[Stml3] Brano: 06.04 - Di ragionamenti, guardiamarina e ancelle
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Mer 3 Ott 2018 22:24:07 CEST
Eccomi qui,
mi scuso per la brevità del brano ma ho approfittato di una sera in cui
sono uscita ad un'ora decente per scrivere qualcosa (era così o saltare il
turno).
Non ho portato molto avanti la storia, spero vi piaccia lo stesso.
Silvia
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Brano: 06-04
Titolo:
Autore: Tenente Comandante Tkar
(aka Silvia Brunati
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*USS SeaTiger, Plancia*
*30/07/2396, ore 11:40 - D.S. 73577.83*
Sebbene la sua razza fosse da molto tempo abituata a interagire con le
diverse nature e differenti comportamenti degli altri popoli incontrati nel
corso dei secoli, e, nonostante lui, nella sua esperienza come membro della
flotta stellare, si fosse trovato più volte a interagire, con successo, con
ufficiali dal carattere così alieno da rendere difficile la collaborazione;
Tkar incontrava ancora difficoltà a trovare l’approccio giusto per
interagire con alcuni dei membri dell’equipaggio della Seatiger.
Sorprendentemente il signor Finn non era uno di questi.
Il primo ufficiale, nonostante il suo carattere esuberante, il suo
comportamento imbarazzante per il ruolo che ricopriva e la sua capacità di
mettersi nei guai contro la sua volontà, rientrava in uno schema
comportamentale con il quale Tkar non aveva difficoltà a interfacciarsi.
L’ufficiale tattico aveva da tempo imparato che non c’era modo di
impedirgli di mettersi nei guai, perché, per quanto lui si impegnasse, non
era mai riuscito a prevedere dove i ragionamenti del signor Finn
l’avrebbero portato, e lui non amava esercitarsi inutilmente in calcoli
probabilistici. Perciò, il suo atteggiamento nei confronti del signor Finn,
seguiva la scia della protezione, o della prevenzione laddove era
possibile, o del salvataggio in caso di necessità.
Qualcuno avrebbe definito questo comportamento come rassegnazione, ma
l’ufficiale tattico non la vedeva così. Molto spesso, la capacità del
signor Finn di cacciarsi nei guai portava a soluzioni inaspettate dei
problemi stessi in cui tutta la nave si trovava e, a volte, la sua
inesperienza era proprio quello che serviva per notare quello che ufficiali
più esperti non riuscivano a vedere. Perciò, Tkar, nel corso delle
missioni, aveva iniziato a studiare l’umano con una certa attenzione, che
alcuni avevano scambiato per apprensione di quello che Finn avrebbe
combinato quando veniva lasciato solo, ma che in realtà era solo attesa di
quello che il suo approccio non convenzionale alle cose avrebbe scoperto.
Per questo, nel corso del turno in plancia aveva iniziato a fissare l’umano
con una certa attesa, ma a parte chiedergli se avesse una macchia
sull’uniforme, Finn non aveva detto altro. Perciò Tkar aveva deciso di
intervenire.
“L’importanza strategica di Gisa non è solo legata al fatto che sia
neutrale,” commentò studiando il rapporto sul pianeta, “ma anche dalla sua
posizione. Il sistema in cui si trova lo rende un perfetto cuscinetto fra
vari imperi ed un’eventuale invasione porterebbe all’immediata reazione
degli altri scatenando una guerra. Il re Haoek Guidan III si assicurò la
neutralità di Gisa con una serie di accordi di protezione approfittando
della rivalità esistente fra i vari governi e togliendo di fatto il suo
sistema dalle lotte di potere dichiarando pubblicamente il suo disinteresse
alla conquista e alla guerra. Secondo alcune leggende, fu la moglie
Lavyinya, stanca di vederlo solo fra una guerra e l’altra, a convincerlo ad
adottare questa politica promettendogli di dargli un erede entro l’anno se
avesse abbandonato ogni velleità di conquista e minacciandolo di scegliersi
un amante per produrre l’erede che lui desiderava se non l’avesse fatto”.
Finn guardò sorpreso Tkar. “Mi sorprende che una simile minaccia abbia
funzionato”, commentò.
“Gli Haoek hanno un forte senso della famiglia,” commentò Tkar impassibile,
“derivato a quanto pare da un’altra leggenda che narra di come rischiarono
l’estinzione secoli prima a causa della costante guerra di conquista che
portò alla nascita dell’impero. Un erede illegittimo, inoltre, non avrebbe
avuto il sostegno per regnare che avrebbe invece avuto uno legittimo.”
“Come fa a sapere tutte queste cose Tkar?”
“Dal rapporto del consigliere Lawtoein.”
“Ah, giusto giusto, l’ho stavo giusto approfondendo ora,” commentò Finn
pasticciando con il bracciolo della poltrona. Poi si fermò di scatto. “Se
la principessa dovesse scegliere il capitano, diventerebbe re di Gisa,
giusto?”
“Si,” confermò Tkar.
“E per generare dei figli dovrebbe restare sul pianeta, almeno per il tempo
necessario ad assicurarsi che ci saranno.”
