[Stml20] R: 12.00 L'Arca di Noé (...)

mokia a libero.it mokia a libero.it
Mar 13 Gen 2015 00:00:39 CET


Fede se scrivevi un altro po', facevi l'inizio e la fine.però è davvero bello e mi ricorda anche un libro di Star trek (di cui non ricordo il titolo) che ho letto anni fa e che mi era piaciuto molto.Vediamo se riusciremo a riportarvi alle vostre misure, ma tanto non è la misura che conta, giusto?
;-)
Monica




----Messaggio originale----

Da: cmdrtkar a gmail.com

Data: 12/01/2015 12.42

A: "USS Marconi"<stml20 a gioco.net>

Ogg: [Stml20] 12.00 L'Arca di Noé (...)



Ok gente...come al solito il brano ha preso il sopravvento sull'autore ed è diventato "leggermente" più lungo di quanto avessi preventivato.
Come vi accennavo il titolo che ho indicato non è completo, quello completo lo metto alla fine insieme ad un paio di riferimenti e riflessioni. Se è troppa carne al fuoco ditemelo, che possiamo tagliare qualcosa...Intanto buon divertimento!

===========================Missione: 12Titolo: a definire==========================

*****************************************Brano: 12.00 Titolo: L'Arca di Noé (...)Autore: Tenente Comandante RekonBrano Precendente: n/a*****************************************


USS Marconi - Sala Tattica del Capitano - 08/01/2395 Ore 12:15 - DS – 72020.58
"...e, stando a quanto riferito dall'ultimo dispaccio del Dipartimento per la Gestione del Personale della Flotta, ci sono stati assegnati ventuno sottUfficiali, quattro Ufficiali ed un Ufficiale Superiore a reintegro del personale della Marconi trasferito o deceduto nelle ultime missioni..." riferì Salen, il facente funzioni di Primo Ufficiale, tenendo lo sguardo scuro incollato in quello del suo Capitano.
"Vedo..." commentò Shran, dando una rapida scorsa alla copia del rapporto che il Vulcaniano gli aveva fornito, prima di tornare con lo sguardo all'alieno dal sangue a base di rame. Salen non sarebbe stata esattamente la sua prima scelta come Primo Ufficiale, ma nel Quadrante Gamma i rimpiazzi giungevano a singhiozzo e si era dovuto accontentare di quel giovane e puntiglioso - ma un po' inesperto - Vulcaniano. 
Ad ogni modo la cosa aveva anche i suoi lati positivi, come il fatto che Salen era estremamente competente e zelante nel compilare tutti i noiosissimi rapporti per il Comando di Flotta...e poi era uno spasso vederlo scappare per i corridoi della nave inseguito da Rekon, quando il loro iracondo Capo Ingegnere Tellarita era sul piede di guerra per un qualsiasi motivo riguardante la gestione dei turni o degli approvvigionamenti, cosa che capitava almeno un paio di volte a settimana, peraltro.
Dopo un momento di riflessione aggiunse "E che mi dice dell'efficienza della Marconi? Abbiamo bisogno di attraccare a Deep Space 16 Gamma per riparazioni o possiamo proseguire con l’esplorazione del settore 15 Lambda?”
Il Vulcaniano prese un lungo momento prima di rispondere e, con la coda dell’occhio, Shran notò una sorta di vibrazione nelle spalle del subordinato, come se si fosse sforzato di trattenere un fremito prima di rispondere, con voce neutrale  ”Stando ai rapporti della Sala Macchine tutti i danni rilevanti sono stati riparati durante la sosta che abbiamo fatto presso le strutture del Dominio, ma abbiamo ancora diverse problematiche coi sistemi energetici secondari. Il Comandante Rekon suggerisce una revisione completa dei sistemi secondari, ma ritengo possa essere posticipata…”“Molto bene, in tal caso verifichi con Deep Space 16 Gamma se vi sono navi in transito in questa zona, per organizzare il trasferimento del nostro personale e continuiamo l’esplorazione…”
Il Capitano della Marconi fu costretto però ad interrompersi, perché dagli altoparlanti installati nel soffitto giunse la voce del Capo della Sicurezza che, con tono controllato, disse =^= Capitano Shran, la sua presenza è richiesta immediatamente in Plancia.=^=

