

Tucci si voltò, si diresse verso un mucchio di casse e aprì il pannello 
di ingresso al tubo di Jeffries.

Tutti lo seguirono in silenzio.

*USS Hope - Sala macchine - Contemporaneamente*

“Il problema è come facciamo a perquisirli senza che capiscano cosa 
stiamo cercando?”

“Sanno già che sappiamo della tossina, è improbabile che ce l’abbiano 
addosso.”

“Forse pensano di avvalersi dell’immunità diplomatica. Non potete 
perquisirli in quel caso, no?”

Xyr scosse appena la testa, le antenne leggermente curvate in avanti. 
“No, il regolamento non ce lo permette, inoltre immagino che lo 
prenderebbero come un’offesa. Non possiamo certo perquisirli senza una 
spiegazione.”

“Non potete scansionarli in qualche modo?”

“No, non senza…”

L’andoriana si interruppe a metà della frase, l’espressione di chi è 
appena stato colpito da una luminosa idea e al contempo si è reso conto 
che per attuarla dovrà sterminare dei cuccioli.

Yander la osservò per un istante, non sapendo bene come interpretarne la 
faccia.

“Non ha deciso di dargli una botta in testa e perquisirli mentre sono 
svenuti, vero?”

“No. Ma anche questa è un’idea…”

*USS Hope - Infermeria – 27/12/2398, ore 19.21*

**

“Da questa parte, avanti.”

Melanne si fece di lato per permettere al gruppetto di strisciare fuori 
dal tubo di Jeffries ed emergere nell’infermeria principale, in quel 
momento deserta a parte lei.

“Avete avuto problemi?” chiese a Tucci, porgendogli la mano per aiutarlo.

L’ufficiale scientifico si raddrizzò, scuotendo la testa. “No, credo di 
essere quasi arrivato a…”

“Intendevo venendo qui, Edddison.”

“Ah, no, non abbiamo incontrato nessuno. Hope ci ha guidato passo passo.”

“Meglio così. Speriamo di non doverli spostare ancora.”

“Potrebbe succedere?” domando Aida, rossa in faccia in parte per lo 
sforzo di strisciare nei condotti, in parte per il disappunto.

“Noi speriamo di no.” La dottoressa fece spallucce. “Ma finchè i pirati 
non se ne vanno, non abbiamo altra scelta che nascondervi.”

“Non immaginavo che le navi della flotta stellare fossero così 
malridotte da non potersi difendere da una nave di Medora. Di Medora, 
capisce? Come hanno potuto assegnare all’ambasciatore una scorta così 
inadeguata?”

“A volte me lo chiedo anche io, sa?” concordò la Graahn.

**

*USS Hope - Sala macchine - Contemporaneamente*

“Ma sarebbe possibile?”

=^= Tecnicamente no… nel senso che se arrivassimo davvero a quel punto, 
la nave sarebbe sul punto di esplodere e le radiazioni sarebbero 
l’ultimo dei nostri problemi, =^= fece Paulo, riflessivo, =^= ma se non 
se ne intendono troppo di ingegneria federale... =^=

“Hanno creduto alla storia dei guasti,” puntualizzò Xyr.

=^= Già, infatti, non sembrano proprio delle cime. Potrebbero cascarci, 
almeno la maggior parte. Ma se quel tizio della sicurezza non ha fatto 
tutto da solo, tra loro c’è qualcuno che è stato in grado di disattivare 
le nostre registrazioni di sicurezza. E quel qualcuno potrebbe capire 
che è tutto un trucco.=^=

Xyr annuì un paio di volte. “Lo so, ma se anche il terrorista avesse 
disattivato le registrazioni e si rendesse conto che stiamo cercando di 
fregarlo, cosa potrebbe fare? Nessuno di loro ufficialmente ha una 
preparazione specifica sull’ingegneria della Flotta. E come potrebbero?”

=^= Se protesta, sapremo che è lui. O lei. O loro. Ma Xyr - lungi da me 
rovinare un bell’inganno, sia chiaro - lei sa che se fingiamo una 
perdita di radiazioni dal nucleo per avere una scusa per esaminarli e 
qualcuno che non è il terrorista se ne accorge, l’ambasciatore potrebbe… 
come posso dirlo gentilmente… sporgere un reclamo formale o roba del 
genere? =^=

L’andoriana strinse gli occhi per un momento, come se Rodriguez potesse 
vederla. “Crede che questo fermerà il capitano?”

=^= No, nemmeno per un momento. =^=

“Benvenuto nella mia vita.”

*USS Hope - Infermeria – 27/12/2398, ore 19.27*

**

=^= Temo che stiano venendo da questa parte. =^=

Melanne si irrigidì al sentire la voce di Hope. Tucci, dal canto suo, 
sembrava solo vagamente interessato. “Da questa parte?” ripetè.

=^= Esattamente. Tuttavia, temo che non farete in tempo a spostarvi, 
questa volta. =^=

“Cosa?” La dottoressa, già a metà strada per l’ingresso del tubo da cui 
era arrivato il gruppetto, si bloccò di colpo. “Perché non ci hai 
avvertiti prima, allora?”

=^= A quando pare, questi pirati non sono ingenui come pensavamo. Hanno 
deciso di esaminare anche i condotti e stanno venendo proprio verso 
l’infermeria. =^=

“Cosa facciamo? Usiamo il corridoio?” chiese Nassah, nel tono pratico di 
chi è abituato a risolvere problemi.

=^= Temo che non sia possibile. Il gruppo accompagnato dal capitano 
Bueller ha apparentemente appena deciso di venire in infermeria. Vi 
suggerirei di nascondervi. =^=

“Nasconderci?” esclamò Aida. “Nasconderci dove? Noi non… ehi!”

Melanne la interruppe, afferrandola per un braccio e spingendola verso 
il suo ufficio. “Mi scusi, ma non abbiamo tempo per questo. Eddison, 
tieni d’occhio gli ingressi. Voi, con me. Uhm… se non vi dispiace, intendo.”

Superò la porta che dava sul suo ufficio, imboccò un breve corridoio e 
un po’ accompagnò un po’spinse l’addetta culturale in obitorio, seguita 
a ruota da Nassah e dalle guardie. Premette un tasto su un pannello 
accanto alla porta, poi si diresse di corsa alla parete che ospitava i 
contenitori mortuari. Ne aprì quattro e fece segno al gruppetto di entrarci.

Nassah e le guardie non se lo fecero ripetere due volte, pur senza 
sembrare eccessivamente entusiasti dell’idea. Ognuno di loro si sdraiò 
su uno dei lettini.

Aida si bloccò. “Non vorrà chiuderci lì dentro. Soffocheremo!”

“Assolutamente no. E comunque sarà per poco.”

“Io non…”

“Le assicuro che non c’è pericolo e andrà tutto bene, ma deve muoversi. 
Ora.” E dopo una pausa aggiunse “Per favore.”

La donna esitò poi si stese contro voglia.

La Graahn passò da un loculo all’altro, chiudendo i contenitori. Infine 
arrivò a quello dell’addetta culturale. La manica dell’abito di lei 
sporgeva dal bordo e la dottoressa si chinò sulla donna per sistemarla 
all’interno. Aggrottò le sopracciglia per un istante. Il profumo di Aida 
aveva qualcosa di familiare, ma nella concitazione del momento non 
riusciva a focalizzare cosa. Non aveva tempo per preoccuparsene. Scosse 
la testa, si raddrizzò e chiuse il contenitore.

Quindi si voltò per tornare rapidamente in infermeria.

“Ah, dottoressa, è qui…” disse Bueller, entrando.

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