[Stml9] 4.12 - Suri- Genocidio ultimo atto

hannadegliiapigi a hotmail.it hannadegliiapigi a hotmail.it
Mar 25 Ago 2015 23:16:28 CEST


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On Mon, Aug 24, 2015 at 1:54 AM -0700, "Adm. Demetrios Kaloethes" <kaloethes a gmail.com> wrote:
Ci sono dei problemi con la ML: sebbene nell'archivio (
http://gioco.net/pipermail/stml9/2015-August/date.html ) siano presenti tre
email inviate il 1° Agosto, in lista non è arrivato nulla...
Intanto vi giro questa ...

Potete confermare di averla ricevuta?

Grazie

Michele
[Stml9] [4.12 - Suri- Genocidio ultimo atto]*Elena Fuccelli* mf9115 a
mclink.it
<stml9%40gioco.net?Subject=Re%3A%20%5BStml9%5D%20%20%5B4.12%20-%20Suri-%20Genocidio%20ultimo%20atto%5D&In-Reply-To=%3Cweb-11355478%40mailbackend6.mclink.it%3E>
*Sab 1 Ago 2015 14:31:13 CEST*
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Mi dispiace per il ritardo. Il pezzo è piuttosto lungo... *__*


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INIZIO TRASMISSIONE
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Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 16,20


