[Stml21] [15-10 - T'Lani - Mortal Kombat]
Elena Fuccelli
mf9115 a mclink.it
Mar 24 Feb 2015 00:25:53 CET
On Wed, 18 Feb 2015 21:37:55 +0300
federico pirazzoli <cmdrtkar a gmail.com> wrote:
A certo, che domande..e io che temevo mi chiedessi una proroga fino al
ventordici del mese :-)
Ed ecco arrivato il ventordici del mese. Mi dispiace, il pezzo non è
niente di speciale e personalmente lo butterei e ricomincerei da capo,
ma - a parte che è tardi perfino per i miei abituali ritardi - in
questo periodo non sono molto in me. Per di più, ci si è messo di
mezzo un incidente per cui ho avuto altro da pensare... Per esempio, a
come diavolo fanno i protagonisti dei film a combattere per scene che
sembrano eterne senza farsi mai male sul serio, mentre basta una scala
a libretto con un gancio spanato a far rischiare la pelle a chi ci
sale sopra...
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INIZIO TRASMISSIONE
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Base Stellare 16 Gamma
Hangar 1 – Sala comando - 14 Maggio 2394 - Ore 17:00
Fece alcuni passi verso i due ufficiali mentre l’armatura perdeva
leggermente brillantezza.
“Buongiorno signori… ora la cosa si fa complicata.”
A pronunciare quelle parole fu il capitano Thomphson... . Una versione
molto più vecchia del capitano Thomphson.
Wanna guardò verso il compagno, incerta sul da farsi. Il tellarite
alzò le spalle:
“Non ti sei sempre vantata di quei sei mesi di anzianità che hai più
di me? Beh, è il tuo momento!Sei tu il capo qui, no?” - disse Bhroter.
“Mi spiace farlo notare, ma il capo qui sono io” - sogghignò il nuovo
arrivato - “Vi dispiace abbassare le armi?”
Wanna si accorse che il suo faser puntava ancora verso Thomphson e
fece per abbassarlo, ma ci ripensò. Se fosse veramente stato il
capitano, lei avrebbe dovuto affrontare la Corte Marziale per aver
puntato l'arma contro un superiore, ma quello non era il capitano! Il
capitano Thomphson, a quanto ne sapeva lei, si trovava a bordo della
Fearless, ed era molto più giovane dell'uomo che aveva davanti.
Proveniva dal futuro, come il viaggiatore del tempo di cui stavano
custodendo la navetta? E poi... L'armatura che aveva indosso non aveva
nessun simbolo apparente. Nessuna etichetta faceva intuire la sua
appartenenza alla Flotta Stellare. L'uomo la fissava sorridendo, ma
lei non si sentiva affatto rassicurata da quel sorriso.
“Tienilo d'occhio” - ordinò, rivolta a Bhroter, quindi alzò la mano
verso il comunicatore.
“Non avverta nessuno!” - ordinò Thomphson. Wanda esitò, quindi fece di
nuovo per premere il comunicatore. Avvertì un suono simile ad un
singhiozzo, che non riuscì ad identificare, ma istintivamente si girò
verso il compagno, che stava cadendo all'indietro come colpito da un
maglio. Aveva ancora in mano il faser, sparò, vide il raggio colpire
al petto l'armatura dell'altro e svanire come assorbito da un
invisibile campo di forze. Un odore familiare la colpì, sapeva di
polvere bruciata e ozono. L'uomo che non era il capitano si mosse. Lei
percepì un nuovo singulto, sentì il proprio corpo sollevarsi da terra
e fu l'ultima cosa che il suo cervello registrò.
Thomphson accorse in tempo per reggere la ragazza che stava crollando,
e ne accompagnò la caduta, appoggiando poi delicatamente il corpo a
terra. Azionò il tricorder della sua armatura, e si accertò dei segni
vitali dei due. Si sarebbero svegliati con qualche piccolo dolore –
soprattutto il tellarite, che era atterrato in maniera rovinosa sulla
paratia alle sue spalle - ma non c'era nulla che il dottore della Base
non potesse curare. Gli dispiaceva dover agire a quel modo, ma se i
due lo avessero portato dal capo della sicurezza, lui sarebbe stato
interrogato per ore su quello che lo aveva spinto a tornare sulla Base
Stellare 16 Gamma dopo tanti anni dalla sua distruzione... E invece
non aveva tempo di farlo.
