<div dir="ltr"><div>Ups! Scusa!</div><div> </div><div>Silvia</div></div><div class="gmail_extra"><br clear="all"><div><div class="gmail_signature" data-smartmail="gmail_signature">------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br>Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht<br>------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br></div></div>
<br><div class="gmail_quote">Il giorno 3 luglio 2016 22:03, Maddalena <span dir="ltr"><<a href="mailto:vampitrill@gmail.com" target="_blank">vampitrill@gmail.com</a>></span> ha scritto:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">
<div bgcolor="#FFFFFF" text="#000000">
Divertente, mi è piaciuto.<br>
Solo un appunto: la dottora è trill, non umana.<br>
Brava!<div><div class="h5"><br>
<br>
<div>Il 02/07/2016 15:32, Silvia Brunati ha
scritto:<br>
</div>
</div></div><blockquote type="cite"><div><div class="h5">
<div dir="ltr">
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Eccomi... ho un pò di dubbi
sulla fattibilità di quello che segue ed il brano è più breve
di quelli che erano i miei piani iniziali, ma non volevo
concludere troppe cose, così ho preferito lasciarle in
sospeso. <br>
</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Spero vi piaccia! :)<br>
</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt"><br>
</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Silvia</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt"><br>
</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">*****************************************</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Brano: 04-05</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Titolo: Questione di Secondi</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">Autore: Cadetto IV Lon Basta
(aka
Silvia Br.)</p>
<p style="margin:0cm 0cm 0pt">*****************************************</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><b>Da qualche parte nello
spazio – 6 Febbraio
2395 – Ore 22.00</b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">Tre figure
passeggiavano
sotto un mare di stelle, la qual cosa non sarebbe stato poi
così strana se non
fosse che indossavano delle tute. Il che non sarebbe stata
nemmeno tanto insolito
se non fosse che lo facevano sulla superficie esterna di una
nave orioniana e una
delle tre era piegata in avanti e avanzava lentamente con le
mani posate sullo
scafo e le gambe che le seguivano, come se fosse un segugio
all’inseguimento di
un odore particolare; mentre le altre due, simili a cacciatori
impazienti di
catturare la preda, lo seguivano in quella insolita camminata
sulla superficie
di una nave spaziale. Da qualche parte dietro di loro una
navetta klingon
occultata seguiva ogni loro mossa e, a bordo di essa,
un’andoriana dai lunghi
capelli bianchi e le antenne ritte sulla testa come corde di
violino fissava lo
schermo monitorando la situazione. Le sue labbra erano
talmente pressate l’una
contro l’altra da ridursi ad una linea sottile che non
toglieva nulla alla sua
bellezza glaciale. Dietro di lei un’umana dai capelli neri e
gli occhi grandi spalancati
esprimeva la preoccupazione cui l’andoriana non aveva permesso
di trasparire, le
dita della sua mano destra, se avessero potuto, avrebbero
scavato solchi sullo
schienale della poltrona del pilota, dov’era seduta l’altra.
Con l’aria delusa
di chi si domanda perché non è stato scelto per la missione,
un terzo
personaggio era appoggiato alla paratia. Anche lui fissava lo
schermo a braccia
conserte, tutto il disappunto disegnato su un volto che
altrimenti sarebbe
passato inosservato.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Lei resterà
qui”, aveva ordinato l’andoriana con il tono di chi non
ammette repliche, “non
rischierò tutti gli uomini ”, i suoi occhi si erano ridotti ad
una fessura
quando aveva visto le labbra dell’uomo aprirsi in una protesta
che non aveva
però trovato parola.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Funzionerà?”
Ruppe
il silenzio teso Melanne Graahn staccando finalmente la mano
dallo
schienale.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Deve”,
ribatté secca il comandante Xyr senza distogliere lo sguardo
dallo schermo. “se
c’è una femmina orioniana a bordo di quella nave solo Rest
potrebbe resisterle.
Lei è pronta?” Le chiese dopo qualche altro secondo di
silenzio.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Devo”,
rispose
l’umana raddrizzando le spalle e serrando la mascella, la mano
che andava a
posarsi inconsapevolmente sulla borsa con tutto il necessario
per un intervento
medico.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">Xyr le
lanciò un’occhiata e annuì lentamente, “signor Devon,sa cosa
fare”. Disse alzandosi
per lasciare il posto all’umano, “è meglio che ci prepariamo”.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif"">Starbase
214 – Locale Ferengi “Tutto per Tutti”
– Contemporaneamente</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Non
mi
sembra di aver chiesto chissà che cosa! Solo di pagare il
giusto prezzo
quello che voglio!” Strauss teneva banco allargando le
braccia al centro del
locale chiedendo il supporto dei presenti.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Signore,
signore,
la prego”, provò nuovamente a placarlo il ferengi tenendo
le mani per
cercare di afferrargli le gambe e convincerlo a scendere
dalla sedia sulla
quale era salito.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">Mescolati
agli
altri clienti Bueller e Rodriguez assisterono increduli al
salto con il
quale il capitano evitò che il ferengi lo afferrasse.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Quando
ha
detto che avevamo bisogno di un diversivo, non immaginavo
questo…” commentò stupito
Rodriguez, poi, Bueller gli afferrò un braccio e lo
trascinò verso il fondo del
locale approfittando della confusione.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Sbrighiamoci!”
