[Stml9] 3.01 - Suri - La Tempesta
Elena Fuccelli
mf9115 at mclink.it
Wed Apr 2 22:19:01 CEST 2014
Riposto il pezzo con la piccola correzione richiesta da Franco...
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INIZIO TRASMISSIONE
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30 marzo 2393 ore 00:30
USS Baffin
Plancia di comando
“Capitano in plancia!” -
Enizia non attese il consueto trillo che annunciava la sua presenza
agli ufficiali per uscire dalle porte del turboascensore:
“Che cosa c'è di così urgente, comandante?” - Enizia avanzò
lanciando un'occhiata circolare al ponte. In apparenza, non c'era
niente che non andasse. Gli ufficiali di turno erano tutti ai loro
posti, esattamente dove li aveva lasciati un paio d'ore prima.
Nell'ultima settimana, tutto quello che aveva potuto segnalare sul
suo diario di bordo erano le registrazioni della cartografia
stellare. Nessuna traccia di navi Kazon. Nessuna traccia della
presenza di navi di qualunque genere. La navigazione procedeva
talmente tranquilla da essere caduta in una sorta di torpore. Che
cosa poteva essere successo di nuovo, in quelle due ore?
Il comandante Thurax si alzò dalla poltrona centrale per rivolgersi
al capitano:
“Chiedo scusa per averla disturbata durante il turno di riposo,
capitano – disse – Spero che non stesse già dormendo.”
“Non stavo dormendo - mentì Enizia. In realtà, si era addormentata
quasi subito, sfinita dalla noia della giornata precedente – Ma
perché mi ha chiamato?”
“Ho pensato che questo avrebbe voluto vederlo subito, capitano.
Ricorda la nebulosa che abbiamo avuto sullo schermo da stamani... O
meglio, da ieri mattina?” - il trill le indicò lo schermo centrale.
Il capitano alzò lo sguardo e le sue antenne istintivamente si
tesero. Sullo schermo, la forma allungata della nebulosa era stata
illuminata da un improvviso lampo violaceo, seguito da una luminosità
diffusa di colore rossastro. La luminescenza impallidì per essere
sostituita da nuovi lampi, da nuove luci che schiarivano il fondo
plumbeo della nebulosa.
“Non era così...” - mormorò Enizia tra sé. Due ore prima quella era
stata una semplice nebulosa, simile a dozzine di altre che aveva
visto da quando era entrata nella Flotta Stellare. Aveva inserito i
dati cartografici della nebulosa nel diario di bordo. Tutto lì, aveva
pensato.
Invece, non aveva ancora visto niente.
Rosa, giallo, ancora rosso di una nota più chiara, stemperata in
una tinta d'acquarello, che svaniva per essere rimpiazzata da altri
toni, da altri colori, che montavano e ridiscendevano nella scala
cromatica come in sequenza musicale. Per un istante, Enizia rimpianse
di non essere mai stata l'artista che il suo clan avrebbe voluto. I
suoi genitori erano stati scultori, non pittori, ma ricordava ancora
gli insegnamenti che avevano tentato di darle da bambina, mostrandole
il riverbero di una tempesta rifratto attraverso le cave di ghiaccio
del suo lontano pianeta, il blu che svaniva nell'indaco di una goccia
d'acqua gelata che scorreva sulla pelle delle sue braccia...
“Il fenomeno è apparso circa quindici minuti fa” - la voce di Rodel
Thurax la riportò alla realtà.
“Che cosa potrebbe essere? Una tempesta magnetica?” - ipotizzò
Enizia, senza staccare lo sguardo dallo schermo.
Il trill scosse la testa:
“E' la prima cosa che ho pensato anche io – rispose – Ma siamo
troppo lontani per capire di che tipo di emissioni energetiche si
tratti”
“Che cosa dice il comandante Sorin?”
