[Stml21] [R. T'Lani - 21.02] Compatibilità culturali

Elena Fuccelli mf9115 a mclink.it
Sab 8 Dic 2018 16:54:16 CET


Il mio pezzo... In ritardo, come al solito! *_____*

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INIZIO TRASMISSIONE
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Base stellare 16 Gamma
Studio del capitano Shran

“...Questo è da escludere!”  - disse il primo giudice.
“Mi dispiace, ma non possiamo assolutamente permetterlo” - rincarò il 
secondo.
“E poi, a questo punto? Sono perfino scaduti i termini per presentare 
le candidature” - rimarcò il terzo.
Le antenne del capitano Shran avevano ceduto parecchi gradi da quando 
si erano presentati alla sua porta i tre presidenti del collegio 
arbitrale dei Giochi. I tre – tutti uomini e tutti con in volto la 
medesima espressione tra il funesto e l’oltraggiato che li rendeva 
quasi identici nonostante l’appartenenza a tre diverse razze – avevano 
presentato una protesta formale sulla presenza ai Giochi Giovanili dei 
ragazzi Jem’Hadar richiesta dai Vorta. Come se lui, Shran, avesse la 
benché minima voce in capitolo sulla faccenda. Quei Giochi maledetti 
gli erano stati imposti dall’Ammiragliato, come se non avesse già 
abbastanza beghe per le mani. Oltretutto, di lì a poco gli sarebbe 
anche toccato tenere una inchiesta sulle cause del disastro della nave 
da trasporto Ferengi. Erano morte delle persone. Lui aveva già provato 
più volte a far cadere nella conversazione che il suo compito in quel 
momento sarebbe dovuto essere quello di andare ad interrogare i 
superstiti e indagare sulle cause del disastro, ma quei tre non 
avevano voluto sentire ragioni ed avevano  continuato a ripetere i 
loro argomenti. Dentro di sé, Shran stava invocando già da un pezzo 
gli antenati del suo clan perché aprissero una falla là dove c’era 
l’oblò e inghiottissero tutti quanti nello spazio insieme ai loro 
dannatissimi Giochi!
In piedi, di fronte ai tre giudici, stava una Vorta dalle profonde 
occhiaie nere, che stava perorando la tesi opposta con un tono così 
falsamente gentile da riuscire ad irritargli i nervi ancora più degli 
accenti oltraggiati dei tre giudici. La donna si era presentata come 
Conlan, e Shran l’aveva odiata a pelle, dal primo momento in cui 
l’aveva vista. Aveva dovuto concentrarsi per non far trapelare la sua 
avversione.
“Tuttavia – intervenne, suadente la Vorta – Se non erro, ci sono stati 
delle precedenti occasioni in cui sono state accettate squadre anche a 
termini di presentazione scaduti… Non è vero?”
Il secondo giudice – il romulano – borbottò qualcosa tra i denti che 
assomigliava ad una ammissione. Il terzo giudice – rappresentante 
della Federazione - lo fulminò con uno sguardo prima di rispondere:
“In un caso, si. Ma fu una unica eccezione alla regola, mai più 
ripetuta”
“Il fatto che vi siano state eccezioni – chiedo scusa, una sola 
eccezione – a mio parere vuol dire che la regola non è poi così 
vincolante, non è vero?”
Il terzo giudice ebbe uno scatto:
“Non ci prendiamo in giro – disse l’umano – Termini di presentazione o 
no, il fatto è che non possiamo accettare dei Jem'Hadar nei Giochi. Ne 
andrebbe del fondamento stesso della competizione: sportività ed 
eguaglianza di trattamento!”
“Non capisco dove sia il problema” – rimarcò la Vorta.
“Quello che il mio collega stava cercando di dire – intervenne il 
primo giudice – E’ che una delle regole fondamentali dei Giochi è che 
non possono essere prese sostanze di qualunque genere per migliorare 
le prestazioni. I Jem'Hadar sono notoriamente programmati per essere 
dipendenti da una sostanza vietata in tutto il territorio delle 
nazioni partecipanti. Non possiamo accettare che gareggino dei ragazzi 
che prendono il ketracel bianco.” - il klingon terminò le parole con 
un disgusto che gli fece snudare i denti.
“Proprio così – confermò l’umano, sporgendo in avanti il mento – Noi 
insistiamo molto con i nostri ragazzi che devono competere 
correttamente, senza far ricorso a sostanze che alterino le loro 