USS Marconi - Plancia - 08/01/2395 Ore 12:17 - DS 72020.59
“Rapporto!” ordinò Shran, sedendosi sulla poltrona lasciata repentinamente libera dal Mezzo-Cardassiano. Lo schermo visore mostrava unicamente l’effetto ottico delle stelle a velocità di Curvatura e il Capitano si domandò cosa potesse essere successo, per spingere l’Ufficiale tattico a interrompere la loro riunione.
“Circa cinque minuti fa abbiamo ricevuto un messaggio di soccorso proveniente dal vicino settore 16 Lambda. Sembrava una richiesta di aiuto automatizzata, ma il laboratorio linguistico sta ancora lavorando all’algoritmo di traduzione. Ho fatto impostare una rotta di intercettazione e richiesto l’accelerazione a Curvat…”
“Chi diavolo ha ordinato di accelerare a Curvatura 8 mentre stiamo ricalibrando i flussi di distribuzione?” sbraitò la voce di Rekon, anticipando di un paio di secondi la completa apertura delle porte del Turboascensore, dal quale emerse un infuriato Ingegnere Capo, con la parte superiore dell’uniforme sporca di fuliggine e leggermente bruciacchiata, come se qualcosa gli fosse esploso a breve distanza.
“Non ora, Rekon.” lo bloccò fermamente Shran, notando con un certo divertimento il volto impassibile di Salen farsi leggermente più verde, mentre le sue mani si stringevano con forza sul bracciolo della poltrona del Primo Ufficiale “Abbiamo una richiesta di soccorso e stiamo intervenendo…”
Quindi, mentre l’ingegnere Tellarita si spostava brontolando verso lo schermo del controllo danni colpendosi al contempo il comunicatore e cominciando a trasmettere ordini ai suoi subordinati, l’Andriano aggiunse “Siamo a distanza visiva?”
“Ancora no, signore…” rispose Julie Berthier, dalla postazione scientifica “siamo appena entrati nel raggio dei sensori a corto raggio e…mon dieu!””
“Cosa, Comandante?” domandò l’Andoriano, con un pizzico di curiosità, osservando la giovane scienziata intenta ad eseguire diverse scansioni, digitando con foga sul display LCARS della postazione scientifica.
“Quell’astronave è…enorme!”…disse semplicemente la Betazoide, riportando sullo schermo principale una schematizzazione delle letture dei sensori “forma approssimativamente cilindrica, tendente all’ovoidale……cinquanta chilometri di lunghezza per venti di diametro. Struttura in duranio…i sensori non riescono ad analizzare oltre da questa distanza”…”
Dalla postazione OPS Tara Keane emise un lungo fischio ed anche Rekon, che fino a quel momento era parso impegnato a lavorare col suo team in Sala Macchine, si voltò di scatto verso la collega della Scientifica, la bocca aperta senza però proferire parola.
Anche Shran impiegò diversi secondi ad assimilare la notizia salvo poi, dandosi un contegno, aggiungere “Rileviamo altre navi nel raggio dei sensori?””
Fu Dal a rispondere alla domanda. Il mezzo Cardassiano, sfruttando le letture dei sensori tattici, si affrettò a rispondere “Nessuna nel raggio dei sensori, ma rilevo diverse scie di Curvatura in allontanamento. Dal tasso di decadimento devono essersi allontanate da meno di venti minuti.” 
Quindi, dopo un secondo, aggiunse “Le tracce scompaiono nelle propaggini di una nebulosa di classe 4. Non riusciamo ad analizzare all’interno, quantomeno non da questa distanza…”
“Molto bene, passiamo in Allarme Giallo e teniamo gli occhi aperti!” ordinò il Capitano, incrociando le dita delle mani e ponendosi in una posizione di attesa apparentemente calma, tradita solo dal rapido muoversi delle antenne nella massa di ordinati capelli bianchi.


USS Marconi - Plancia - 08/01/2395 Ore 12:45 - DS 72020.63
La Marconi uscì dalla Curvatura vicino alla monolitica astronave che, sotto la fioca luce di una stella lontana, procedeva a velocità impulso nello spazio, appena un insetto al confronto del ciclopico vascello alieno.
Sullo schermo visore l’equipaggio della nave stellare poté osservarne lo scafo esterno della grande astronave con attenzione. La struttura, da quella distanza ravvicinata, era semplicemente troppo grande per poter essere osservata tutta insieme, ma era comunque possibile notare alcune enormi protuberanze che sorgevano dalla struttura principale, come fossero colline. Lo scafo esterno appariva spesso e massiccio, ma butterato in numerosi punti da quelli che sembravano danni da impatto e da energia.
Dopo qualche momento di attonito silenzio, il personale di Plancia parve riscuotersi e riprese le proprie attività. Per prima cosa Shran ordinò di ridurre lo zoom dell'immagine, così da avere una visuale d'insieme del vascello.
Visto da questo nuovo angolo, il gigante dello spazio mostrava di avere una forma cilindrica, leggermente arrotondata alle estremità e più gonfia verso poppa. Quelle che ad una prima occhiata era sembrata una montagna d'acciaio, ora si mostrava per ciò che era, ossia una semisfera di circa mezzo chilometro di diametro situata a circa un terzo della lunghezza del vascello. La semisfera non era una sola, ma ve ne erano dodici disposte a raggiera lungo il perimetro del cilindro. Cinque delle cupole erano spaccate e annerite, ma le altre sembravano intatte.Più indietro, in corrispondenza del punto di maggior diametro della nave, era possibile vedere quanto rimaneva di quattro enormi torri, ognuna di più di un chilometro di diametro alla base, e tutte troncate ad un'altezza di circa millesettecento metri, come se l'astronave avesse tentato di attraversare un passaggio più stretto dell'altezza delle torri e le stesse fossero state spezzate.
Ciò che però colpì più di tutto l'occhio di Shran, fu un grande foro ad imbuto sulla prua della nave, un foro largo più di cinque chilometri e profondo altrettanto, che si apriva come una enorme bocca verso la Marconi.
"Che diavolo é quello?" domandò ad alta voce l'Andoriano, forse per scrollarsi di dosso la sensazione di atavico disagio che quella cavità - così simile alle bocche dei grandi Serpenti dei Ghiacci di Andoria - gli generava.
"Forse una baia di attracco?" propose Tara, non troppo convinta in quanto la posizione frontale avrebbe reso più complesse le manovre di atterraggio e decollo più complesse a vascello in movimento.
"No, é un collettore di pulviscolo e gas stellari..." affermò però Rekon, che pareva essersi scrollato di dosso rapidamente lo stupore per ciò che avevano trovato e che, ora, stava cercando di farsi un'idea della struttura del vascello, un'enorme, dannatissimo Collettore di Bussard.."
"Ritiene sia la fonte di carburante di quella nave?" domandò Julie, che come sempre pareva avere un minimo di titubanza a rapportarsi con l'iroso Tellarita, anche se questi era di norma più tranquillo nei suoi confronti, almeno rispetto al suo standard.
"Ci puoi scommettere i tuoi gradi, bambina..." rispose Rekon, sovrapponendo all'immagine una sorta di schema a raggiera che, dal fondo del buco a prua, portava alle dodici semisfere e da esse ai quattro piloni e verso il fondo della nave "e deve servire un bel po' di gas per alimentare quei reattori a fusione..." aggiunse, indicando le semisfere.
"Reattori nucleari?" domandò incuriosito Dal, osservando le letture dei sensori. Lui non aveva grandi competenze ingegneristiche, ma non capiva come Rekon fosse giunto a quella conclusione, visto che i sensori non erano in grado di penetrare le enormi cupole sigillate e quelle rotte non contenevano nulla se non enormi masse di duranio fuso.
"Ma certo, che accidenti d'altro dovrebbero essere?" ribatté stizzito il Tellarita, aggiungendo poi in tono più accademico "la forma sferica é un sistema di sicurezza in assenza di campi di forza. Probabilmente le sfere - per metà dentro e per metà fuori dallo scafo - sono cave e al centro vi é un catalizzatore di reazione tenuto in sospensione magnetica…ho sentito che diverse tecnologie usano allo scopo grosse Sfere di Berilio. La reazione avviene al centro, attraverso la fusione fredda dei gas raccolti e trasportati lungo questi condotti...infine l'energia é trasferita al reattore ad impulso posteriore e alle quattro torri, che probabilmente erano supporti per un proiettore di campo di Curvatura...altrimenti non avrebbe senso lo schema dei danni subiti da quei reattori rotti..."
Ma il resto dell'equipaggio sembrava troppo stupito per sentire il resto della descrizione, tanto che fu lo stesso Capitano Shran a domandare "Proiettore di campo...di Curvatura? Cioè quella cosa aveva delle gondole di Curvatura appese a quelle specie di torri?"
"Beh...no...non delle gondole..." rispose il Capo Ingegnere, fraintendendo il senso della domanda (o quantomeno ignorando l'incredulità del tono), forse perché stava lavorando sui controlli della propria consolle. Subito all'immagine dell'astronave aliena si sovrappose un enorme anello, collegato da alte torri allo scafo principale lì dove si trovavano i monconi di pilone "...più probabilmente un sistema a circolo, come i vecchi vascelli Vulcaniani pre-Federali...dubito potesse accelerare oltre Curvatura 3, ma funzionale considerata la massa da spostare..."
Seguì un lungo momento di silenzio, interrotto dalla voce del facente funzioni di Primo Ufficiale che, inaspettatamente, mise in luce un elemento importante della vicenda, affermando "Quindi, tecnicamente, questo é un vascello a Curvatura ed é possibile stabilire un Primo Contatto..."