“Non era di servizio. Non l'ho chiamato... Ancora - aggiunse,
vedendo l'espressione sul volto di Enizia. Thurax fece un cenno al
ragazzo di turno alle comunicazioni, che assentì chinandosi sulla sua
consolle per eseguire l'ordine, quindi tornò a rivolgersi al
capitano:
“...Ho pensato in primo luogo che lei, capitano, avrebbe voluto
essere avvisata subito di qualcosa di inconsueto. Come lo spettacolo
che quella nebulosa ci sta dando, ad esempio. Non mi era mai capitato
di vedere fuochi artificiali del genere. Non nello spazio, almeno” -
Enizia fu sorpresa di vedere quella che sembrava una espressione
quasi fanciullesca di entusiasmo sul volto del primo ufficiale. Gli
stava bene, pensò. Così, sembrava molto più giovane.
L'uomo se ne accorse e sorrise, cercando di nascondere l'imbarazzo:
“E' per momenti come questi che sono entrato nella Flotta Stellare –
disse – Per vedere quello che c'era al di là del mio mondo.”
“Non è l'unico, comandante” - disse Enizia. Alle sue spalle, udì la
voce del tenente Sorin, accompagnata dal suono quasi impercettibile
delle porte del turboascensore:
“L'unico a fare cosa?” - domandò l'uomo entrando in plancia.
Enizia si voltò e aggrottò la fronte, fissando il vulcaniano. L'uomo
indossava una lunga veste in seta blu cupo, dalle maniche molto
ampie. Non sembrava un tipico abbigliamento vulcaniano, pensò Enizia,
ma dopotutto lei non era esperta di costumi tradizionali di Vulcano.
Sorin si accorse del suo sguardo:
“Chiedo scusa per il mio abbigliamento, capitano... - disse – Ero
impegnato sul ponte ologrammi quando ho ricevuto la chiamata di
presentarmi in plancia. Ho ritenuto che, se eravamo in emergenza, non
avrei dovuto fermarmi nella mia cabina per indossare la divisa. Posso
chiedere qual è la natura dell'emergenza?”
Enizia rifletté un istante, poi decise di lasciar correre:
“Non credo che possa essere realmente definita una emergenza –
rispose, indicando lo schermo centrale – Ma mi piacerebbe sapere come
ritiene di chiamarla lei, comandante. Ha mai visto niente del
genere?”
L'uomo fissò lo schermo, quindi si diresse alla propria postazione,
accompagnato dal fruscio del suo lungo abito di seta. Enizia si
sedette sulla poltrona centrale, cercando di concentrarsi sulle
manifestazioni della nebulosa.
“Siamo troppo lontani per fare delle rilevazioni su eventuali
emissioni di energia, capitano” - disse Sorin qualche istante dopo –
I sensori a lungo raggio non sono abbastanza precisi da poterci dare
risposte definite”
“Quanto ci dovremmo avvicinare per arrivare alla portata dei sensori
a corto raggio?”
“Mantenendo la nostra velocità attuale, ci troviamo a circa dieci
ore di distanza dalla nebulosa – rispose Sorin – Tra quattro ore,
potremmo essere alla portata dei sensori a corto raggio. In otto ore,
potremmo lanciare una sonda all'interno della nebulosa, per avere
dati definitivi...”
“Per quanto mi piacerebbe andare a vedere più da vicino quella
nebulosa, ci porterebbe fuori dalla nostra attuale rotta” - obiettò
Thurax, evidentemente a malincuore.
“Per non più di otto ore, comandante... - fece notare Enizia –
Abbiamo di fronte a noi un viaggio verso il nostro Quadrante che
durerà, come minimo, molti anni. Non perderemmo molto tempo se
andassimo a dare un'occhiata. La nostra è una missione di
esplorazione. Non possiamo lasciarci alle spalle un fenomeno del
genere senza almeno fare delle rilevazioni”
“Tuttavia...”
“La sua obiezione è annotata nel diario di bordo, comandante.
