[Stml17] [Stml17 ] [L. Basta - 13.03] i cacciatori

Silvia Brunati sbrunati a gmail.com
Gio 10 Ott 2019 15:14:13 CEST


Ciao,
ecco il pezzo.
Ci ho messo un pò sia perché sono stata via, sia perché sono stata colpita
dal raffreddore fine-di-mondo, che perché mi sono riletta ben  bene quanto
scritto in precedenza. Scusate perciò eventuali errori.

Spero vi piaccia.
Silvia


*TOOL III, Colonia Tahzot, Residenza di Kolose - 19/08/2399, ore 23:22*

Lon Basta, con le mani incrociate sul petto e la testa leggermente piegata
verso destra, studiava ad occhi socchiusi l’edificio come se questo fosse
in grado di parlargli. Era così immobile che, nel buio in cui era la piazza
in quel momento, era quasi impossibile vederlo.

“Allora?,” Basta non diede alcun segno di aver sentito il bisbiglio che
proveniva alle sue spalle. Sistemando meglio lo zaino sulle spalle Luna si
portò al suo fianco. “Allora?” Chiese ancora.

Un sospiro appena percettibile tradì il fatto che il betazoide non fosse
diventato improvvisamente una statua di pietra. “Spiegami ancora perché
siamo qui a quest’ora senza autorizzazione, in abiti civili.” Fu la
rapidissima risposta che Luna sentì solo perché era a pochi centimetri da
lui. Ciò nonostante chiese: “Eh?”

Basta le lanciò un’occhiataccia alla quale lei rispose con un sorriso
innocente.

“Perché ho pensato che tu potessi usare il tuo mojojo per capire cos’è
successo.” Gli spiegò magnanima avendo pietà di lui.

“Il mio cosa?”

“Il tuo mojojo, quella roba che ti ha insegnato tuo zio, sai, quando ti
faceva vivere come un recluso e ti dava lezioni di sopravvivenza…” Si
interruppe vedendo Basta irrigidirsi e girarsi lentamente verso di lei.

“Che ne sai tu di mio zio?”

Per tutta risposta Luna roteò gli occhi, “San Francisco, dopo che ti ho
pestato, quando ci siamo visti in quel locale…”

“Vuoi dire quando mi hai seguito in quel locale?”

“Dettagli. Ti ricordi che abbiamo finito tutti gli alcolici? Abbiamo avuto
un momento di comunione quella sera io e te, quasi commuovente, tu mi hai
parlato del tuo passato e io….”

“Mi hai fatto ubriacare per farmi parlare.” L’interruppe secco Lon.

“Esatto.”

Basta resto a fissarla in silenzio. “E’ difficile che io mi ubriachi.”

“Che importa ora! Usa il tuo mojojo!” Sbottò Luna indicando con le mani
l’edificio, “ricostruisci l’azione! Immedesimati.”

“Che differenza c’era nel farlo di giorno?”

“Di giorno non avremmo potuto fare questo,” rispose Luna estraendo uno
strumento dallo zaino che fece accigliare Basta e inserendo un comando,
“ok, adesso le telecamere non possono vederci, abbiamo esattamente…”
controllò lo strumento, “lo stesso tempo che hanno avuto gli assalitori.” E
guardò Basta con aspettativa. “Mojojo, su su.” Lo incoraggiò.

“Non voglio nemmeno sapere dove l’hai preso,” commentò Basta con un sospiro
per poi portare l’attenzione all’edificio e iniziare a muoversi.

“Meglio,” mormorò Luna seguendolo, “ho fatto una simulazione del tempo che
sarebbe occorso agli assalitori per entrare nella villa, arrivare alle
camere, compiere il loro efferato omicidio, perdere tempo a lottare con
l’ammiraglio e uscire quando il loro sistema di mascheratura è saltato.”
Gli sussurrò mentre si avvicinavano all’ingresso della villa, “non dobbiamo
fare altro che ripetere gli stessi passi e…” Si fermò di botto per evitare
di urtare Basta che con le mani ai fianchi fissava il cancello accigliato.

“Quanto tempo avrebbero impiegato secondo la tua simulazione a fare tutto?”

“Dieci minuti.” Rispose subito Luna.

“Uhm,” commentò Basta studiando il cancello prima di iniziare
all’improvviso a muoversi. “Allarmi?”

Senza perdere tempo a discutere come mai gli facesse domande le cui
risposte era certa lui conoscesse già, Luna guardò immediatamente i suoi
appunti, “non mi risulta, avrebbe dovuto esserci una guardia, più un
custode, ma…”

“Uhm,” sempre più accigliato Basta aprì il cancello e attraversò il
giardino fino a raggiungere la porta principale. Entrarono nell’edificio
silenzioso e si guardarono attorno. “Le stanze sono nel corridoio l’una di
fronte all’altra,” sussurrò Luna chiudendosi la porta alle spalle. Basta si
incamminò nella direzione indicatagli e raggiunse la prima porta. “Tempo?”
Chiese aprendola.

“Sono passati tre minuti.”

