[Stml21] **** USS Marconi - Chuck 13.01 - Il coraggio dei senza volto ****

Ileana manuelagarciads16 a gmail.com
Lun 7 Set 2015 11:03:25 CEST


Ragazzi, questo è il brano scritto da Franco per la USS Marconi!
Buona lettura!!

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*Sala macchine - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 11:21*
Il guardiamarina Jekal serrò i denti in un ringhio dovuto allo sforzo,
sentì la schiena che scricchiolava pericolosamente e per un attimo temette
di crollare, lasciando che il grosso macchinario cadesse schiacciando il
Capo Ingegnere della Marconi. Lui non aveva conosciuto direttamente gli
Allesto, ma si era unito al grido d'angoscia, di tutti i membri
dell'equipaggio, quando l'Arca era esplosa. Gli sembrava ancora di sentire
fra le sue braccia il Tenente Seville, mentre la teneva ferma dopo lo
scoppio di rabbia del vice capo. L'aveva tenuta stretta a se, non solo per
lei, ma anche per se stesso, per non pensare alla morte di tutti quegli
esseri. Per alcuni secondi lei si era abbandonata a lui sull'orlo delle
lacrime, poi si era ripresa ridandosi un contegno e riprendendo
immediatamente a lavorare.
Lui non c'era riuscito, aveva sentito quella rabbia per tutti i mesi
successivi e l'aveva tenuta a stento sotto controllo non riuscendo a
sfogarla... o a piangere.
Era stato anche dal consigliere, come tutti del resto. Ma la rabbia
rimaneva.
Ora quella rabbia gli era servita. Il Capo Rekon aveva ordinato a tutti di
uscire dalla sala macchine per paura di esplosioni, mentre si distendeva
sotto i motori per l'ennesimo miracolo che, forse, li avrebbe salvati. Ma
Jekal aveva visto l'argano di manutenzione che si staccava dal suo sostegno
a causa delle violente vibrazioni e rischiava di schiacciarlo. Senza
pensarci l'aveva afferrato e, ruggendo come un leone inferocito, aveva
arrestato la sua caduta. Fra trecento chili di metallo e il testardo
tellarite c'erano solo lui e la sua rabbia.

Il Marinaio di seconda classe Mariucci era terrorizzato. Provava quel
terrore da quando l'Arca era esplosa e si era reso conto che fra lui e la
morte c'erano solo pochi centimetri di duranio. In quei sei mesi di
riparazioni alla base stellare, il terrore non si era affievolito, ma era
solo aumentato. Non riusciva nemmeno più a guardare fuori dai finestroni
della stazione e non era più andato al bar di prora per non trovarsi
davanti quelle finestre panoramiche. Il suo terrore era filtrato in tutti
gli aspetti della sua vita, tanto che alla fine si era deciso a preparare
una lettera di richiesta di congedo per tornare sulla terra. Non aveva però
ancora avuto tempo di inviarla e si era visto costretto a imbarcarsi di
nuovo sulla Marconi quando questa aveva lasciato il bacino di manutenzione.
E il suo terrore era tornato ad aumentare sempre di più, fino al momento
attuale, quando la nave in avaria aveva abbandonato l'orbita del pianeta e
si apprestava a schiantarsi al suolo. Sarebbero morti e tutto sarebbe
finito.
Poi Resed l'aveva spinto di lato e si era gettato in scivolata sotto i
motori insieme al capo ingegnere. Non faceva nient'altro che passare gli
attrezzi giusti al momento giusto. Si bruciava con le scintille emesse dal
saldatore e subiva gli insulti del suo mentore che gli urlava di andarsene
senza però fare una piega, ma facendo guadagnare a Rekon quell'attimo in
più che poteva servirgli per compiere il miracolo. Sopra di loro, il
caitiano dalla pelliccia nera di nome Jekal, stava sorreggendo il
macchinario che rischiava di ucciderli soffiando come un gatto inferocito.
Quando capì che fra lui e la morte c'era ben più di pochi centimetri di
duranio, era ormai a fianco del guardiamarina ringhiando per lo sforzo. Fra
Mariucci e la morte certa c'era, e ci sarebbe sempre stato, l'intero
equipaggio della Marconi.