Timoniere, imposti rotta di avvicinamento alla nebulosa. Comandante,
informi la Curie del motivo del cambio di rotta” – disse il
capitano, con tono definitivo, manovrando sui tasti inseriti nel
bracciolo della poltrona. Sollevò lo sguardo, in tempo di
intercettare il sorriso di Rodel Thurax.
30 marzo 2393 ore 01:14
USS Curie
Studio del capitano
Suri non sorrideva affatto. Se l'espressione non fosse stata
difficile da associare ad un vulcaniano come il capitano della Curie,
il comandante Thomas Pierce l'avrebbe definita infuriata. Si
accarezzò distrattamente la barba, chiedendosi se aveva fatto bene a
tirarla giù dal letto a quell'ora.
“Ha fatto bene ad avvertirmi, comandante” - disse il capitano.
Pierce sussultò: non pensava che fosse così facile indovinare i suoi
pensieri, perlomeno per chiunque non fosse betazoide. Rimuginò che
avrebbe dovuto lavorare sulla sua faccia da poker, in futuro.
“...Anche se avrei preferito avere notizie direttamente dal capitano
Enizia. Soprattutto visto che l'esplorazione che ha deciso di
eseguire comportava un sostanziale cambiamento di rotta per entrambe
le navi” - aggiunse Suri.
“Se mi sono permesso...” - iniziò Thomas.
“Ha fatto bene – lo bloccò Suri con un gesto – Le navi devono
proseguire in convoglio. Siamo in pieno territorio Kazon in questo
momento e non possiamo certo indebolire la nostra posizione separando
le rotte. Il capitano Enizia ha preso l'iniziativa di andare a vedere
questo...” - lo sguardo della donna si posò sul piccolo monitor del
suo terminale personale.
“Questo fenomeno...” - non terminò la frase.
Lo schermo mostrava le misteriose eruzioni che comparivano a tratti
sulla superficie della nebulosa. Lo spettacolo era incantevole, e
lei, come tutti, doveva subirne il fascino, per quanto fosse... Come
definirla? Irritata? O almeno, la versione vulcaniana
dell'irritazione. Comunque, quella sembrava una buona occasione per
cambiare discorso, pensò l'uomo. Si schiarì la voce:
“Il comandante Tynan sta tenendo la situazione sotto continuo
controllo. Fortunatamente, era ancora in servizio quando il fenomeno
ha cominciato a manifestarsi”
Suri si alzò dalla sua poltrona, stirando leggermente la schiena:
“Allora, sarà meglio andare a vedere se è riuscito a ricavarne
qualcosa” - disse, aggirando la scrivania.
Thomas la seguì in plancia, notando come la schiena della donna
fosse più rigida del solito. La plancia di comando aveva ripreso
l'aspetto di un turno di giorno. Anche Lorelei Jenkins non si era
fatta aspettare e si trovava impegnata ad aiutare l'ufficiale
scientifico alla rilevazione dei dati tramite le consolle tattica.
Il capitano andò a piazzarsi alle spalle della consolle su cui
Brennon Tynan stava pestando freneticamente tasti. L'uomo alzò appena
la testa:
“Siamo ancora troppo lontani per dare una risposta definitiva” -
disse, senza aspettare le domande del capitano.
“Ed una non definitiva?” - domandò Suri - “E' una tempesta
magnetica?”
Tynan doveva aver avvertito qualcosa nel tono del capitano, perché
alzò la testa sorpreso prima di rispondere:
“Troppo presto per dirlo - accennò ai dati che scorrevano
velocemente sullo schermo della consolle - “Di sicuro non è una
semplice tempesta magnetica. Si tratta di un qualche tipo di
emissioni energetiche, è evidente, ma il tipo di emissioni varia in
maniera quasi istantanea da un momento all'altro. Ognuno di quei
colori... - stavolta indicò lo schermo centrale – E’ una variazione
dello spettro magnetico che viene rilevata dai sensori a lungo
raggio... - esitò – Forse i sensori a corto raggio ci potrebbero
fornire qualche informazione in più.”
