[Stml21] [STML21] T'lani - 14.12 - L'addio
Elena Fuccelli
mf9115 a mclink.it
Dom 13 Apr 2014 23:59:58 CEST
Scusate se non mi sono fatta viva negli ultimi giorni, ma volevo
completare il pezzo (possibilmente prima del prossimo secolo: come al
solito ci ho messo una vita!)
Inutile dire che attendo commenti, critiche, osservazioni,
fucilazioni... OK?
----------------------------
INIZIO TRASMISSIONE
----------------------------
USS Darjeeling - 11 aprile 2393 - ore 10:58
La USS Darjeeling segnalò di essere pronta a salpare. Il capitano
Spini si chinò sulle spalle dell'addetto alle comunicazioni,
sussurrandogli di mandare i suoi saluti. L'uomo lanciò un'occhiata al
capitano, per assicurarsi che quest'ultimo non se ne fosse accorto,
quindi assentì, regolando i contatti subspaziali per spedire il
messaggio alla Base.
Sherja si permise un sorriso amaro. Lei poteva avere i gradi di
capitano, ma a bordo di quella nave non sarebbe stata che un'ospite.
Il capitano Llamas, che in quel momento era seduto sulla poltrona
centrale, intento a sorvegliare il complicato protocollo delle manovre
di sgancio dall'attracco 3, al momento di salire a bordo le aveva
fatto chiaramente capire che in quel viaggio non sarebbe stata gradita
la sua presenza in plancia. Lei aveva mandato giù a malapena la
scortesia dell'altro, ma aveva dovuto accettare il fatto di essere
solo una passeggera.
Tuttavia il capitano Llamas l'aveva invitata in plancia in occasione
della partenza da Deep Space 16 Gamma. Sherja dubitava molto,
considerando il tipo, che l'offerta fosse stata dettata da una
gentilezza verso la collega.
* Piuttosto – pensò – Vuole godersi la mia faccia mentre guardo da
lontano la Base dove sono stata capitano per tanti anni. Peggio per
lui, se non ha capito che la mia parte vulcaniana gli impedirà di
vedere in me emozioni umane come la nostalgia...*
L'addetto alle comunicazioni le accennò che il messaggio era stato
ricevuto. Le sue mani indicarono un piccolo schermo, sul quale
brillarono dei testi. L'addetto alle comunicazioni – un umanoide dalla
pelle olivastra e capelli neri stranamente lunghi, quasi fuori
ordinanza - spedì i messaggi di saluto alla cartella della cabina che
le era stata assegnata, senza che fosse necessario dargli ordini.
Sherja lo apprezzò mentalmente. Il ragazzo fece un sorriso complice,
in risposta.
*Betazoide?* - pensò Sherja.
Il ragazzo si accertò che il capitano fosse sempre voltato, poi
accennò un si tacito.
*Ho passato molti anni su quella Base – gli disse mentalmente – Credo
di avere fatto un buon lavoro. Anche se forse gli alti papaveri della
Flotta Stellare non saranno sempre stati del tutto d'accordo con me.*
Il capitano Llamas si mosse prima che il ragazzo potesse farle un
cenno di aver sentito i suoi pensieri:
“Ci hanno dato il segnale di partenza” - disse, ruotando sulla
poltrona centrale per guardare verso di lei. Era un uomo anziano, con
il volto pesante contornato da pieghe scure ed una rada peluria grigia
sul cranio. A prima vista aveva stimato che gli mancasse molto poco
all'età in cui sarebbe stato costretto ad abbandonare il servizio
attivo. Non era difficile capire che il solo pensiero lo spaventasse.
“Bene” - si limitò a commentare lei. Il ronzio dei motori si fece
leggermente più intenso, accompagnato dal sussulto percepibile dello
sgancio dall'attracco.
Llamas tornò a fissare lo schermo centrale:
“Timoniere, un quarto di impulso avanti fino a distanza di sicurezza”
- ordinò. Sullo schermo, il fondo nero del cielo fu rimpiazzato dalla
sagoma del gancio d'attracco che si ritraeva all'interno della Base.
L'immagine si allargò a contenere il pilone, quindi l'anello
abitativo. Sherja alzò gli occhi a guardare dove sapeva sarebbe
apparsa la Passeggiata. Si potevano indovinare delle figure umanoidi
vicino ai campi di forza trasparenti, ma nemmeno con uno sforzo
avrebbe potuto dire di chi si trattasse.
