[Stml4] Imbarco.
Marco Calandri
cesare.atlantis a gmail.com
Lun 10 Set 2018 13:11:47 CEST
Ciao bell'imbarco complimenti!
Attraverso la disgrazia di Thomas ci hai descritto molto bene il carattere
il comandante Keyl.
ottimo lavoro!
Il giorno dom 9 set 2018 alle ore 17:45 Cmd.Jonathan Keyl <
webmasterendeavour a gmail.com> ha scritto:
> Ciao Ragazzi,
> scusate il ritardo, spero che il pezzo vi piaccia.
>
>
>
>
>
>
> Era già sera quando Jonathan, ingegnere capo della UES Atlantins in
> licenza speciale, si sedeva ad un tavolo di un pub nella periferia di
> Dublino.
> Era stata una settimana dura ma finalmente, poteva rilassarsi un poco e
> stare per conto suo.
> Esattamente una settimana prima, mentre supervisionava un controllo di
> routine ai motori della Atlantis, aveva ricevuto una telefonata da alcuni
> amici di vecchia data i quali gli comunicavano che Thomas, vecchio amico e
> compagno di scorribande, era morto in un incidente.
> Niente miseri, niente complotti o liti furibonde: Durante un volo in
> deltaplano, un fulmine aveva squarciato parte delle ali e una una corrente
> d'aria troppo forte e inaspettata, lo aveva fatto ribaltare e cadere
> rovinosamente a terra.
>
> Adesso era passato tutto: La corsa alla ricerca del capitano Cortes per
> richiedere una licenza, l'organizzazione del viaggio, l'incontro con i
> genitori si Thomas (Sarah e William che consideravano Jonathan come un
> figlio) l'organizzazione del funerale insieme a loro e tutto quello che era
> seguito.
> Adesso Thomas giaceva sotto due metri di terra in quello che avrebbe
> dovuto essere il suo eterno riposo.
>
> Jonathan, con la sua birra in mano, aveva preso posto nell'angolo più buio
> del pub, sperando di passare inosservato per il resto della serata.
> Voleva stare solo con i suoi pensieri a ricordare il vecchio amico.
>
>
> Qualche anno prima, durante quella che sarebbe stata la prima di molte una
> vacanza in Irlanda, si trovava dentro un pub. Si gustava qualche birra
> chiacchierando con alcune persone che aveva appena conosciuto. Ridevano e
> scherzavano quando lui vide passare, dall'altro lato del pub, una ragazza
> che, allora, penso fosse la più bella che avesse mai visto. Buffo pensare
> come ora non ricordasse neanche il suo nome.
> Lasciò il gruppo e si diresse, birra in mano e sorriso a trentaquattro
> denti (forse aiutato dall'alcool), verso quella ragazza quando, a pochi
> passi da lei, si sentì bussare sulla spalla :"Mi spiace amico ma quella è
> la mia ragazza... e tu stai barcollando pericolosamente nella sua
> direzione".
> Effettivamente Jonathan aveva forse bevuto più di quanto volesse ammettere
> e la sua camminata, probabilmente, era dritta e sicura solo nella sua testa.
> Il ragazzo che lo aveva fermato era alto poco più di lui, muscoloso,
> capelli ricci corti e occhi marroni. Il tono di voce che aveva usato era
> calmo ma sicuro. Jonathan fece per girarsi e rispondere quando sentì i le
> gambe cedere e barcollò. Thomas allungò un braccio e gli diede una mano a
> recuperare l'equilibrio. I due si guardarono in faccia per qualche secondo,
> poi scoppiarono a ridere.
>
> Thomas lo presentò ai suoi amici e passarono il resto della serata insieme
> a bere. Thomas si dimostrò essere una persona molto simpatica e gentile (a
> differenza della sua ragazza che, comunque, avrebbe frequentato ancora per
> poco). Figlio unico, lavorava presso un vecchio hangar di aerei da
> collezione e si occupava della manutenzione dei motori. Aveva un brevetto
> di volo e adorava il suo lavoro ma, la sua vera passione erano gli ultra
> leggeri. Ne possedeva già un paio ma il suo preferito era un vecchio Viper
> SD4 che aveva ristrutturato e rimontato praticamente pezzo per pezzo da
> quando aveva sedici anni. Condivideva con Jonathan la passione per i motori
> su cui lavorava e gli piaceva, quando poteva, fare arrampicate e rischiare
> di rompersi il collo in situazioni estreme come l'arrampicata senza
> assicurazione.
>
> Per il resto della sua vacanza, Jonathan e Thomas si videro praticamente
> tutti i giorni. Thomas gli mostrò dove lavorava e gli fece visitare i posti
> e i pub più belli di Dublino, alla sua vacanza successiva, il resto
> dell'Irlanda.
>
> Durante uno dei week end a Galway, decisero, in piena notte e dopo qualche
> birra di troppo, di scendere le famose scogliere di Moher.
> Thomas aveva con sé l'attrezzatura per l'arrampicata e, quando Jonathan
> era con lui, ne portava una di scorta. Insieme ad altri 2 amici, si misero
> in macchina e si avviarono verso le scogliere.
> Non era una discesa molto lunga: 217 metri nella parte più alta, ma, la
> difficoltà consisteva nei forti venti e nel fatto che,sotto di loro,
> avrebbero avuto l'oceano Atlantico e, in caso di caduta, le forti correnti
> avrebbero sbattuto lo sfortunato, quasi subito sulle scogliere senza
> lasciargli scampo. La scommessa consisteva nel vedere chi sarebbe riuscito
> ad arrivare più vicino alle onde prima di ritirarsi.
