[Stml20] [12.10] Sento dei passi dietro di noi... - Capitano Shran
Capitano Shran
cap.shran a gmail.com
Dom 24 Maggio 2015 08:46:27 CEST
Ecco in extremis il mio brano!
Buona lettura ragazzi, e buona domenica!
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USS Marconi – Plancia - 13 gennaio 2395 - Ore 9.38
Non appena venne dato l’allarme dei missili nemici in arrivo, Durani
si mise in allerta alla sua postazione.
In realtà la klingon non l’aveva mai abbandonata la sua postazione, ma
quando c’era da combattere il suo viso prendeva una espressione
incredibilmente concentrata e tutti i suoi muscoli diventavano sodi e
tesi. Contemporaneamente gli occhi della donna si rilassavano e
infondevano sicurezza in chiunque la guardasse all’opera.
Ma questa volta la sua battaglia durò molto poco, in men che non si
dica l’artiglieria andoriana intercettò con una facilità disarmante
tutti quei missili che Tylca aveva indirizzato verso la Marconi,
lasciandola quasi delusa.
“Capitano, le navi Andoriane hanno messo KO tutti i missili” disse
l’Ufficiale Tattico Capo dopo qualche attimo di esitazione
“Molto bene - rispose Shran con sollievo tradendo anche un po’ di
orgoglio andoriano. Si voltò quindi verso il suo amico Nhial che gli
rispose prontamente con un simpatico occhiolino… - Tenente a lei la
plancia, io mi allontano un attimo” e si diresse verso il suo studio
facendo cenno all’amico di seguirlo.
Non appena il Capitano della Marconi si fu allontanato, Durani si
allontanò dalla sua postazione per prendere posto sulla sua poltrona.
Di certo la postura della guerriera non era molto femminile: anche
vestendo la divisa della Federazione, molto più comoda di un qualunque
vestito Klingon, la donna si mise seduta come se avesse avuto in dosso
un’armatura da un quintale. Schiena dritta e appoggiata allo
schienale, gambe divaricate davanti a lei che formavano con le
ginocchia un preciso angolo retto… non la si vedeva praticamente mai
con le gambe accavallate e di sicuro non lo avrebbe fatto in quel
momento. Per un attimo spostò l’attenzione sulle sue gambe per
controllare con discrezione che i pugnali fossero al loro posto,
infine strinse fugacemente nel pugno il suo jinaq. Quando fu sicura
che tutto fosse a posto, fece un lungo respiro di orgoglio e si
godette il suo nuovo ma momentaneo ruolo.
Durani rimase ferma nella sua postazione per pochi minuti, minuti che
a lei erano sembrati interminabili: non era capace di stare ferma ad
aspettare chissà cosa senza fare nulla… Iniziò a tamburellare il piede
per terra, poi guardò quello che stava succedendo alla sua destra, poi
si concentrò sul lavoro di un ufficiale guardiamarina alla sua
sinistra sbuffando per la sua lentezza * che roba * pensò tra sé e si
trattenne per non riprendere quel pover uomo che invece si stava dando
un grande da fare. Ad un certo punto batté i pugni sulla poltrona e si
alzò di scatto rimanendo ferma in plancia con le braccia incrociate
*maledizione, i missili sono stati fermati, ma c’è la navetta nemica
che sta sbarcando * pensò infuriata con se stessa per aver perso tutto
quel tempo a non fare nulla quando invece qualcosa da fare c’era
eccome!
“Sottotenente – disse rivolgendosi all’Ufficiale che stava sostituendo
il timoniere – alla svelta. La navetta nemica è già arrivata
all’Arca?”
“No Signore, ma sono molto vicini” rispose questo prontamente
Durani corse così alla sua postazione tattica scaraventando a un lato
il suo sottoposto che nel frattempo aveva preso il suo posto. Un colpo
di phaser debole ma perfettamente direzionato fece esplodere la
navetta all’istante…
“Mi scusi - disse Durani al povero ufficiale tattico – ma volevo farlo
io stessa” e tornò alla sua poltrona.