USS Marconi - Sala Tattica del Capitano 08/01/2395 Ore 15:00 - DS 72020.89
"Con una navetta?" Ripeté perplesso Shran, sollevando lo sguardo sul Comandante Salen, che stava in piedi di fronte a lui e aveva appena finito di riferirgli le conclusioni preliminari che il team di Plancia aveva raggiunto dopo più di due ore di analisi della nave aliena.
"Sì signore..." confermò il Facente Funzioni di Primo Ufficiale "Il signor Rekon ha escluso di poter procedere col teletrasporto. Apparentemente lo spessore e la densità dello scafo rendono troppo difficile e rischiosa la rimaterializzazione...inoltre i sensori risultano sensibilmente imprecisi nelle letture, con un tasso di affidabilità del solo 63.5%..."
"E immagino che questo ci impedisca anche letture dettagliate dell'interno della nave..." commentò Shran, facendosi pensoso in volto. Non si trattava certo di un Primo Contatto convenzionale, ma quella aveva tutta l'aria di essere una nave generazionale ed era affascinato dall'idea di conoscere chi aveva avuto la capacità di costruire un'opera ingegneristica simile.
"Sì signore..." confermò il Vulcaniano, aggiungendo poi "Abbiamo appurato la presenza di una moltitudine di forme di vita all'interno, ma non é stato possibile quantificarne il numero o identificarne la tipologia...secondo le nostre stime potrebbero esservi da 50.000 a 500.000 forme di vita superiori o assimilabili ad esse, ed un numero dalle 100 alle 1.000 volte superiore di animali. Però i Comandanti Keane, Rekon e Berthier sono riusciti ad individuare un potenziale problema..."
'Perché era già semplice come situazione...' pensò tra sé l'Andoriano, permettendosi un lieve sbuffo che il suo Primo Ufficiale ignorò con fare decisamente Vulcaniano. Ad ogni modo, il viso dalla pelle azzurra rimase assolutamente neutrale quando, dopo un istante, invitò il subordinato ad andare avanti.
“Apparentemente le navi che abbiamo individuato in allontanamento dal sistema hanno attaccato l’astronave…le loro armi non sembrano essere state in grado di causare danni rilevanti, ma abbiamo rilevato uno squilibrio nell’erogazione di potenza del Motore ad Impulso…lo squilibrio aumenterà esponenzialmente e, se non verrà corretto, l’intero motore potrebbe esplodere entro sette giorni. I nostri Ufficiali non sono concordi sugli effetti di una simile esplosione, ma il Signor Rekon è stato piuttosto…epico…nel descrivere ciò che ritiene avverrà, ovvero la completa disgregazione dell’atmosfera interna del vascello.”
“Fantastico…” borbottò, questa volta a voce abbastanza alta da essere udita, Shran “e, immagino, i nostri sconosciuti amici lì fuori non ne sono a conoscenza?”
“E’ nostra ipotesi che l’attuale equipaggio di quel vascello non possegga le competenze o le risorse per provvedere alla riparazione di tale danno, visto lo stato dei sistemi. Considerando l’età della nave stessa – la datazione quantica stima che sia stata costruita approssimativamente 850 anni fa – è anche possibile che l’intero equipaggio sia tenuto in stato di stasi…”
“D’accordo…” concluse il Capitano della Marconi, alzandosi in piedi “Identificate un portello di attracco e faccia predisporre un paio di navette. Per prima manderemo una squadra della Sicurezza col Comandante Dal ed il Dottor Kuwano, per verificare se vi siano pericoli ambientali all’interno. Quindi formerò una squadra di sbarco col Comandante Berthier, il Comandante Rekon e qualcuno dei suoi. Dovremo fare un rapido Primo Contatto con questa gente e – al contempo – aiutarli a risolvere il loro problema ingegneristico.”
L’Andoriano sembrava piuttosto convinto del piano operativo studiato, ma alle sue parole Salen non si mosse e disse “In realtà, Capitano…”