>
> Arrivarono alle scogliere che era buio. Se di giorno la folla riempiva il
> luogo, di notte non c'era anima viva. Il cielo limpido e la luna piena
> davano una buona illuminazione, ma si erano portati comunque dietro anche
> un piccolo gruppo elettrogeno per fare un po' di luce in più.
>
> Jonathan e Thomas si prepararono per la discesa mentre, i loro amici,
> montavano ed avviavano il gruppo elettrogeno e le luci.
>
> "Jonathan, mollerai prima della metà della discesa" disse Thomas.
> "No amico, sarai ancora alla partenza quando io starò già bevendomi la
> birra della vittoria... e comunque molerai molto prima di me." Rispose
> Jonathan.
>
> Finita l'imbracatura e fissate le cime, si avvicinarono al bordo della
> scogliera: "Pronto?" disse Jonathan, "Certo: partiamo".
> Iniziarono la discesa. Il primo pezzo era semplice. Non potevano saltare
> ma iniziarono a scendere poggiandoci agli appigli naturali. Il primo quarto
> di discesa era relativamente semplice e ben illuminato. Le prime difficoltà
> iniziarono a metà percorso. I fari agganciati al gruppo elettrogeno
> iniziavano a non illuminare cosi tanto. Jonathan scivolò su un appiglio
> umido e perse la presa ad una mano ma, grazie agli allenamenti
> all'accademia, riuscì a tenersi attaccato alla scogliera.
> "Sei già in difficoltà?" Disse Thomas che era già un paio di metri più in
> basso.
> "Non montarti la testa Thomas, sono solo scivolato" rispose Jonathan.
> Thomas scendeva veloce anche grazie alla molta pratica che faceva e
> sembrava non perdere un colpo.
>
> A tre quarti della discesa nessuno dei due aveva mollato ma entrambi
> iniziavano ad avere il fiatone e a non trovare sempre dei buoni appigli.
> Poco dopo, Thomas aveva aumentato il vantaggio quando si sentì un urlo.
> "Che succede Thomas?" Disse Jonathan preoccupato. Non sentendo risposta,
> cercò di voltarsi a controllare l'amico. Strinse gli occhi nel buio e lo
> vide penzolare dalla sua corda poco sopra le onde. Se fosse arrivata
> un'onda più forte delle altre, lo avrebbe sbattuto contro la scogliera con
> violenza.
>
> "Presto! serve aiuto!" Urlo Jonathan. I loro amici si affacciarono alla
> scogliera.
> "Proviamo a tirarlo su!" Dissero.
> "No! aspettate!" Jonathan aveva notato che la corda dell'amico era
> impigliata. "Scendo a sbloccare la corda."
> Jonathan scese ancora arrivando di fianco all'amico. Fece in tempo a
> liberare la corda quando, un onda più alta delle altre, li travolse in
> pieno facendoli sbattere contro la parete rocciosa e perdere conoscenza.
>
> Non sapeva quanto tempo era passato quando, aprì la prima volta gli occhi,
> intravide le luci delle ambulanze e alcuni ufficiali della GARDA che
> prendevano appunti interrogando i suoi amici. Poi perse di nuovo conoscenza.
>
> "Ehi! Ti vuoi svegliare?!" Jonathan senti la voce dell'amico. Aprì gli
> occhi e si rese conto di trovarsi in ospedale.
> "Thomas, che diavolo è successo?" disse Jonathan. Aveva dolori ovunque e
> gli girava la testa.
> "Sembra che ci siamo rotti un po' di ossa e che siamo nei guai..." disse
> Thomas ridendo.
> Un ufficiale della GARDA e un medico lo osservavano dai piedi del letto.
> "Si. La prognosi è quella. Insieme a una bella commozione celebrare per
> entrambi... ma visto quello che avete fatto forse potete solo migliorare.
> Oltre ad un grave rischio di finire in ipotermia... fortuna che i vostri
> amici hanno chiamato subito e hanno pensato loro a tirarvi su. " disse il
> medico.
> "L'avete combinata grossa ragazzi!" disse l'ufficiale della GARDA.
> "Rischiavate di rimanerci la sotto."
> "Comunque per i prossimi due mesi non potrete combinarne un altra, visto
> che non uscirete da quei letti." disse il medico.
> "Cercate di riprendervi e mettete la testa a posto" disse l'ufficiale del
> GARDA uscendo.
> "Noi ci vediamo piu tardi per un controllo." disse il medico uscendo pure
> lui.
>
> "Certo che abbiamo rischiato grosso" disse Thomas "comunque lo sai che ho
> vinto io, vero? sono arrivato molto più in basso di tè."
> "Si ma poi sono dovuto scendere a salvarti il culo" disse Jonathan.
>
> Si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere. Non sarebbe certo stata
> l'ultima volta che si sarebbero messi nei guai insieme quella. Ma
> sicuramente fu una delle volte peggiori.
>
> Jonathan era ancora seduto al pub sorseggiando la birra quando sentì
> qualcuno bussargli sulla spalla.
> Si scosse dai suoi pensieri e si voltò a vedere chi lo stesse disturbando.
> Era la cameriera del pub: "Mi scusi... qualcosa stà suonando nella sua
> giacca già da qualche minuto... non vorrei fosse importante."
>
> "Si, grazie...." disse Jonathan. Prese il comunicatore dalla sua giacca e
> lo aprì :"Qui Keyl."
> "Comandante, sono Reis, il capitano mi ha chiesto di richiamarla a bordo."
> "Va bene Reis, mi preparo subito a partire. Chiudo." Jonathan chiuse il
> comunicatore, posò la birra, prese le sue cose e uscì dal pub.
> Il tempo di piangere il suo amico era finito.
>
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