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Coral Nimosit
coral.nimosit a gmail.com
Dom 13 Apr 2014 11:08:28 CEST
Dunque, come correttamente sottolineato nei giorni scorsi da Fede/Sev
i rapporti tra Sev e Moore sono ancora troppo freschi per giustificare
il 'tu' invece che il 'lei' nei dialoghi. Vi rimando in lista il brano
corretto (spulciatelo per trovare qualche refuso da correggere).
Onestamente penso che lo scambio di battute ne perda un pò, passando
al più formale 'lei', però è giusto così. Magari nei prossimi brani
decideranno di darsi del tu ^_^. ciao
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TITOLO: 13-05 – "Io so che tu sai che io so."
AUTORE: Riccardo/Nimosit
Brano precedente: 13-04 - "Si parte"
D.S. 71089.12 - D.T. 02/02/2394
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Incrociatore pesante di classe Vor'cha – D.S. 71089.12 – D.T.
02/02/2394 ore 12.46
Krin squadrò la delegazione federale con un misto di disgusto e
rassegnazione, prima di rivolgersi all'ufficiale alla consolle del
teletrasporto.
“Avverti K'Paal che sono arrivati.”
All'ultimo minuto Nimosit aveva deciso di lasciare a guardia delle
navette quasi tutti gli ufficiali alla sicurezza che il buon Sev gli
aveva affibbiato suscitando, come previsto, alcune proteste.
Comprendeva le ragioni del capo della sicurezza e dei suoi uomini, ma
doveva ammettere che salire a bordo di una nave Klingon armati fino ai
denti sbandierando, al contrario, intenzioni pacifiche poteva suonare
come minimo controproducente. Aveva notato dall'espressione di Thevek
che anche il nuovo consigliere approvava la scelta. Oltre a loro due
ed al dottor Di Maria, facevano parte del gruppo solo due ufficiali
della sicurezza. Non che la cosa avesse più di una valenza formale
visto il numero di Klingon che si erano ritrovati subito attorno quale
comitato di benvenuto. Tutto come da programma.
Si voltò verso la donna al suo fianco.
“Andrà tutto bene. Può respirare.” - Sussurrò. Lei annuì. Anche lui,
come il capitano, aveva letto attentamente il ruolino dei due nuovi
ufficiali superiori; avevano sviluppato notevoli competenze nei loro
rispettivi ambiti applicativi, ma scarsa pratica sul campo. Si
immaginava che ritrovarsi scaraventati da dietro ad una scrivania
direttamente su un incrociatore da battaglia klingon potesse risultare
piuttosto destabilizzante, anche per ufficiali esperti. Aveva bisogno
che il nuovo consigliere rimanesse lucida e calma. Fece qualche passo
avanti, scendendo dalla pedana del teletrasporto. - “Sono il
comandante Nimosit, primo ufficiale della USS Novalis.”
L'ufficiale al momento più alto in grado gli si fece incontro,
sovrastandolo di almeno dieci centimetri.
“Sono Krin, ho l'ordine di scortarvi dai prigionieri.”
“Molto bene, grazie.” Annuì Nimosit.
“Ho anche l'ordine di non perdervi di vista nemmeno per un secondo.”
La velata minaccia sottesa a quelle parole, compresibile per la
verità, rientrava nel novero delle cortesie diplomatiche dei figli di
Qo'noS, che Nimosit si aspettava. I suoi uomini erano preparati e
seguirono il manipolo di klingon e delle loro bocche da fuoco per gli
angusti corridoi della nave fino alle celle detentive, nelle quali era
trattenuto l'esiguo equipaggio del cargo federale sequestrato.
Inutile dire che il capitano Lee Kim Yo ed il suo gruppo furono ben
felici e sollevati nel constatare che la Flotta avesse inviato
qualcuno a prendersi cura di loro.
“Non è così facile.” Esordì Nimosit rivoltò a Lee, mentre fu concesso
a Di Maria di occuparsi dei prigionieri. Cercò di spiegargli la
situazione nella maniera più chiara possibile, ma rassicurò l’uomo che
avrebbero negoziato con i Klingon la loro liberazione.
“Come possiamo rappresentare una minaccia per un intero gruoppo da
battaglia klingon, Comandante! Il nostro è un semplice cargo
commerciale.” Protestò l’uomo.
“Ne sono consapevole, e lo sanno benissimo anche i Klingon. Crediamo
che la vostra presenza qui faccia parte di uno schema più grande e
complesso al quale stiamo cercando di dare un senso.”