Nave Aliena – corridoio di decontaminazione – tre ore dopo
Il Comandante Salen osservava con estrema attenzione ed un po’ di irritazione il complicato lavoro che Rekon stava facendo sul pannello di comando di una porta, non risparmiando insulti a chi quella porta l’aveva progettata, assemblata, montata, manutenuta ed ai loro familiari per le precedenti sette generazioni.
Erano giunti a bordo dell’astronave aliena circa un’ora prima con la seconda navetta, dopo che la squadra di Sicurezza del Comandante Dal aveva aperto una camera stagna ed esplorato i duecento metri di tunnel – diviso in dieci zone di contenimento e decontaminazione – che portavano all’astronave vera e propria. Il Dottor Kuwano aveva analizzato l’atmosfera di quel lungo condotto e, a parte trovarla un po’ stantia, l’aveva dichiarata compatibile con la sopravvivenza dell’equipaggio della Marconi e priva di pericoli batteriologici. 
“Non è strano che ancora non sia venuto nessuno ad incontrarci?” domandò Dal, quasi stesse riflettendo tra sé e sé ad alta voce. Il Mezzo-Cardassiano imbracciava un fucile Phaser Tipo III e, esattamente come gli altri membri della sua squadra di Sicurezza, osservava con estrema attenzione il pesante portone blindato che ancora li separava dall’interno dell’astronave vera e propria.
“Esiste la concreta possibilità che l’intero equipaggio sia in ibernazione…” intervenne il Comandante Berthier, i cui occhi neri osservavano con uguale attenzione il lavoro di precisione di Rekon e della sua squadra di tecnici “questo spiegherebbe anche le strane letture dei segni vitali che abbiamo avuto dalla Plancia…”
“O magari sono tutti morti per il caldo eccessivo e quelli che abbiamo rilevato sono animali…” commentò un po’ cinicamente il Dottor Kuwano. La temperatura in quella zona della nave si aggirava attorno ai trenta gradi centigradi e ciò non faceva nulla per migliorare il suo umore cupo o la sua lingua tagliente.
Prima che Salen potesse rispondere, però, Rekon lanciò quello che poteva essere interpretato come un ruggito di soddisfazione e, un istante dopo, la pesante porta blindata si aprì su di una stanza buia. Le squadre della sicurezza furono le prime ad attraversare il varco, subito seguite dal resto del gruppo, che finì per trovarsi in quella che aveva tutta l’aria di essere una grotta. Il pavimento e le pareti erano rivestite di pietra rossiccia ed erano estremamente irregolari, con un soffitto basso ed irto di stalagmiti. 
“E questo sarebbe l’interno di una nave stellare?” borbottò Kuwano, cui fece eco subito Rekon, rispondendo “Forse si aspettava una sala di attesa con morbidi divani in pelle e ballerine di Orione, Dottore?”
“Signori, vi prego…” intervenne Salen, cercando di zittire i due Ufficiali prima che il loro punzecchiarsi sfociasse in una rissa verbale. La fortuna arrise al Vulcaniano perché, anche se i due lo ignorarono bellamente, la voce di uno dei membri della sicurezza mandati in avanscoperta verso l’uscita della grotta attirò la loro attenzione.
“Venite a vedere!” chiamò il Capo Mosai, che si era fermato appena fuori dalla grotta.
Uscendo, tutto il gruppo poté vedere ciò che aveva stupito l’Umano: l’uscita della grotta si apriva sulla parte bassa del fianco di una montagna e, sotto di loro, si estendeva una enorme foresta, che ricopriva l’intera superficie interna della nave, perdendosi verso l’orizzonte curvo. Il cielo sopra di loro era talmente alto da risultare invisibile, ma erano invece visibili diverse “isole” galleggianti, ricche di vegetazione e circondate da numerosi animali volanti che, a giudicare dalle proporzioni e dalla distanza, dovevano avere un’apertura alare di almeno 5 metri. 
“Mi venisse un accidente…” borbottò Rekon, mentre un intero stormo di quelle creature si abbassava sulla foresta in una picchiata radente, per poi rialzarsi in cielo con creature a sei zampe grandi come un uomo strette tra gli artigli.
“Apparentemente l’intera superficie interna è ricoperta di vegetazione e sfrutta un sistema gravitazionale dal centro verso l’esterno…Le isole si trovano verso il centro della struttura…” disse Julie che, intenta ad analizzare col tricoder quanto vedeva, non aveva potuto osservare l’azione di caccia di quei predatori “in quel punto la gravità è quasi pari a zero e credo sia per questo che riescono a restare sospese…”
“Ma cos’è questo…un dannato zoo spaziale?” borbottò Kuwano, schiacciando sulla pelle del collo un insetto che vi si era posato “anche le zanzare…”
“Sembrerebbe un ecosistema completo, riprodotto all’interno di questa struttura…” Commentò allora il Vulcaniano, notando una colonna di insetti non dissimile dalle formiche terrestri, tranne che per l’avere otto zampe, procedere fino ad un buco nel terreno roccioso “forse al fine di preservarlo?”
“E’ una sorta di Arca di Noè, allora…” commentò allora il Capo Mosai, che col mirino del fucile Phaser stava osservando in lontananza. Quando gli Ufficiali Superiori gli chiesero spiegazioni, l’Umano raccontò loro il mito di Noé che aveva messo in salvo una coppia di ogni tipo di animale dal Diluvio Universale e concluse “Forse lo scopo di questa nave non è dissimile…”
“Forse…” convenne il Primo Ufficiale, scrollando le spalle ed osservando il proprio Tricoder “o forse no, ma non lo capiremo certamente restando qui. Comandante Rekon, dove dobbiamo dirigerci per raggiungere la zona dei motori? Se una parte dell’equipaggio è ancora presente su questo vascello e tenta di governarlo, si troverà probabilmente laggiù…”

