[Stml4] 03.08 - Figlio o Clone
Cesare Atlantis
cesare.atlantis a gmail.com
Lun 15 Maggio 2017 21:00:52 CEST
Bene, grano on line e a breve manderò avanti il turno.
Il 13/05/2017 13:10, hazyel91 a gmail.com ha scritto:
> Interessante sviluppo.. però non ricordo bene. Lazarus aveva liberato un numero ristretto di schiavi/cloni di Cortes. Non avevamo scritto che erano fuggiti e che avevano bisogno della Atlantis per andarseli a riprendere? Ora invece sono tutti rinchiusi nella stazione?
>
>
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> Guardiamarina Dorothea Reis
> Addetta Comunicazioni
> Atlantis NX-04
> ========================
>
>
> Da: Cesare Atlantis
> Inviato: venerdì 12 maggio 2017 19:51
> A: stml4 a gioco.net
> Oggetto: [Stml4] 03.08 - Figlio o Clone
>
> Ciao,
>
> eccovi il mio brano. Spero che vi piaccia ho cercato di movimentare la cosa.
>
> Ditemi se vi piace!
>
>
>
> 5 Novembre 2171 Ore 05:11 Uss Atlantis Ufficio del capitano Cortes
>
> Cortes entrò nel suo ufficio alla velocità della luce e, rimasto solo,
> sfogò quel turbinio di emozioni colpendo con forza la scrivania con il
> pugno sinistro. L’impatto fu violento e si risolse con un sonoro rumore.
> Ma il duro metallo di cui era fatto il tavolino fece resistenza e a
> subire i danni fu la mano del capitano. Un dolore fisico pungente e
> intenso avvolse il capitano e gli ricordò la stupidità del suo gesto.
> Cortes guardò la mano ferita ancora pulsante.
>
> *Che colpa hai mano mia per la mia stupidità?* Si chiese e non potè fare
> a meno di pensare a quanto la sua mano fosse la stessa mano che avevano
> i suoi cloni, anche se più giovane di qualche anno, era fatta allo
> stesso modo.
>
> Poi il capitano vide una piccola goccia di sangue formarsi sull’indice.
> Molto probabilmente si era ferito colpendo lo spigolo. La goccia si
> stava coagulando a pochi millimetri dalla ferita. Cortes guardò il suo
> sangue e, per un brevissimo istante, pensò ai legami di sangue che lo
> univano ai suoi cloni.
>
> E come se fosse stato chiamato da quel pensiero il clone di Cortes suonò
> alla porta ed entrò scortato da Kimura. Congedato l’ufficiale tattico il
> capitano rimase solo col suo doppio. Entrambi erano in piedi, Cortes al
> centro della sala che si stringeva la mano dolorante e il suo clone
> davanti alla porta.
>
> “Aiutaci padre.” Ruppe il silenzio il clone ma prima che il federale
> potesse rispondere aggiunse:”Ti senti violato da noi?”
>
> “In che senso?”
>
> Il clone sorrise con un vago imbarazzo e fece alcuni passi verso il
> capitano:”Per quello che siamo… noi ti chiamiamo padre ma tu lo sei in
> una concezione più ampia, perché noi non siamo tuoi figli ma bensì tue
> copie.”
>
> Cortes guardò intensamente quel volto così uguale al suo ma molto più
> giovane ma mentre il giovane parlava lui non vedeva sé stesso ma bensì
> suo padre, l’ambasciatore federale, con la sua saggezza e la sua integrità.
>
> “Noi abbiamo tutto il tuo DNA, non metà come in un figlio normale… noi
> abbiamo preso una parte profonda e intima di te per farla nostra.” Disse
> il clone avvicinandosi ancora. Poi prendendo la mano del capitano,
> aggiunse:”E’ per questo? E’ questo il nostro crimine? Essere troppo
> uguali a te… averti violato, emulato, copiato?”
>
> “Io non sapevo che Lazarus avrebbe usat… .” Provò a dire il capitano.
>
> “E che differenza fa?” Il clone strinse forte la mano di Fabio:”Se per
> dolo, innocenza o colpa tu ci hai dato il tuo DNA come base per esistere
> abbiamo il diritto di essere. Ti prego aiutaci.”