Di Maria gli si avvicinò dopo poco.
“Stanno benone, un po’ bistrattati ma sani. Gli interrogatori klingon
non sono mai una passeggiata di piacere! Ho somministrato qualche
blando ricostituente, niente di più. Certo il cibo klingon non aiuta
né il corpo né lo spirito!”
“Conto di riuscire a liberare il Nipper prima possibile.” Rispose
Nimosit sia al dottore che a Lee. Allontanandosi di qualche passo si
avvicinò a Thevek, occupata ad osservare tutto cercando di
immagazzinare ogni piccolo dettaglio utile.
“Idee?” Chiese a bruciapelo alla donna. Passata la prima fase di
ambientamento, sembrava maggriormente a proprio agio. Nimosit ne fu
sollevato.
“E’ evidente che sono trattenuti qui solo come esca, ma non ho capito
ancora qual'è la preda che intendono prendere all'amo!”
“Eeee……?” La incalzò Nimosit curioso.
“Eppoi vorrei capire cosa ci facesse un cargo privato da queste parti.”
“Un po’ troppo lontano dalle normali rotte commerciali?” Abbozzò il
primo ufficiale in scia alle riflessioni del consigliere.
La donna non rispose ma sollevò entrambe le sopracciglia in una
smorfia più che eloquente.
Prima ancora di vederla percepirono la notevole mole di Krin alle loro
spalle. Si voltarono entrambi.
“I prigionieri stanno bene, adesso K'Paal vuole vedervi.” Tagliò corto
il klingon facendo capire loro che dovevano seguirlo.
“Molto bene. Ci faccia strada.”
Discarica Klayi – poco dopo.
“Di sicuro Relan sarà contento di vederci di nuovo.” Fece Sev, sarcastico.
“Lo immagino!” Rispose Moore poco convinto. Avevano ricevuto l’ordine
dal capitano di recuperare, se possibile, il compositore romulano
guasto per poter svolgere esami approfonditi sul pezzo. Non sarebbe
stato facile, ma dovevano provarci.
Questa volta faticarono di più per acciuffare l’azzurro amico, ma ben
presto gli furono addosso.
“Ancora voi!” – Si lamentò l’andoriano. – “Avete deciso di rovinarmi
gli affari!”
“Nella nostra infinita magnanimità ti daremo due scelte. O ci dai un
piccolo aiuto oppure potremmo decidere di fare tappa fissa da queste
parti, giusto per venire a farti un saluto! Che ne dici?”
La volta precedente i due federali erano riusciti a prendere Relan
totalmente alla sprovvista, ma stavolta era diverso. Era come se si
fosse aspettato un ritorno dei due uomini. Le cose sarebbero andate
diversamente, si disse. Dovevano contrattare se volevano quello che
stavano cercando. Qualunque cosa fosse.
“Nel caso decidessi di aiutarvi…..dovrete darmi qualcosa in cambio.”
Strizzò l’occhio in un gesto molto umano.
“Perché dovremmo?” Incalzò Sev, facendoglisi più vicino.
“Uscire da qui può risultare più complicato che non entrarvi.” La
minaccia dell’andoriano non spaventò molto i due ufficiali, tuttavia
Relan poteva rivelarsi una preziosa risorsa.
“E cosa vorresti?” Chiese Moore stando al gioco.
“Dipende da cosa state cercando quaggiù.” Sev e Moore si scambiarono
un’occhiata eloquente. Senza troppe smancerie l’ufficiale tattico
scortò la loro preda dietro un riparo, dove avrebbero potuto
mercanteggiare con più discrezione.
“Prima hai parlato di un compositore romulano guasto, che voi avete
sostituito, esatto?” -
L’altro annuì. - “Potrebbe interessarci mettere le mani su quel pezzo.”
“Mmmmm……” – Rispose l’andoriano teatralmente. – “E’ molto quello che
mi chiedi amico.”
“C’è la possibilità che tu abbia ancora questo pezzo?”
“Forse…..” - Moore strinse con maggior vigore la mano sulla scapola
del meccanico. – “Ne sono praticamente certo……” – Moore fece ancora
più pressione, portando il suo viso molto vicino a quello dell’altro,
con fare intimidatorio. – “ Ce l’ho. Si si, ce l’ho!” L’ufficiale
tattico annuì compiaciuto.
“Bel lavoro Relan.” Si congratulò Sev.
“Grazie grazie, ma……anch’io ho bisogno di un paio di cosette….”