USS Marconi - Plancia - 08/01/2395 Ore 19:30 – DS 72021.4
=^= …e stiamo procedendo verso la poppa della nave. Data la distanza ed il tipo di terreno, stimo impiegheremo circa dodici ore di marcia soste incluse, salvo eventuali problematiche derivanti dal tipo di terreno o dalla fauna locale... =^=
=^= Forse di più se dovremo accamparci per la notte...=^= aggiunse Dal, che doveva trovarsi vicino a Salen =^= l’intensità della luce è cambiata da quando siamo qui, quindi probabilmente esiste un sistema temporizzato che genera un ciclo giorno/notte…=^=
"Disponete dell'attrezzatura necessaria per procedere o vi serve che vi inviamo ulteriori rifornimenti?" domandò Shran, per nulla felice di avere una squadra di ricognizione intenta a campeggiare in una dannata foresta pluviale vasta più di 3.000 chilometri quadrati, con alberi alti centinaia di metri, isole di roccia galleggianti, enormi uccelli predatori e chissà cos'altro.
Prima che il Primo Ufficiale potesse rispondere, però, il Tenente Wyandot parlò col tono sicuro di quando la sua mente era impegnata nel suo ruolo di Timoniere "Signore...rilevo trentacinque tracce di Curvatura in uscita dalla nebulosa...In approccio a Curvatura 5."
"Matrice energetica sconosciuta, ma compatibile con le tracce rilevate in allontanamento dalla nave aliena..." aggiunse Tara dalla postazione OPS "intercettazione tra un'ora e quindici minuti..."
"Ci hanno rilevati?" domandò il Capitano Andoriano, che aveva una pessima sensazione da tutta quella situazione. 
"Non si direbbe..." rispose la Mezza-Klingon che, appena individuate le navi aliene, aveva iniziato ad analizzarne le letture energetiche e le comunicazioni internave "non rilevo nessuno stato particolare di allerta o un aumento del flusso dati tra loro. Probabilmente la massa della nave aliena ci scherma ai loro sensori da questa distanza."
"Molto bene, in tal caso continuiamo a non farci vedere..." ribatté Shran, prima di cominciare a dare ordini ai suoi Ufficiali "Signor Wyandot, ci porti il più vicino possibile allo scafo della nave aliena...Comandante Keane, Allarme Giallo..."
Quindi, dopo alcuni secondi, aggiunse alzando lo sguardo al soffitto "Comandante Salen, abbiamo una piccola flotta di navi sconosciute in avvicinamento... Credo sia opportuno che lei ed i suoi uomini rientrate quanto prima. La riparazione del motore della nave aliena dovrà attendere..."
Niente.
Shran attese qualche altro secondo prima di ripetere "Comandante Salen, mi riceve?"
=^= Mi scusi, Signore...=^= rispose con un certo ritardo il Vulcaniano. La sua voce era neutra e controllata come di consueto, ma qualcosa nel tono fece preoccupare il Capitano della Marconi prima ancora che il subordinato concludesse =^= abbiamo compagnia e non credo di sbagliare affermando che non ci considerino ospiti graditi...=^=

Nave Aliena – Jungla ai piedi della montagna - contemporaneamente
"Ma davvero?" borbottò Rekon, osservando la punta d'osso di una freccia lunga più di un metro puntata verso il suo sterno "che voi Vulcaniani aveste un buon udito é evidente, con quelle orecchie puntute...ma non sapevo che ci vedeste così bene..."
In un altro momento forse Salen si sarebbe offeso per la battuta del vecchio Tellarita e, magari, avrebbe anche minacciato di fargli rapporto, ma decisamente non era quello il caso.
Gli alieni, muscolosi esseri alti due metri e mezzo e caratterizzati da occhi gialli, arti lunghi, una coda ed una pigmentazione della pelle blu, erano sbucati dal nulla saltando giù da quegli strani uccelli predatori giganti e, dopo un salto di più di dieci metri, avevano fatto una capriola degna dei felini dai quali probabilmente si erano evoluti e li avevano rapidamente circondati, tenendoli sotto tiro con i loro enormi archi di corno e studiandoli con attenzione e vivida curiosità.
"I miei saluti..." disse Salen, avanzando di un passo rispetto ai compagni, ma non sognandosi neppure di ordinare a Dal e ai suoi uomini di abbassare le armi. Poteva anche avere scarsa esperienza di Primo Contatto ed essersi trovato prima del tempo a ricoprire il ruolo di Primo Ufficiale, ma non era uno stupido. Quegli esseri avevano l'apparenza di selvaggi, vestiti di poche strisce di pelle e cuoio, ma il Vulcaniano sapeva che tali culture - di norma - rispettavano la forza e la fermezza, quindi assunse una posa ben eretta mentre aggiungeva "Sono il Comandante Salen, della Nave Stellare della Federazione Marconi...siamo venuti in pace..."
Gli esseri si fissarono per qualche secondo, scambiandosi rapide frasi in una lingua incomprensibile. Evidentemente il Traduttore Universale non era ancora in grado di identificare e tradurre il loro linguaggio, quindi Salen si voltò verso Julie che - in quanto telepate - poteva dar loro qualche indizio.
"Le loro menti sono complesse...e in qualche modo interfacciate tra loro..." spiegò la scienziata, dopo aver tentato di focalizzare i propri poteri telepatici sulle creature. Di per sé non era un'impresa che le riuscisse semplice, ma con quegli esseri lo era dieci volte di più...qualcosa, forse una mente grande e potente, la ostacolava. Ad ogni modo una cosa l'aveva percepita chiaramente "ma hanno paura di noi...non dovremmo essere qui..."
"E hanno ragione..." intervenne Dal, dopo un secondo "stando alle parole del Capitano c'é una minaccia concreta in avvicinamento alla Marconi, dobbiamo affrettarci a tornare indietro..."
"Prima che ci infilzino con quegli spiedi..." aggiunse Rekon, fissando torvo gli alieni, diversi passi avanti ai membri della sua squadra di ingegneri, che sembrava stesse proteggendo.
"Prendo atto e condivido i vostri suggerimenti, signori..." rispose il Vulcaniano quindi, rivolgendosi agli alieni e parlando in tono calmo e conciliante "ora ce ne andremo, senza commettere atti ostili nei vostri confronti..."
Non sembrò che in questo caso il Traduttore Universale avesse maggior successo, ma Salen ordinò ai suoi di abbassare i phaser e, mentre parlava, indicò la grotta da cui erano venuti.
Gli alieni parvero capire almeno le intenzioni del Vulcaniano ed approvarle, perché la tensione degli archi si ridusse ed uno di loro, quello che pareva il capo, indicò con una delle quattro lunghe dita della mano verso la montagna.
Facendo un calcolato gesto di fiducia, Salen aprì la mano destra nel saluto Vulcaniano e, dopo aver detto "Spero avremo una occasione migliore per incontrarci e conoscerci..." voltò le spalle agli alieni, dirigendosi verso la grotta.

