[stml19] [17.05] Teamwork
Silvia Z.
izumitrek a gmail.com
Ven 25 Ott 2019 11:18:51 CEST
Ciao,
premetto che non avendo letto la missione 2 (se non alcune parti
velocemente), non me la sono sentita di andare troppo avanti sulla parte di
Hurlet, anche perchè a prescindere sono a corto di idee, ma ho preferito
raccontare una fetta di Wayfarer e del suo equipaggio al lavoro. Ognuno per
come può che cerca di dare una mano.
Spero sia di vostro gradimento
******************************************Brano: 17-05 - Uno per tutti,
tutti per uno Autore: Tenente JG Asuna IchigawaPRECEDENTE: 17-04 "Tallone
d'Achille"******************************************
*05/09/2398 - ore 9.15Sygma Draconis, Lantaris*
“Generale, i sensori rilevano una navetta che ha lasciato la Wayfarer.”
commentò un ragazzo biondo con una voglia sulla guancia sinistra.
“Chi c’è a bordo della navetta? L’ape regina ha lasciato l’alveare e sta
venendo qui?” domandò Hurlet ridendo come un pazzo e avvicinandosi al
ragazzo per dare anche lui un’occhiata al computer.
“Esatto, signore.”, confermò il ragazzo “Solo il Capitano Kiron a bordo. Ma
la cosa strana è che..considerando la traiettoria non sembra sia diretto
verso di noi, ma si sta allontanando..Fugge!”, conclude ridendo a sua volta
di gusto.
“Fugge e lascia da solo il proprio equipaggio? Ancora più vile di quanto
pensassi! Ma dovevo immaginarlo. Mi ha abbandonato come solo un vigliacco
poteva fare. Visto ammiraglio? E lui è un Capitano della Flotta Stellare
mentre io sono stato rinchiuso e seviziato per anni in questo schifo di
manicomio. Ma la pagherà. La pagheranno tutti quanti dal primo all’ultimo.
Fosse l’ultima cosa che faccio!”
La vecchia Squiretaker non rispose, perchè non poteva farlo essendo stata
legata e imbavagliata, ma era certa che dietro all’azione apparentemente
ingiustificata di Michael ci fosse senz’altro un piano. Al suo fianco erano
stati imbavagliati gli uomini della sicurezza e delle operazioni che erano
stati imbarcati con lei e l’ambasciatore sulla navetta.
Ci provò comunque a parlare, ma ciò che ne uscì furono solo mugugni e una
delle persone incaricate di tenerla d’occhio la schiaffeggiò. “Zitta
vecchiaccia!”, commentò.
“Vacci piano che le casca la dentiera!”, esclamò il ragazzo biondo
scatenando l’ilarità di tutti i presenti esclusi i prigionieri.
“Al prossimo verso farà la fine dell’ambasciatore, Ammiraglio.”, la ammonì
Hurlet.
“Lasciatelo proseguire fino al margine di controllo e poi immobilizzate la
navetta e lasciate che assista alla fine del suo equipaggio da lì. Deve
soffrire. Deve illudersi di potercela fare per poi non riuscirci ed essere
fermato da qualcosa che non può controllare. Osserverà tutto. Assisterà
alla distruzione, al dolore del suo equipaggio impotente. Il dolore lo deve
distruggere dentro. Deve pregarmi di essere ucciso, supplicarmi di
liberarlo dal dolore del senso di colpa che lo divorerà dall’interno. E
anche così, avrà provato solo una minima parte di quello che ho subito io.”
*05/09/2398 - ore 10.30USS Wayfarer - Sala macchine*
“Priorità al ripristino degli scudi”, gridò Rumar a un Ristea multitasking
che alternava risposte alle domande dei colleghi meno esperti a indicazioni
e suggerimenti quando notava indecisioni o imperfezioni nelle attività
altrui a calcoli sulla consolle che aveva davanti.
“Dobbiamo resistere il più possibile agli attacchi che potrebbero arrivare
dall’esterno”, continuò l’altro.
“Sì, signore. Stavo pensando che sarebbe di grande aiuto radunare tutto il
personale di bordo solo nei ponti indispensabili in modo da poter togliere
energia a quelli non necessari e poterla deviare sugli emettitori di scudi
non appena i tecnici li avranno riparati”, disse consegnando un data padd
con alcune operazioni da svolgere ad un Guardiamarina.