Il capitano si girò verso l'ufficiale tattico:
“C'è un qualche pericolo per la nave?” -
“Non vedo quale, al momento” - rispose il tenente Jenkins – La
nebulosa è ancora troppo lontana perché una emissione energetica ci
colpisca.”
“Teniamo comunque la situazione sotto costante controllo tattico.
Stia pronta ad alzare gli scudi in qualsiasi momento… ”
“Si, signore” - rispose Lorelei.
Suri si allontanò di qualche passo, andando a sedersi sulla poltrona
centrale. Se si era accorta delle occhiate che si stavano scambiando
Tynan e la Jenkins, aveva deciso di non dare loro peso, pensò
Thomas, per fortuna. Ma era evidente che ci fosse una tempesta in
arrivo, e non sarebbe stato necessario arrivare fino alla nebulosa
per trovarcisi proprio in mezzo. Per il tipo di tempesta che aveva in
mente, sarebbe bastata la sala riunioni uno. Con discrezione, si
avvicinò all'addetto alle comunicazioni, e gli sussurrò all'orecchio
di avvisare il consigliere Bhreel che era desiderata in plancia.
30 marzo 2393 ore 08:30
USS Baffin
Plancia di comando
“Siamo arrivati a portata di lancio per una sonda di classe 3” -
segnalò il comandante Samak dalla postazione tattica. L'annuncio
risollevò le antenne del capitano:
“Bene, comandante. Quando è pronta... - rispose Enizia – Sperando di
non essere arrivati troppo tardi per trovare qualcosa”
Sullo schermo, la nebulosa era tornata normale – solo in apparenza
più grande. Da un paio d'ore circa, gli strani fenomeni che li
avevano attirati fino a quel punto si erano attenuati fino a
scomparire.
Il tenente Volkoff fingeva di controllare la sua consolle mentre con
la coda nell'occhio cercava di guardare le registrazioni che il
comandante Sorin continuava a visualizzare sul suo monitor. Non gli
andava a genio il fatto di essere entrato in servizio troppo tardi
per dare un'occhiata di persona a quello che, a detta di tutti in
plancia, era stato un autentico spettacolo di fuochi artificiali.
Come vedere una tempesta sul mare dalla spiaggia, gli aveva detto il
timoniere.
“Lancio effettuato, capitano” - avvisò il comandante Samak.
Lo schermo fu attraversato dalla lunga scia della sonda, che dopo
qualche minuto scomparve all'interno di una massa oscura di
pulviscolo. Volkoff la studiò per un istante. Attualmente, non aveva
nulla di diverso dalle altre nebulose che aveva visto nei suoi lunghi
anni di navigazione nella Flotta Stellare. Per estensione, anzi, era
più piccola di molte altre.
“Sto ricevendo dati” - avvisò Sorin.
“Qualcosa di interessante?” - domandò Enizia, alzandosi dalla
poltrona centrale.
“Non ancora... Tuttavia...”
“Tuttavia, cosa?” -
“Questo è interessante – Sorin sollevò un braccio, seguendo con il
dito le letture emanate dalla sonda - Il pulviscolo ostacola i
sensori della sonda. Tuttavia, rilevo masse anomale di detriti
ferrosi miste a plasma. Si tratta, in gran parte di tritanio. Ci
sono anche molecole organiche a base carbonio”
“Detriti di tritanio e molecole organiche... - mormorò Enizia,
sovrappensiero - Si potrebbe trattare del relitto di una nave? La
tempesta magnetica potrebbe aver attirato e quindi distrutto una
nave?”
“Non sono in grado di valutare la quantità di relitti presenti nella
nebulosa, ma certo, è una possibilità” - rispose Sorin.
Volkoff si sporse verso la postazione dell'ufficiale tattico. Sul
piccolo schermo, i dati che scorrevano si erano interrotti:
“Qualcosa non va con la sonda!” - avvisò. Le dita di Samak corsero
sulla tastiera. Qualcosa ricomparve in una sorta di ronzio, per poi
cessare del tutto.
