[Stml3] [MEX 05.03]: Aurore boreali bicolori e diamantini verdi

Consigliere Lawtoein lawtoein a gmail.com
Ven 2 Mar 2018 00:47:14 CET


Secondo me esageri, ma grazie... più nebuloso che mai in una piega 
violacea del subspazio :P

Con gente che ci vive PERSINO!

Grazie Franco

Il 02/03/2018 00:38, Franco Carretti ha scritto:
> Il brano è meraviglioso come sempre. Però ancora l'obiettivo della 
> missione è un po' nebuloso :)
> Da 10
> *Sent:* Thursday, March 01, 2018 at 10:25 PM
> *From:* "Consigliere Lawtoein" <lawtoein a gmail.com>
> *To:* stml3 a gioco.net
> *Subject:* [Stml3] [MEX 05.03]: Aurore boreali bicolori e diamantini verdi
> Buona lettura a tutti,
> un abbraccione,
> 
> la semi-presente ma mai assente
> Marty
> 
> =============================
> Titolo: 05.03 Aurore boreali bicolori e diamantini verdi
> Precedente: 05.02 Gioco di squadra o battitore libero?
> Autore: Martina/Lawtoein
> =============================
> 
> *** Luogo imprecisato
> Data e ora imprecisate ***
> 
> L’orizzonte aveva un colore che non gli piaceva più. Quella era la sua
> casa da sempre quindi la conosceva molto bene. Il problema era che
> nessuno si era mai spinto oltre quell’orizzonte.
> Se avesse detto a qualcuno quali erano i suoi sentimenti al riguardo ci
> sarebbero stati provvedimenti che lui non era certo gli sarebbero piaciuti.
> Non si poteva desiderare di andare oltre l’orizzonte.
> Non si poteva provare quel sentimento di ansia profonda che lo pervadeva
> sempre.
> Non si poteva… non si poteva… quante erano le cose che non si potevano
> fare. In una società come la loro, dove le eccezioni erano più delle
> regole non era certo avesse un senso vivere.
> 
> Quell’orizzonte, che i Poeti Deputati declamavano da millenni e che da
> millenni i Pittori Deputati congelavano su tela, non cambiava mai. Nulla
> cambiava nel loro mondo. Solo le facce delle persone si alternavano, ma
> l’esistenza era così codificata e regolata, che persino quei volti alla
> fine tendevano nella sua mente a somigliarsi tutti.
> Non notava alcuna differenza.
> La cosa che più detestava era osservarsi in qualunque superficie
> riflettente fino a rendersi conto che persino il suo stesso volto oramai
> gli sembrava omologato. Non era più certo di avere un’identità.
> Forse quello era lo scopo ultimo del loro mondo. Diventare un unico
> conglomerato di esseri senza identità né pensiero unitari, in grado di
> interagire come un’unica enorme gigantesca massa…
> Non gli piaceva. Lui voleva essere unico.
> 
> Rientrando al suo luogo del riposo, dopo il suo periodo della veglia,
> osservava stancamente gli automi attorno a lui domandandosi quanti
> altri, nel loro intimo pensassero le stesse cose, immaginassero altre
> realtà e altri modi di esistere. Quanti volessero qualcosa di più.
> Nessuno se doveva valutare dagli sguardi vacui di chi camminava
> solitario o le poche parole che i gruppetti o le coppie si scambiavano,
> frasi che avrebbe potuto citare a memoria dato che gli argomenti erano
> pochi e la reale sorpresa non sapeva più cosa fosse.
> Forse fu davvero l’unico a notare uno strappo nell’orizzonte. Pochi
> secondi. Un attimo.
> Forse stava impazzendo. Forse il suo desiderio di squarciare
> quell’orizzonte opprimente lo stava davvero portando alla pazzia. Forse
> sarebbe dovuto salire la Guglia e presentarsi al Sommo perché lo
> riconducesse alla via. Impercettibilmente volse lo sguardo verso la
> Guglia che si ergeva maestosa sospesa contro la trama rossastra che
> richiudeva le vite. Forse… o forse no…
> 
> 
> *** USS Seatiger, Alloggio Guardiamarina Lawtoein
> 15/01/2395, Ore 07:00 – D.S. 72039.16 ***
> 
> Adorava i turni domenicali.
> Anche in quella situazione di allarme costante si percepiva sempre una
> minima differenza nell’equipaggio. La Federazione aveva sempre cercato
> di mantenere, sulle navi, un ritmo di vita terra centrico. Anni basati
> sul moto di rivoluzione di SOL, giorni basati sul moto di rotazione di
> SOL III, turni di lavoro di conseguenza…
> Certo esisteva una data stellare, ma alla fine le navi Federali erano
> figlie dei terrestri.
> Anena si rivolse un’occhiata critica allo specchio.
> 
> “Perché cavolo le uniformi sono sempre così formali. Mai un minimo di