Quello che sapeva di sicuro era che il capo ingegnere Shivhek non era
fra di loro, pensò Sherja non senza preoccupazione. Sherja non poté
fare a meno di ripensare agli avvenimenti degli ultimi giorni...
Deep Space 16 Gamma - Sezione sicurezza
8 aprile 2393 - Ore 19:30
“Chi di quei due ha ucciso il mio attendente?” - il legato Varen era
ancora leggermente pallido, anche se l'aggressione nei suoi confronti
non aveva avuto gravi conseguenze. Khish sapeva che il fido Feyd
Rautha si trovava ancora in infermeria, affidato alle cure del dottor
Parn... E in tutta franchezza, lo preferiva lì.
Appena in grado di alzarsi, Varen si era precipitato presso la sezione
di sicurezza. Di fronte a lui, brillavano i monitor dell'olocircuito
di sorveglianza che il tenente comandante Riccardi teneva
continuamente accesi sulle celle dei due mutaforma.
Era stata un'impresa separarli. Bloccati dal campo di forze, avevano
dovuto essere teletrasportati in cella insieme. Dove peraltro avevano
continuato a tentare di uccidersi a vicenda.
“Riteniamo che sia stato l'eterozoomorfo a sequestrare e sostituire
Ba'Kadh - rispose Riccardi – E di conseguenza, ad incontrare e
uccidere Jarad”.
L'attenzione di Varen si spostò sul monitor che inquadrava
l'eterozoomorfo:
“Ha detto qualcosa? Che motivo aveva per uccidere Jarad?”
“No, non ha detto niente in proposito. Credo che il motivo fosse solo
quello di seminare zizzania” – intervenne Khish.
“Non si può dire che non abbia fatto di tutto... - commentò Riccardi –
C'è una cosa di buono nella presenza di due assassini mutaforma a
bordo della Base. Senza sapere l'uno dell'altro, si sono ostacolati.
Se non avessimo dovuto indagare per l'assassinio di Jarad, ci sarebbe
sfuggita la presenza del fondatore.”
“Come direbbero i bajoriani, ringraziamo i Profeti che ci hanno
protetto - commentò sarcastico Varen – Peccato non abbiano protetto
anche il povero Jarad!”
*E nemmeno i piani che tu avevi contro l'ambasciatore K'ooD...* -
completò Khish mentalmente.
Varen tornò a guardare il monitor:
“Sono al sicuro, là dentro? Nessuna possibilità che fuggano?”
“Nessuna. Abbiamo fatto modificare apposta le celle in cui sono
detenuti per accoglierli - rispose Riccardi – Quanto prima, saranno
trasferiti presso un centro di detenzione federale, in attesa del
processo”
“Questo è inaccettabile. Pretendo che l'eterozoomorfo sia consegnato a
Cardassia! - alzò la voce Varen - Ha assassinato un membro della mia
delegazione diplomatica!”
“Se ha delle proteste da fare, si dovrà rivolgere alla nostra
ambasciata, Gul Varen” – ribatté Khish.
“Non dubiti che lo farò! - promise il cardassiano – Quell'essere deve
essere condannato”
“Lo sarà... Dopo essere stato giudicato in un tribunale della
Federazione” - rispose placido Riccardi.
Varen gli rivolse uno sguardo di disdegno:
“Forse... O forse la Federazione ascolterà le legittime ragioni di
Cardassia – sibilò – La storia non finisce qui!”
Rivolse un gelido cenno di saluto ai due uomini e si girò, guadagnando
la porta a grandi passi. Appena la porta si fu chiusa alle spalle del
cardassiano, Khish lasciò sfuggire un sospiro di sollievo:
“Per lui, può darsi – disse – Per quel che riguarda questa Base, sono
invece contento che la storia finisca qui.”
“Tenterà qualcosa per prendere i prigionieri...” - disse Riccardi
stringendo nervosamente il manico del faser alla cintura.
“E' probabile. Sarebbe un idiota a farlo, ma se non sbaglio, siamo
pronti anche a fronteggiare i suoi eventuali attacchi di idiozia... –
disse Khish – Come direbbe quella maledetta vulcaniana, hanno avuto
molti problemi ad installare qui una delegazione fissa, dopo che i
trattati di pace avevano escluso la loro presenza nel Quadrante Gamma.