Navetta Lily Sloane - ore 20:35 – DS 72021.53
La navetta con la quale le due squadre erano giunte - in due momenti diversi - alla grande astronave aliena era piuttosto affollata durante la fase di distacco dal portello di attracco, ma nessuno protestò per questo.
"Propulsori laterali spenti, propulsori posteriori in linea..." annunciò Rekon, mentre le tozze dita operavano con consumata abilità sulla tastiera della piccola consolle Ingegneristica "può riportare questa scatola di sardine troppo piena alla Nave, Comandante..."
Salen, seduto al timone della navetta, fece un cenno di assenso prima di aumentare la spinta orizzontale, facendo percorrere al piccolo vascello un tratto parallelo allo scafo della grande nave aliena. Quindi, mentre attendeva di raggiungere la zona dello scafo al di sotto della quale anche la Marconi si nascondeva, domandò "Quanto manca all'arrivo delle navi aliene?"
"Impossibile stabilirlo con certezza..." rispose il Comandante Berthier, che si vedeva appena alla consolle scientifica, visto che era praticamente circondata dagli uomini di Dal che facevano del loro meglio per non stare tra i piedi "la nave aliena ha una massa ed emissioni tali da distorcere completamente le nostre letture a medio e lungo raggio...secondo l'ultima stima ricevuta prima del silenzio radio, dovremmo avere ancora una decina di minuti..."
"Forse meno!" esclamò in quello stesso istante Dal, agendo in maniera automatica sulla consolle degli armamenti per alzare gli scudi della navetta, mentre un'astronave nera, dalla forma sferica e dotata di due ali esagonali emergeva dall'orizzonte artificiale creato dalla massa del grande vascello che stavano costeggiando.

U.S.S. Marconi - Plancia - 1 minuto prima
“La navetta si sta sganciando ora dall’attracco…” riferì Tara, gli occhi fissi sulla consolle OPS ed un gotto di Raktajino ormai vuoto posto accanto. Di norma Shran non aveva piacere che il personale di turno consumasse bevande in Plancia ma, dato che quel turno particolare stava durando molto più del previsto, era stato lui stesso a suggerire che tutti assumessero qualcosa di energizzante.
“Dannazione, ci stanno mettendo troppo…” protestò il Capitano della Marconi, fissando in cagnesco lo schermo principale ed il grafico tridimensionale che mostrava il movimento della navetta, quasi che fosse l’apparato visivo ad avergli fatto un torto “le navi aliene?”
“Continuano a procedere a velocità costante, saranno in zona entro 10 minuti…” informò l’addetto alla postazione Tattica, prima di aggiungere in tono allarmato “anzi…hanno appena accelerato…Curvatura 5…6..”
Passarono una decina di secondi appena, poi il Comandante Keane annunciò “Stanno uscendo ora dalla Curvatura! Energizzano le armi!” 
Sullo schermo visore apparve uno sciame di astronavi di medie dimensioni e dallo scafo nero simile ad un curioso agglomerato di forme geometriche. Ognuna di esse era composta da una sfera centrale di diametro di circa 50 metri e, ai due lati, erano fissate parallelamente una sorta di “vele” esagonali di diametro circa tre volte tanto.
Gli scafi neri brillarono al momento dell’uscita dalla Curvatura, mentre le navi si mossero in formazione verso la porzione di scafo della grande nave dove si trovava la Marconi. Notando quel movimento, il Capitano Shran ordinò “Scudi!” appena in tempo, prima che una bordata di Disgregatori fuoriuscisse dai cannoni frontali di tre delle sfere, andando ad impattare sulle difese dell’Astronave Federale.
“Chiamateli!” ordinò L’Andoriano, scattando in piedi, mentre la Plancia – e con essa l’intera Marconi – rollava sotto i suoi piedi. Meno di un secondo dopo aggiunse “Che ne è della navetta?”
“Stanno tentando di disingaggiarsi da una delle navi…” riferì la Mezza-Klingon, mentre la Marconi iniziava ad eseguire le manovre evasive, rese complesse dalla eccessiva vicinanza dello scafo della nave aliena e dal numero di vascelli aggressori impegnati nell’attacco “ma sono dannatamente agili…”
“Diamo copertura alla navetta!” ordinò allora Shran, mentre alcune scintille iniziavano a sprizzare dalle consolle secondarie, a causa dei sovraccarichi cui la rete energetica di bordo era sottoposta per dissipare il fuoco nemico “Fuoco con i Phaser, cerchiamo di disabilitare quelle navi senza distruggerle!”

Navetta Lily Sloane – Contemporaneamente
“Scudi al 34%...i nostri Phaser sono inefficaci…” riferì Dal, mentre gli uomini al suo comando si allontanavano dal fondo della nave per evitare un piccolo incendio scoppiato dopo l’ultima bordata. Gli uomini di Rekon, invece, si mossero rapidamente ai controlli ausiliari per interrompere il flusso di plasma che alimentava il fuoco e per manovrare l’estintore portatile recuperato dal kit di emergenza, così da evitare che le fiamme divampassero in tutta la cabina.
“La Marconi ci sta venendo incontro, cerchiamo di spostarci dalla linea di tiro nemica!” suggerì Julie, prima che l’ennesima bordata li sbalzasse dalle relative posizioni, facendo al contempo collassare l’energia principale.
“Dannati figli di…” cominciò a grugnire Rekon, cercando di risollevarsi sulla consolle, sulla quale aveva sbattuto violentemente con la spalla destra. Solo l’effetto smaterializzatore del raggio teletrasporto impedì al resto dello stordito personale della navetta di sapere che tipo di mestiere praticassero le madri dell’equipaggio della nave nemica.