prestazioni. Con che faccia andremmo da loro, se accettassimo atleti 
dipendenti dal ketracel al punto da essere incapaci di gareggiare, o 
perfino di vivere, se ne fossero privati?”
Le sopracciglia della Vorta ebbero una lieve contrazione di 
disappunto:
“Dunque è il ketracel il problema? Potrei contestare il fatto. 
Dopotutto, anche i vostri atleti dipendono da sostanze chimiche e 
soffrirebbero molto se ne fossero privati a lungo… Solo che le 
chiamate cibo”
“Il cibo non è una sostanza dopante!” - contestò il romulano.
“E sicuramente non è vietato dai nostri ordinamenti legali” - 
sottolineò il federale.
“E’ solo una questione culturale – disse Conlan - Nella nostra 
cultura, il ketracel è considerato un nutriente”
“Un...COSA?” - Il Klingon si rizzò in piedi, gonfiando il petto come 
se stesse per esplodere – PER CHI CI HAI PRESO, DONNA?”
Shran temette per un istante che si stesse per scagliare contro la 
Vorta. Si parò di fronte al Klingon:
“Sono sicuro che Conlan non aveva intenzione di mancare di rispetto 
agli onorevoli giudici dei Giochi! Io credo che possiamo arrivare ad 
una soluzione che non pregiudichi l’onore di nessuno”
“Onore? Che cosa ne sa questa femmina dell’onore?” - Il klingon snudò 
i denti in direzione della Vorta, che replicò:
“Onore forse no. Ma sono abbastanza sicura di riconoscere la paura 
quando la vedo”
Gli altri giudici si erano alzati in piedi. Il romulano afferrò il 
braccio del klingon, quasi a volergli impedire di massacrare la donna 
all’istante:
“PAURA IO? Come osa questa...”
“Si, paura: paura che i nostri Jem’Hadar usciti dall’incubatrice da 
meno di tre giorni si rivelino così forti, così potenti nei confronti 
dei vostri atleti da farli sfigurare di fronte a tutto il Quadrante 
Gamma!”
“SIGNORI!” - urlò Shran. I giudici e la Vorta lo fissarono. Il Klingon 
come se stesse per snudare un pugnale, il romulano con sorpresa, il 
federale con terrore, la Vorta come se d’improvviso si fosse 
trasformato in un insetto. Almeno aveva la loro attenzione, pensò 
Shran. Adesso, doveva convincerli a non ammazzarsi a vicenda.
“Il nodo della questione è: che cosa è il ketracel bianco e se 
comporta un ingiusto vantaggio a favore dei Jem'Hadar. - Alzò la mano, 
per prevenire l’obiezione del federale – Lo so che è vietata nella 
Federazione Unita dei Pianeti, ma ci sono esempi nella storia di 
sostanze intossicanti che tuttavia sono accettate dalle varie culture. 
L’alcool, tanto per fare un esempio: ne è vietato il consumo in alcune 
culture e normalissimo in altre, la mia compresa.” - Colse un lampo di 
compassione sul volto del romulano, che poi con la coda dell’occhio 
sbirciò l’espressione del klingon e poi del federale. Shran si stava 
arrampicando sugli specchi per non causare un incidente diplomatico 
che poteva avere conseguenze devastanti, ed il romulano era stato il 
primo a capirlo.
“Propongo quindi che oggi stesso si faccia una commissione che decida 
sul punto. I Vorta – Shran piegò leggermente le antenne verso la donna 
– e gli onorevoli giudici della competizione porteranno nella 
commissione le loro argomentazioni”
“E chi dovrebbe decidere? - domandò Conlan, inarcando le sopracciglia 
- Lei?”
“No, non io – per mia fortuna, ebbe il tempo di pensare – Come sapete, 
c’è stato un incidente alla Base che ha coinvolto un cargo Ferengi, e 
sarò impegnato con l’inchiesta assieme al mio ufficiale scientifico, 
ma i Giochi si tengono comunque su una Base della Flotta Stellare. Il 
punto in discussione richiede una competenza medica, quindi a 
giudicare dovranno essere gli ufficiali medici capi. La commissione 
sarà presieduta dall’ufficiale medico capo della Base Stellare 16 
Gamma, dottor Sonx. E tutti i presenti saranno tenuti ad osservarne le 
decisioni, qualunque esse siano” -
Il dottor Sonx non me ne sarà affatto grato, pensò Shran. Per uno 
scherzo del genere potrebbe chiedere il trasferimento o perfino dare 
le dimissioni, ma non posso fare altrimenti. Lanciò un’occhiata alla 
Vorta, che pareva soppesare gli uomini in piedi alla sua sinistra.
“Mi sta bene”– disse infine Conlan.