“Corretto,” annuì di nuovo Tkar.
“Di conseguenza anche noi resteremo su Gisa.” Commentò di nuovo Finn
socchiudendo gli occhi.
“Si.”
“Non le sembra strano che il capitano abbia sposato, mi perdoni il gioco di
parole, così tranquillamente l’idea?” Gli chiese Finn: “Deve per forza
avere un piano in mente, giusto? Giusto?”
Tkar questa volta non rispose.
*Gisa, Palazzo Reale, Biblioteca*
*30/07/2396, ore 13:00*
Anena non aveva esattamente programmato di ritrovarsi da solo con la
principessa di Gisa. Non che gli dispiacesse, la principessa era una donna
intelligente, divertente, entusiasta, con un gran peso sulle spalle. Era
evidente in ogni parola, gesto e atteggiamento di Lynea e, soprattutto, da
quella nota cupa, appena percepibile che attenuava ogni suo sorriso.
La biblioteca per contro era straordinaria, scaffali e scaffali di opere
cui si poteva accedere visivamente o per via cartacea (su richiesta). Il
banco dati era impressionante e sembrava raccogliere creazioni di ogni
parte di quell’universo. Anena non conosceva nessuno degli autori che la
principessa gli stava indicando con orgoglio, ma la sua avida curiosità gli
fece desiderare di leggerli tutti.
Lynea sorrise alla sua reazione e gli fece cenno di sedersi davanti al
terminale, “scelga quello che vuole, guardiamarina, non c’è nulla che non
troverà qui” gli disse con palese orgoglio.
Qualcosa però nel tono della principessa lo fece esitare. Nel momento in
cui lui aveva sollevato le mani verso la consolle, c’era stato un guizzo,
qualcosa come l’eccitazione per qualcosa che doveva avvenire. No, si
corresse Anena, qualcosa che sarebbe potuto avvenire.
Lanciando un’occhiata divertita alla principessa, il consigliere, invece di
toccare la consolle, posò le mani sulle ginocchia.
“Sono indeciso,” disse indeciso, “suggerimenti?”
Con le mani dietro la schiena, in un atteggiamento che ormai poco aveva a
che fare con un’ancella e più con la principessa che era, Lynea lo guardò
improvvisamente incerta e ad Anena riconobbe l’atteggiamento di chi non sa
se quella che ha davanti è una trappola o davvero una mano tesa amica.
Senza pensarci le prese una mano e la strinse fra le sue. “Suggerimenti?”
Chiese di nuovo fissandola negli occhi.
*Gisa, Palazzo Reale, Sala del Trono*
*30/07/2396, ore 13:10*
Il capitano aveva la pessima sensazione che qualcosa gli stesse sfuggendo.
Per quanto la conversazione si fosse mantenuta vivace, priva di silenzi
imbarazzati o sguardi annoiati, c’era qualcosa di stonato
nell’atteggiamento della principessa che però non riusciva a spiegarsi per
il momento. Non dubitava di avere la sua completa attenzione, ma non
riusciva a liberarsi della sensazione che l’atteggiamento di Lynea
appartenesse più al ramo della cortesia che a quello della fascinazione.
Non che lui avesse voluto veramente sedurla, questo era quello che aveva
voluto far credere all’imperatore. Il suo compito era quello di proteggere
i suoi uomini e riuscire a riportarli, se possibile, a casa, e immischiarsi
in una situazione spinosa come quella di Gisa non rientrava nel suo
concetto di protezione. Il vero motivo per cui aveva accettato la missione
che l’imperatore gli aveva affidato era legato più che al desiderio di
scoprire di più dei motivi per cui fosse così conteso. Se su Gisa ci fosse
stata qualche informazione utile per tornare a casa inoltre, considerando
quanto la sua storia fosse antica, lui avrebbe fatto di tutto per
ottenerla. Senza sposarsi possibilmente.
Sorrise ad una battuta appena fatta dalla principessa subito dopo notò che
si era nuovamente girata a guardarsi alle spalle, come se stesse cercando
qualcuno.
“Qualcosa che non va?” Chiese con discrezione abbassando la voce per non
farsi sentire da orecchie indiscrete. La principessa sgranò gli occhi e si
affretto a scuotere la testa.
“No, no, ero convinta che la mia ancella fosse tornata… Ma probabilmente mi
sono sbagliata.”
Kenar corrugò la fronte, effettivamente ora che lo notava, anche il
guardiamarina Lawtoein non era più al suo posto. Si girò verso Tholos, che
pazientemente attendeva poco distante e l’andoriano, con un appena visibile
movimento della testa, gli indicò una porta della sala poco distante. Dove
era andato il guardiamarina? Cosa stava tramando?
“Mi stava raccontando del suo popolo…” Il gentile suggerimento della
principessa, lo costrinse a riportare l’attenzione su di lei.
“Giusto,” sorrise tornando a guardarla negli occhi e lanciandosi in una
nuova storia sui trill, i simbionti e le molte vite vissute da alcuni di
essi. Del guardiamarina, dell’ancella e di quello che stavano combinando si
sarebbe occupato poi.
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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-------------- parte successiva --------------
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