“Mi spiace, capitano – disse infine l'ufficiale tattico – La sonda
ha cessato i collegamenti. Temo sia andata perduta”
“Non mi preoccupo della sonda - ribatté Enizia – Siamo in piena zona
d'influenza Kazon. La Voyager ebbe non pochi problemi
nell'attraversare questa zona. Se quei detriti sono quelli di una
nave, potrebbero esserci dei moduli di salvataggio, lanciati prima
della distruzione... Trovare e recuperare dei naufraghi vivi, o anche
solo recuperare dei corpi da riportare ai loro clan, potrebbe
procurarci delle amicizie in questo settore di spazio.”
“Non sappiamo ancora se si tratti dei relitti di una nave – obiettò
Sorin - Dovremmo portare a bordo dei detriti da esaminare in
laboratorio, per saperlo con certezza. ”
Enizia scosse la testa:
“Potrebbe essere pericoloso anche per noi avvicinarci troppo alla
nebulosa per cercare i detriti. In questo momento appare pacifica, ma
non sappiamo che cosa abbia prodotto il fenomeno. Potrebbe ripetersi
da un momento all’altro”
Volkoff alzò una mano:
“Se una nave fosse andata distrutta, non dovrebbero esserci detriti
anche fuori dalla nebulosa?”
“Certamente – rispose Sorin – Settando in maniera appropriata i
sensori, potremmo intercettare anche qualcosa di molto piccolo.
Capitano... Coordinandoci con la Curie, potremmo setacciare lo spazio
con maggiore efficacia e rapidità”
Enizia si rivolse all'addetto alle comunicazioni:
“Guardiamarina, comunichi alla Curie che stiamo iniziando a
pattugliare la zona in cerca di detriti di una nave. Chieda
assistenza.”
L'uomo eseguì, quindi avvisò:
“Capitano, ci stanno chiamando dalla Curie”
“Sullo schermo” - ordinò Enizia, tornando a sedersi sulla poltrona
del capitano.
Pochi istanti dopo, l'ormai familiare sagoma della nebulosa veniva
sostituita dal volto impassibile del capitano Suri:
=^=Capitano, abbiamo ricevuto la sua comunicazione, ma devo dire che
temo di non comprenderla con esattezza=^=
“Avete ricevuto anche voi, immagino, i dati che la sonda ci ha
inviato prima di scomparire - iniziò l'andoriana – E' molto
probabile che la tempesta magnetica che abbiamo visto abbia distrutto
una nave. Stiamo iniziando a pattugliare la zona, in cerca di detriti
che ci permettano di identificare la nave...”
Il capitano della Curie inarcò un sopracciglio –
=^=Mi perdoni, capitano Enizia, ma i dati che il nostro ufficiale
scientifico ha ricevuto dalla vostra sonda non sono affatto
definitivi sulla presenza di una nave distrutta=^=
“Definitivi o no, la possibilità esiste - insistette Enizia –
Rintracciando dei detriti, potremmo essere in grado di identificare
la nave. Quello che le sto chiedendo... - la sua voce enfatizzò
l'ultima parola – E' di coordinare le nostre navi nel rintracciare
l'eventuale relitto”
=^=Nella nebulosa? =^=
“Attorno ad essa”
=^=Continuo a non vedere la necessità di tutto questo – protestò
Suri – Nel migliore dei casi, si tratta di una perdita di tempo!=^=
“Faccia quello che vuole, capitano! - scattò Enizia - Intendo
pattugliare la zona intorno alla nebulosa, in cerca di eventuali
relitti o perfino di moduli di salvataggio”
=^=Non ci sono state richieste di soccorso - fece notare l'altra –
Né segnali di alcun genere! =^=
Enizia alzò le spalle:
“Questo non vuol dire che dovremmo voltare la nave e andarcene per
la nostra strada senza nemmeno cercare. L'aiuto della vostra nave
sarà il benvenuto, se avrete la bontà di darcelo. Oppure potete
rimanere a guardare, se così vi aggrada. Baffin, chiudo!”