>
> Il clone lasciò la mano del capitano che cadde come un peso morto tra i
> suoi fianchi.
>
> “Dimmi padre, che differenza c’è tra figli o cloni?”
>
> Quell’ultima frase colpì in pieno Cortes che ripensò alla ferita che si
> era procurato poco prima. Che cosa ne poteva la goccia di sangue del suo
> gesto di rabbia? Quella goccia, al pari dei suoi cloni era una parte di
> lui ed era innocente dalle sue scelte che siano esse involontarie o no.
> Ma rispetto a quella goccia i suoi cloni erano qualcosa di più: esseri
> senzienti in grado di prendere delle decisioni e vivere delle emozioni.
> E questo lui non poteva cambiarlo e non poteva più nascondersi dietro la
> rabbia di essere stato usato da Lazarus o pensare di essere stato
> violato nel profondo.
>
> “Voi siete esseri senzienti con delle emozioni… non siete mie copie… lo
> eravate quando eravate nelle provette… ora avete fatto le vostre scelte…
> siete qualcosa di più molto di più.” Espresse il ragionamento ad alta
> voce Cortes.
>
> “Ci aiuterai padre?” Chiese speranzoso il clone.
>
> “Sì… .” Breve pausa in cui Cortes si mise alla ricerca delle parole
> giuste:”ma ti prego non mi chiamare padre… non sono ancora pronto.”
>
> “Va bene.” Il clone sorrise sollevato ma nel mentre il capitano era già
> alla porta del suo ufficio dicendo:”Seguimi.”
>
> Usciti trovarono Kimura e Blake ad attenderli.
>
> “Capitano… .”Esordì Kimura ancora scosso per la sfuriata che aveva preso
> pochi minuti prima ma il capitano intuendo i pensieri dell’ufficiale
> tattico disse:”Non si preoccupi… ha preso la decisione giusta poco fa.”
>
> “Grazie signore.”
>
> Cortes sorrise dicendo:”Tenente a lei il comando, si prepari a salpare
> ad ogni costo e a difendere la nave contro ogni aggressione.”
>
> “Sì signore… ho pronta la cintura di esplosivi.” Rispose il tenente al
> tattico e, dopo un saluto militare, tornò sul ponte di comando.
>
> “Cintura di esplosivi?” Chiese il clone ma nel mentre Cortes si era
> rivolto all’ufficiale scientifico:”Tenente è pronto?”
>
> “Sì ho configurato il tricorder per rilevare il suo DNA… ma con tutte le
> forme di vita presenti sulla stazione sarà difficile localizzare i suoi
> cloni. “Spiegò Blake. “Non siamo riusciti nemmeno a rintracciare Reis.”
>
> Cortes annuì e si rivolse al suo clone:”Puoi guidarci da Lazarus?”
>
> “Sì venite con me.”
>
> 5 Novembre 2171 Ore 05:13 Rigel 3 Ufficio del direttore della stazione
>
> Belsar aveva un pessima reputazione. Ovunque andava lo conoscevano come
> un traditore, violento, pirata e schiavista. Era stato lui a raccogliere
> la richiesta d’aiuto di Lazarus e a soccorrere, schiavizzando, i cloni.
> Per poter recuperare quella che per lui era una fruttuosa merce aveva
> schierato un trasporto, due navi da combattimento e la sua ammiraglia,
> l’Orgoglio di Belsar. Aveva ucciso con le sue mani il direttore Finn
> soltanto perché non si fidava più di lui dopo la cena con i federali.
> Poteva aver parlato dei suoi traffici con la flotta stellare e per
> questa ragione l’aveva eliminato. Per lui la vita valeva pochissimo, un
> piccolo e insignificante sospetto ed era la fine per il suo interlocutore.
>
> Uccidere il direttore della stazione aveva avuto un secondario
> beneficio: quel bestiale assassino aveva instillato una profonda paura
> in tutto il personale della stazione, soprattutto nel secondo di Karver,
> G'mor.
>
> “Non… non… sapevo della nave federale… .” Balbettò G’mor.