Si tirò su, e con un gesto sganciò l'armatura che lo aveva protetto
durante il viaggio. Era quasi un paradosso il fatto non avere tempo,
ma aveva cercato di calcolare con esattezza l'ora di arrivo, in modo
da avere il minore impatto possibile sul passato... Compatibilmente
con il fatto che lui, il passato voleva effettivamente cambiarlo. Ed
anche in profondità.
Entrò nella navetta, e collegò l'armatura all'interfaccia. Il computer
riconobbe senza sforzo la natura del collegamento, e si mise
disciplinatamente ai suoi ordini. Bene, pensò Thomphson sollevato.
Questa era una delle cose che lo avevano preoccupato alla partenza.
Avere la navetta e la sua tecnologia alle sue dipendenze erano
elementi importanti del suo piano.
Fece per parlare, ma ci ripensò. La navetta era sicuramente calibrata
sull'impronta vocale di Toll e avrebbe potuto innescare una reazione
da parte dei sistemi di sicurezza se avesse tentato di dare ordini a
voce. Non era probabile, ma meglio andare sul sicuro e far finta di
avere una improvvisa raucedine. Attivò la tastiera olografica, che
comparve senza rumore davanti alla postazione di pilotaggio, ed iniziò
a comporre con cura le istruzioni. Sul monitor centrale comparvero le
varie sezioni della Base Stellare, cominciando dal settore abitativo.
Purtroppo, doveva evitare di toccare le sezioni diplomatiche: una
scansione troppo approfondita sarebbe stata percepita dai sensori
interni, e avrebbe innescato reazioni. Poteva soltanto sperare che
quello che stava cercando non fosse all'interno delle sezioni
diplomatiche.
A lato delle immagini, cominciarono a scorrere gli elenchi dei segni
vitali degli esseri senzienti. In grande maggioranza provenivano dai
vari mondi della Federazione, come era prevedibile in una Base della
Flotta Stellare. Poi bajoriani, ferengi, cardassiani, romulani,
klingon... Ma erano umani le persone che stava cercando.
Scaricò nel computer della navetta i nomi e le caratteristiche dei tre
umani che stava cercando, quindi gli ordinò di interfacciarsi alla
rete di olocamere di sicurezza.
Il computer iniziò la ricerca.
USS Fearless – Plancia di comando
14 Maggio 2394 - Ore 17:00
Sullo schermo, l'Angelo aveva spiegato le sue ali. Attorno alla
formazione apparivano migliaia di globi luminosi che il comandante
Khish aveva reso più evidenti colorandoli di un rosso brillante. Al
monitor al suo fianco, aveva inserito la figura stilizzata della
Fearless, che appariva circondata. Ai suoi occhi stanchi, ricordavano
il gioco di un bambino piccolo che aveva visto in spiaggia quando era
sulla Terra. Il bambino soffiava in un cerchietto dopo averlo immerso
in un tubetto pieno di acqua e sapone e si divertiva a guardare la
sorellina correre per sfuggire alle bolle. I bambini ridevano
entrambi, in quel caldissimo giorno terrestre, mentre adesso
l'atmosfera in plancia non avrebbe potuto essere più tesa. Eppure il
gioco, tutto sommato, era lo stesso.
“Abbiamo un'altra bolla cronotonica dritto di prua” - segnalò,
evidenziandola sullo schermo centrale.
Il capitano Tomphson si chinò sulla postazione del timoniere:
“Adesso, guardiamarina Tyler... - le disse – Due gradi a dritta.”
Sullo schermo, la bolla parve scansare la nave, passando a pochi metri
dall'uscita dell'hangar navette. Qualcuno sospirò, ma Khish non lasciò
il tempo al sollievo:
“Questa siamo riusciti ad evitarla, ma ci sta arrivando addosso un
intero banco di bolle cronotoniche!” - quell'Angelo era un bambino
maledettamente viziato, pensò l'andoriano. Gli sarebbe piaciuto dire
due paroline a sua madre... Se non fosse stato che sua “madre” era una
navetta con motore a singolarità quantica e che era stata distrutta
dopo essere entrata in risonanza con la Norn.
Il capitano intanto era tornato alla poltrona centrale. Premette il
pulsante di comunicazioni:
“Capitano Thomphson a comandante Vox. Ingegnere, a che punto siamo con
le riparazioni? Possiamo respingere quelle bolle cronotoniche?” -
domandò Resh Thomphson al comunicatore.
*Ho ancora bisogno di qualche minuto per ricalibrare i deflettori* -
rispose la mezza klingon.