“Spara.” Tagliò corto il capo della sicurezza.
“Dunque vediamo…..voi due sembrate tipi in gamba……e potenti……quindi
sarete qui con una grande nave……chissà quali meraviglie ci sono,
nascoste nelle stive di un così grande vascello….”
“Mi sto stancando.” Annunciò Moore che, tuttavia, credeva di aver
afferrato dove l’altro volesse andare a parare.
Relan tirò fuori dalla tasca un piccolo pad.
“Se permettete potrei fare una piccola, insignificante, lista di
qualche paio di pezzi che potrebbero fare al caso mio…….” Sorrise
timido. Moore scrollò la testa. Il capitano non ne sarebbe stato
contento.
“Voglio quel compositore!” - Il tattico della Novalis squadrò negli
occhi lucidi l’andoriano. – “Niente scherzi, altrimenti salta tutto.”
La lista che Relan aveva steso non era poi così piccola, né tantomeno
insignificante. I due ufficiali si allontanarono di qualche passo per
pianificare meglio la loro strategia, anche se non avevano grandi
margini di manovra.
“Cosa ne pensa?” Chiese Moore, tenendo sempre d’occhio la coppia di
antenne azzurre a pochi passi da loro.
“Dobbiamo mettere le mani su quel compositore, potrebbe essere fonte
di utili informazioni.”
“Già. Dobbiamo sentire Kuribayashi.”
“Aspetti, prima vorrei parlare con Sibek, lei conosce ogni pezzo della
nave.” Moore annuì.
La conversazione col capo ingegnere della Novalis fu piuttosto lunga
ed impegnativa; era più che evidente per Moore che la donna non avesse
la minima intenzione di assecondare il loro gioco. Da un certo punto
di vista comprendeva perfettamente le sue ragioni, ma erano a tanto
così dal mettere le mani su un pezzo fondamentale del puzzle. Non
potevano mollare proprio sul più bello. Dopo poco Sev pose fine alla
chiamata.
“Allora? Cosa ha detto.”
“Alla terza imprecazione ho chiuso la comunicazione. Tuttavia, credo
che potremo trattare con Relan, abbiamo qualcosa per lui.”
“Molto bene.” Con un gesto del braccio fece segno al collega di avere
campo libero per concludere la trattativa.
L’andoriano li stava aspettando, sempre un po’ nervoso, ma sicuro che
qualcosa di buono per lui sarebbe saltata fuori.
“Bene Relan, se riuscirai a procurarci quel compositore avrai a
disposizione alcuni pezzi direttamente dal magazzino della nostra
nave.” – Gli occhi dell’altro brillarono al solo pensiero. – “Saranno
nelle stesse condizioni del compositore, ovvero non funzionanti.”
Precisò Sev. L’espressione di Relan mutò repentinamente.
“Non è giusto!” Piagnucolò.
“Si che lo è. Un pezzo guasto per dei pezzi guasti. Mi sembra ragionevole.”
“Voglio sceglierli io, i pezzi.”
“Te lo posso concedere; avrai la possibilità di scegliere tre pezzi,
non uno in più.” - Allungò la mano destra, che l’andoriano guardò di
traverso per alcuni istanti, soppesando i termini di quella strana
transazione. Alla fine capitolò e strinse la mano di Sev. – “Molto
bene. Tra un attimo il nostro ingegnere capo ci invierà un elenco di
attrezzature che faranno al caso tuo.”
Avevano lasciato Relan da qualche minuto e stavano per prepararsi ad
essere teletrasportati sulla Novalis. Avevano il compositore, anche se
questo era costato loro una griglia interfasica, un array di campo
lineare ed un regolatore ionico di curvatura, ma soprattutto una
lavata di testa da parte dell’ingegnere capo della nave, tutt’altro
che soddisfatta del compromesso.
“Qualcosa non va?” Chiese Moore al collega, notando il suo sguardo corrucciato.
“Non ne sono sicuro.”
“Non crede che Relan ci abbia detto tutto?”
“Non è questo. E’ più del tipo…..è come se un allarme stesse suonando
nella mia testa, ma non riuscissi a dargli una forma, ad afferrarlo
del tutto.”
“Qualche idea più precisa? Magari posso aiutarla a capire meglio.” Si
offrì l’ufficiale tattico.
“E’ strano. Dovrei essere contento, abbiamo messo le mani su un pezzo
fondamentale del puzzle, che probabilmente potrà contribuire a
risolvere il mistero della scomparsa dei vascelli sui quali stiamo
investigando……eppure…..”