>
> “E secondo te è un caso che una nave comandata dall’umano che ha dato la
> base per la creazione di quei cloni abbia attraccato alla stazione
> assieme a Lazarus?” Chiese Belsar ringhiando di rabbia. “Attento per una
> cosa del genere ho già eliminato Finn… .”
>
> Era un caso, una sfortunata coincidenza, che l’Atlantis si trovasse lì
> ma nessuno dei due poteva saperlo.
>
> “La nave federale non deve salpare. Pagherà a caro prezzo la sua
> presenza in questa zona.” Sentenziò l’orioniano.
>
> “Non vorrete mica distruggerla mentre è ancorata alla stazione?!” Il
> cuore di G’mor smise di battere dalla paura dei danni che avrebbe
> comportato un esplosione della Atlantis sulla stazione.
>
> “Non voglio sprecare 87 possibili schiavi.” Belsar si avvicino al nuovo
> direttore della stazione:”Ma farò tutto il necessario per proteggere il
> mio business.”
>
> 5 Novembre 2171 Ore 05:17 Uss Atlantis Sala teletrasporto
>
> Avevano rapito Thea. Questo pensiero vagava nella mente del
> guardiamarina Squiretaker. Non riusciva a darsi pace. Continuava a
> pensare a Dorothea rapita e nelle mani di pazzi terroristi. Il giovane
> guardiamarina alla sicurezza aveva appreso della sparizione quasi subito
> e, quando avevano ordinato alla sua squadra di tenersi pronti, si era
> detto che presto sarebbe entrato in azione ma poi era arrivata l’attesa.
> Parecchie ore ad attendere contando il lento passare dei secondi, a
> verificare per l’ennesima volta l’equipaggiamento nel vano tentativo di
> tenersi occupato. Persino camminare nel corridoio aveva perso la sua
> efficacia.
>
> Non riusciva proprio a calmarsi e alla fine si mise a leggere i codici
> delle paratie. Stava leggendo il terzo codice sul cartiglio della
> paratia quando entrò Cortes seguito da due uomini.
>
> “Guardiamarina… siete pronti?” Chiese il capitano guardando la squadra
> d’assalto.
>
> Alejandro capì che il momento dell’azione era arrivato e che presto
> avrebbe salvato Dorothea. “Sì signore siamo pronti.” Con un gesto del
> guardiamarina la squadra si mise sugli attenti.
>
> Cortes face un cenno di assenso per poi voltarsi verso Blake:”Ha
> inserito le coordinate?”
> “Sì. Ci teletrasporteremo nella sala accanto al loro nascondiglio.”
> Spiegò l’ufficiale scientifico.
>
> “Ecco ho fatto una mappa.” Disse il clone del capitano porgendo un dpadd.
>
> “Dovremo essere veloci signore… la porta di entrata è molto stretta.”
> Analizzò il guardiamarina Squiretaker.
>
> “Per questo Lazarus ha scelto questo posto.” Commentò secco il
> capitano:”Pensate di farcela?”
>
> “Sì signore.” Rispose, Detto ciò Alejandro si voltò verso la sua squadra
> e iniziò ad impartire ordini in vista dell’imminente attacco.
>
> “Tu stai nelle retrovie… non sei addestrato.” Spiegò il capitano verso
> il suo clone.
>
> “Ma padre io… .” Provo a dire il clone generando una piccola smorfia
> sulla bocca di Cortes alla parola “padre”.
>
> “Non si preoccupi capitano, proteggerò io il ragazzo.” Propose Blake.
>
> “Bene, grazie tenente.” Replicò Cortes per poi avviarsi vero la pedana
> del teletrasporto:”Bene andiamo.”
>
> 5 Novembre 2171 Ore 05:20 Uss Atlantis Plancia
>
> =^=Non posso accogliere la vostra richiesta dovete pazientare.=^= Le
> parole scelte da G’mor erano misurate ma Kimura notò che c’era della
> tensione dietro la formalità del discorso.
>
> “Nasconde qualcosa.” Fu l’analisi fatta da Random appena chiusa la
> comunicazione.
>
> “Già.”
>
> La voce metallica del timoniere eliminò ogni dubbio dell’ufficiale
> tattico:”Ma noi siamo pronti.”