*Plancia - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 11:26*
Il tenente Xo guardava atterrita lo schermo principale. Dalla sua
posizione, così vicina allo schermo, le sembrava di essere lei a cadere nel
vuoto verso morte certa. Si trovava in plancia per puro caso, la sua
provvisoria assegnazione agli approvvigionamenti della nave, l'aveva sempre
tenuta lontana dall'azione e dopo aver assistito alla distruzione
dell'Arca, pensava di far domanda per quella assegnazione in via
definitiva, anche se questo voleva dire gettare un'ombra di disonore sulla
sua famiglia su Andoria. Una figlia addetta al magazzino della nave? Suo
padre, soldato figlio di soldati, l'avrebbe disconosciuta per la sua
codardia. Ma la sua non era paura di morire.
Aveva visto l'impotenza di tutti mentre la corrazzata Adesto aveva
speronato l'Arca uccidendo tutti gli Allesto e vedendo quella scena aveva
compreso la futilità dell'esistenza.
Nei mesi successivi aveva incrociato spesso il comandante Keane. Il Capo
Operazioni non controllava quasi mai il reparto addetto agli
approvvigionamenti, un po' perchè si fidava del resposabile, un po' perchè
era un lavoro talmente banale che non era necessaria nessuna qualifica per
farlo funzionare. Ma dopo quel terribile giorno Tara si era mossa in ogni
angolo e anfratto del suo campo di competenza e Xo sapeva perchè. Si era
sentita impotente come lei e come tutti quelli della Marconi, perchè
nessuno aveva potuto fare niente. Come adesso.
Era a pochi passi dalla console del timone quando aveva sentito la
comunicazione dalla sala macchine e la successiva risposta spaventata del
giovane timoniere. Molti fra i più giovani ritenevano il giovane Wyandot un
raccomandato. Un giorno era all'accademia e il giorno dopo era su una delle
ammiraglie della flotta stellare. Il suo curriculum pieno di lacune e il
conteggio minimo delle ore di volo nei simulatori, non facevano altro
renderlo ancora più sospetto agli occhi dell'equipaggio. Certo si era dato
da fare da quando era a bordo e, nonostante gli ufficiali di plancia
mostrassero molto rispetto per le sue fantomatiche capacità, il giovane non
si era mai vantato o mostrato segni di superiorità verso i colleghi. Strano
per un raccomandato.
Adesso Xo attendeva il suolo e la successiva esplosione della nave in
maniera rassegnata. Sapeva che nessuno poteva farci niente, tutti erano
impotenti.
Poi una scintilla di luce illuminò quel buio di depressione in cui era
caduta.

Il Capitano Shran era scattato in piedi urlando ordini e tutti sembravano
danzare attorno a lui. Riusciva a sentire quello che diceva ma non capiva.
Era come se la depressione l'avesse resa sorda a tutto. Quando i primi
scossoni sconquassarono la nave vide qualcosa che non si aspettava. Gli
occhi di Shran erano due schegge di risolutezza. Se la forza di volontà
avesse potuto sconfiggere le leggi della fisica e tenere in orbita la nave,
di certo quell'uomo ci sarebbe riuscito.
Si sentì trascinare dalla determinazione del suo capitano e tutto
riscquistò chiarezza. Keane, sfruttava le sue conoscenze della nave per
proteggere ogni membro dell'equipaggio tramite campi di contenimento e nel
contempo apriva i portelli degli hangar per permettere alla nave di
rallentare la sua caduta, grazie alla fuoriscita esplosiva dell'aria e al
maggior attrito.
Dal, il capo della sicurezza, sembrava ignorare completamente quella palla
incandescente in cui si era trasformata la sua nave a causa dell'attrito
con l'atmosfera. Non era di sua competenza salvare la nave, si fidava
ciecamente degli altri e avrebbero pensato loro a fare tutto il necessario,
lui sembrava più un predatore in caccia. Stava cercando qualcosa o
qualcuno, ma Xo non avrebbe saputo dire chi o che cosa. Aveva solo la
sensazione che qualsiasi cosa cercasse l'avrebbe trovata e poi la Marconi
sarebbe stata al sicuro.
Durani, la nuova arrivata, mormorava una canzone funebre klingon, ma
nonostante questo si stagliava ancora più fiera e risoluta alla sua
postazione. Stava sparando siluri disperdendoli nell'atmosfera come se
tentasse di distruggere il pianeta prima di fare una fine ingloriosa. Xo
non capiva perchè lo stesse facendo, ma nessuno sembrava dirle di smettere.
I suoi occhi ardevano di furia guerriera, velati da qualcosa che poteva
solo essere concentrazione assoluta. Non erano colpi a caso, la giovane
andoriana ne era certa.
Un nuovo scossone e Xo perse l'equilibro. Il timoniere l'afferrò al volo
senza smettere di guardare la console di navigazione, si limitò a tenerla
finchè la giovane istintivamente non afferrò la poltrona su cui era seduto.
La navigazione non era la sua materia, conosceva solo le basi come tutti, e
quello che il giovane tenente stava facendo era impossibile. Quel
balbettante raccomandato stava sfruttando tutto quello che gli altri gli
stavano fornendo per rallentare la nave. Decompressioni, forza cinetica
delle esplosioni, l'aria stessa del pianeta che stava cavalcando come se
fosse su una tavola da surf. La Marconi si rifiutava di arrendersi, il
Capitano e tutti gli ufficiali superiori si rifiutavano di arrendersi, la
stessa Xo serrò le mani sulla poltrona e si rifiutò di arrendersi.