Lo schermo si spense. Nell'improvviso silenzio, rotto solamente dal
ticchettio degli strumenti e dal respiro dei presenti, Enizia non si
guardò nemmeno intorno. Doveva sapere che gli occhi di tutti erano su
di lei.
Con una voce che controllava evidentemente a malapena, si rivolse al
timoniere:
“Guardiamarina. Imposti la rotta in ellittica rispetto alla
nebulosa. Ci passiamo attorno. Chiaro?”
“Si, capitano”
30 marzo 2393 ore 09:34
USS Curie
Plancia di comando
Lo schermo della Curie inquadrava ancora la nebulosa. Sullo sfondo
scuro di essa, spiccava la sagoma candida della Baffin che stava
percorrendo una larga curva attorno alle propaggini sfrangiate di
pulviscolo stellare. Ma il silenzio sulla plancia stava diventando
opprimente, pensò Timeran Bhreel, osservando di sottecchi il
capitano. Il volto della vulcaniana era impietrito, più che
impassibile, mentre fissava, come tutti, la nave che si allontanava
sullo schermo.
“Tenente Jenkins, estenda al massimo la portata dei sensori e passi
ad allarme giallo. Dobbiamo essere pronti ad intervenire, in caso di
problemi” – ordinò Suri.
“Signore, se posso permettermi...” -
“Dica, comandante Pierce”
“Sarebbe bene mantenere un costante contatto subspaziale con la
Baffin” - disse il primo ufficiale – In modo anche da ricevere quello
che appare sui loro sensori”
“Va bene” - disse semplicemente Suri. Pierce sospirò, poi dette gli
ordini relativi all'addetto alle comunicazioni, mentre la donna
tornava a sedersi, rigida, sulla poltrona di comando.
Timeran Bhreel la raggiunse, sedendosi alla postazione del
consigliere:
“Capitano... - iniziò – Posso sapere che cosa si aspetta che
succeda?”
“Non è esattamente questa la domanda che vuole farmi, consigliere,
non è vero? - ritorse il capitano – Ma le risponderò. Mi aspetto da
un momento all'altro che ci arrivino addosso navi Kazon. Noi non
sappiamo quale tipo di evoluzione possano aver avuto i clan in questi
ultimi anni... Soprattutto dopo i contatti che hanno avuto con la
Voyager. I loro armamenti potrebbero essere stati profondamente
modificati. Quello che invece sappiamo, è che la nave
dell'ammiraglio Janeway – all'epoca, del capitano Janeway – non ha
lasciato dietro di sé molti piacevoli ricordi in alcuni clan.”
Sullo schermo, la nave compagna stava scomparendo dietro uno dei
tentacoli della formazione stellare.
“Tuttavia...” - iniziò la trill.
“Capitano!” - le interruppe Tynan, allarmato.
Suri balzò in piedi:
“Che succede?”
“Ci sono navi Kazon sui sensori della Baffin! - esclamò.
“Allarme rosso! Scudi alzati!” - ordinò il capitano. La sala venne
inondata dalla luce lampeggiante degli allarmi, mentre Tynan premeva
freneticamente sui tasti della sua consolle.
“Comandante, può mettere sullo schermo la visuale dalla Baffin?”
Tynan non rispose, limitandosi ad alzare lo sguardo verso lo schermo
centrale. Dopo qualche istante, l'immagine si modificò, sostituita da
un confuso rumore di fondo. Tynan si piegò di nuovo sulla sua
consolle, cercando di migliorare il segnale subspaziale che stava
ricevendo dalla Baffin. Le ombre si consolidarono, diventando oggetti
in apparenza solidi che turbinavano nello spazio.
“Cos'è quello? - domandò la trill – Non somiglia ad una nave
Kazon... Vero?”