>
> Kimura fece per dire qualcosa ma il guardiamarina Muller al tattico fu
> più veloce:”La squadra del capitano è stata appena teletrasportata sulla
> stazione.”
>
> “Bene sensori al massimo.” Ordinò Kimura aggiungendo:”Voglio sapere cosa
> succede sulla stazione e nello spazio circostante.”
>
> Come per dar conferma a quanto detto dal facente funzioni di capitano,
> Random esclamò:”Rilevo due navi in avvicinamento … sono assaltatori
> orioniani.”
>
> “Hanno le armi cariche e agganciate su di noi.” Analizzò Muller.
>
> “Richiesta di salpare in emergenza.” Ordinò Kimura. “Pronti a rispondere
> al fuoco.”
>
> “Nessuna risposta dalla stazione.” Rispose l’ufficiale alle
> comunicazione ma una risposta arrivò invece dagli orioniani. Le due navi
> aprirono il fuoco colpendo la Atlantis in vari punti causando esplosioni
> e danni sullo scafo esterno.
>
> “Rispondere al fuoco.” Ordinò Kimura.
>
> “Puntamento inefficiente… non riesco a sparare da questa posizione.”
> Aggiunse Muller.
>
> “Si dispongono per un altro passaggio.” Disse Random mentre si preparava
> a dare massima potenza ai motori. Kimura si aggrappò alla poltrona e
> ordinò:”Attivare la cintura esplosiva.
>
> All’orine del facente funzioni di capitano una serie di micro cariche
> esplosive, poste nei punti di ancoraggio, si innescarono separando la
> nave dalla stazione. Nello stesso istante Random diede massimo impulso.
> Una forte accelerazione appena smorzata dagli smorzatori inerziali
> spinse la nave in avanti con un poderoso scatto. Un’ultima resistenza da
> parte della struttura appena distrutta provocò un pericolosissimo
> momento imbardante che avrebbe portato la nave contro la stazione se
> Random non avesse impostato una secca virata in senso opposto. Con un
> secondo scatto in direzione opposta la Atlantis fu vicinissima alle navi
> avversarie.Kimura vedeva Random manovrare abilmente la nave puntando le
> due navi nemiche. Sulla sinistra Muller aprì il fuoco. I due assaltatori
> furono completamente presi di sorpresa dallo scatto e dalle bordate del
> vascello federale.
>
> A meno di un chilometro Random mise di taglio la nave facendola rullare
> e passare, con una manovra al limite dell’impossibile, tra le due navi
> attaccanti permettendo a Muller di avere una finestra di tiro perfetta.
> Ad un cenno di Kimura l’ufficiale al tattico fece fuoco coi phaser e
> mise a segno diversi siluri sulle navi orioniane. “E’ finita.” Commentò
> alla fine dell’azione mentre rilevava coi sensori che le due navi erano
> fuori combattimento.
>
> Kimura si alzò e guardò i due ufficiali:”Ottimo lavoro signori.”
> Purtroppo i festeggiamenti in plancia durarono poco perché dopo pochi
> secondi arrivò la comunicazione dell’addetto al teletrasporto:=^=Tenente
> Kimura, qui sala del teletrasporto. Abbiamo subito diversi danni il
> teletrasporto non è operativo.=^=
>
> Kimura attivò la comunicazione:”Arrivo subit… .”
>
> Una serie di colpi investì la nave impendendo a Kimura di terminare la
> frase.
>
> “Rilevo una nave in avvicinamento… è un incrociatore pesante orioniano.”
> Commentò Muller mentre lo schermo riproduceva l’ Orgoglio di Belsar in
> avvicinamento alla Atlantis. La nuova arrivata iniziò a colpire
> pesantemente la nave federale con l’intendo di distruggerla.
>
> “Iniziò un azione evasiva.” Disse Random digitando sulla consolle una
> serie di comandi.
>
> “Bene ci porti fuori tiro ma rimanga vicino alla stazione.” Disse Kimura
> per poi voltarsi verso Muller che intuì la domanda:”Abbiamo subito
> troppi danni… non possiamo competere.”
