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<p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Eccomi... ho un pò di dubbi sulla fattibilità di quello che segue ed il brano è più breve di quelli che erano i miei piani iniziali, ma non volevo concludere troppe cose, così ho preferito lasciarle in sospeso. <br></p><p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Spero vi piaccia! :)<br></p><p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt"><br></p><p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Silvia</p><p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt"><br></p><p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">*****************************************</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Brano: 04-05</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Titolo: Questione di Secondi</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">Autore: Cadetto IV Lon Basta (aka
Silvia Br.)</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0.0001pt">*****************************************</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><b style="mso-bidi-font-weight:normal">Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio
2395 – Ore 22.00</b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">Tre figure passeggiavano
sotto un mare di stelle, la qual cosa non sarebbe stato poi così strana se non
fosse che indossavano delle tute. Il che non sarebbe stata nemmeno tanto insolito
se non fosse che lo facevano sulla superficie esterna di una nave orioniana e una
delle tre era piegata in avanti e avanzava lentamente con le mani posate sullo
scafo e le gambe che le seguivano, come se fosse un segugio all’inseguimento di
un odore particolare; mentre le altre due, simili a cacciatori impazienti di
catturare la preda, lo seguivano in quella insolita camminata sulla superficie
di una nave spaziale. Da qualche parte dietro di loro una navetta klingon
occultata seguiva ogni loro mossa e, a bordo di essa, un’andoriana dai lunghi
capelli bianchi e le antenne ritte sulla testa come corde di violino fissava lo
schermo monitorando la situazione. Le sue labbra erano talmente pressate l’una
contro l’altra da ridursi ad una linea sottile che non toglieva nulla alla sua
bellezza glaciale. Dietro di lei un’umana dai capelli neri e gli occhi grandi spalancati
esprimeva la preoccupazione cui l’andoriana non aveva permesso di trasparire, le
dita della sua mano destra, se avessero potuto, avrebbero scavato solchi sullo
schienale della poltrona del pilota, dov’era seduta l’altra. Con l’aria delusa
di chi si domanda perché non è stato scelto per la missione, un terzo
personaggio era appoggiato alla paratia. Anche lui fissava lo schermo a braccia
conserte, tutto il disappunto disegnato su un volto che altrimenti sarebbe
passato inosservato.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Lei resterà
qui”, aveva ordinato l’andoriana con il tono di chi non ammette repliche, “non
rischierò tutti gli uomini ”, i suoi occhi si erano ridotti ad una fessura
quando aveva visto le labbra dell’uomo aprirsi in una protesta che non aveva
però trovato parola.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Funzionerà?”
Ruppe il silenzio teso Melanne Graahn staccando finalmente la mano dallo
schienale.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Deve”,
ribatté secca il comandante Xyr senza distogliere lo sguardo dallo schermo. “se
c’è una femmina orioniana a bordo di quella nave solo Rest potrebbe resisterle.
Lei è pronta?” Le chiese dopo qualche altro secondo di silenzio.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Devo”, rispose
l’umana raddrizzando le spalle e serrando la mascella, la mano che andava a
posarsi inconsapevolmente sulla borsa con tutto il necessario per un intervento
medico.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">Xyr le
lanciò un’occhiata e annuì lentamente, “signor Devon,sa cosa fare”. Disse alzandosi
per lasciare il posto all’umano, “è meglio che ci prepariamo”.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif"">Starbase 214 – Locale Ferengi “Tutto per Tutti”
– Contemporaneamente</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Non
mi sembra di aver chiesto chissà che cosa! Solo di pagare il giusto prezzo
quello che voglio!” Strauss teneva banco allargando le braccia al centro del
locale chiedendo il supporto dei presenti.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Signore,
signore, la prego”, provò nuovamente a placarlo il ferengi tenendo le mani per
cercare di afferrargli le gambe e convincerlo a scendere dalla sedia sulla
quale era salito.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">Mescolati
agli altri clienti Bueller e Rodriguez assisterono increduli al salto con il
quale il capitano evitò che il ferengi lo afferrasse.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Quando
ha detto che avevamo bisogno di un diversivo, non immaginavo questo…” commentò stupito
Rodriguez, poi, Bueller gli afferrò un braccio e lo trascinò verso il fondo del
locale approfittando della confusione.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Sbrighiamoci!”