U.S.S. Marconi - Plancia – Contemporaneamente
La Marconi stava venendo sballottata a più riprese, ma i suoi scudi parevano per il momento in grado di reggere l’impeto dell’improvviso ed assolutamente ingiustificato attacco nemico. Il suo Capitano, che stava combattendo con l’istinto di alzarsi in piedi nel cuore dell’azione e che per questo aveva assunto una minacciosa posizione col busto proteso verso lo schermo principale, stava fissando lo schermo principale come se ciò potesse permettere alla nave di sopraffare il bersaglio più in fretta.
“La navetta è stata colpita…hanno perso scudi e supporto vitale!” annunciò il Comandante Keane, mentre una seconda nave si univa al fuoco di sbarramento cui era sottoposta la Marconi.
“Siluri sul bersaglio, fuoco!” ordinò allora l’Andoriano quindi, colpendo il canale delle comunicazioni “Shran a Sale Teletrasporto 1 e 2…recuperate l’equipaggio della navetta, e in fretta!”

U.S.S. Marconi – Sala teletrasporto 1 – Contemporaneamente
La tensione di quei momenti concitati stava facendo sudare Resed peggio di una sauna e questo non faceva certo bene all’umore del povero Capo. Il Boliano teneva le mani ben salde sulla consolle del Teletrasporto, attendendo che gli scudi venissero abbassati per avviare le procedure di trasferimento di emergenza.
Quando dalla consolle OPS di Plancia giunse l’indicazione che la Marconi aveva disattivato gli scudi ventrali, il giovane ingegnere mosse le dita Blu per avviare la sequenza di smaterializzazione già preimpostata e – meno di duesecondi dopo – quattro colonne di luce blu cominciarono a formarsi sulla pedana del teletrasporto, assumendo gradualmente massa e forma paragonabili a quelle di altrettanti umanoidi.
‘Forza bellezza…ancora un paio di secondi…’ implorò mentalmente, cercando di attingere alla sua quota mensile di fortuna per portare a termine quel difficile incarico prima che qualcosa andasse storto in quella situazione così assurdamente complicata.
Ma, ovviamente, non poteva essere così facile. Il processo di rimaterializzazione era già oltre il 30% quando la nave venne scossa da una violenta esplosione, forse dovuta ad un colpo diretto sulla zona non protetta dagli scudi, e i sistemi energetici secondari cedettero uno dopo l’altro, generando un cortocircuito su metà della rete EPS.
La sala teletrasporto divenne un inferno di scintille e, prima ancora che Resed avesse il tempo di sfoggiare qualcuna delle colorite metafore apprese dal suo mentore Tellarita, le quattro colonne di luce cominciarono a perdere di consistenza mentre la pedana di teletrasporto si spaccava letteralmente in due.
E la stessa cosa fosse successa un anno prima, probabilmente i quattro ufficiali sarebbero morti. Ma Resed non era più la stessa persona di un anno prima e - ignorando le fiamme che stavano già bruciando parte della superficie LCARS della consolle – agì con prontezza.
Ovviamente non poteva ritrasportare l’equipaggio sulla navetta danneggiata e la Marconi era in quel momento un immenso campo di disturbo per sensori, quindi il Boliano si affrettò a richiamare il database dei salvataggi delle posizioni dell’Away Team durante la missione di sbarco e reinviò i segnali a quelle coordinate, sperando che lo spesso scafo dell’astronave aliena non deteriorasse eccessivamente il già compromesso segnale degli Ufficiali della Marconi.
Un istante dopo il soffitto della Sala Teletrasporto crollò e fu il buio.

U.S.S. Marconi - Plancia – Contemporaneamente
“La rete EPS secondaria ha ceduto…abbiamo feedback di ritorno su numerosi sistemi!” annunciò un tecnico, verificando i dati che scorrevano rapidi sulla grande consolle ingegneristica posta nella parte posteriore della Plancia.
“Li abbiamo?” domandò Shran, rialzandosi in piedi dopo essere caduto a terra a seguito dell’esplosione appena sopportata. Nel frattempo, sullo schermo principale scorreva rapido lo scafo della grande nave aliena, mentre la Marconi si avvitava in una pericolosa manovra di disingaggio sotto le abili mani ci Charles Wyandot.
“Abbiamo la squadra di sicurezza e quella ingegneristica…” riferì Tara, spegnendo al contempo alcune scintille che scaturivano dalla sua consolle con un rapido colpo della mano sinistra, avvolta nella manica dell’uniforme “la Sala Teletrasporto 1 è stata colpita dalle esplosioni prima che il Comandante Salen ed il resto degli Ufficiali fossero a bordo…”
La frase della Mezza-Klingon ghiacciò per un istante la Plancia, ma subito l’addetto alla consolle scientifica aggiunse “Signore, prima del cedimento del Teletrasporto ho rilevato un raggio diretto verso la nave aliena…a quanto pare l’operatore ha agganciato una delle posizioni salvate della squadra di sbarco quando si trovava all’interno e l’ha usata come punto di destinazione…”
“Quindi sono lì?” chiese Shran, mentre la Marconi veniva nuovamente colpita, questa volta a scudi alzati, e si dirigeva verso la prua della grande nave aliena.
“Impossibile stabilirlo, ma è possibile…” rispose il Caitiano addetto alla sostituzione del Comandante Berthier, prima che il vascello Federale subisse un colpo particolarmente potente, che lo fece inclinare di lato.
“Dannazione, allontaniamoci!” decise a malincuore il Capitano della Marconi. 
La grande Nave Stellare cominciò ad allontanarsi ma, prima che potesse entrare in Curvatura, accadde qualcosa. Uno scomparto fino a quel momento invisibile si aprì sulla parte frontale dell’immensa nave aliena e, prima che chiunque potesse chiedersi a cosa servisse, un centinaio di missili furono lanciati verso lo stormo di astronavi nere che si stavano raggruppando per inseguire la Marconi.
Data la distanza i sensori tattici della Marconi ebbero tutto il tempo di rilevare che si trattava di testate nucleari ma gli altri vascelli, molto più vicini, ebbero appena il tempo di accorgersi della minaccia prima di essere investiti dalle esplosioni nella zona dove – non aspettandosi pericolo – tenevano gli scudi al minimo.
La massiccia detonazione che ne conseguì distrusse sul posto una ventina di navi e le altre, alcune seriamente danneggiate ed altre solo intaccate, pensarono bene di fuggire verso la sicurezza relativa della Nebulosa da cui erano giunte.

