[Stml17] [14.04 – Graahn – Una nuova pista]
Bryn Lwellelyn
bryn.lwellelyn a gmail.com
Gio 24 Ott 2019 12:20:39 CEST
Ecco il mio brano. Visto che puntualité?
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*TOOL III, Colonia Tahzot - Ubicazione sconosciuta - 20/08/2399, 5.43*
L’andoriano che si teneva sempre in disparte era la chiave per
destabilizzare l’intero gruppo e la Lennox lo sapeva. Solo che non aveva
ancora idea di come usare quell’informazione a suo vantaggio.
L’idea di una fuga era impraticabile, questo ormai lo aveva capito. Le
avevano coperto il volto quando l’avevano portata in quel posto, ma aveva
capito da qualche brandello di conversazione e dalla generale atmosfera del
luogo che dovevano essere da qualche parte sotto terra. Molto sotto terra.
Era persino possibile che l’unica via per entrare e uscire fosse il
teletrasporto con cui l’avevano portata lì sotto. L’idea di una fuga per
lei sola, magari con degli inseguitori alle calcagna, era impensabile.
In un certo senso, era anche meglio. Non aveva più l’età per certe cose.
Questo non significava tuttavia che dovesse rimanere con le mani in mano.
Doveva solo puntare su una strategia più a lungo termine.
Non aveva idea di come stessero andando le indagini, ma sapeva da quello
che le avevano detto i suoi ospiti che il clima della colonia era piuttosto
chiuso. Poteva quindi supporre che Strauss, i ragazzi e chiunque avessero
inviato ad indagare, non stessero ricevendo un entusiastico sostegno.
Tuttavia non si sarebbero lasciati scoraggiare. Strauss poteva essere un
paranoico che aveva quasi mandato a monte la sua stessa carriera, ma dopo
tanti anni era certa di una cosa: non l’avrebbe abbandonata.
I suoi carcerieri non avevano manifestato alcun tipo di ansia al di là del
normale stato d’animo associato alla situazione, quindi si poteva supporre
che al momento non si sentissero in pericolo.
Forse non poteva fuggire da sé, ma avrebbe potuto cercare di minare la
coesione dei suoi rapitori dall’interno, spingerli a fare un passo falso.
Non era forse la strategia più efficace ma era l’unica che al momento era
in grado di mettere in atto.
Per questo aveva puntato sull’andoriano.
I fanatici sono impermeabili a qualunque tentativo di ragionare, ne aveva
incontrati diversi nella sua carriera e lo sapeva bene. Non importava quale
fosse la causa del loro fanatismo, tirando le somme erano tutti uguali. I
tizi che l’avevano rapita non facevano eccezione.
L’andoriano invece sì.
Quali che fossero le motivazioni a spingerlo, non erano quelle del resto
della combriccola. Questa differenza tra lui e gli altri in qualche modo
gli era causa di grande frustrazione. Se fosse riuscita a sfruttare questa
differenza, forse sarebbe riuscita ad ottenere qualcosa.
Si appoggiò con noncuranza alla fredda parete di pietra della sua cella e
smangiucchiò distrattamente un pezzetto dell’insipida focaccina che le
avevano spacciato per pranzo. Il ragazzo era di guardia alla sua cella.
Armeggiava con un qualche componente elettronico sul rozzo tavolo di legno
e sbuffava ogni volta che questo emetteva una scintilla. Non aveva idea di
cosa stesse facendo e nemmeno le interessava.
“Ora ti fanno fare anche l’elettricista?” gli domandò senza voltarsi.
L’andoriano si irrigidì appena, ma non rispose.
“Sai pensavo che tra questi idioti, avrebbero trovato qualcun altro per
farmi la guardia. O ti sei offerto volontario?”
“Taci, donna.”
“No, immagino di no. E’ un lavoro noioso, no? Fare la guardia a una donna
di mezza età in una prigione di pietra. Anche uno scimpanzé avrebbe potuto
farlo.”
“Taci!”
A quanto pare quel tizio era anche irascibile. Tanto meglio. “Dev’essere
per questo che hanno messo te di guardia. Non sembra che ti apprezzino
molto.”
Il ragazzo ebbe uno scatto e si alzò, puntando un’arma nella sua direzione.
“Ti ho detto di tacere,” sibilò.
La Lennox lo fissò per qualche istante, ne valutò la reazione decisamente
eccessiva, mentre lui tornava a sedersi.
“Eppure, qui dentro sembri quello con più cervello… ma immagino che la
causa valga anche questo...”
L’andoriano fece per scattare in piedi di nuovo, ma qualunque fosse la sua
intenzione, si bloccò alla vista del bajoriano appena entrato.
“Il capo ti vuole. Vedi di muoverti,” lo apostrofò.
Il ragazzo se ne andò, arrabbiato tanto con lei quanto con il suo compare.
Quest’ultimo fece passare lo sguardo tra i due per un istante prima di
domandare: “Che diavolo succede qui?”
“Niente,” rispose la Lennox con un sorriso.
*USS Hope – Ufficio dell’ Ufficiale Medico Capo – 20/08/2399, ore 10.12*
Melanne incrociò le dita sul piano della scrivania e sorrise ampiamente a
Caytlin. L’altra, seduta su una delle poltroncine di fronte, pareva in
egual misura perplessa e soddisfatta.
“Sei sicura che vuoi che venga anche Doohan? Forse sarebbe meglio che ci
facessimo accompagnare da uno dei ragazzi della sicurezza.”
“Credi che ci siano dei rischi?”