“Ottima idea, quanto vi manca per terminare le riparazioni degli
emettitori?”
“Ci serviranno almeno altre due ore”, rispose monitorando l’andamento delle
riparazioni inviato in tempo reale al computer di bordo alla sua consolle.
“Lo faccia in un’ora e mezza!”
“Vedremo cosa riesco a fare”, commentò Ristea. Era abituato a questo
approccio e scrollò le spalle e con un sospiro tornò a monitorare la
situazione delle riparazioni.
=^=Ristea a squadra riparazioni Gamma: Lasciate perdere i sensori a lungo
raggio e supportate la squadra Alfa nella riparazione degli emettitori
degli scudi. Il tempo scorre!=^=
“Molto bene” commento Rumar uscendo dalla sala macchine diretto in plancia
e sfiorandosi il comunicatore sulla giacca della divisa:
=^=Rumar a Wu e Vaitor: avviate le procedure di evacuazione dei ponti
secondari. Toglieremo il supporto vitale tra un’ora e mezza. =^=
*05/09/2398 - ore 11.15USS Wayfarer - Ponte 4*
“Via di qui! Evacuare il ponte!”, gridava Wu. “Signori seguite tutti le
indicazioni degli addetti alla sicurezza!”
“Dove corre? Nessuno le ha spiegato che non bisogna farsi prendere dal
panico in queste situazioni?” gridò Vaitor ad una recluta dall’aria
spaventatissima.
“Stia calmo. Faccia un respiro profondo e segua le indicazioni dei
colleghi.” aggiunse.
“Calmo? Calmo?! Con quel sasso gigante conficcato nella nave?!” gridò il
ragazzo tenendosi la testa tra le mani.
Vaitor chiamò a sè l’addetto alla sicurezza più vicino e gli sussurrò
sottovoce “Lo porti in infermeria e gli faccia dare un sedativo. Dobbiamo
evitare che scateni il panico”.
Quello annuì e si rivolse alla recluta con un deciso “Mi segua”.
E mentre tutti si avviavano, chi più e chi meno calmo, alle scale diretti
ad uno dei ponti “sicuri”, Wu con Vaitor stava controllando che nessuno
fosse rimasto nelle varie stanze presenti analizzando ciascuno una delle
diverse ali del corridoio.
Camminando e guardando all’interno di una stanza dopo l’altra, Vaitor udì
dei colpi contro una delle porte. “C’è nessunooo? Ehy!! Si è bloccata la
porta, dannazione!!”
“Comandante, qui c’è qualcuno!” gridò Vaitor a Wu dopo aver sentito la voce
passando davanti alla porta. “Chi c’è?”, chiese mentre la donna correva
verso di loro.
“Sono il Dott. Keth. Con me ci sono la dottoressa Squiretaker e il signor
Carpharai. Quest’ultimo è privo di coscienza. La dottoressa sta cercando di
rianimarlo”, rispose la voce oltre la porta.
Vaitor provò ad aprire la porta senza successo spingendola con le braccia
in attesa dell’arrivo della collega “Forse ci serve un ingegnere. E’
bloccata.”, le disse al suo arrivo.
“Lasci gli ingegneri alle riparazioni” rispose Wu inspirando profondamente
e poi tirando un calcio ben piazzato ad un pannello accanto alla porta,
facendo scattare il meccanismo di apertura che si era incastrato.
“Basta saper agire nei punti giusti”, fu la risposta allo sguardo stupito
di Mahon.
La stanza era quasi buia essendo accese solo le luci di emergenza e ci
misero un po’ a mettere a fuoco la situazione.
Keth era in piedi davanti alla porta aperta e si spostò di lato per farli
entrare.
Julia era seduta in ginocchio accanto a Noll sdraiato sul pavimento accanto
a uno sgabello che cercava di rianimarlo dopo aver posato il tricorder con
cui lo aveva analizzato per terra.
“Ho bisogno che venga portato in infermeria immediatamente. Ha tutti i
sintomi di un infarto”, commentò Julia. “Dobbiamo intervenire il prima
possibile”
“Mi dia una mano a portarlo” ordinò Vaitor a Keth.