Se tentasse un colpo di mano contro le celle di detenzione metterebbe
a rischio la presenza della delegazione a bordo della Base e quindi il
loro punto d'appoggio nel Quadrante”
“E per di più, non ci guadagnerebbe niente. Neanche il gusto di
sfogarsi sull'assassino”
Khish sogghignò, premendo i pulsanti di spegnimento dei monitor. Non
c'era voluto molto a collegarli con le celle dove erano detenuti i
due mutaforma.
“E pensare che glie l'ho quasi detto... - disse Riccardi – Quando gli
ho raccontato che sarebbero partiti quanto prima per un centro di
detenzione federale”
“Ma non credo abbia capito <quanto> prima” disse Khish.
“Né che i monitor non erano collegati con le celle della Base, ma con
quelle a bordo della Darjeeling”
I due si scambiarono un sorriso complice. Se Varen tenta qualcosa, si
ripeté Khish, è un idiota. Ma si sa, anche le persone più intelligenti
hanno i loro momenti di pura idiozia...
Deep Space 16 Gamma - Infermeria federale
8 aprile 2393 - Ore 19:44
La giovane Ba'Kadh era ancora distesa sul lettino in infermeria. Il
dottor Sonx si girò, in tempo per vedere entrare a passo svelto K'ooD
accompagnato dalla madre Kosara. L'ambasciatore klingon aveva un
aspetto cupo che non lasciava promettere niente di buono.
La ragazza reagì tentando di alzarsi, ma il dottore la fermò:
“Piano, piano... Occorre tempo per riprendersi da una quasi morte come
la sua” - disse, ripristinando il campo di contenimento del lettino.
“Una quasi morte che per poco non ha portato il disonore a tutta la
sua famiglia!” - sibilò Kosara piantandosi ferma in mezzo
all'infermeria. Il dottore aprì con discrezione le comunicazioni con
la sicurezza della Base.
“Io non...” - iniziò Ba'Kadh.
“Silenzio!” - urlò Kosara.
“Calma, donna – intervenne K'ooD – La situazione potrebbe essere molto
peggiore. Abbiamo evitato il disonore che avrebbe potuto colpire la
nostra famiglia. Le colpe di tutto ricadranno su quell'infame
mutaforma che aveva sostituito Ba'Kadh. Ma questo ci riporta a noi...”
Lo sguardo di K'ooD si girò di nuovo verso il lettino:
“Ti sei fatta catturare da uno stupido infame mutaforma che è riuscito
a tenerti inscatolata come una dannata razione militare! E non hai
neanche provato a fare il suicidio rituale!”
“Io non...”
“Silenzio! - urlò K'ooD. Lo sguardo della giovane klingon passò
dall'uno all'altra:
“Vi siete messi d'accor...”
“Silenzio!” - urlarono insieme K'ooD e Kosara, facendo sussultare il
dottor Sonx. Kosara riprese:
“L'amicizia delle nostre due famiglie è tale che non posso fare quello
che vorrei. Ma ti garantisco una cosa: tu tornerai con me a Q'Oonos,
dove si celebrerà il matrimonio”
“Il matrimonio?” - ripeté Ba'Kadh stupefatta.
“Il mio matrimonio! - confermò K'ooD – Con la mia promessa, Bettah!”
“E tu, sei d'accordo? Dopo tutto quello che hai detto?” - reagì
finalmente Ba'Kadh, rivolgendosi a Kosara.
“Certo che sono d'accordo! - sibilò Kosara – E farai bene ad essere
d'accordo anche tu. La tua famiglia ha bisogno del supporto della mia
molto più di quanto noi della tua. Perciò ti farai piacere questo
matrimonio, è chiaro?”
Le labbra scoprirono i denti di Ba'Kadh in un ghigno feroce:
“Per quel che me ne importa, tuo figlio può godersi la sua umana come
e quanto vuole! Sei stata tu a volere che io fossi la promessa di tuo
figlio!”
La battuta parve smontare la furia dei due klingon, che si scambiarono
un'occhiata perplessa:
“Come? - disse K'ooD – Allora...? Sei d'accordo anche tu?”
“Non è mai stata una mia idea, fin dal principio. Chiedi a tua madre
se non è la verità! Comunque non sarò io a mettermi di traverso: non
dopo tutto quello che ho passato!”
Nell'improvviso silenzio si sentì un battimani. K'ooD alzò uno sguardo
feroce, per incontrare il volto sorridente del dottor Sonx. L'uomo
allargò le braccia:
“Mi sembra di aver capito che ci sarà un matrimonio, no?”