Il betazoide entrò nella stanza, raggiunse il letto e simulò l’atto di
colpire qualcuno disteso, poi tornò indietro. Sulla soglia Luna continuava
a controllare il tempo, “se aggiungiamo i minuti persi nella colluttazione
con l’ammiraglio direi che ci siamo.” Poi lo guardò. Basta ricambiò il suo
sguardo. Rimasero a fissarsi per un tempo che alla pilota sembrò
lunghissimo poi l’altro sospirò prendendosi l’attaccatura del naso fra
l’indice ed il pollice.

“Conoscevano la casa, sapevano che non c’era un allarme, conoscevano la
posizione di ogni ospite perché dieci minuti non sono sufficienti se devi
cercare le persone che devi uccidere. Non metti in piedi un piano del
genere se non hai un informatore interno o vicino alle vittime o se non hai
fatto un sopralluogo prima.”

Mentre parlava Luna prendeva appunti e annuiva. “Come sono arrivati qui?
Hanno usato un teletrasporto come quando sono andati via? Hanno usato una
nave?“ Poi scosse la testa correggendosi, “Edison ha ripetuto le scansioni
e non c’era nessuna navetta non autorizzata in orbita. Quindi dove sono
andati?” Sollevò la testa guardando Luna come se lei avesse la risposta e
si rifiutasse di dargliela, lei si limitò a fissarlo di rimando. “Hanno
usato uno shuttle?” Continuò Basta, “abbiamo fatto scansioni di shuttle che
decollavano?”

A quella domanda la pilota sollevò l’indice per dirgli di aspettare.

“Jones a Rest, il signor Tucci ha controllato eventuali voli nell’orbita
del pianeta o nell’atmosfera del pianeta verso l’ora dell’attentato?”



=^= No. =^=



“Dobbiamo vedere se nei rapporti che ci hanno girato o che ha la Phoebe, se
hanno interrogato la guardia/custode, o se per caso c’erano dei dipendenti
che si occupavano della villetta o del giardino,” aggiunse guardando Basta
mentre parlava con Rest, “è probabile che non fossero degli sprovveduti,
quindi dovevano conoscere la casa nei dettagli e sapere dove ciascuna
vittima avrebbe dormito.”



=^= Quindi i miei calcoli erano esatti, =^= fu la laconica risposta di Rest
alla quale Luna rispose roteando gli occhi.

“Si, si, i suoi ragionamenti erano corretti,” gli rispose, “il mojojo di
Basta lo ha confermato.”



=^= Il cosa? =^=



“Nulla,a più tardi tenente.” Uno sbotto sfuggi a Luna quando notò lo
sguardo di Basta. “Che c’è? A qualcuno lo dovevo pur dire! Almeno se ci
avessero arrestato avremmo potuto dire di essere in missione. Ottimo
lavoro, sapevo che il tuo mojojo avrebbe funzionato,” ripose nello zaino il
padd. “Andiamo a bere qualcosa?”

“Non dimentichi una cosa?”

“No, abbiamo fatto la nostra prova, possiamo andare.”

“Le telecamere avranno ripreso a funzionare ora,” la corresse lui, “come
usciamo da qui?”

“Oh quello, la simulazione finisce quando lo voglio io,” gli rispose Luna
mostrandogli lo strumento che aveva in mano con un sorrisetto, “questo non
salta come quello che hanno usato loro.”

“Non trovi strano che per essere così organizzati abbiano usato materiale
scadente?”

A quella domanda Luna sfiorò nuovamente il comunicatore.







*TOOL III, Colonia Tahzot, Locale nella periferia - 20/08/2399, 01:00*

“Spiegatemi ancora perché siamo qui,” chiese Melanne Grahan cercando di
farsi sentire al di sopra della musica.

“Ufficialmente perché ci serviva una distrazione,” le rispose Caytlin
perfettamente a suo agio nell’atmosfera caotica, “ufficiosamente volevo
farmi un’idea su clima della colonia.” Melanne seguì il suo sguardo in
direzione del bar dove Dohaan stava cercando di ordinare da bere. “Dato che
è la Phoebe a dirigere le indagini,” continuò Caytlin con un sorriso che le
illuminò tutto il volto, “nulla ci vieta di occuparci dei dettagli, ovvero
di quei particolari che loro potrebbero eventualmente trascurare.”

“E questo comporta…”

“Uscire e divertirsi,” concluse la sua frase il consigliere, “e nello
stesso tempo studiare la situazione generale. Vedi per esempio quella
coppia in quell’angolo?” Le disse indicando un tavolo sul fondo del locale,
dove due bajoriani, un uomo ed una donna, sorseggiavano le loro bevande
chiacchierando animatamente. “Lui è cotto di lei, ma non vuol darlo a
vedere per questo si guarda ogni tanto attorno come se fosse interessato
anche alle altre donne presenti. Lei invece non nasconde nulla, ma tutte le
volte che lui si guarda attorno, la sua espressione si fa triste.”

“E questo cosa ti dice del clima della colonia?”

“Che è sano, almeno in apparenza.”