“Siamo perduti!”
Il Professore si girò verso il collega. L'aracnide era entrato di
schianto, senza bussare alle porte del laboratorio. Lo scienziato non
ebbe bisogno di guardarlo dritto negli occhi per capire che era
sconvolto:
“Perduti? Che stai dicendo?”
Il collega scosse la testa, ansimando.
“Ti prego... Non c'è tempo, dobbiamo scappare! Saranno qui al massimo
tra qualche...”
Non ebbe il tempo di terminare la frase. Le porte del laboratorio
esplosero rovinando a terra, invase da decine di agenti della
sicurezza con le armi spianate, le luci dei puntatori rosse incrociate
sui due scienziati. Il collega venne spintonato, rovesciato, costretto
con le zampe tremanti in aria. Il Professore si girò, vedendo da ogni
parte le bocche da fuoco delle armi.
“Non potete! - gridò – Questo è un laboratorio universitario! Noi
godiamo dell'immunità costituzionale!”
Gli agenti all'ingresso si scostarono, facendo passare un ragno
dall'aspetto più scuro, quasi viola. Il Professore si sentì
agghiacciare. Non lo aveva mai visto, ma aveva sentito parlare di lui.
Parole appena sussurrate, voci, chiacchiere fatte durante le occasioni
mondane, dopo che qualcuno aveva bevuto troppo. Ma nessuno avrebbe mai
osato invadere il suo laboratorio, a meno che... A meno che... Non
fosse... La mascella gli si irrigidì fino a fargli male.
Il ragno si avvicinò, lentamente. Passando, una delle sue zampe
accarezzò di punta l'opistosoma scoperto del collega, nel punto più
sensibile, quasi godendo della espressione di dolore che l'altro non
riuscì a trattenere.
“Immunità... Costituzionale?” - si ripeté le parole, come se non le
avesse mai sentite prima. Il Professore avrebbe giurato di vedere una
espressione sorniona nel fondo degli occhi dell'altro.
“Ma certo. Questa invasione è del tutto illegale!” - ribatté.
“Lo sarebbe... Se lei non avesse ospitato qui degli alieni!- lo accusò
l'altro – O spera di riuscire a negarlo? L'Alto Consiglio ha tolto
l'immunità alla sua casa, a questo laboratorio e a tutte le sue
pertinenze, in vista di una indagine volta a scoprire eventuali
intelligenze con il nemico alieno!”
“Non tutti gli alieni sono nostri nemici!” - protestò il Professore.
“Il nostro popolo non si è rifugiato nelle caverne del pianeta per
sport. Lei per primo dovrebbe conoscere la storia, Professore!”
“Questi alieni non sono come i Borg! - si difese – Sono anzi loro
nemici!”
“E chi lo dice? Loro? - lo irrise l'altro – Anche se fosse, questo non
ha più importanza. E' stata fatta una perquisizione a casa sua. Le sue
conversazioni con questo qui... – indicò con una zampa il collega a
terra – ...Sono state intercettate. Sappiamo tutto, Professore!”
Il Professore chinò lo sguardo a terra, pensando febbrilmente. Aveva
potuto contare per anni sulla propria immunità, al punto da
considerarla una parte di sé. Era traumatico vedersela strappare via
sotto gli occhi.
“Si, Professore: tutto. Tutto dei suo piccolo esperimento. Sappiamo
che cosa avete cercato di fare!” - l'espressione del ragno si contorse
in una smorfia - “Una nuova razza...! - sibilò – I nostri discendenti
tramutati in... mostruosità allucinanti, e per cosa? Mi risponda,
Professore: per cosa? Solo per dimostrare di essere più bravo, più
forte, più intelligente degli altri? O che altro?”
Il collega a terra cercò di sollevarsi:
“No, non è così!”
“Silenzio! - ordinò l'aracnide scuro – Con lei tratterò più tardi!”
Il Professore respirò a fondo, approfittando della pausa per cercare
di recuperare il controllo. Sapeva di non avere alcuna possibilità.
Aveva sentito troppe voci sull'abilità dell'aracnide che aveva di
fronte di strappare una confessione alle persone che cadevano in
disgrazia di fronte all'opinione pubblica. Aveva sentito quelle voci
con il distacco di chi si sente sicuro, al riparo della propria vita
di privilegi. Aveva sempre avuto la deferenza degli altri.  Non
sarebbe mai riuscito a resistere.
“Io – inghiottì. Era venuto come un lamento, non come l'orgogliosa
rivendicazione che avrebbe voluto – Io volevo ritrovare il cielo”
L'aracnide spalancò gli occhi:
“Cosa?”
“Sa benissimo di che cosa parlo! - sbottò - Tutti noi siamo nati sulla
superficie. Poi diventiamo adulti, ci portano in questo mondo... e non
ne usciamo più. Letterati, grandi scrittori e scribacchini da due
soldi di ogni epoca hanno riempito pagine e pagine di nostalgia per il
cielo. Io volevo che la nostra razza potesse di nuovo sollevare lo
sguardo a guardare le stelle, guardarle! Anziché struggersi nel
ricordo e limitarsi a questa assurda, sordida sopravvivenza in tumuli
di caverne sovraffollate, soffocanti... Prive di sogni e di
grandezza.”
Terminò in un sussurro. Per un lungo istante, nel laboratorio si udì
solo il respiro dei presenti ed i gemiti soffocati del suo collega a
terra.
“Che verme presuntuoso!” l'aracnide scuro alzò una delle sue zampe a
toccare il Professore sotto la gola – Chi ti credi di essere per
criticare il nostro modo di vita? Il modo di vita che abbiamo
ereditato dai nostri antenati?” Lo lasciò, scuotendo la zampa come a
liberarsi dal disgusto di quel contatto - “E per far si che la nostra
gente possa rivedere il cielo, tu costruisci una nuova razza?”
Non gli sfuggì il passaggio al tu.
“Sono i nostri discendenti, solo di poco differenti da quello che
siamo stati noi alla loro età. O lo sarebbero se fosse loro permesso
di vivere. Perché saranno distrutti, vero?”
L'aracnide assentì:
“E' ovvio. Come lo sarai anche tu. Dopo un giusto processo,
naturalmente.”
Il Professore chinò il capo:
“Si, avevo capito che stavate registrando la mia confessione. Ma ho
preferito confessare subito, davanti a tutti, piuttosto che... Dopo.”
L'aracnide parve soddisfatto, ma non fece altri commenti. Si limitò ad
accennare agli agenti che circondavano il prigioniero di portarlo via.
Il Professore avvertì il peso dei loro arti che lo spingevano verso la
porta. Incespicando sui cardini saltati, riuscì a girarsi abbastanza
per guardare un'ultima volta il laboratorio che era stato la sua vita.



Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 16,20


La testa gli faceva male. E sembrava che il dolore aumentasse sempre
di più, a mano a mano che ci si avvicinava all'appuntamento con i
ragni. Cercò di ignorarlo concentrandosi su quello che lo circondava.
La radura di fronte alla grotta era molto diversa da come l'aveva
vista la prima volta che era sceso su quel pianeta. Le tracce del
passaggio della gente delle loro navi erano sparsi ovunque, lasciando
una penosa immagine di desolazione dove, fino a qualche giorno prima,
il panorama era stato idilliaco. Pezzi di abiti e avanzi di cibo erano
sparsi ovunque. Un giovane albero abbattuto mostrava penosamente le
radici. Le sue foglie erano state strappate e giacevano in mezzo alla
fanghiglia.
Volkoff, appena arrivato a terra si era messo sulla difensiva, con le
mani nervose sul calcio del fucile faser. La sua mente stava scandendo
ogni anfratto del terreno, ma Tynan capì che in realtà il capo
sicurezza della Baffin non si aspettava un agguato.
Tynan avvertì dietro di sé il baluginio del teletrasporto e si girò in
tempo per vedere comparire il secondo gruppo di sbarco, con il
capitano Suri ed il consigliere Bhreel. Il capitano Enizia sarebbe
rimasta a bordo della Baffin, pronta ad intervenire.
“Sono qui, capitano - disse – Riesco a percepire la frequenza dei loro
pensieri”
“Qualcosa di specifico? - domandò Volkoff –  Così, tanto per
sapere...”
Tynan scosse la testa:
“Non riesco ad isolare un pensiero specifico... Forse perché in questo
momento agiscono come entità separate e non come un Borg. Comunque,
non avverto nulla di aggressivo”
“...E poi, in ogni caso, stanno arrivando” - disse Timeran Bhreel,
facendo un involontario balzo indietro. Gli ufficiali seguirono il suo
sguardo verso il centro della radura, dove stavano convergendo
centinaia di piccoli ragni. Attraverso le menti degli altri, Tynan
riusciva a vedere contemporaneamente sette diverse prospettive della
stessa scena. I ragni che, ordinatamente, in colonna, superavano lo
sbarramento  dei loro corpi per convergere nel punto dove si stava
formando una nuova figura umanoide.
“Non è come l'altra...” - udì Timeran sussurrare. La mente della
ragazza era inorridita, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalle
mani che i ragni stavano formando in quel momento. Erano mani quasi
perfette, comprese di venature, articolazioni, unghie.
“Stanno imparando. La loro prima figura umanoide era molto più rozza”
- notò Volkoff.
“E' evidente che vogliono metterci a nostro agio...” - disse Suri,
avanzando verso la sagoma ormai quasi completata.
“...E che hanno deciso di prendere il comandante Tynan come modello di
umanoide” - disse Volkoff – Stanno imitando perfino le macchie dei
trill!”
I ragni che stavano concentrandosi sulla fronte avevano delle
alterazioni cromatiche che avrebbero potuto essere una buona
interpretazione delle macchie dei trill. Il volto si stava
approfondendo, con la formazione di occhi, naso, bocca. Non sarebbe
mai passato per un autentico trill né per un autentico umanoide, ma
l'imitazione era abbastanza buona da essere disturbante.
“Avresti preferito essere tu, il modello?” - gli chiese Tynan. La
testa continuava a fargli male. Senza volere, si ritrovò a pensare ai
congegni che gli avevano procurato la telepatia... E che avrebbero
causato un genocidio sulla superficie. Molti di quei ragni con i quali
avrebbero parlato oggi, non sarebbero sopravvissuti al trattamento.
Anche studiando le specifiche dei congegni che il Professore gli aveva
procurato, non era stato in grado di trovare un sistema per riportare
alla normalità i membri dell'equipaggio colpiti. Neanche sé stesso.
“Certo che no! - esclamò il russo – E' un onore che ti lascio
volentieri!”
Anche la telepatia era un onore che lasciava volentieri a lui, gli
trasmise con il pensiero. Tynan annuì, facendo cenno di aver sentito.
La figura si avvicinò, camminando rigidamente, ed alzò una mano nel
saluto vulcaniano. Suri inarcò un sopracciglio, quindi rispose al
saluto:
“Pace e lunga vita – disse il capitano – Ci avete chiamato e siamo
venuti”
Le labbra della figura non si mossero.
“Stanno rispondendo, capitano – intervenne l'ufficiale scientifico -
Avverto le loro parole nella mia mente”
“Bene – disse il capitano – Comandante, dovrà fare da interfaccia”
“Ne ero sicuro” - Tynan chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi.
Maledetti congegni, pensò.  Maledetti. Non poteva fare a meno di
pensare con rabbia all'aracnide che si era presentato come il
Professore. Quando aveva rilevato i congegni per la prima volta, aveva
notato che erano nuovi: installati da non più di un paio di mesi. Il
Professore invece aveva parlato di una pratica che risaliva a
generazioni e generazioni prima... Aveva mentito, ne era sicuro.
Avvertì di nuovo la voce dell'essere fatto di ragni:
*Chiediamo il vostro aiuto... Vogliamo lottare contro i Fulvi* Ma come
diavolo riuscivano a sopportarlo i betazoidi?
“Chiediamo il vostro aiuto - ripeté Tynan a voce alta – Vogliamo
lottare contro i Fulvi”
“La nostra Prima Direttiva ci vieta di interferire.” - rispose il
capitano.
“Ma siete venuti sul nostro pianeta. Non è anche questa interferenza?”
-
“Purtroppo all'inizio non ci eravamo accorti che questo pianeta fosse
abitato. Altrimenti non saremmo mai scesi. Poi il nostro equipaggio si
è... ammalato”
“Sappiamo dei congegni – disse la creatura nella testa di Tynan – Noi
li abbiamo mostrati alla vostra gente. I vostri si sono ammalati per i
congegni dei Fulvi. Non dovete aiutare i Fulvi. Loro hanno causato
dolore alla nostra gente e alla vostra”
“Noi non aiuteremo i Fulvi – disse la vulcaniana – Come ho già detto,
la nostra Prima Direttiva ci impedisce di interferire, sia a favore
vostro che a favore dei Fulvi”
“Così, ve ne andrete?”
“Mi dispiace - disse il capitano – Abbiamo interferito anche troppo
con lo sviluppo di questo pianeta, e non sarebbe dovuto mai avvenire”
“Voi non tornerete qui? Non aiuterete i Fulvi?”
“Noi non torneremo più. E non aiuteremo i Fulvi” - stabilì il
capitano.
“Allora, non abbiamo più niente da apprendere da voi. Addio, alieni”
“Addio”
La testa di Tynan si liberò all'improvviso, come se un interruttore
fosse stato spento in quel momento preciso. La creatura di ragni si
disfece, rapidamente come era stata costruita. L'incontro era
terminato.