*Sala macchine - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 12:45*
Jekal si sentiva morire. Aveva dolori in parti del corpo che non credeva di
avere... persino alla coda. Era riuscito a reggere tutto quel peso solo
grazie a Mariucci che era apparso all'improvviso accanto a lui. Dopo quelle
che sembravano ore, ma che in realtà erano solo pochi minuti, il capo
ingegnere e il suo pupillo erano intervenuti aiutandoli a riaddirizzare
l'argano mentre Rekon sbraitava al comunicatore che i motori erano di nuovo
online.
Appena il peso era sparito si era accasciato a terra senza nemmeno il fiato
per parlare. Da quella posizione vedeva solo piedi che si muovevano ovunque
ma non gli importava molto, la nave era salva per il momento e lui aveva
finalmente sfogato tutta la sua rabbia.
Qualcosa si mosse nel suo campo visivo. Era un marinaio bajoriano salito in
sostituzione da DS16. Non ricordava il nome, ma non gli piaceva il suo
odore. Era accucciato vicino ad un condotto del plasma, una sezione che non
centrava niente con il guasto che avevano subito. La cosa che lo
insospettiva era che sembrava muoversi furtivo... qualcosa non andava.
Cercò di chiamare qualcuno ma era sfinito. Riusciva a malapena a muovere un
braccio, l'altro sembrava essere inutilizzabile. Un paio di volte arrancò
per afferrare le uniche gambe che aveva a portata di mano, non importava di
chi fossero, ma sentiva l'urgenza di dirlo a qualcuno. Afferrò il pantalone
della divisa ma l'uomo che li indossava non sembrò interessarsi a lui. A
mali estremi, estremi rimedi. Gli artigli di Jekal affondarono nel
polpaccio di Mariucci che si voltò a guardarlo. Un ultimo sforzo e il
caitiano gli indicò il sospetto.

Mariucci per la prima volta da mesi non sentiva più il terrore
attanagliargli le viscere. Si rese conto che la vicinanza dei suoi colleghi
lo rassicurava. Si sentiva come un lupo in mezzo al suo branco. Sentiva che
era quello il suo posto, la morte poteva arrivare ovunque: sulla Marconi,
su DS16 e persino sulla Terra. Doveva solo decidere di affrontarla insieme
agli altri e lottare. La sola colpa della morte degli Allesto erano i loro
nemici, non era il destino, solo la follia. Lui poteva solo vivere e
godersi le cose belle e piangere le cose brutte. Avere paura si, ma non
provare quel terrore assurdo che l'aveva attanagliato fino ad oggi.
Il dolore alla gamba gli fece abbassare lo sguardo. Jekal gli aveva
infilato gli artigli nel polpaccio per richiamare disperatamente la sua
attenzione. Si domandava come quel caitiano riuscisse ancora a muoversi, il
Capo Rekon, che gli aveva dato un'occhiata mentre gli altri chiamavano
l'infermieria, aveva detto che doveva essersi strappato qualsiasi tendine o
muscolo che avesse in corpo per reggere quel tremendo peso da solo. Eppure
era li, quasi svenuto dal dolore che indicava in direzione opposta a dove
era concentrata l'attenzione di tutti.
Mariucci si voltò. Il nuovo marinaio, Jabin, un bajoriano silenzioso salito
a bordo da DS16 in sostituzione di alcuni membri dell'equipaggio, stava
armeggiando con i condotti al plasma in un'area in cui uno come lui non
doveva entrare e soprattutto in un momento come quello in cui il guasto era
altrove.
L'unica cosa che fece fu gridare un 'Ehi tu!', troppo stanco per fare
altro. Il bajoriano si voltò stringendo un cacciavite sonico e un piccolo
phaser fuori ordinanza. L'adrenalina iniziò di nuovo a pompare nel corpo di
Mariucci senza questa volta portarsi dietro anche il terrore. Con lucidità
osservò la mano armata di phaser puntare contro di lui, ma poi il traditore
sembrò cambiare idea e puntare verso la schiena del capo ingegnere. Il
giovane marinaio si buttò nel mezzo senza pensare sapendo di non aver la
forza di spostare la mole del grosso tellarite. Ormai è fatta si disse
guardando il ghigno del bajoriano.