Moore intuì.
“Tutto troppo facile?” L’altro lo fissò, sorpreso.
“Già. Tutto maledettamente troppo facile. Da quando sono in servizio
attivo niente è stato facile, niente è mai andato ‘secondo i piani’.”
“Capisco. La pista romulana non la convince?” Un sorriso si fece largo
sul volto del capo della sicurezza.
“Pensavo fosse Thevek il consigliere di bordo?”
“Sa come si dice……chi sta con lo zoppo…..”
“Forse ci sfugge qualcosa. Non voglio complicare le cose inutilmente
ma……dobbiamo essere sicuri di analizzare il problema da ogni
angolazione.”
“Sono d’accordo. Ma se non le dispiace preferirei farlo sulla
Novalis!” Fece Moore guardandosi intorno poco prima di richiedere di
essere riportati a bordo.
Incrociatore pesante di classe Vor'cha – contemporaneamente
K'Paal fissava la sua preda.
L'ufficiale a capo del gruppetto di federali era giovane, ma pareva
essere sicuro di sé. Sarebbe stato divertente, riflettè compiaciuto.
“Avete potuto constatare che abbiamo trattato i prigioneri secondo i
trattati.” Precisò a bruciapelo.
“E' così, ve ne diamo atto e, ovviamente, ne siamo lieti. Anche se non
riesco a capire perchè siano ancora qui.” Fece Nimosit in risposta.
“Mi sembra evidente invece.”
“Comandante, sappiamo entrambi che nessun cargo commerciale può essere
annoverato come seria minaccia per un incrociatore di questo tipo! E'
evidente che stiate trattenendo l'equipaggio per uno scopo diverso.”
Io so che tu sai che io so. Pareva l'unica tattica attuabile, al momento.
“L'equipaggio del cargo è la nostra assicurazione, finchè non
chiariamo le vostre responsabilità in questa faccenda.” Rispose
granitico K'Paal.
“La Federazione non c'entra Comandante!” - Intervenne Thevek. - “Mi
sembra chiaro.”
“Chiaro?” - Tuonò l'altro. - “Io guardo i fatti. Due navi, una klingon
ed una federale nello stesso spazio, poco dopo la nostra nave non c'è
più!”
“Per la verità non c'è più nemmeno la nostra! Non per questo vi stiamo
accusando di esserne responsabili.” Rispose a bruciapelo la donna.
L'altro la studiò, con curiosità.
“Non mi fido di voi.” Sibilò a denti stretti.
Questo è chiaro, riflettè Nimosit. Erano al muro contro muro, dovevano
cambiare approccio.
“Perchè mai la Federazione e l'Impero Klingon dovrebbero calpestare
un'alleanza che ha fruttato ad entrambi pace e prosperità? Perchè
avremmo messo a repentaglio i rapporti di reciproco rispetto che con
fatica abbiamo costruito da molti anni a questa parte?” Chiese il
primo ufficiale.
“Non ho ancora questa risposta Comandante.” - Fece un passo in avanti
per conferire maggior enfasi alle parole. - “Ma è solo una questione
di tempo.”
“Siamo venuti per offrire al popolo klingon il nostro aiuto, non per
portare guerra dove non c'è.” Ribattè Thevek sostenendo lo sguardo
inquisitorio del klingon.
K'Paal sembrò soppesare le parole di lei per alcuni istanti.
“Potete ritirarvi sulle vostre navette.” Esordì alla fine, incrociando
le braccia possenti sul torace.
Il colloquio era ufficialmente terminato. Nimosit annuì; il primo
incontro si era concluso con esito interlocutorio. Nessun rilevante
passo in avanti purtroppo. Ringraziò comunque il Comandante K'Paal e,
insieme ai suoi, fu di nuovo scortato verso la sala teletrasporto.
K'Paal restò per alcuni istanti a scrutare il corridoio della nave
lungo il quale i federali erano scomparsi. Krin gli fu accanto.
“Non hai menzionato le strane letture energetiche che abbiamo rilevato
in prossimità dell'ammasso.” Non era una domanda, ma una costatazione.
“Non ce n'era bisogno. Per il momento voglio tenermi questo
vantaggio.” Rispose pensieroso, prima di voltarsi e tornare in
plancia.
--
Ciao, Ric
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OOO Cmd. Coral Nimosit
Primo Ufficiale (FO)
Sez. Comando e Navigazione
USS Novalis NCC 1772
coral.nimosit at gmail.com - ICQ 311786902
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