Base stellare 16 Gamma
Attracco 1

L’atmosfera all’attracco 1, dove sarebbe dovuta approdare la nave 
ferengi, era frenetica. Gruppi compositi di varie razze si accalcavano 
di fronte ai monitor che segnalavano notizie più o meno certe sui 
feriti e sui dispersi. I gruppi si riunivano scambiandosi domande, si 
scioglievano passando da un monitor all’altro, nella speranza di 
trovare una notizia in più o un nome in più sulla prossima schermata. 
Qualcuno gridava, qualcuno protestava, ma non sembrava ci fosse 
bisogno di più agenti della sicurezza. C’era dolore e incertezza nei 
volti che gli stavano intorno, non rabbia. Quella, pensò Ramar 
Roberts, probabilmente sarebbe arrivata più tardi. Rimpianse che al 
consigliere della Base fosse stata l’autorizzazione a partire prima 
dell’arrivo del suo rimpiazzo. Il rapporto preliminare diceva che sul 
cargo Ferengi distrutto c’erano anche parecchi passeggeri, fra i quali 
genitori e parenti di alcuni atleti e personale vario di servizio ai 
Giochi che non era riuscito a trovare posto sulle navi ufficiali. 
Tanta gente avrebbe avuto bisogno di assistenza psicologica.
Non si vedevano i feriti, che dovevano essere stati teletrasportati 
direttamente nell’infermeria della Base. Un gruppo si accalcava 
intorno ad una giovane donna betazoide in lacrime. Un agente della 
sicurezza fendette la folla per raggiungerla, la sorresse con un 
braccio e premette il comunicatore chiedendo il teletrasporto 
d’emergenza. Tutto il dolore lì intorno doveva essere soverchiante per 
una telepate, pensò Ramar Roberts guardandola svanire.
Sul suo Dipad pulsavano le stesse notizie che comparivano sui monitor, 
con solo qualche istante di differenza. Avvertì il calore di uno 
sguardo e si girò. Alle sue spalle era comparso un giovane romulano 
dal volto bruno:
“Lei è un ufficiale superiore, lo vedo dalla divisa…  - disse il 
ragazzo – Ha qualche notizia in più?”
“No, mi dispiace. I rapporti sono solo in fase preliminare. Non 
sappiamo ancora niente sulle cause del disastro.”
“Ma come può una nave esplodere a quel modo?”
“E’ ancora presto per fare qualunque ipotesi.”
L'angoscia che si vedeva sul volto del ragazzo gli fece pena:
“C’era qualcuno della sua famiglia, a bordo di quella nave?”
Il ragazzo si irrigidì:
“No. Nessuno. E’ solo… Curiosità, la mia”
Il bajoriano non gli credette. Non bisognava essere betazoide per 
capire che tutto in quel ragazzo sapeva di disperazione. Si chiese per 
quale motivo stesse mentendo.
“Come ho detto, i rapporti sono solo preliminari. I tecnici della mia 
squadra non hanno ancora recuperato il relitto, ma per il momento 
dobbiamo occuparci dei feriti e fare l’elenco dei dispersi. Ci sono 
tante persone ancora da identificare, ma presto i loro nomi saranno su 
quei monitor” - accennò agli schermi di fronte ai quali era accalcata 
la folla – Come ti chiami?”
“Non importa… Chiedo scusa, non dovevo importunarla. Buona giornata”
L’ufficiale scientifico vide il ragazzo allontanarsi in mezzo alla 
folla.
Alle sue spalle comparve Tara Keane:
“Cosa stai facendo? - la donna seguì il suo sguardo – Che ha quel 
romulano di tanto interessante?”
“Non ne sono sicuro...” - disse Ramar Roberts.

Il ragazzo si allontanò, sentendo sulla nuca il calore pesante dello 
sguardo del bajoriano. Sapeva di aver fatto un errore ad abbordare 
l’ufficiale della Flotta Stellare, ma non aveva potuto fare a meno di 
fare domande. Dentro di sé bruciava dal desiderio di urlare, di fare 
qualsiasi cosa pur di non rimanere fermo, inutile, ad aspettare… Cosa? 
La nave che doveva portare lui… e lei, soprattutto lei, lontano per 
costruire una nuova vita in due, era saltata in aria. La sua famiglia 
si sarebbe accorta molto presto del furto dei cristalli di dilitio 
grezzi con cui Jo avrebbe dovuto pagare il loro viaggio ed il loro 
futuro insieme. E avrebbero capito che era stato lui a prenderli. Non 
poteva più tornare indietro, e non poteva aspettare che il furto fosse 
scoperto. Doveva fuggire, anzi: dovevano fuggire… Anche se adesso non 
sapeva più come.
Kimmar, pensò. Kimmar. Quel Ferengi gli doveva una spiegazione. E una 
nave.

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FINE TRASMISSIONE
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Ciao! ;-D
Elena
--
"Ambasciatrice T'Lani" - Deep Space 16 Gamma
ICQ 33856678


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