“Non abbiamo qualche minuto! - esclamò Khish – Quel banco ci sarà
addosso entro 40 secondi al massimo!”
*Non abbiamo ancora abbastanza energia per gli scudi! - gridò la
mezza klingon al comunicatore – Posso alzare i campi di forze interni,
ma qualcosa riuscirà sicuramente a penetrare la nave! *
Thomphson tornò a farsi accanto alla postazione del timoniere,
mettendo una mano sulla spalla della ragazza:
“Coraggio, Tyler! Dobbiamo riuscire ad evitare quelle maledette bolle
cronotoniche!”
“Tutte quante?” - mormorò Rose Tyler, guardando lo schermo centrale.
“Non possiamo certo fare favoritismi! - ribatté il capitano Thomphson
– Velocità a un quarto impulso, rotta due-due-quattro-sette!”
La ragazza eseguì. Khish percepì nelle antenne lo sforzo sugli
smorzatori inerziali, mentre la nave si inerpicava in mezzo alla
flotta di sferoidi come in un campo minato. L'andoriano si concentrò
sulla sua postazione. La figura stilizzata della Fearless si girò su
sé stessa, avvitò come una danzatrice in mezzo ai coriandoli per
cabrare ad angolo stretto tra due nuove masse.
Una luce si accese sulla sua consolle:
“Una bolla cronotonica al ponte tre!” - gridò Khish.
“Rapporto! Ha colpito qualcuno?”
Khish controllò i dati, e si sentì gelare:
“No, ma... E' vicino al contenimento dell'antimateria, capitano!”
Aveva appena finito di parlare, che la nave ebbe un singulto. Khish si
resse alla postazione, sentendo il pavimento tremare sotto i suoi
piedi. Le luci si spensero, si riaccesero, si spensero di nuovo,
precipitando la plancia in un buio profondo.
Base Stellare 16 Gamma
Passeggiata
4 Maggio 2394 - Ore 17:14
L'abito che aveva indossato sotto la sua armatura avrebbe potuto
passare per un normale abito civile di quel periodo storico. Era stato
facile da prevedere, alla partenza, che una volta individuati i tre
uomini del suo obiettivo, avrebbe potuto trovarsi ad attraversare zone
frequentate, ed aveva scelto apposta un abbigliamento adatto a passare
inosservato nel miscuglio di razze che frequentavano la Base Stellare
16 Gamma.
Resh Thomphson si guardò intorno. La Passeggiata sembrava meno
popolata di quanto ricordasse, ma anche più frenetica. Uomini e donne
di diverse razze erano riuniti in gruppi carichi di bagagli, in piedi
o seduti per terra sotto la sorveglianza di uomini della sicurezza.
Alcuni si erano fermati di fronte alle ampie finestre della
Passeggiata, commentando sulla partenza delle navette dalla Base. Le
sue percezioni da betazoide erano confuse da una cacofonia di ordini e
pensieri dominati da paure e preoccupazioni. Passando vicino ai vari
gruppi, riusciva a percepire discorsi su navette che non partivano o
orari da rispettare, di bambini che non volevano stare fermi, di
persone che tardavano o che erano state inserite in gruppi di
evacuazione differenti.
Resh controllò il proprio tricorder. Pochi minuti prima, aveva
individuato i tre uomini che stava cercando vicino all'ingresso del
ristorante klingon, a circa trenta metri dalla sua attuale posizione.
Non aveva fatto in tempo ad andare in quel ristorante nel periodo
della sua permanenza sulla Base, ma ricordava di esserci passato
davanti più volte, sempre ripromettendosi di provare la cucina locale,
un giorno o l'altro... Che non era mai arrivato.
Spense il tricorder e si incamminò, superando gruppi di persone sedute
in attesa della chiamata per l'evacuazione.
Resh trovò l'ingresso del ristorante, ma i tre non si trovavano più
nella stessa posizione. Lento, maledizione, era stato troppo lento!
A lato della porta del ristorante c'era una fioriera in cemento con un
albero esotico ornamentale. Resh montò nella fioriera, sporgendosi a
guardare sopra le teste di quelli che lo circondavano. Un uomo della
sicurezza si girò a fissarlo, ma lui non gli badò.
Si fece sfuggire una esclamazione. Uno di loro si era fermato a
leggere degli annunci su una colonna di informazioni. Gli altri due
non potevano essere lontani. Scese dalla fioriera con un balzo,
muovendosi rapidamente per raggiungere l'obiettivo.