Deep Space 16 Gamma - Ufficio del capitano Spini
8 aprile 2393 - Ore 23:50
“Pensa che il Delegato Varen tenterà davvero qualcosa?” - domandò il
capitano Spini. In piedi, accanto alla finestra che dava verso
l'esterno della Base, l'ambasciatrice T'Lani sembrava ancora più
anziana di quanto non fosse in realtà.
“Ha detto qualcosa, capitano?” -
Sherja la fissò con una certa sorpresa. Gli eventi degli ultimi giorni
sembravano aver provato la vulcaniana più del normale, pensò Sherja.
Il dottor Sonx avrebbe dovuto farle un controllo quanto prima:
“Parlavo di Varen, ambasciatrice”
“Già, già... Cosa farà Varen, adesso... - fece l'ambasciatrice,
vagamente – Mi perdoni. Stavo facendo quello che gli umani chiamano
un esame di coscienza e noi vulcaniani una meditazione sulla morale.
Non posso dire di essere soddisfatta di come siano andate le cose. Del
mio comportamento, in particolare. Ho fatto una serie di piani sia per
preservare l'esistenza stessa di questa Base come punto di forza
diplomatico per la Federazione dei Pianeti Uniti che per tutelare i
nostri più fedeli alleati... E siamo stati sul punto di un disastro
completo.”
“Non poteva prevedere la presenza di non uno, ma ben due mutaforma”
“E' il mio compito prevedere tutte le mosse che si possono comporre su
una scacchiera – ribatté T'Lani – Ed invece molte cose non le ho
previste. Ma lasciamo andare...”
Si staccò dalla finestra e andò a sedersi sulla poltrona. Il suo volto
adesso era chiaramente visibile, alla luce diretta della lampada a led
della scrivania:
“Mi chiedeva di Varen. E' un cardassiano e come tutti gli esponenti
dei popoli che non seguono le vie della logica, spesso si fa guidare
dalle sue emozioni. E' stato il suo rancore verso i klingon a
governare le sue azioni contro K'ooD, ma... In qualche modo, penso che
sia stato anche convinto di agire nell'interesse del suo Impero”
Sospirò:
“Se tentasse di mettere le mani sui due mutaforma con un'azione di
forza non potrebbe giustificarsi ai propri occhi. Non sarebbe
nell'interesse dell'Impero, capisce?”
“Capisco – rispose Sherja – Capisco anche il motivo di quello che lei
ha chiamato prima il suo esame di coscienza. Lei ha fatto di tutto per
impedire che si insediasse la Delegazione Cardassiana a bordo di
questa Base. Se Varen non dovesse abboccare...”
“Allora dovrei tracciare una riga su questa faccenda e segnarla
definitivamente fra i miei insuccessi - rispose – Ma non è ancora
detto. Varen ha una finestra molto stretta di opportunità per agire.
Se agirà, e sottolineo se, avverrà subito dopo la sua partenza per la
Terra, capitano, in modo da sfruttare il momentaneo sbandamento che si
trova in tutte le organizzazioni complesse che vedono un improvviso
cambio al vertice.”
“Non ho ancora deciso se accettare...” - iniziò Sherja.
“Deve accettare, capitano – la bloccò T'Lani - Non solo perché la
nuova assegnazione è una ottima opportunità per la sua carriera, ma
per suo figlio. Deve allontanare Sorik, almeno per un po',
dall'influenza dei Profeti. Prima o poi verranno a prenderlo, ma sarà
differente se avverrà in un momento in cui lui è ancora un bambino o
se nel frattempo avrà avuto l'opportunità di conoscere e di capire
l'esistenza dei popoli che non appartengono alla razza degli alieni
del Tunnel Spaziale”
“E naturalmente, perché la mia partenza potrebbe essere una occasione
molto allettante per Varen, non è vero?” - reagì Sherja.
“Anche, non lo nego. Ma sono sincera quando dico che per lei è
un'eccellente opportunità di mettersi in luce di fronte agli alti
comandi. Inoltre, non ho alcun dubbio sul fatto che riuscirà a fare
molto bene nel nuovo incarico.”
“Come ho già detto, non ho ancora deciso” - Sherja lasciò passare un
istante di silenzio, quindi disse:
“Ha sentito parlare della partenza del capo ingegnere Shivhek?”
L'ambasciatrice fissò l'altra con occhi indagatori:
L'ho sentito dire, naturalmente... Ed ammetto che la notizia ha
colto di sorpresa anche me. Lei ha avuto notizie da lui?”