Nave aliena – Nei pressi del Villaggio - 13 gennaio 2395 – Contemporaneamente
“Diavolo abbiamo fatto appena in tempo”
“Maledizione e adesso come facciamo? Non possiamo più tornare
indietro. Dobbiamo cercare un altro mezzo per tornare dai nostri…”
“Zarak, la nostra missione la sai ed è molto chiara. Dobbiamo far
saltare in aria questo posto, il pacco l’abbiamo preso. Non ci manca
niente, possiamo procedere col piano”
“Ma Darsa, così facendo rimarremo colpiti anche noi dall’esplosione e…”
“Senti, la nostra missione è di distruggere la nave degli Allesto. Hai
sentito cosa ci ha ordinato Tylca? Dobbiamo preservare la nostra
purezza e tu con questa paura della morte che stai dimostrando stai
già facendo fallire il nostro compito. Lui conta su di noi e noi non
possiamo deluderlo. Adesso cerchiamo di arrivare ai motori e azioniamo
la bomba, prima che qualcuno provi a fermarci”
“Va bene, hai ragione… da dove dobbiamo andare secondo te?”
Zarak e Darsa erano i due uomini che Tylca aveva mandato sulla nave
Arca degli Allesto per farla finita una volta per tutte alla loro
secolare faida. Li avevano cercati per così tanto tempo che adesso non
potevano perdere questa occasione. I due si erano dovuti
teletrasportare in emergenza quando la nave di quei federali aveva
iniziato ad essere un pericolo per la loro missione e adesso avevano
bisogno di rivedere tutto il loro piano. Tylca gli aveva fornito una
pianta mediamente accurata di come sarebbe stata la nave nemica dal di
dentro, ma tutto partiva dalla base che loro sarebbero arrivati ad un
hangar di attracco Loro invece avevano dovuto usare il teletrasporto
di emergenza e adesso si trovavano non si sa bene dove. Rimasero per
qualche minuto a studiare la loro mappa e poi Darsa decise che
sarebbero dovuti andare verso delle caverne ad Ovest.
Nave aliena – Villaggio - 13 gennaio 2395 – Contemporaneamente
“Tenente, prima che li convinciate a portarci qua quei due, sarebbe
meglio che tutti quanti raggiungessimo la sala macchine…” Charles
sentì il borbottio di Rekon in sottofondo nel suo comunicatore…
=^= Tenente – disse quindi il ragazzo – Re-re-k-ko Rekon ha ragione… credo… =^=
Resed appena sentì la voce del suo capo che credeva morto fino a quel
momento, ebbe un sussulto di gioia che non passò inosservato agli
indigeni che subito gli piantarono delle asce davanti agli occhi.
Keane, un po’ contrariata da tutto visto che per lei la priorità
assoluta era quella di riunire la squadra di sbarco e visto che ne
avevano appena finito di parlare, non poté che cedere =^= Va bene –
disse – ma adesso devo parlare con qualcuno =^=
=^= C’è qualcuno là che può parlare con noi? =^= la voce di Tara
echeggiò nel vuoto e senza risposta.
Wyandot incrociò lo sguardo di uno dei suoi aguzzini e gli fece cenno
di parlare, o meglio, cercò di fargli cenno di parlare… Quello, che
avrà avuto la stessa età del Timoniere della Marconi, gli si avvicinò
insospettito e rimase davanti all’umano senza sapere che fare.
=^= C’è qualcuno? Sono il Tenente Keane e sono qua per aiutare la
vostra nave a non essere distrutta. =^=
Il ragazzo, di nome Grader, iniziò a guardarsi intorno insospettito
dal momento che davvero non riusciva a capire da dove venisse quella
strana voce. Non che non riuscisse a capire quello che stavano
dicendo, ma non vedendo nessun interlocutore in carne ed ossa davanti
a sé, era parecchio disorientato.
=^= Rispondetemi per favore =^= continuò Tara
A queste ultime parole, Grader capì che era quello strano aggeggio che
il suo prigioniero aveva in mano a parlare. Un oggetto metallico non
può parlare, deve aver pensato, dal momento che lo strappò di mano a
Charles, provò ad addentarlo e lo scagliò lontanissimo dopo che si
rese conto che non era commestibile. Altri tre uomini piantarono le
punte delle loro asce anche davanti agli occhi del povero Timoniere.
Ad un certo punto dal comunicatore uscì uno strano suono, diverso
dalla voce che avevano sentito fino a quel momento, Resed alzò le
sopracciglia per lo stupore, Chuck pensava che il suo comunicatore si
fosse rotto nella seconda caduta e si vedeva spacciato.