Quest’ultimo non fece a tempo a muoversi che venne interrotto da Wu: “La
aiuto io. Il dottore deve andare a curare i feriti sul ponte 6. Ce ne sono
ancora diversi che devono essere medicati.”
La donna prese Carpharai dalle ascelle mentre Vaitor lo sollevava dalle
caviglie.
“Di qua!”, esclamò Julia per guidarli alla strada per l’infermeria
alternativa al turboascensore dopo aver racolto il tricorder ed essersi
alzata in piedi.
“Perchè non avete richiesto un teletrasporto di emergenza?”chiese Wu.
“Perchè il mio comunicatore deve avere qualche problema, mentre il dottor
Keth ha dimenticato il suo sul comodino stamattina”
“Pessimo tempismo dottore”, commentò la donna continuando a tenere
saldamente le caviglie del barista.
Keth diventò bordeau.
“Sbrighiamoci!”
*05/09/2398 - ore 12.00Yacht*
Durante il suo viaggio sulla navetta, Kiron si sarebbe aspettato di essere
braccato subito dal suo rivale psicopatico e che lo avrebbe sottoposto alle
peggiori torture, ma evidentemente i suoi piani erano diversi.
Probabilmente voleva fargli assistere alle peggiori torture al suo
equipaggio, sadico com’era diventato. E non riusciva a togliersi dalla
testa che la situazione in cui si trovavano ora era, seppur non al cento
per cento, dipeso da lui.
Decise di approfittare del tempo per riflettere più lucidamente lontano
dalla frenesia delle emergenze sulla Wayfarer, lontano dalle emozioni che
lo attanagliavano e lo stavano angosciando, lontano da tutto e da tutti.
Cercò di analizzare la situazione in maniera oggettiva, come fosse un
problema non suo. Come se fosse stato un altro capitano di un’altra nave
nella stessa situazione a chiedergli consiglio. Cosa gli avrebbe
consigliato di fare?
Innanzitutto era chiaro l’obiettivo: proteggere il suo equipaggio.
Purtroppo l’ambasciatore era andato e non c’era più nulla da fare per
salvarlo.
Come salvarlo? Questo non era chiaro. Confidava nell’intuizione di Cooper,
il suo ufficiale scientifico tanto eccentrico quanto geniale e confidava in
realtà nel suo intero equipaggio, ogni singolo membro lo aveva stupito
positivamente in più di un’occasione. Erano una bella squadra e nonostante
le divergenze professionali e caratteriali ne avevano superate tante:
avrebbero superato senz’altro anche questa!
Però era consapevole che in questo momento erano con le mani legate e non
era sufficiente in questo caso contare solo su loro stessi, ma
necessitavano un aiuto esterno.
Quindi era chiaro..doveva cercare di comunicare con l’esterno.
“Giusto! Come ho potuto non pensarci prima?” si domandò tra sè e sè.
“Sicuramente non mi lasceranno uscire dalla zona in cui bloccano le
comunicazioni uscenti, ma posso avvicinarmi il più possibile al confine e
lanciare una sonda programmata con installato un trasmettitore per inviare
un messaggio di soccorso al Comando della Flotta Stellare o a chiunque sia
di passaggio. Non dovrebbero riuscire a rilevarla date le dimensioni.
Dovrebbe riuscire a sfuggire ai sensori. E se anche la dovessero rilevare,
dovrebbero abbatterla prima che invii il messaggio per evitare che venga
ricevuto.”
Detto questo attivò il pilota automatico e andrò sul retro della navetta
per installare il trasmettitore sulla sonda e registrare il messaggio.
*05/09/2398 - ore 14.00USS Wayfarer - Laboratorio scientifico*
“Ora!” esclamò Cooper.
“Sì!”, rispose rapida Ichigawa armeggiando con la consolle modificando
nuovamente la frequenza d’onda e l’intensità del segnale di comunicazione.
Nella stanza aleggiò un silenzio di tomba per alcuni secondi.
“Niente..”, commentò la ragazza abbassando lo sguardo scoraggiata.
“Altre idee?” chiese Cooper ai suoi sottoposti. Nessuno rispose.
Il Marinaio Rossi si lasciò scappare uno sbadiglio.
