[Stml21] [20.12 – Drillrush – Uno sparo nel buio]
Maddalena
bryn.lwellelyn a gmail.com
Sab 20 Ott 2018 17:14:03 CEST
Eccomi.
Ho chiuso la missione, anche perchè mancava davvero poco se non
l'assassinio della povera Tara.
Non è venuto proprio come volevo, ma è stato un periodo un po'
incasinato. Spero vi piaccia e di non aver perso pezzettii.
Iniziate a pensare ai titoli.
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*DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – ore 22.08*
Riccardi non esitò. Qualunque cosa avesse trovato entrando, qualunque
fossero i suoi sentimenti al riguardo, non avrebbe esitato. Avrebbe
fatto il suo dovere.
La porta era bloccata dall’interno, ma lui se l’aspettava. Rapidamente
inserì il codice per bypassare la chiusura, mentre i suoi uomini
prendevano posizine.
La porta si aprì obbediente e Riccardi entrò, il phaser settato su
stordimento spianato davanti a sé, pronto a qualunque situazione si
fosse trovato di fronte.
Spalancò gli occhi.
*DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – qualche istante prima*
“Facciamola finita,” disse l’uomo, il sicario inviato per ucciderla, e
Tara capì che quella era la sua occasione, l’unica che le si sarebbe
presentata prima che fosse finita per davvero.
L’uomo si voltò appoggiando il bicchiere sul tavolo e Tara fece l’unica
cosa che poteva fare, gli si gettò addosso, sperando di coglierlo di
sorpresa. Non era la mossa tatticamente più intelligente che avesse mai
messo in atto, non di meno era l’unica che le rimaneva e avrebbe dovuto
farsela bastare.
Nessuno l’avrebbe salvata, nessuno sarebbe entrato da quella porta prima
che quel tizio le sparasse. E il suo phaser era inutile, ovviamente.
Konig era chiaramente un bifolco pieno di sé e abbastanza irritante da
spingerla a volergli staccare la testa, ma non era completamente idiota.
Doveva aver usato un qualche sistema di smorzamento, Tara lo aveva
capito da un cauto e discreto test della sua arma e dal fatto che lui
non avesse nemmeno provato a togliergliela. In quel momento, un porta
lampade sarebbe stato più utile.
Non c’erano luoghi dove fuggire o nascondersi – come se fossero valide
ipotesi – niente porte vicine o ripari a prova di proiettile. Il tutto
si sarebbe ridotto ad un imbarazzante nascondino che sarebbe comunque
finito male, soprattutto per lei.
E che l’universo in toto fosse dannato se lei fosse morta nascondendosi
come un coniglio. No, se doveva morire lo avrebbe fatto guardando in
faccia il suo nemico e, possibilmente, portandolo con sé.
Così Tara gli si gettò addosso. Konig se l’aspettava, forse la sua
apparente distrazione era addirittura intenzionale. Si scostò
leggermente di lato, ma come sempre accade negli scontri corpo corpo,
non aveva calcolato abbastanza bene le distanze.
L’uomo colpì una poltrona, che si rovesciò con un tonfo sordo, e finì a
terra. Il bicchiere che aveva appena lasciato sulla scrivania, cadde con
uno schianto e si spaccò in mille pezzi.
Tara era leggermente fuori traiettoria, ma si riprese in fretta
gettandosi sul suo aggressore, nel pugno ancora stretto il phaser che,
quantomeno, le sarebbe servito come oggetto contundente.
L’averlo mancato la prima volta, tuttavia, fece guadagnare a Konig tre
preziosi secondi che lui mise a frutto facendo fuoco.
Lo sparò riecheggiò nella stanza nel corridoio all’esterno.
Tara venne colpita allo stesso tempo dal dolore improvviso e
dall’espressione del sicario. Il ghigno di chi è impegnato nel proprio
gioco preferito.
Quindici secondi dopo, Riccardi aprì la porta dall’esterno.
*DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – ore 22.09*
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Dopo il primo attimo di stupore, Riccardi scattò in avanti, mentre i
suoi uomini facevano irruzione alle sue spalle. Si precipitò su Tara,
sanguinante al centro della stanza.
“Comandante!”
Si chinò su di lei, esaminandola con una rapida occhiata.
“Sto bene, sto bene,” borbottò la Keane. “E’ soltanto un graffio. E’ lui
quello messo male,” aggiunse indicando Konig, accasciato a terra contro
la parete, seminascosto dalla poltrona rovesciata che i suoi uomini
avevano appena tolto di mezzo. “E starebbe molto peggio se non mi avesse
sparato.” Seguirono una serie di coloriti improperi klingon che Riccardi
non fu certo di capire appieno ma che comprendevano sicuramente
considerazioni sulla scarsa rispettabilità della madre di Konig e di
molti dei suoi antenati.
“E’ ancora vivo,” disse uno di loro dopo aver controllato il polso
dell’uomo. Un altro gli aveva tolto l’arma e lo stava perquisendo alla
ricerca di materiale pericoloso.
Riccardi tornò a voltarsi verso la donna ancora a terra. Perdeva sangue
da un braccio, ma la ferita non sembrava troppo grave. Probabilmente
aveva ragione, quello messo peggio era il sicario stesso.
Aiutò la Keane ad alzarsi con cautela, poi si premette il comunicatore.
“Riccardi a infermeria.”
=^= Qui Sonx =^=
“Dottore, Sto per teletrasportarmi lì insieme ad una squadra della
sicurezza e ad un soggetto in stato d’arresto. E al comandante Keane.”
=^= Quanti sono i feriti? =^=
“Due.”
=^=Ricevuto, vi aspetto. =^=
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Pochi secondi dopo, l’intero gruppo si smaterializzò.
*DS16 Gamma, ufficio del capitano – 19/03/2398 – ore 09.43*
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Shran chiuse la conversazione e si appoggiò allo schienale della
poltrona, gli occhi stanchi e le antenne inquiete. Un detto terrestre
che aveva sentito dalla Drillrush qualche tempo prima recitava che tutto
è bene quel che finisce bene.
Il senso della frase non gli era del tutto chiaro, anche perché sulla
base quasi mai qualcosa finiva veramente bene.
Il successo del giorno era stato sicuramente il salvataggio della Keane,
anche se ci sarebbe stato da discutere su chi esattamente l’avesse
salvata. Anche il salvataggio di Konig era stato alquanto spettacolare,
seppur in tutt’altro senso.
Tara era stata trasportata in infermeria dove il dottor Sonx si era
immediatamente occupato di lei. La donna sembrava più infuriata che
prostrata dall’esperienza, perciò c’era voluto un po’ per verificare i
danni che, fortunatamente, si erano dimostrati minimi.
Il proiettile non aveva leso nessun vaso principale, perciò le cure
prestate a Tara non avevano richiesto molto tempo. Sonx avrebbe voluto
trattenerla in infermeria, ma si era accontentato di prescriverle 48 ore
di riposo nel proprio alloggio. O in quello di Rogal, se preferiva.
Shran rimaneva sempre stupito della velocità con cui i pettegolezzi
viaggiavano attraverso la sua stazione. Lui non ne comprendeva l’utilità
o il piacere, ma a quanto pare c’era parecchio di entrambi.
Anche Konig era risultato stare piuttosto bene, soprattutto perché
all’ambasciatore klingon non era stato permesso di avvicinarsi a lui.
Sonx gli aveva quasi fatto scudo del proprio corpo e, contro le
aspettative di tutti, la sua mossa aveva funzionato.
Rogal gli aveva domandato perché difendesse quella feccia e lui aveva
risposto che, feccia o no, nella sua infermeria nessuno avrebbe
aggredito i suoi pazienti. O il suo personale. O nessun altro, se era
per quello.
L’ambasciatore era parso contrariato, ma alla fine non aveva insistito.