> fantasia di allegria di colore vero.”
> 
> Quanto meno quella nave, in qualche modo, sembrava ritagliata per lui.
> Alla fine la sua scelta istintiva ed illogica lo aveva portato a trovare
> una collocazione in cui stava assestandosi molto ben.
> Si era fatto l’opinione che il Capitano, nell’eccezionalità delle
> circostanze si fosse ben adattato ad interagire con ufficiali che,
> probabilmente, dai quadripalluti in su avrebbero provocato crisi di
> orticaria tellarita.
> Molto più probabilmente il suo Primo Ufficiale, che tutto era tranne che
> uniformato, l’aveva costretto ad adattarsi. Il che tutto sommato era
> buon per lui.
> 
> “Precisamente… buon per me.” Lo disse mentre ritoccava leggermente il
> trucco allungando la linea degli occhi con una piccola fila di
> diamantini che richiamavano l’azzurro/verde dell’uniforme. Così andava
> meglio. In fondo era un giorno festivo!
> 
> Comunque non era male la nave e nemmeno l’equipaggio. Stranamente non
> provava un senso di disagio atroce nel dover conoscere persone nuove.
> Forse gli anni come barista lo avevano davvero aiutato ad aprirsi agli
> altri più che semplicemente subire il flusso delle emozioni altrui.
> Anche se era decisamente più alta la probabilità che a farlo sentire
> relativamente a suo agio fosse la totale e strana eterogeneità del
> personale lo facesse sentire meno fuori luogo di quanto normalmente
> accadesse. Tornò con la mente a qualche tempo prima, al suo colloquio
> con il capitano Kenar. Non aveva problemi ad ammettere che i trill
> avevano un forte ascendente su di lui. Ci si ritrovava in loro. Lui
> stesso si sentiva ospite di mille altre entità, memorie, personalità. Lo
> affascinava notare come, anche una razza dalla vita così breve rispetto
> alla sua, potesse rapidamente scendere a patti con la presenza di una
> tale mole di ricordi e un tale carico di emozioni.
> 
> 
> *** Flashback ***
> *** 13/01/2395, Ore 09:00 – D.S. 72033.91 ***
> 
> “Signor Lawtoein, come sa siamo molto lieti di averla a bordo…”
> 
> Quella mattina Arjian, dopo il riassegnamento delle mansioni tra i suoi
> ufficiali il giorno precedente, si era ritagliato il tempo per
> incontrare i nuovi membri dell’equipaggio, lasciando Anena Lawtoein per
> ultimo.
> L’uomo… la persona… si era dimostrato in gamba. Non sapeva cosa si
> sarebbe potuto aspettare a lungo termine. Si sarebbe inserito, sarebbe
> risultato davvero utile o si sarebbe solo divertito come in Accademia?
> Non c’erano vie di fuga qui, ovunque fosse il qui… quanto meno non le
> avevano ancora trovate.
> Quando l’el-auriano era entrato nel suo ufficio quella mattina era stato
> spiazzato. Fino a quel momento lo avevano sempre visto decisamente pieno
> di piume, come gli aveva fatto notare il Doc. Quella mattina invece ad
> entrare nel suo ufficio fu decisamente un uomo. In abiti quasi sobri, i
> capelli che non erano un groviglio di spine irte e non era truccato
> Anena Lawtoein poteva senz’altro essere definito un bel ragazzo.
> Un persona così esplosiva davvero non sapeva bene come trattarla.
> 
> Da parte sua Anena sapeva fin troppo bene come gli altri vivevano la sua
> presenza. Anni in Accademia e non solo gli avevano spiegato chiaramente
> cosa l’universo, o quanto meno la parte di esso dove gli era capitato di
> vivere, si aspettasse da lui. Non che gli pesasse vestirsi secondo i
> canoni più tradizionalmente associati alla sua appartenenza,
> biologicamente parlando, al sesso maschile.
> La sua elevata empatia lo metteva spesso nella dicotomica situazione di
> voler facilitare gli altri anche a costo di violentare sé stesso.
> Fortunatamente quel giorno non era stato così indispensabile. Non aveva
> voglia di essere particolarmente visibile.
> I posti nuovi lo mettevano sempre in uno stato di agitazione e disagio
> insieme. La necessità di passare inosservato diventava prevalente.
> 
> “Nonostante le modalità del nostro incontro, non certamente ideali, il
> piacere è tutto mio Capitano Kenar.”
> “Non la stupirà sapere che ho cercato informazioni sul suo conto nel
> nostro database. Devo ammettere che ha avuto una vita alquanto…
> movimentata.”
> “Capitano… - riprese Anena sorridendo - …movimentata è un po’ scarna