Non lo aveva mai visto di persona. Andreas Szelany era morto, come
tutti gli altri, insieme alla Base Stellare 16 Gamma, ma Resh aveva
studiato con cura ogni olografia conosciuta dei tre umani prima di
partire per quella impresa disperata ed era certo di non sbagliarsi.
Altezza: poco meno di un metro e ottanta, magro, occhi chiari. Portava
capelli piuttosto lunghi sul collo, di un biondo cenere che lui sapeva
non essere naturale.
Szelany si allontanò dalla colonna di informazioni. Resh fissò gli
occhi sulla sua schiena, cercando di concentrare le scarse capacità di
betazoide che possedeva per intercettare i pensieri dell'altro, ma
c'era troppo rumore di fondo, troppa gente intorno per riuscire a
percepire qualcosa.
L'uomo si stava dirigendo verso un turboascensore panoramico. E vicino
al turboascensore...
Eccoli, pensò Resh trionfante. Richard Mallory, il più anziano del
gruppo, e Patrice Obono, il capo. Lui era sicuramente armato, pensò
Resh. Ed era altrettanto sicuramente pericoloso.
Obono si girò a guardare Szelany che stava arrivando.
E dietro di lui, i suoi occhi incrociarono quelli di Resh.
Capì. Lo aveva riconosciuto, non come il capitano della Base Stellare,
ma esattamente come ciò che era, un viaggiatore del tempo.
Obono spinse via Szelany, estraendo con la destra un'arma a raggi.
Qualcuno urlò. Resh si gettò a terra, rotolò dietro un angolo,
estraendo a sua volta le armi. Alle sue spalle, avvertì il calore dei
colpi che bruciavano l'aria, distruggendo ogni oggetto sulla loro
traiettoria. Le urla si erano moltiplicate, insieme al suono lacerante
degli allarmi. Gli uomini della sicurezza cercavano di farsi spazio
tra la folla in fuga con ordini secchi, sovrastati dalle grida delle
persone che venivano calpestate. Resh si sporse, sparando a brevi
raffiche con entrambe le armi, senza prendere la mira, in copertura
mentre controllava la loro posizione.
Obono aveva reagito troppo presto, pensò, senza pensare che si
trovavano in una cattiva posizione, con solo il turboascensore alle
loro spalle e nessun'altra via di fuga a parte quella che adesso lui
stava chiudendo. Mallory aveva cercato rifugio nella cabina
trasparente, ma questo lo rendeva solo più facile da colpire. Resh
adesso mirò, sparò. Mallory venne sollevato dal colpo, cadde
all'indietro lasciando una lunga striscia sanguinosa nella parete di
vetro dell'ascensore.
Obono era steso a terra, accanto a Szelany che si copriva la testa con
le mani mentre l'altro continuava a sparare alla cieca.
Tornò a rifugiarsi dietro l'angolo. Ad ogni respiro i suoi polmoni
ingoiavano l'aria arroventata dai colpi. Gli uomini della sicurezza
stavano convergendo nella Passeggiata da ogni parte. Fra poco li
avrebbero circondati e sarebbe stata la fine, non solo per Obono e i
suoi, ma anche per lui.
Doveva agire.
Rotolò fuori in mezzo ai colpi dell'altro, sparando alla cieca, si
trovò in ginocchio e sparò ancora mirando dritto alla testa
dell'altro. L'arma cadde dalle mani dell'umano. Szelany fece per
prenderla, ma Resh era già su di lui. Allontanò l'arma di Obono con un
calcio, quindi afferrò Szelany e lo costrinse a stendersi sul corpo
del suo capo, con il proprio ginocchio sulla sua spina dorsale per
impedirgli di muoversi.
“Fermo!” - Resh riconobbe la voce del capo della sicurezza e si girò.
Alessandro Riccardi stava avanzando alla testa di un gruppo di uomini
disposti a ventaglio. Riccardi lo fissò per un lungo istante:
“Capitano?”
Resh si girò. Mallory sembrava una bambola rotta sul pavimento
dell'ascensore. Resh capì che non avrebbe potuto prendere anche lui.
“Capitano... Lasci andare quell'arma!” - ordinò Riccardi. Resh scosse
la testa. La sua mano corse al braccio, premette un pulsante... E di
fronte a lui, la Passeggiata svani.
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FINE TRASMISSIONE
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Ciao! ;-D
Elena (dolorante)
--
"Ambasciatrice T'Lani" - Deep Space 16 Gamma
ICQ 33856678
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