Nave Aliena – da qualche parte – contemporaneamente
Rekon si risvegliò con un fortissimo mal di testa, un dolore lancinante al braccio e il sapore della terra in bocca. Certo, il fatto di essere vivo avrebbe dovuto renderlo lieto, dati i presupposti, ma la prima cosa che gli uscì di bocca fu “Resed…questa volta giuro che ti appendo dentro il Nucleo di Curvatura…”
Pian piano anche gli altri si ripresero e, quando tutte e quattro ebbero accertato di essere ancora vivi, cominciarono a guardarsi intorno. Si trovavano in una specie di foresta di selci giganti che praticamente oscuravano il cielo. Il pavimento era di terra quindi, a meno che non fossero stati trasportati nella Serra Idroponica di bordo, dovevano essere di nuovo sulla nave aliena.
Per prima cosa il Comandante Salen tentò di chiamare la Marconi col Comunicatore, ma lo stesso risultava muto, come se non riuscisse a trasmettere il segnale. Julie aveva appena estratto il Tricoder per cercare di orientarsi, quando il bip dello strumento li allertò dell’avvicinarsi di qualcosa…di qualcosa di molto grosso.
I quattro Ufficiali della Marconi si affrettarono ad allontanarsi e, nascosti tra le fitte piante, ebbero modo di vedere cosa il Tricoder avesse rilevato. Si trattavva di una colonna di enormi animali, alti circa cinque metri e dotati di otto lunghe zampe. Il corpo era diviso in due sezioni ovoidali e sulla testa, dotata di antenne e mandibole dall’aria letale, spiccavano due grandi occhi composti.
“Sembrerebbero quasi degli insetti giganti…” commentò Dal, tenendo le creature sotto tiro col proprio fucile Phaser. Non era certo che l’arma avrebbe avuto effetto su bersagli così grandi, ma di certo aveva più probabilità di riuscita dei phaser Tipo II del resto della squadra.
“Già…si muovono anche in fila indiana come le formiche terrestri…” commentò Julie, prima di avere un momento di esitazione e consultare il proprio Tricoder “oh oh…”
“Cosa, bambina?” domandò Rekon, che teneva gli occhietti porcini puntati sulle bestie giganti.
“Quelle non sembrano formiche, Comandante…” rispose in tono neutro Salen, che evidentemente era giunto alla stessa conclusione della scienziata “quelle sono lo stesso tipo di formiche che avevo osservato appena giunto sull’astronave aliena…”

*****************************END TRANSMISSION*****************************

Allora, il titolo completo del brano - che non ho scritto all'inizio per non spoilerare - dovrebbe essere:
12.00 L'Arca di Noé (Capitano, mi si è ristretto l'Away Team!)
Ora un paio di considerazioni finali...
Per quel che riguarda l'arrivo del nostro nuovo tattico, ho immaginato che non serva tornare su DS16, se è possibile organizzare un rendez vous con un'altra nave (mercanti Ferengi, o un incrociatore Klingon di supporto, magari...).
Per il resto, come immagino avrete capito gli alieni sono ispirati a quelli del film Avatar, così come l'ambiente interno dell'astronave è ispirato al mondo di Pandora. Forse l'astronave aliena vi è apparsa esagerata, ma queste dimensioni permettono (se non ho sbagliato i calcoli) una superficie interna sulle "pareti" di un po' meno di 3.600 Km^2...ossia circa come la Valle d'Aosta...mi sembrava il minimo per un ecosistema autonomo. e poi così ho anche trovato una pseudospiegazione scientifica per le isole galleggianti...non so se a livello di trama serviranno a qualcosa, ma sono fighe!
Sull'effettivo livello di sviluppo degli alieni non sono entrato (sono parte dell'ecosistema? sono una "devoluzione" della razza che ha creato l'astronave? Sono la stessa razza che ha scelto di abbandonare la tecnologia?), ma ho ipotizzato - sempre sulla falsalinea di Avatar - una sorta di empatia collettiva con l'ambiente, che è poi ciò che ha disturbato le percezioni di Julie...
Quanto all'astronave ho voluto darle un aspetto trasandato, come se nessuno fosse più in grado (per mancanza di conoscenze o di tecnologia) di ripararla, perché pensavo ci stesse bene un qualcosa che desse il senso di urgenza nel ritrovare la squadra di sbarco dispersa...ma, come evidenzia l'attivazione di un sistema di arma (automatico?) non è completamente inerte!
Infine le astronavi nemiche (lascio a voi spiegare perché sono così apertamente ostili!) sono ovviamente degli enormi TIE Fighter...
Vabbé..spero che il pezzo vi sia piaciuto ma, come ho già detto, se credete ci sia troppa carne al fuoco fatemi un fischio e tagliamo qualcosa!
Ditemi che ne pensate!



_________________________________________________________________________Da: Comandante del sommergibile Sea TigerA: Ufficio Approvvigionamenti Arsenale di Cavite, Filippine.Tramite: Comando Forze Subacquee.Oggetto: Carta igienica.#1. Il 6 giugno 1941 questa nave ha inoltrato una richiesta di 150 rotoli di carta igienica. Il 16 dicembre 1941 detta richiesta è stata restituita con la stampigliatura: "Materiale sconosciuto. Richiesta annullata."#2. Il Comandante del sommergibile Sea Tiger non può fare a meno di domandarsi cosa viene usato all'Approvvigionamento di Cavite in sostituzione di questo "materiale sconosciuto", un tempo perfettamente noto a questo Comando. 
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