“No, credo di no, dopotutto è pieno giorno e il luogo che ho scelto è
praticamente in centro. Ma non vorrei che James attirasse altre attenzioni
indesiderate.”
“In un certo senso sarebbe tutto più realistico. I ragazzi della sicurezza
non sono cattivi ma sono un po’, come dire, ingessati, ecco. Dopotutto,
lavorano sotto Lon e Rest, non è che gli si possa dar torto.”
“Ok,” disse lentamente la rossa risiana, osservandola un po’ stranita.
“Perfetto, ci vediamo tra due ore, allora.”
“Sì.” Caytlin si spostò leggermente sulla poltroncina, mettendosi più
comoda. “Melanne, tu sai che se c’è qualche problema me ne puoi parlare,
vero?”
“Certo, perché me lo dici?”
“Oh, perché tu lo sappia.”
In verità la sua non era stata una visita del tutto casuale. Caytlin era
decisamente abile nel suo lavoro e nel tempo aveva scoperto che il miglior
modo di venire a conoscenza di potenziali problemi prima che diventassero
tali era tenere le orecchie bene aperte. La nave è piccola e la gente
mormora o una cosa del genere.
Se c’era un pettegolezzo che valeva la pena conoscere, prima o poi lo
avrebbero saputo tutti e lei un po’ prima di tutti gli altri. In più si era
fatta buoni amici in quasi tutti i dipartimenti della nave.
Voci correvano in merito alla loro ultima visita alla colonia. Pareva che
dopo il rientro, Basta fosse stato visto far visita alla Graahn nel suo
ufficio con umore più che tempestoso. Molto più del solito almeno. C’era
stata una qualche discussione, si poteva presumere, perché Lon era stato
letteralmente sbattuto fuori dall’ufficio. Melanne si era chiusa dentro e
aveva cominciato a registrare un diario personale che era passato
rapidamente dallo standard federale agli improperi in trill stretto.
Il fatto di non parlare il trill non aveva impedito ad una delle infermiere
di stare con l’orecchio appiccicato alla porta, pareva. D’altra parte, i
pettegolezzi su Basta e la Graahn erano i preferiti tra i romantici a
bordo, subito dopo quelli tra Rest e Xyr o Bueller e Xyr, a seconda del
caso.
Ora Caytlin sospettava – e non sapeva quanto avesse ragione – che il
portarsi Doohan a farsi un giro fosse un tentativo da parte di Melanne di
mostrare a Lon in quali abissi può sprofondare una donna per amor di
vendetta.
“Per curiosità, premesso che condivido abbastanza la tua idea, qual è il
vero motivo per cui vuoi portarti Doohan invece di un addetto alla
sicurezza?”
“Beh, avevo pensato di portare qualcuno della sicurezza. Ma, partendo dal
presupposto che non ci siano rischi, beh…”
“Sì?” la incoraggiò il consigliere.
“Credo che Lon si arrabbierà di più così,” ammise candidamente la Graahn.
*USS Hope – Ufficio del Primo Ufficiale – 20/08/2399 – Ore 13.22*
“Non ho capito bene… chi sarebbe questo tizio?”
“Non ci ha fornito i documenti…”
“… e a dir la verità è stato molto attento a non farsi vedere in faccia…”
si inserì Melanne.
“Esatto… ma ha detto di avere delle informazioni sul delitto della
villetta,” concluse Caytlin.
“Non capisco,” disse Xyr, le antenne che si piegavano in avanti dandole un
cipiglio vagamente inquisitorio, “credevo che foste scesi in pieno giorno
in un locale pubblico, come avete fatto a parlarci senza vederlo in faccia?”
“Il locale era molto affollato per via dell’ora di pranzo e lui ci ha fatto
avere un padd tramire una cameriera,” rispose Caytlin.
“Allora la cameriera lo avrà visto in faccia, giusto?”
“Ce l’ha indicato mentre stava uscendo. Non siamo riusciti a vederlo in
faccia. Le abbiamo chiesto di descrivercelo, però.”
“E lei?”
“A parte che si tratta di un Bajoriano, niente. Diciamo che era un po’
distratta.”
“Da cosa?” chiese Bueller.
“Da lui,” concluse Melanne indicando con un gesto del capo un
imbarazzatissimo Doohan.
Per un momento nell’ufficio calò il silenzio. Doohan sembrava uno pronto a
bollire nella sua stessa divisa, Caytlin e la Graahn sembravano tanto
dubbiose quanto eccitate dalla novità.
Xyr era impassibile come sempre. Bueller non sapeva che pensare.
Avrebbe potuto essere una buona pista come un qualche genere di
sotterfugio, un ricatto, un mitomane o anche uno scherzo. Era certo che
Rest avrebbe potuto calcolare l’esatta probabilità alla terza cifra
decimale, ma francamente non pensava che glielo avrebbe chiesto.
“Quindi vorrebbe un incontro?”
Caytlin annuì, facendo scivolare il padd sulla scrivania verso Bueller.
“Per fornirci le informazioni di cui è in possesso.”
“Ha chiesto un pagamento?” domandò Xyr.
“No, o almeno qui non lo dice.”
“Allora le sue motivazioni non riguardano un guadagno diretto.”
“Quindi cosa vuole?”
Bueller sembrò riflettere per un momento. “E’ possibile che abbia visto due
belle ragazze e…”
Xyr si voltò verso di lui stringendo gli occhi. “Chi mai inventerebbe una
cosa del genere solo per un approccio romantico?”
-------------- parte successiva --------------
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