Ma non c'era un solo oggetto, e adesso Timeran poteva vederlo. I
sensori della Baffin trasmettevano immagini sempre più chiare di una
sorta di costellazione di manufatti. Una luce la colpì: uno degli
oggetti emetteva una serie di scintille bluastre che bruciavano dal
portello di una nave, spegnendosi al contatto con il gelo siderale.
Forme oblunghe terminavano in un contorto ammasso di cavi e di
strutture spezzate, a volte legate ancora le une alle altre da
intelaiature disarticolate.
“Non può essere una sola nave! - esclamò il comandante Jenkins.
“No. Non può essere una sola nave. I relitti devono appartenere ad
almeno quattordici o quindici navi, se non di più” - confermò Tynan.
“Ho letto i report della Voyager... Mi sembra di ricordare che erano
pochi i clan Kazon a possedere così tante navi...” - ricordò Thomas
Pierce.
Lo schermo stava facendo una lenta panoramica attraverso i relitti,
allargando le immagini. Era come attraversare un cimitero, pensò
Timeran con un brivido. I sensori inquadrarono un relitto ancora
riconoscibile, che rovesciandosi mostrava l'interno sventrato di
ponti e cabine. Qualcosa galleggiava, incastrato fra cavi slegati, ma
non poteva dire se fosse quanto restava di un uomo o di una donna.
“Quella era una nave Kazon Nistrim” - notò Lorelei Jenkins – Ma la
struttura che resta dell'altro relitto sembra quella degli Ogla. Non
appartengono tutte allo stesso clan.”
“C'è stata una battaglia?” - domandò la trill, con un brivido.
Ricordava quando le avevano mostrato, a lezione, le immagini di Wolf
359. Alcuni dei suoi compagni di corso avevano avuto fratelli
maggiori o parenti morti in quella battaglia e nessuno aveva
dimenticato l'orrore dell'attacco della nave Borg. Ma qui non
potevano esserci Borg, si consolò la trill. Il loro territorio era
ancora troppo lontano, e comunque non avevano mai mostrato interesse
per i Kazon.
“Se così fosse, dove sarebbero le navi dei vincitori?” - ribatté
Pierce.
“Potrebbero essere già andati via”
“Non può essere successo molto tempo fa” - notò Tynan puntando con
il dito verso le scintille che Timeran aveva notato prima – Alcune
delle strutture mostrano ancora tracce di energia”
Suri era balzata in piedi:
“Guardiamarina, apra un canale con la Baffin!” - ordinò all'addetto
alle comunicazioni.
“Canale aperto”
Sullo schermo, comparve il volto di Enizia:
=^=Cosa vuole, capitano?=^=
“Voglio solo pregarla di tornare indietro, capitano Enizia, ed il
più presto possibile!” - esclamò Suri – Sono morti centinaia, forse
migliaia di Kazon, oggi. Qualunque cosa abbia prodotto questo
disastro è sicuramente ancora in zona e noi...”
=^=La mia nave è impegnata nella ricerca di superstiti, capitano -
la interruppe secca Enizia – Se veniste qui, forse potremmo terminare
più in fretta la nostra ricerca=^=
“Capitano...”
=^=Se non c'è altro, capitano Suri, ho molto da fare.=^=
=^=Capitano?=^=
Timeran drizzò le orecchie, sentendo la voce di Rodel Thurax
dall'altra nave. L'uomo si trovava fuori del campo visivo dello
schermo. Il viso di Enizia si girò verso destra, chiaramente
infastidita:
=^=Cosa c'è?=^=
=^=I sensori hanno rilevato un modulo di salvataggio. A differenza
dell'altro che avevamo visto, questo sembra ancora integro=^=
=^=Raggio traente!=^=
=^=Inutile, siamo troppo lontani=^= rispose Thurax.
=^=Timoniere, rotta di intercettazione. Comandante Samak, stia
pronto a prenderlo con il raggio traente! =^=
=^=La rotta ci avvicina alla nebulosa, capitano!=^= - l'avvisò
Thurax.