>
> 5 Novembre 2171 Ore 05:23 Rigel 3 Zona magazzini 3A
>
> La mente di Dorothea lavorava febbrilmente nel vano tentativo di capire
> la situazione in cui era finita. Le amnesie di cui soffriva non aviutava
> ma quelle due ragazze si prendevano cura di lei la trattavano come una
> principessa rispondendole sempre in modo chiaro e completo ad ogni sia
> domande. Eppure c’era qualcosa in quelle giovani donne che non le
> tornava: erano troppo simili a qualcuno di cui non ricordava il nome.
> Nei loro gesti gentili, pacati ma risoluti rivedeva le azioni di… . Non
> se lo ricordava. Com’era quella persona? Era vestita di blu e portava un
> cognome insolito.
>
> Era così presa dal loop dei suoi pensieri che quasi non si accorse
> dell’esplosione della porta blindata e dell’entrata di una serie
> umanoidi con la pelle color verde. Dorothea sentì delle mani gentili
> afferrarla e trascinarla in un angolo più riparato dallo scontro che era
> appena scoppiato: gli orioniani avevano iniziato a sparare contro di
> loro e i cloni del capitano stava rispondendo al fuoco assieme a Lazarus.
>
> Dorothea si alzò in piedi e si mise al riparo dietro una pesante cassa
> metallica assieme alle due giovani cloni del capitano Cortes. Da quella
> posizione riparata vide entrare un altro Orioniano. Quest’ultimo non
> aveva armi ed era vestisto con abiti lussuriosi e sfarzosi. Ricami in
> tessuto pregiato intrappolavano nelle vesti una serie di pietre preziose
> e strani ornamenti. Per Dorothea fu subito chiaro che quello era il più
> pericoloso e ne ebbe conferma quando aprì la bocca per parlare:” Lazarus
> dammi i cloni… non hai scampo.”
>
> “Vieniteli a prender Belsar.” Fu la risposta del vulcaniano.
>
> E mentre il combattimento infuriava i due intrapresero un duello verbale.
>
> “Loro serviranno per il mio progetto sull’evoluzione.” Continuò Lazarus.
>
> “Sono merce… ottimi schiavi da far crescere in provetta.” Fu la secca e
> cattiva risposta di Belsar.
>
> La moralità si fece avanti e spinse Dorothea ad intervenire:”Lasciateli
> in pace… saranno anche cloni ma rimangono delle persone hanno il diritto
> di scegliere loro stessi la strada che vogliono intraprendere.”
>
> Lazarus sorrise a quelle parole ma Belsar ne fu pesantemente irritato e
> fece un cenno ad uno dei suoi soldati che si diresse verso la ragazza e
> le due cloni. Thea capì che se non avesse parlato difficilmente gli
> avrebbero scoperti ma non si pentì di quelle parole. Non si pentì
> nemmeno quando vide il soldato orioniano avvicinarsi e portare contro di
> loro un’ arma. Con la coda dell’occhio vide che gli altri cloni e il
> vulcaniano erano stati tagliati fuori e spinti nell’angolo opposto. Non
> avrebbero avuto aiuto da parte loro.
>
> Dorothea guardò l’arma dell’orioniano e l’alieno. Era la fine: o
> l’avrebbe uccisa o ridotta in schiavitù. Pessima situazione in entrambi
> i casi.
>
> “Con te mi divertirò.” Esclamò il soldato con un ghigno malefico.
>
> Fece per puntare l’arma ma poi emise un rantolo e cadde a terra.
> Dall’entrata era apparsa una squadra di sbarco federale che stava
> ingaggiando gli orioniani nel magazzino e un squadra della sicurezza
> della stazione giunta in soccorso dei pirati. Diversi marinai della
> Atlantis erano entrati e avevano stordito diversi pirati, Dorothea vide
> uno di loro, quello che le aveva salvato la vita pochi istanti prima,
> avvicinarsi a loro e chiedere:”Stai bene?”
>
> Lei lo guardò e lo riconobbe:“Alejandro, se tu?”
>
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Ciao
Marco
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Capitano 0000
Fabio Yager Cortes
Ufficiale comandante
Uss-Atlantis NX-28
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