“Nessuna. Ha spedito le sue dimissioni dalla Flotta Stellare ed è
salito a bordo di quel cargo Ferengi in partenza senza dare alcuna
spiegazione. Non ha risposto a nessuna chiamata”
“Un comportamento decisamente insolito - commentò T'Lani – Se Shivhek
non fosse un vulcaniano, lo definirei addirittura illogico... ”
“Non crede che la faccenda meriti qualche domanda?” - chiese Sherja.
L'altra la guardò in tralice:
“Mi sembra chiaro che Shivhek non vuole rispondere... A chi pensa di
rivolgere quelle domande, se non a lui?”
“Ho provato a rivolgerne al consigliere Xar, ma lei si è trincerata
dietro il segreto professionale ed al rapporto consigliere-paziente.
Quindi devo farle a lei, ambasciatrice” - rispose il capitano,
tranquillamente.
“A me? Le assicuro che non ho avuto alcuna parte nelle dimissioni del
capo ingegnere!” - T'Lani si curvò verso di lei:
“Ah, capisco... La stanchezza dell'ora mi rende tarda. Lei vuole che
io diventi portavoce delle sue domande”
“Esatto. Ci terrei ad avere delle risposte.”
“Ma io purtroppo non ho risposte da darle, capitano - si alzò in piedi
- L'unica cosa che posso fare, è emanare una segnalazione per il
comandante Shivhek sui canali diplomatici, in modo che mi vengano
riportati i suoi movimenti. Se avrò notizie, gliele riferirò.
D'accordo?”
“Va bene – rispose Sherja, alzandosi in piedi a sua volta - Mi basta,
per il momento. Lunga vita e prosperità, ambasciatrice”
“Pace e lunga vita... E buon viaggio, capitano. Buon ritorno sulla
Terra...”
USS Darjeeling - 11 aprile 2393 - ore 11:04
Il tunnel spaziale bajoriano si stava aprendo come la corolla di un
fiore di fronte alla nave. La Base Spaziale era ormai alle spalle.
Sherja dimenticò volutamente di salutare il capitano Llamas prima di
infilarsi nel turboascensore, lasciando la plancia della Darjeeling.
La infastidiva il pensiero di lasciare dietro di sé tante domande.
Non sapeva tuttora che cosa fosse successo al comandante Shivhek,
perché se ne fosse andato e dove fosse in quel momento. Non sapeva se
Varen avrebbe tentato di far assalire le celle di sicurezza.
* Peccato che i due mutaforma siano in realtà a tre ponti da me, su
questa nave - pensò Sherja – Qualunque cosa accada, Varen non potrà
catturarli *
Ma questo sarebbe stato un problema per il prossimo comandante della
Base.
Il turboascensore si aprì e Sherja avanzò nel corridoio. Sapeva che la
cognata avrebbe portato Sorik al bar di prora, in modo da fargli
assistere alla partenza ed al passaggio nel tunnel spaziale. Aveva un
certo timore ad affrontare il tunnel spaziale, dove vivevano gli
alieni che i bajoriani chiamavano i Profeti. Un timore illogico,
perché i Profeti avevano dimostrato di poter prendere Sorik come e
quando volevano. Non avrebbero avuto alcun bisogno di approfittare del
passaggio del suo bambino attraverso il loro tunnel.
Arrivò alle porte del bar di prora. Si fermò un istante sulla soglia,
cercando i familiari fra i presenti. Li individuò vicino ai grossi
oblò di prua e si avvicinò, evitando un gruppo di avventori dall'alito
pesante.
Sorik la vide e le sorrise, ma non si staccò dal finestrone, dove si
stava avvicinando il grande fiore dell''imbocco del tunnel:
“E' lì che andiamo, mamma...”
“Ci passiamo solo attraverso, Sorik”
“Ma è lì che andiamo” - insistette il bambino.
“Si, Sorik. E' lì che andiamo...” - disse Sherja prendendogli la mano.
Stiamo andando ad attraversare un incerto spazio dimensionale,
rifletté Sherja, lasciandoci alle spalle un mucchio di domande che non
hanno avuto risposta e che forse non ne avranno mai.
Strinse la mano del bambino e cercò il contatto con quella della
cognata.
Il tunnel si aprì.
---------------------------
FINE TRASMISSIONE
---------------------------
Ciao! ;-D
Elena
--
"Ambasciatrice T'Lani" - Deep Space 16 Gamma
ICQ 33856678
More information about the Stml21
mailing list