=^=Dobbiamo prendere quel modulo di salvataggio, comandante! =^=
Lo schermo fu oscurato da un'interferenza. Per un lungo istante, si
udì soltanto un brusio indefinito costellato di voci e parole
confuse, quindi riapparve la lunga formazione stellare della
nebulosa. Suri si girò verso l'addetto alle comunicazioni:
“Riapra il contatto!”
L'uomo si difese, continuando a manovrare i comandi della sua
consolle:
“Sto facendo il possibile, capitano!”
Suri respirò profondamente:
“Muoviamoci. Timoniere, rotta di intercettazione con la Baffin,
pieno impulso!” - ordinò – Ma teniamoci lontani da quella
formazione!”
La nave si mosse, puntando ad aggirare il lungo tentacolo dietro al
quale era svanita la Baffin pochi minuti prima. Sullo schermo, parve
che la nebulosa si muovesse come una massa ameboide, espandendosi e
contraendosi leggermente.
Dopo qualche minuto, Tynan avvisò:
“Siamo tornati in contatto visivo con la Baffin, capitano!”
La nave compagna era un punto bianco contro lo spazio cosparso di
detriti. Masse informi di cavi e tronconi ferrosi roteavano
ostacolando la visuale, avvicinandosi per essere respinti poi dalla
forza invisibile dei deflettori. Timeran chiuse gli occhi,
accorgendosi che nello spazio vagavano anche corpi o forse frammenti
di corpi dilaniati.
“Sto scandendo i detriti a largo raggio – avvisò l'ufficiale
scientifico – Ma finora non ho trovato traccia di segni vitali, a
parte quelli della Baffin”
“Tenente Jenkins, prenda a bordo qualcuno di quei corpi – disse
Suri – Lo trasporti direttamente in infermeria ed avvisi la
dottoressa Fuentes che voglio sapere che cosa ha ucciso quelle
persone.”
“Si, signore!” - rispose l'ufficiale tattico.
La consigliera avvertì qualcuno mormorare vicino a lei.
“Sono vicini...” - ma non capì chi aveva parlato. Riaprì gli occhi,
cercando di concentrarsi sulla piccola sagoma della Baffin, in fondo
allo schermo, ma riusciva a vederla solo a tratti. Troppi oggetti si
frapponevano tra loro e la nave compagna. Si augurò che fossero
riusciti a prendere il modulo di salvataggio.
“Signore, sta succedendo qualcosa!” - esclamò Tynan – La nebulosa!”
Un lampo – no, non un lampo come in un temporale, più una luce
circolare, spiraliforme, fece in tempo a pensare la giovane trill–
aveva appena illuminato il centro della nebulosa come il mostruoso
occhio di un enorme drago. Un fungo denso di gas emerse dall'interno,
espandendosi, ingoiando relitti, corpi, navi e tutto quello che gli
stava intorno.
“Timoniere, viriamo di bordo! - gridò Suri – Qualunque rotta,
curvatura tre, subito!”
Le stelle diventarono strie luminose che curvavano seguendo la
rotta. Tynan cambiò la visuale dello schermo centrale.
“La Baffin!” - urlò Timeran, puntando il dito sullo schermo. La nube
stava raggiungendo il punto luminoso che era la Baffin, lo superava,
lo divorava, aumentando costantemente di volume. I relitti
scomparivano alle loro spalle, assorbiti dall'enorme massa gassosa,
che continuava ad espandersi senza sosta, mentre nuovi lampi luminosi
sbocciavano dalla superficie.
Pochi minuti dopo, Suri ordinava di fermare i motori. La nube aveva
cessato la sua espansione e si stava di nuovo ritraendo nella forma
originale.
Suri si girò verso Tynan:
“Ci sono tracce della Baffin?” - domandò.
Tynan si chinò verso la sua consolle.
“No, capitano” - fu la sua risposta.
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FINE TRASMISSIONE
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USS Curie
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