Il phaser volò via prima di sparare. Dal apparve dal nulla. rrivato
probabilmente con un ascensore secondario fuori vista, si era gettato nel
vuoto scavalcando la ringhiera. Atterrato come un gatto proprio davanti
all'uomo armato, aveva piroettato su se stesso colpendo con un calcio
l'arma che svanì fra i macchinari. Il bajoriano si gettò su di lui come una
furia colpendolo a sorpresa con un gancio di sospensione idraulico, ma fu
l'unica cosa che riuscì a fare prima che il capo della sicurezza lo
trasformasse in gelatina con due colpi ben assestati.
Mariucci sentì una mano sulla spalla e un grugnito di Rekon come
ringraziamento, poi si accorse che la sua gamba stava sanguinando
copiosamente e si accasciò a terra.
"Scusa..." borbottò Jekal accanto a lui. Mariucci sorrise e fece spallucce
"Per così poco?"


*Plancia - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 12:50*
Xo poggiò la mano sulla spalla del giovane timoniere. Erano tutti e due
sudati come se avessero corso per dei chilometri. Era solo grazie alla
giovane andoriana se Charles aveva individuato forse l'unico oceano del
pianeta. Anche se lei aveva solo visto un riflesso del sole su quello che
sembrava uno specchio d'acqua, si sentiva come se avesse contribuito a
salvare la nave. Non si sentiva più impotente finalmente e l'idea di
rimanere in un magazzino polveroso fu accantonata.
Il giovane era riuscito a fare l'impensabile rallentando la nave il più
possibile prima che dalla sala macchine comunicassero il ritorno online dei
motori, ma ormai era troppo tardi per scampare alla gravità, seppur
ridotta, del pianeta. Con destrezza aveva fatto quanto poteva per
raggiungere l'oceano e far ammarare la mastodontica nave. Adesso stavano
lentamente inabissandosi ma sembrava che i guai, anche se non finiti,
fossero per il momento diminuiti.
Il comandante Keane continuava imperterrita a tenere la nave al sicuro
lottando con le unghie e con i denti. I sistemi di integrità strutturale e
gli scudi furono potenziati al massimo. Il Capitano sembrò disinteressarsi
della situazione passando subito ad altro, sicuro che il suo capo
operazioni avrebbe fatto quello che era necessario.
Dal era sparito senza che Xo se ne accorgesse e Durani sembrava annoiata e
in attesa di fare qualcosa. Charles guardava la mano che aveva sulla spalla
e il viso di Xo come se fosse la prima volta che vedeva un'andoriana... o
una donna qualsiasi.
"Sei stato eccezionale..." si sentì dire, come se volesse scusarsi per aver
pensato male di lui e volesse in qualche modo premiarlo per aver salvato la
nave.

Il giovane avvampò come un faro nella nebbia.


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Comandante Manuela Garcia
Primo Ufficiale DeepSpace 16Gamma
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Email: manuelagarciads16 a gmail.com
Starfleet Italy: http://starfleetitaly.it/starfleetitaly/main.php
http://www.starfleetitaly.it/starfleetitaly/fleetyards/DS16Gamma/main.php
Sype: dolcevoloo
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