“Ehy riccioli d’oro, cosa pensi che stiamo facendo qui? Un pigiama party?”
gridò irritato lo scienziato.
“No signore, mi scusi”, rispose lei imbarazzata dalle grida.
“Sa cosa mi pulisco con le sue scuse? Stiamo lavorando. Stiamo cercando la
soluzione a questo sadico gioco a cui siamo costretti a giocare nostro
malgrado. E ho bisogno che tutti collaboriamo. E se non volete farlo
portate il vostro culo fuori di qui. Chiaro?” sempre continuando a gridare.
Calò un silenzio gelido e nessuno ebbe il coraggio di lasciarsi andare.
Tranne un marinaio che si alzò silenziosamente in piedi e si avviò alla
porta con molta calma.
“Ecco bravo!” commentò Cooper. “Chi non è in grado di dare una mano segua
il Marinaio Torres! Che l’ultima volta ha pure sbagliato una banale calcolo
d’integrale n-dimensionale”
“Veramente io...sto solo andando al bagno…” commentò il giovane.
Erjn aveva osservato tutto da una sedia all’angolo della stanza, la zona
che le era stata concessa per restare come osservatrice e non disturbare il
brainstorming ed i test che stava facendo il gruppo.
Il Marinaio Rossi era già andata nel suo studio per un colloquio un paio di
volte per lamentarsi dei comportamenti poco cortesi del suo superiore, ma a
quanto stava vedendo, le doleva ammetterlo a se stessa, forse lui non aveva
tutti i torti.
La situazione comunque rischiava di degenerare perchè Cooper stava
decisamente perdendo il controllo e il focus della situazione. Per cui
decise di alzarsi in piedi e si portarsi accanto a Cooper che le lanciò una
delle sue peggiori occhiatacce aspettandosi un inopportuno rimprovero per i
suoi modi davanti a tutti i suoi sottoposti.
“Signori, il Comandante Cooper ha perfettamente ragione. La situazione in
cui ci troviamo è critica e ho bisogno che ne siate tutti consapevoli o
sarà difficile gestirla. Abbiamo bisogno che tutti voi siate concentrati al
massimo e diate il meglio che potete per trovare una soluzione e superarla.”
Fece una pausa e poi proseguì, “Siete tutte persone qualificate e siete
state addestrate per gestire la tensione e lo stress che si presentano di
continuo facendo il lavoro che fate per cui non è accettabile che prendiate
sotto gamba il vostro compito. Il contributo di chiunque è di fondamentale
importanza. E ora al lavoro...e lei vada al bagno Torres!”
Finì il suo discorso e tornò a sedersi in un angolo. Cooper la fissò per un
attimo stupito, seppur intuiva che sarebbe toccato un bel discorsetto anche
a lui prossimamente, se ne fosse uscito vivo da quella situazione, in quel
momento provò una sorta di senso di riconoscenza, o la cosa più simile che
lui era in grado di provare, verso quella donna.
“Scusate se mi intrometto”, intervenne Ichigawa un po’ imbarazzata rompendo
il silenzio che si era creato, “ma..Comandante, sto rianalizzando tutti i
tentativi che abbiamo fatto di comunicare con l’esterno alla ricerca di un
qualche pattern comune...”, iniziò scorrendo una serie di segnali sulla
consolle.
“Vada avanti..”
“Ora: i sensori sono quasi tutti fuori uso e non vorrei che fosse solo
dovuto a qualche lettura errata, ma...pare che ogni volta che abbiamo
cercaro di inviare un segnale di comunicazione, qualcosa abbia reagito nel
corpo ferroso che si è conficcato nella nave ed abbia lui stesso prodotto
un segnale come in risposta. Ora non so di preciso se possa trattarsi di un
qualche tipo di fenomeno ferromagnetico che crea un disturbo di qualche
tipo se la sorgente del segnale è vicina o cose del genere…”
“Non vada oltre. Come dice lei, non lo può sapere.” fece una pausa per poi
proseguire: “Lei no, ma noi possiamo scoprirlo. Ottimo spunto. Al lavoro
ragazzi!”, rivolto verso la sua squadra sfregandosi le mani.
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(O)O
JG Lt. Asuna Pauline Ichigawa
Communication Officer
USS Wayfarer NCC-62925
Private comunicator: izumitrek a gmail.com
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