In realtà era H5T67 che, capendo la difficoltà della situazione, aveva
ceduto alle richieste della mezza klingon e stava comunicando con il
suo popolo in una vecchia lingua, che tutti gli indigeni riconoscevano
come familiare, anche se in un primo momento sembrava che nessuno la
riuscisse a capire. Anche se le armi rimanevano belle che piantate
davanti ai due, tutti sembravano incuriositi e attenti a quello che
quel metallo stava ‘dicendo’… finchè da lontano il vecchio si alzò dal
suo giaciglio, si piegò per prendere il comunicatore e iniziò a
conversare, anche lui in quella strana e antica lingua.
“Credo che avremo problemi con la prima direttiva…” bisbigliò Chuck
fra sé e Resed annuì
Dopo diversi minuti di conversazione, il vecchio con passo lento ma
sicuro, arrivò là dove erano tutti. Chiese a Grader di liberare gli
ostaggi e chiamò tutti i suoi a raccolta. Dispostisi in cerchio, i due
ragazzi federali da una parte che si massaggiavano i polsi, l’anziano
raccontò la storia del loro popolo. Solo lui conosceva la verità del
loro popolo e del loro lungo viaggio, gli era stata raccontata dal
padre che a sua volta l’aveva ascoltata dal suo padre… Era arrivato il
momento decisivo, aveva sentito la voce del loro creatore che gli
parlava da quella lingua che aveva studiato da bambino e che non aveva
mai più parlato. Bisognava fidarsi ed agire.
Nave aliena – Molto vicino al Villaggio - 13 gennaio 2395 – Ore 10:10
“Zarak stai giù. Ci sono delle persone là infondo!” bisbigliò Darsa
per non farsi sentire fermando il suo compagno sbarrandogli la strada
con un braccio.
“Diamine quanta gente!” rispose questo con un filo di voce preoccupata
“OK, camminiamo piano e bassi, non facciamo rumore, quelli stanno
camminando nella nostra stessa direzione.”
“Forse quei due estranei con loro fanno parte della federazione e li
stanno aiutando ad arrivare in sala macchine… Noi adesso come
facciamo?”
“Se vanno in quella direzione – rispose Darsa – non possono che
esserci utili. Li seguiamo fino là, piazziamo la nostra bomba ed
esploderanno con tutti quanti gli altri.”
Zarak deglutì per il terrore che aveva di morire in quel modo e
continuò in silenzio a camminare.
Nave aliena – Oltre il Villaggio – Contemporaneamente
“Chuck, Chuck non ti girare” Resed si avvicinò al suo amico e gli
parlò pianissimo
“Che succede Resed? Hai un altro piano dei tuoi? E perché non mi
dovrei girare?” rispose il timoniere con un po’ di sufficienza e,
ovviamente, girandosi sia a destra che a sinistra…
“Maddai!! Ti ho detto di non girarti!! Senti, credo che ci stanno
seguendo… sento dei passi dietro di noi…”
“Resed, cerca di stare calmo… anche io ho paura, ma adesso queste
persone non sono più una minaccia… vedrai che arriveremo in sala
macchine e poi torneremo subito a casa. Dai ti offro una bella birra
appena torniamo a bordo…” rispose quello cercando di tranquillizzare
l’amico.
“No senti Chuck, non è paura… cioè sì è anche un po’ di paura, ma io
sento davvero dei passi dietro di noi…”
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A questo punto ho delle considerazioni da fare:
1) Vanessa, come hai visto la prima parte del mio brano è incentrata
sulla tua Durani, se c'è qualcosa che non ti piace e che vorresti
cambiare dimmelo pure. Io ho cercato di farla comportare come un
normale Klingon, spero vada bene.
2) Nella missione abbiamo creato tutta una serie di PNG.. in effetti
sono tantini quindi ho pensato di mandare una lista di tutti prima di
passare il turno in modo da facilitarne l'uso :)
3) Io mi sono fatta un'idea della fine di quei due kamikaze dei poveri
:) non sono andata avanti per non risolvere troppo in fretta la
questione... se chi viene dopo (cioè Monica) vuole sapere la mia idea
mi può contattare!!
Adesso sotto con i commenti!
Ciao,
Ileana
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Capitano Shran
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