> come definizione. Mi permetto però di dire che, vista la vostra
> situazione attuale, non mi sembra che voi conosciate la noia.”
> “A tal proposito…”
> 
> Il Capitano lasciò andare il D-padd poggiandosi all’indietro, cercando
> il migliore approccio alla situazione.
> 
> “Lasci che le faciliti la scelta delle parole, vuole Capitano Kenar? Lei
> è sotto organico, io sono pur sempre un ufficiale della Flotta Stellare…
> seppur un po’ arrugginito e sicuramente diplomato in un’altra epoca. Le
> manca un consigliere. Mi hanno rivoltato come un guanto e le hanno detto
> che, apparenze a parte, sono pienamente in me. Sa che non può di fatto
> obbligarmi a farlo dato che la Flotta mi ha concesso di non rientrare in
> servizio. Ciò nonostante pensa sia suo dovere chiedermi di accettare
> quel ruolo e nel caso dicessi di no, pensa sia suo dovere provare a
> convincermi con tutte le sue forze. Ho ragione?”
> Nel parlare Anena si era sporto in avanti, appoggiando i gomiti alle
> ginocchia e il mento sulle mani raccolte.
> Accorciare le distanze non sempre era un buon metodo, ma aveva la
> sensazione istintiva che il Capitano non si sarebbe sentito intimidito
> da questo gesto quanto lo era stato, magari solo per un momento, dal suo
> body di seta e pizzo.
> “Abbastanza.”
> 
> Anena si lasciò andare ad una sincera risata.
> 
> “Abbastanza? Davvero la mette in questo modo? Ma lei non molla mai di un
> centimetro? Lo sappiamo entrambi che ho parecchia ragione. – si
> interruppe brevemente prima di riprendere sotto lo sguardo perplesso di
> Kenar – Vede Capitano, nel 2372… 23 anni fa per lei uno solamente per
> me, ho chiesto di non essere ripreso in servizio perché non trovavo un
> giusto modo di collocarmi all’interno della struttura della Flotta
> Stellare. Non mi fraintenda. Come molti giovani ho compiuto delle scelte
> per i motivi sbagliati, questo non implica che le scelte fossero
> sbagliate. Semmai che lo erano in un certo momento. In realtà io mi
> sento ufficiale della Flotta Stellare più di quanto i rapporti che ha
> letto su quel D-padd possano farle credere. Io sono una persona
> complicata Capitano Kenar. Sarà per il mio essere el-auriano, sarà per
> la mia educazione, sarà semplicemente per il mio carattere, ma questo è
> stato il miscuglio alla base dei miei problemi di integrazione.”
> 
> Anena si riappoggiò allo schienale della poltroncina con un breve
> sospiro prima di riprendere.
> 
> “Non le sto spiegando questo perché io e lei si debba per forza
> diventare amici e questo sia il modo per accorciare i tempi di
> acclimatazione reciproca Capitano. Le sto dicendo questo perché nel poco
> tempo trascorso qui a bordo mi sono reso conto che lei è stato in grado
> di vedere oltre le mie maschere e se ho ragione, non si sente a suo agio
> con l’idea di forzarmi a fare alcunché. Quindi, ringraziandola, accetto.”
> 
> Oramai su quella nave, in quella situazione, gli capitava spesso di
> essere stupito. Cosa che stava cominciando quasi pure a piacergli davvero.
> 
> “Benvenuto nel mio equipaggio, Guardiamarina Lawtoein.”
> 
> 
> *** USS Seatiger, Bar di prora
> 15/01/2395, Ore 08:25 – D.S. 72039.32 ***
> 
> Anena stava conversando tranquillamente quando quella strana sensazione
> lo colpì allo stomaco. Fece un cenno alla giovane Guardiamarina con cui
> stava dissertando di flussi tachionici.
> 
> “Scusa, ma c’è qualcosa di strano…”
> 
> Esattamente in quel momento il notturno di stelle che accompagnava
> qualsiasi viaggio nello spazio, e che faceva sempre sognare Anena,
> esplose in un lampeggiare di strali di colore giallo/arancione su un
> fondale violaceo. Anena lo percepì e basta… non aveva bisogno che
> qualcuno glielo spiegasse.
> Scusandosi in silenzio si allontanò dal tavolino e appartandosi in un
> angolo del bar, con lo sguardo fisso come tutti gli altri presenti su
> quella specie di aurora boreale bicolore sfiorò il proprio comunicatore
> riflettendo che i suoi diamantini non si intonavano per nulla con quel
> fenomeno…
> 
> “Capitano Kenar, qui Guardiamarina Anena… scusi se la disturbo ma… le
> era mai capitato di vedere una piega del sub spazio prima di ora?”
> 
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