</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">Rodriguez
si chinò sul pannellino che bloccava l’accesso alla sala ologrammi privata. Un
luce rossa lampeggiante indicava che era in uso, entrambi avevano visto i due
ferengi e il mercante entrarvi pochi minuti prima che Strauss entrasse in
azione. Facendo attenzione a non farsi vedere Bueller seguì le evoluzioni del
capitano per i locale con i ferengi che lo inseguivano di tavolo in tavolo
rovesciando sedie e creando scompiglio.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“La
sicurezza sarà qui a momenti!” Sussurrò a Rodriguez.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Le
ho già detto che è molto utile conoscere persone che conoscono persone che
hanno lavorato per questo locale e se ne sono andate arrabbiate? E’ terribile
quello che può fare chi porta rancore”, Rodriguez finì di digitare, “i codici
di sicurezza hanno la pessima abitudine di finire in mani poco raccomandabili”.
Da rossa la luce si fece verde mentre il rumore di bottiglie infrante indicò
che Strauss era riuscito a raggiungere il bancone e concentrare definitivamente
l’attenzione di tutti i ferengi su di lui. Nessuno avrebbe avvertito chi era
nella sala ologrammi a quel punto. Accennando un inchino verso Bueller,
Rodriguez gli fece cenno di precederlo all’interno.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal"> </span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"><b style="mso-bidi-font-weight:normal">Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio
2395 – Ore 22.15</b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">Basta si
fermò di scatto sollevando un braccio.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">C’era
qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse e questo lo
spiazzava perché non c’era abituato. Posò entrambe le mani sullo scafo e fissò
la superficie della nave, non che questo aumentasse le sue capacità percettive,
ma il contatto, pur attraverso i guanti, gli diede una sensazione di solidità che
lo aiutò a non perdere la sottile striscia di profondo blu che aveva appena
individuato. Tucci aveva il tratto distintivo del vortice, una specie di
tornado quando era immerso nei suoi pensieri, non c’entrava nulla con quell’acceso
blu che si sfaldava e ricomponeva, eppure…</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“E’ strano”,
mormorò cercando di riconoscere qualcosa che lo collegasse allo scienziato.
Facendo cenno all’altro uomo di aspettare Rest si accovacciò accanto al
betazoide: “cosa?”</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">All’inizio
Basta non sembrò aver sentito la domanda, accigliato ascoltava e più ascoltava
più sentiva stonature. “Non son sicuro che sia lui”, ogni singola parola uscì a
difficoltà dalla bocca del betazoide, come se gli costasse fatica ammettere
quell’incertezza.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">Rest ne
fissò l’espressione in silenzio per qualche istante, “Ma…?”</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Potrebbe
esserlo”, ammise il betazoide gli occhi pieni di insicurezza. </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“E’
sufficiente. E’ qui sotto”, disse poi alla radio alzandosi.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">Sulla Akesh Xyr
annuì a Devon e il teletrasporto si attivò trasportando lei e la dottoressa pochi
metri sotto i piedi dei tre uomini sullo scafo della nave. Si ritrovarono in un
corridoio dalle pareti scure illuminato da luci al neon mentre un allarme
iniziava a suonare in tutta la nave.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Presto!” L’andoriana
indicò alla dottoressa l’unica cella chiusa a pochi passi da loro sollevando l’arma
nella direzione del corridoio chiusa da un ascensore. A pochi passi da lei si
materializzò Rest, anche lui armato: “Abbiamo pochi secondi prima che alzino
gli scudi”, disse mettendosi al suo fianco. Dietro di loro il suono del phaser
che bruciava il pannello di controllo della cella confermò che la dottoressa
stava dandosi da fare. “E’ lui?” chiese Xyr vedendo le porte dell’ascensore
iniziare ad aprirsi,”è lui?” Chiese di nuovo iniziando ad arretrare verso la
cella affiancata da Rest quando uno scossone scosse la nave orioniana. “Dottoressa!”
Chiamò sparando un colpo verso l’ascensore costringendo così chiunque stesse
uscendo a ripararsi al suo interno.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt">“Teletrasporto
per quattro!” Sentì gridare dall’interno della cella, “subito!”. Poi il suo mondo
furono solo luci e colori.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0.0001pt"> </p>
<div class="gmail_extra"><br clear="all"><div><div class="gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature">------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br>Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht<br>------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br></div></div>
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