</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">Rodriguez
si
chinò sul pannellino che bloccava l’accesso alla sala
ologrammi privata. Un
luce rossa lampeggiante indicava che era in uso, entrambi
avevano visto i due
ferengi e il mercante entrarvi pochi minuti prima che
Strauss entrasse in
azione. Facendo attenzione a non farsi vedere Bueller
seguì le evoluzioni del
capitano per i locale con i ferengi che lo inseguivano di
tavolo in tavolo
rovesciando sedie e creando scompiglio.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“La
sicurezza
sarà qui a momenti!” Sussurrò a Rodriguez.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal">“Le
ho
già detto che è molto utile conoscere persone che
conoscono persone che
hanno lavorato per questo locale e se ne sono andate
arrabbiate? E’ terribile
quello che può fare chi porta rancore”, Rodriguez finì di
digitare, “i codici
di sicurezza hanno la pessima abitudine di finire in mani
poco raccomandabili”.
Da rossa la luce si fece verde mentre il rumore di
bottiglie infrante indicò
che Strauss era riuscito a raggiungere il bancone e
concentrare definitivamente
l’attenzione di tutti i ferengi su di lui. Nessuno avrebbe
avvertito chi era
nella sala ologrammi a quel punto. Accennando un inchino
verso Bueller,
Rodriguez gli fece cenno di precederlo all’interno.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><strong><span style="font-family:"Arial","sans-serif";font-weight:normal"> </span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"><b>Da qualche parte nello
spazio – 6 Febbraio
2395 – Ore 22.15</b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">Basta si
fermò di scatto sollevando un braccio.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">C’era
qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse e
questo lo
spiazzava perché non c’era abituato. Posò entrambe le mani
sullo scafo e fissò
la superficie della nave, non che questo aumentasse le sue
capacità percettive,
ma il contatto, pur attraverso i guanti, gli diede una
sensazione di solidità che
lo aiutò a non perdere la sottile striscia di profondo blu che
aveva appena
individuato. Tucci aveva il tratto distintivo del vortice, una
specie di
tornado quando era immerso nei suoi pensieri, non c’entrava
nulla con quell’acceso
blu che si sfaldava e ricomponeva, eppure…</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“E’ strano”,
mormorò cercando di riconoscere qualcosa che lo collegasse
allo scienziato.
Facendo cenno all’altro uomo di aspettare Rest si accovacciò
accanto al
betazoide: “cosa?”</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">All’inizio
Basta non sembrò aver sentito la domanda, accigliato ascoltava
e più ascoltava
più sentiva stonature. “Non son sicuro che sia lui”, ogni
singola parola uscì a
difficoltà dalla bocca del betazoide, come se gli costasse
fatica ammettere
quell’incertezza.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">Rest ne
fissò l’espressione in silenzio per qualche istante, “Ma…?”</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Potrebbe
esserlo”, ammise il betazoide gli occhi pieni di insicurezza.
</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“E’
sufficiente. E’ qui sotto”, disse poi alla radio alzandosi.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"> </p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">Sulla Akesh
Xyr
annuì a Devon e il teletrasporto si attivò trasportando lei e
la dottoressa pochi
metri sotto i piedi dei tre uomini sullo scafo della nave. Si
ritrovarono in un
corridoio dalle pareti scure illuminato da luci al neon mentre
un allarme
iniziava a suonare in tutta la nave.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Presto!”
L’andoriana
indicò alla dottoressa l’unica cella chiusa a pochi passi da
loro sollevando l’arma
nella direzione del corridoio chiusa da un ascensore. A pochi
passi da lei si
materializzò Rest, anche lui armato: “Abbiamo pochi secondi
prima che alzino
gli scudi”, disse mettendosi al suo fianco. Dietro di loro il
suono del phaser
che bruciava il pannello di controllo della cella confermò che
la dottoressa
stava dandosi da fare. “E’ lui?” chiese Xyr vedendo le porte
dell’ascensore
iniziare ad aprirsi,”è lui?” Chiese di nuovo iniziando ad
arretrare verso la
cella affiancata da Rest quando uno scossone scosse la nave
orioniana. “Dottoressa!”
Chiamò sparando un colpo verso l’ascensore costringendo così
chiunque stesse
uscendo a ripararsi al suo interno.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt">“Teletrasporto
per
quattro!” Sentì gridare dall’interno della cella, “subito!”.
Poi il suo mondo
furono solo luci e colori.</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0pt"> </p>
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