“E quella donna al bancone? Quella vicina a James?” Le chiese Melanne
palesemente intrigata dalla capacità di osservazione dell’altra. Caytlin si
girò nella direzione indicata e socchiuse appena gli occhi prima di tornare
a guardarla sorseggiando con grazia la sua bibita.

“Impegnata, ma dal modo in cui guarda James ancora non per molto.”

“Come fai a dirlo?” Le chiese Melanne sorpresa. Caytlin sorrise.

“Dall’atteggiamento innanzitutto, continua a guardare in direzione di James
e nello stesso tempo verso quel gruppetto poco distante come se non avesse
paura di essere scoperta.”

“Oh,” commentò Melanne sorpresa.

“E qualche minuto fa baciava uno di quei ragazzi,” concluse ridendo
Caytlin. “Comunque sia,” proseguì guardandosi ancora attorno, “ho scelto
questo locale perché è uno dei pochi, non che ce ne siano molti in questa
colonia, dove non saremmo saltati troppo all’occhio. Qui non ci sono solo
bajoriani.” Concluse con un sorrisetto soddisfatto.

“Se dovessi dare una mia opinione direi che è una sana e tranquilla
atmosfera,” annuì Melanne ricambiando il sorriso, “quindi anche se non ne
ricaviamo nulla, mi sta bene anche la serata per distrarsi.” Concluse con
un sospiro.

“C’è qualcosa che non va?” Le chiese Caytlin riportando l’attenzione su di
lei.

Melanne scosse la testa, “No, non c’è nulla che non vada.”

“Dal tono in cui lo dici, sembra tutto il contrario.” Caytlin la obiettò
con un sorriso amichevole.

Prima che però Melanne potesse rispondere un grido rabbioso interruppe il
loro discorso.

Entrambe si girarono verso il bancone dove un bajoriano enorme aveva
afferrato per il bavero Dohaan e, senza pensarci Melanne si alzò di scatto
correndo verso i due. Mentre stava per imitarla Caytlin incrociò lo sguardo
di un bajoriano che la fissava senza preoccuparsi troppo di nascondere
l’odio. Istintivamente sorrise.







*USS Hope, Infermeria - 20/08/2399, ore 03:00*

Basta entrò nell’infermeria con uno sguardo così scuro che l’infermiera
Nudges arretrò istintivamente di un passo e senza che lui le chiedesse
nulla indicò immediatamente l’ufficio di Melanne Grahan. Senza una parola
il betazoide si diresse immediatamente nella direzione indicata.

“Fuori.” Sibilò all’infermiere che si stava occupando dello zigomo della
dottoressa.

“Ma verament..:”

“Ho detto: fuori,” ripeté seccamente fissando Melanne.

L’uomo passò lo sguardo fra l’una e l’altro fino a quando la Grahan non gli
fece un cenno d’assenso. Non appena le porte si chiusero alle sue spalle
Lon aprì la bocca.

“Se sei venuto per dare ordini nella mia infermeria, quella è la porta.” Lo
interruppe Melanne sospirando.

“Non vado da nessuna parte fino a quando non mi spieghi cosa ti è saltato
in mente,” ribatté lui digrignando i denti.

Girando attorno alla scrivania per sedersi, Melanne si massaggiò lo zigomo
arrossato. “Intendi dire quando ho accettato di andare con Caytlin a bere
qualcosa?” Chiese con aria innocente.

A quella risposta Lon serrò la mascella, “non fare la furba Melanne! Ho
letto il rapporto.”

“Oh per la miseria Lon!” Esclamò lei esasperata, “non è successo nulla!
James ha attirato l’attenzione della donna sbagliata tutto qui!”

“E la parte in cui ti sei ritrovata davanti ad un pugno?”

“Non è nulla che non potrebbe accadere a chiunque cerchi di interrompere
una rissa,” ribatté lei stringendo le spalle con indifferenza.

“Si ma..:”

“Non propinarmi di nuovo la storia che tu sei addestrato e io no,” lo
minacciò lei iniziando ad arrabbiarsi, “perché i corsi di autodifesa li ho
fatti anche io Lon Basta! E se solo ti azzardi a dire che non era compito
mio intervenire puoi tranquillamente girare sui tacchi ed andartene.”

Il betazoide fissò il dito indice teso nella direzione della porta, poi
tornò a guardare lei.

“Non sei sufficientemente addestrata ad affrontare una rissa,” le disse a
denti stretti e fu investito da un mare in tempesta che minacciò di
schiacciarlo “Fuori!” Sibilò Melanne alzandosi e indicando la porta.

Temporaneamente senza fiato Lon non reagì fino a quando non se la ritrovò
davanti che lo fissava furibonda. “Tu,” gli disse lei colpendolo più volte
con la punta dell’indice sul petto sottolineando ogni parola, “non hai
alcun diritto di decidere se io sono o non sono in grado di fare qualcosa!”

Come se fosse affascinato dal dito della mano di Melanne, Lon restò in
silenzio per alcuni lunghissimi secondi quando lei ebbe finito di parlare.
“Hai ragione.” Le disse quando finalmente ritrovò la parola.

Fu a quel punto che Melanne lo baciò.
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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-------------- parte successiva --------------
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