Ora si discuteva su chi avrebbe dovuto processare e incarcerare Konig.
Non c’era penuria di volontari.
L’uomo era stato rimesso rapidamente in sesto e spedito in area
detentiva. Riccardi aveva tentato di interrogarlo, ma non aveva ottenuto
altro che un sdegnoso silenzio. In un istante di freddo cinismo, aveva
paventato l’idea di lasciarlo in custodia ai klingon, poi aveva
sospirato e scosso la testa.
Da ciò che Tara aveva raccontato della loro breve conversazione, si
erano fatti l’idea che da qualche parte il sicario avesse una famiglia,
qualcuno a cui destinare il pagamento qualora lui fosse stato ucciso
durante lo svolgimento dell’incarico. Tuttavia anche quella pista si era
rivelata sterile.
Rillar era fuggito. Nel farlo non aveva lasciato tracce, ma aveva
approfittato dell’occasione per liberarsi di Kahlal e, in cambio,
riprendersi il cristallo che si trovava in ambasciata.
Come e quando fosse riuscito ad andarsene era un mistero. Dove fosse
andato o che intenzioni avesse riguardo al cristallo era un mistero. Se
Konig stesso sarebbe stato al sicuro da lui era un mistero.
Un bel mucchio di misteri e ben poche certezze, se non che nessuno
all’ambasciata aveva sprecato molto tempo a piangere Kahlal. Codardo
quanto stupido, era stato l’unico commento di Rogal in proposito.
L’altro cristallo era stato consegnata, pur con una certa riluttanza di
Roberts, alla sezione scientifica della flotta, che l’avrebbe studiato
per poi restituirlo ai bajoriani. Dopotutto, apparteneva a loro.
Per il momento, l’intera faccenda era chiusa. Per quanto lo sarebbe
rimasto era, nemmeno a dirlo, un altro mistero.
Tutto considerato, Shran non era sicuro che fosse tutto bene ciò che
finiva bene.
*DS16 Gamma, alloggio Ambasciatore Rogal – 19/03/2398 – ore 10,13*
**
“Quindi sei d’accordo. E’ il momento di rendere pubblica la nostra
relazione. Non ho più intenzione di nascondermi,” aggiunse Tara, in tono
lievemente minaccioso. D’altronde, con Rogal le romanticherie non
avrebbero funzionato.
L’ambasciatore grugnì in risposta, senza alzare gli occhi dallo schermo
del terminale. Non era esattamente d’accordo, continuava a pensare che
si trattasse di una mossa azzardata e pericolosa di cui avrebbero dovuto
in seguito affrontare le conseguenze. Ma ormai aveva dato il suo
consenso e non sarebbe stato onorevole rimangiarsi tutto. Nessuno
avrebbe mai nemmeno osato provare ad obbligarlo in tal senso.
Tara prese la sua inarticolata risposta per quello che era. La sua
espressione non mutò ma dentro di sé alzò le braccia in segno di
trionfo. Ci sarebbero state delle conseguenze, naturalmente, ma i
problemi non l’avevano mai spaventata. Aveva solo dovuto farsi sparare
per ottenere quel consenso. Tutto sommato, era stato un buon prezzo.
“Grazie,” disse con un lieve sorriso prima di uscire.
Rogal grugnì di nuovo in risposta.
*Dellak VI – 22/03/2398 – ore 19.12*
**
Rillar sorseggiò il suo drink e osservò le ballerine orioniane che si
agitavano sulla piattaforma sopraelevata. Non che lui avesse molto
interesse in quello spettacolo, ma era un luogo buono come un altro per
bere un bicchiere.
Gli ultimi tre giorni, da quando aveva lasciato DS16, non erano stati
facili. Ci era abituato, naturalmente. Dopotutto, lui era uno dei
migliori. E ora aveva uno scopo preciso, uno scopo che gli dava forza e
conforto che lo spingeva avanti.
Gli Eterni avrebbero presto fatto ritorno.
-------------- parte successiva --------------
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