USS. Baffin
Studio del Capitano Enizia
  - Gennaio 2345 - ore 17:27



“Ho una buona notizia. Anche una cattiva, in ossequio alla tradizione,
ma la buona notizia è troppo buona per chiederle di scegliere quale
vuole sentire per prima” - fece il dottor Maurian, entrando nello
studio del capitano Enizia. La donna alzò lo sguardo:
“Spero davvero che sia buona. Lei mi ha interrotto in una
conversazione con il capitano Suri”
Non gli accennò di sedersi, ma il dottor Maurian non fece complimenti
e si mise a sedere nella poltrona davanti alla scrivania. L'uomo aveva
in faccia il suo miglior sorriso:
“Ho registrato significativi miglioramenti in tutte le persone
colpite”
Enizia abbassò lo sguardo sul proprio terminale:
“Capitano Suri, ha sentito?”
=^= Molto soddisfacente, capitano – disse Suri – Posso chiedere al
dottor Maurian che cosa intende con significativi miglioramenti? =^=
“Tutti i pazienti si sono risvegliati dalla regressione. Tutti hanno
ricordato il loro nome. Quasi tutti hanno identificato correttamente
il luogo dove si trovavano e i propri ruoli a bordo delle rispettive
navi.”
Enizia appoggiò la schiena alla poltrona:
“E' una ottima notizia, dottore”
=^=Sono d'accordo - disse la vulcaniana  Quale terapia sta usando nei
pazienti?=^=
“Mi piacerebbe dire che è stata una mia idea, ma non è così. E' stato
uno dei miei aiuti, la dottoressa Chen, ad avere l'idea di modificare
gli stimolatori corticali in modo da andare ad incidere non nelle
parti danneggiate, ma in quelle sane del cervelletto. Le cellule
stellate non danneggiate hanno iniziato a riprodursi, fino quasi a
coprire le zone che invece erano state colpite dalle onde telepatiche
di quei congegni”
“Immagino che allora la cattiva notizia stia in quel “quasi”...”
Maurian fece una smorfia:
“Infatti. Tutti i pazienti, anche quelli che hanno reagito meglio alla
terapia, hanno delle amnesie piuttosto rilevanti.”
“Anche la dottoressa Fuentes ed il comandante Pierce?”
Il medico annuì:
“Si. Sono tra quelli nelle condizioni migliori, ma non sono in grado
di ricordare molte cose del loro passato.”
“Sanno di essere fidanzati ed in procinto di sposarsi?”
“Questo si... - sogghignò – C'è stato un momento imbarazzante, giù in
infermeria. La dottoressa Fuentes ha chiesto del marito ed una delle
infermiere equivocando le ha parlato di Pierce... Ma la Fuentes
intendeva l'ex marito. Non ricordava affatto di avere un fidanzato!” -
=^= Le loro amnesie saranno permanenti?” =^= domandò Suri dallo
schermo.
“Non posso dirlo con certezza – confessò Maurian scuotendo la testa –
 Continuerò con la terapia di stimolazione corticale. Sfortunatamente,
nessuno di loro ha un backup di memorie personali come ce l'hanno i
trill congiunti, ma devo dire di essere abbastanza ottimista...”
Alle sue spalle si aprì di botto la porta. Maurian si girò, in tempo
per vedere la dottoressa Chen entrare, ansante come se avesse appena
fatto una corsa:
“Capitano...  Dottore... Sono spariti!”
Enizia si alzò, con le antenne tese:
“Come? Chi è sparito?”
“Il comandante Pierce e la dottoressa Fuentes. Si sono trasportati a
terra!”
“Come hanno fatto?”
“Non lo so, signore... - singhiozzò la piccola cinese - Un momento
prima, erano ancora in infermeria, che parlavano di quello che
ricordavano e di quello che non riuscivano a ricordare... Un attimo
dopo, erano spariti. Li ho cercati con i sensori interni, e sono
riuscita a trovarli... In sala teletrasporto due. Sono corsa lì, ma
non sono riuscita a fermarli”
=^= Non sono soli! =^=
L'andoriana si girò verso il monitor, da dove il capitano Suri aveva
appena parlato:
“Che vuol dire?”
=^= Ho fatto una verifica sull'equipaggio della mia nave. Anche il
comandante Tynan è scomparso. E' tornato sul pianeta! =^=
“Allora, dovremo raggiungerli!” - esclamò l'andoriana.
Enizia premette il pulsante del comunicatore:
“Enizia a Volkoff - chiamò -  In sala teletrasporto due, fra tre
minuti, comandante. Torniamo sul pianeta!”



Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 17:27


“Immagino che adesso tocchi a me”
Stava tremando e non si curava di nasconderlo. L'attesa di sapere la
sua sorte era diventata sfibrante. Gli agenti stavano ancora
perquisendo il laboratorio, sotto la sorveglianza dell'aracnide scuro.
Non aveva detto il suo nome e non poteva osare chiedere chi fosse...
Anche perché purtroppo riusciva ad immaginare, se non chi fosse,
almeno cosa fosse.
Fino a quel momento, in apparenza l'avevano ignorato: un piccolo
stupido associato di nessun valore. Al principio la loro indifferenza
non gli era dispiaciuta, ma dopo un po' l'attesa aveva cominciato ad
incidergli i nervi, e adesso non ne poteva più.
Il suo Professore che era stato il suo dio in cattedra fin da
studente... era stato portato in prigione. Difficilmente l'avrebbe
rivisto vivo... Salvo che al suo processo. Forse.
  “Può darsi. O può darsi di no” - L'aracnide scuro si girò verso di
lui - “in fondo, la sua posizione è meno esposta di quella del
Professore. Nel suo caso, è un vantaggio”
Gli venne da ridere:
“Cosa? Cosa sta cercando di farmi credere? Che me la caverò?”
“Dipende”
“Da cosa”
“Da lei. Dalla sua disponibilità a collaborare”
“Collaborare? Volete che testimoni al processo contro il Professore? -
domandò, incredulo. Uno degli agenti di sicurezza si girò a guardarlo
con disprezzo  – Ma come, non avevate tutte le prove del mondo contro
di noi?”
“Non immaginavo che lei fosse uno stupido” - sbuffò l'altro. Si chinò
verso di lui. Le zampe erano piuttosto rozze rispetto alle sue, notò,
ma era anche molto più alto.
“Abbiamo la confessione del Professore, resa spontaneamente al momento
dell'arresto. Nessuna giuria potrebbe mandarlo assolto, neanche se
fosse composta solo da suoi ex alunni. E' perduto e lo sa.”
“Allora è vero... - mormorò - Non avevate così tante prove contro di
lui. Non ci avete intercettato!”
“Ne abbiamo adesso, ed è quello che conta. Ma abbiamo anche un
problema” - accennò al laboratorio:
“Capisce di che parlo?”
“Certo. La covata”
La voce dell'altro si fece più bassa, quasi rabbiosa:
“Devono essere distrutti, subito, prima che qualche anima bella si
prenda a cuore il caso dei piccoli teneri ragnetti innocenti. Prima
che le femmine inizino a rifiutarsi di accoppiarsi e quindi di morire
per dare alla luce dei ragni poi destinati alla completa distruzione”
Respirò. Per lui c'era qualcosa in fondo a quel tunnel, allora. Una
specie di... Speranza?
“Questo vuol dire che non avete molto tempo. La caduta di una persona
come il Professore non ci metterà molto a finire nei notiziari. Per
quanto la sicurezza possa controllarli... Prima o poi il motivo per
cui è finito in prigione finirà per trapelare”
L'aracnide si drizzò sulle zampe:
“Allora?”
“Allora, cosa c'è per me?”
“Potrei non farla finire in prigione. Perderebbe la sua carica di
associato, ma la sua parte nella vicenda potrebbe essere sbadatamente
dimenticata” – rispose l'aracnide scuro.
“Ah-Ah. Non mi basta, non più”
“Parlerò con il Consiglio. Le farò mantenere la sua carica”
“Non mi basta ancora. Voglio il ruolo di Professore”
“Assurdo. Sta tirando troppo la corda. Posso far distruggere la covata
ai miei agenti”
“Ci metterebbero troppo, ed il tempo è quello che non avete. Io,
invece, so come farlo. Posso far trasmettere ai congegni che abbiamo
impiantato sulla superficie un impulso radiotelepatico al massimo
della potenza. Gli animali inferiori non ne subiranno conseguenze, ma
i cervelli della covata e tutti gli esseri superiori presenti sulla
crosta terrestre ne saranno devastati. In maniera completa e
definitiva. E immediata.”
“Quanto ci vuole per organizzare il suo impulso?”
L'associato piantò i suoi occhi dritti in quelli dell'altro:
“Mi bastano pochi minuti”
“Parlerò con il Consiglio. Raccomanderò la sua nomina. ”
“Non agirò un minuto prima di aver visto la mia nomina.”
“Non ne dubitavo” - disse l'altro, girandogli le spalle. Non
abbastanza in fretta, però, perché il futuro Professore non si
accorgesse che l'aracnide stava sogghignando.



Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 17:31


“Rilevo forme di vita umanoide a breve distanza da qui, capitano -
disse Volkoff, manovrando il proprio tricorder – Per l'esattezza, a
circa novecento metri in quella direzione”. Il russo puntò il dito
verso la vegetazione, dove si scorgeva il sentiero che lui aveva già
percorso insieme a Tynan.
“Quello è il sentiero che porta ai congegni?” - domandò il capitano.
“Si, signore - rispose – Strano, non è vero?”
“Perché strano, se posso permettermi, signore?” - domandò Scott. Il
russo si voltò verso l'uomo della sicurezza:
“Perché quando i nostri compagni erano qui, non hanno manifestato
alcun interesse verso quella strada. Sono sempre rimasti nella grotta
o nella radura di fronte alla grotta. E no, non potrebbero esserci
stati a nostra insaputa, perché ci sarebbero state le tracce del loro
passaggio quando ci siamo arrivati io e il comandante Tynan,
esattamente come ci sono nella radura”
“E questo è strano?” - chiese di nuovo Scott.
“Certo che è strano – intervenne secca la dottoressa Chen – Perché
sono tornati sul pianeta? Se stessero solo cercando di ricostruire il
loro passato, cercherebbero di tornare nei luoghi dove sono già stati,
in modo da ricostruire i ricordi a partire dall'ambiente. Ma di sicuro
non sono mai stati ai congegni”
“Lei invece si, comandante – disse il capitano – Ci faccia strada”.
Volkoff si inoltrò sul sentiero. Per quella ricerca, avevano deciso di
fare a meno delle tute isolanti, che peraltro non erano state utili a
proteggere le squadre sul terreno dalle radiazioni dei congegni. C'era
qualcosa di diverso da quando aveva visto quel sentiero la prima
volta. Gli alberi che li circondavano avevano assunto un aspetto
autunnale, quasi malato, che faceva rabbrividire. Il terreno si era
ricoperto di foglie giallastre e già sul punto di marcire. In alto si
intravvedevano rami  spogli, scuri e nodosi, popolati dai filamenti
grigi delle tele di ragno. Alzò il tricorder, ma non rilevò alcun
movimento. Le tele di ragno sembravano abbandonate.
Scostò delle fronde rossastre per far passare la giovane dottoressa.
La donna aveva con sé un kit di pronto soccorso e un ipospray pronto a
portata di mano.
“Sedativo - disse la cinese, notando il suo sguardo – Non so se si
lasceranno riportare a bordo senza problemi, ma non voglio rischiare”
“Sono d'accordo - intervenne il capitano Enizia, raggiungendoli –
Credo che abbiamo perso fin troppo tempo su questo pianeta.
Recuperiamo i nostri e andiamo via di qui.”
Il russo avvertì una nota di urgenza nella voce dell'andoriana e si
girò a lanciarle un'occhiata in tralice, ma la donna era concentrata
sul tricorder e non riuscì a spiarne l'espressione.
Prosegui. Il sentiero seguiva un percorso tortuoso e pieno di insidie,
nascoste tra foglie caduche e rami pendenti.
“Manca poco” - avvisò. Dopo alcuni minuti, sbucarono nella radura.
Alla luce solare che declinava, Volkoff riconobbe subito le tre figure
familiari, in fondo, vicino ai congegni, ma la radura stessa era
cambiata. Si guardò intorno, a scatti. Chen cercò di fare un passo, ma
Volkoff la bloccò. La radura si muoveva, respirava intorno a loro.
“Non muovetevi! - sentì Enizia esclamare – Sono tutti ragni!”
Ragni. Centinaia di migliaia. No: milioni. Decine di milioni, forse.
Ogni minimo centimetro di spazio, ogni filo d'erba, ogni albero era
pieno di ragni. La creatura era stata composta da forse un migliaio di
ragni. Qui ce ne erano milioni e milioni, disposti lungo file ordinate
e pendenti da lunghi fili di ragnatela.






Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 18:00


“La sua nomina” - L'aracnide scuro attraversò la soglia del
laboratorio, brandendo nella zampa anteriore un foglio luccicante di
alluminio.
Il nuovo Professore porse una zampa, ma l'altro non gli permise di
afferrare il foglio:
“Ho fatto la mia parte”  – fece.
Il nuovo Professore si rizzò, quindi si accostò con studiata lentezza
alla consolle di controllo. Nell'attesa, gli agenti della sicurezza
avevano sollevato le porte scardinate, lasciandole appoggiate al muro,
ed avevano sgomberato alla meglio i detriti della loro perquisizione.
Non avevano toccato i comandi, peraltro... Solo per caso? Impossibile.
“Lei ha fatto solo quello che aveva già deciso di fare molto prima che
io glie la chiedessi... O sbaglio?” - domandò lui.
L'aracnide scuro lo studiò per un istante, quindi si decise:
“Si. In un certo senso, ci contavo” - fece accostandosi a lui per
spiarlo da sopra la consolle. Appoggiò il foglio di alluminio sul
ripiano, abbastanza vicino perché l'altro lo leggesse, ma continuando
a tenerlo fermo con una delle sue zampe:
“Adesso... Tocca a lei”
Il Professore iniziò a settare i comandi.
“Basteranno pochi minuti e quei ragni moriranno – disse – L'intera
covata morirà”
“Quei ragni non sarebbero mai dovuti nascere. Faccia quello che deve!”


Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 18:04


“Come facciamo ad arrivare ai nostri? - domandò la dottoressa Chen –
Ci sono troppi ragni tra noi e loro. Finiremmo con lo schiacciarli...”
“E se anche ci provassimo, loro finirebbero con lo schiacciare noi –
fece notare Volkoff – Sono troppi per farci largo con la forza”
Si girò verso Enizia. Le antenne dell' andoriana erano piegate verso
il suo tricorder:
“Che c'è, capitano? Ha visto qualcosa?”
“Le emissioni radio. Sappiamo che i ragni comunicano via segnali
radio, quindi ho cercato le loro emissioni non appena arrivati a
terra... - mostrò lo schermo del tricorder – I segnali radio in questa
zona sono fuori controllo. Sono solo in questa zona, su tutta la
superficie del pianeta! E sembrano orientati in una direzione
precisa...”  - sollevò un dito, puntando alle tre figure di Luz
Fuentes, di Brennon Boran Tynan e di Thomas Pierce in fondo alla
radura.
“Signore, si stanno muovendo” - segnalò Scott. Volkoff si girò, in
tempo per vedere i ragni scivolare via dai filamenti trasparenti più
vicini a loro, dirigersi verso gli alberi del sentiero che avevano
appena attraversato e sparire alle loro spalle. Sull'erba resa scura
dalla luce del tramonto, si aprì una piccola zona sgombra,
perfettamente rotonda e abbastanza vicina da poterci arrivare.
“Sembra che ci stiano invitando” - disse Chen.
“Ad entrare in una trappola? Si, sicuramente” - ribatté Volkoff.
“Prima di arrivare, ho ordinato di controllare i nostri segnali. Sono
pronti a teletrasportarci in ogni momento” - disse Enizia avanzando.
Un passo, e raggiunse l'area sgombra. Volkoff scambiò un'occhiata con
Scott, quindi a sua volta entrò nel circolo. I ragni attesero che
anche la dottoressa Chen e Scott raggiungessero l'area sgombra, quindi
formarono un nuovo cerchio in direzione dei congegni.
“Sono gentili, tutto sommato – mormorò Chen – Sembra la versione
locale del tappeto rosso”
Il russo non replicò. Le piccole aree sgombre erano completamente
circondate di ragni, in ogni direzione. Alle loro spalle, un fitto
intrico di filamenti veniva ricomposto rapidamente, e di nuovo si
popolavano di piccole creature. Il silenzio della radura era rotto
solo dai rumori metallici provenienti dai congegni, sempre più forti a
mano a mano che si avvicinavano.
I tre vicino alla struttura non sembravano essersi resi conto della
loro presenza. Volkoff si accorse che era stata apparentemente
rimontata in maniera diversa dalla precedente. L'ufficiale scientifico
armeggiava con dei comandi posti alla base del treppiede, mentre Luz
Fuentes stava scendendo da sopra il congegno, con l'aiuto del
comandante Pierce. Tynan chiuse lo sportellino dei comandi, quindi
raggiunse gli altri due, in piedi di fronte alla struttura.
Li raggiunsero, mentre si chiudeva alle loro spalle l'ultimo cerchio
sull'erba.
“Comandante Pierce? Dottoressa Fuentes?” - provò il capitano. I tre
rimasero immobili, con lo sguardo fisso alla struttura, come in
attesa.
“Che stanno aspettando?” - sbottò Enizia.
Come a rispondere alle sue parole, i fari rossi in cima al congegno
iniziarono a lampeggiare, inondando di luce sanguigna la radura.
“Che succede?” - urlò Scott.
“E' come l'altra volta! - gridò Volkoff – Dobbiamo andare via da qui,
via!”
“Enizia a Baffin: teletrasporto d'emergenza, sei persone, subito!” -
ordinò, andando ad abbracciare alle spalle la dottoressa Fuentes. Chen
fece lo stesso con il comandante Tynan mentre Scott e il russo
prendevano in mezzo Thomas  Pierce.
=^= Baffin a capitano. Non riusciamo ad agganciare il vostro segnale!
Ci sono troppe interferenze radio =^=
Volkoff si girò. Non appariva più la radura, ma una gabbia di
filamenti affollati di ragni, che brillava di luce rossa.
“I ragni! Sono i ragni! Dobbiamo scappare!” - gridò Scott. Volkoff lo
afferrò per la maglia, prima che potesse fare un passo oltre il
cerchio:
“E' troppo tardi! Non arriveresti a metà strada!” -
Scott cercò di divincolarsi, ma la luce non lampeggiava più. Diventò
brillante. Accecante. Il russo chiuse gli occhi, chiedendosi se quella
era la fine. Qualcuno urlò vicino a lui, qualcuno che conosceva.
Aprì gli occhi. Brennon Tynan era in ginocchio, con i pugni premuti
alle tempie, gridava come se la vita gli venisse strappata via. Luz
Fuentes si guardava intorno smarrita, lo stesso sguardo che vedeva in
Thomas Pierce.
Volkoff lasciò andare Scott, si precipitò dal trill:
“Io li sento! Io li sento dentro di me! Sono milioni... E stanno
morendo! Stanno morendo tutti!”
Si girò verso la radura. La gabbia di filamenti era intatta.
“Ma no, non vedi? Stanno bene, è solo nella tua testa!” -
“Ma che vuol dire? - chiese Chen – Sono qui, ci circondano... Non sta
succedendo niente!”
I ragni si stavano muovendo. Sciamavano via in silenzio,
ordinatamente, abbandonando la radura. La luce brillò ancora un
istante, quindi si spense.
Tynan gridò ancora, quindi lasciò andare le tempie:
“Non sento più nulla. Sono morti... Sono tutti morti... Ora non sono
più... I Fulvi non sono più”



Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 20.04



“Come stanno?”
Il capitano Suri aveva raggiunto Enizia nel suo studio sulla Baffin.
L'andoriana l'aveva accolta con una espressione cupa in volto. Fissava
lo spazio al di là dell'oblò, come se non lo vedesse.
“Dal punto di vista fisico bene, secondo il dottor Maurian – rispose
vaga il capitano della Baffin – Secondo lui, anche i vuoti di memoria
– sia dei tre ufficiali che del resto dell'equipaggio coinvolto nella
faccenda - tenderanno a scomparire. Purtroppo, però, sono consapevoli
di quello che hanno fatto. Il consigliere Bhreel è con loro, li
aiuterà a superare questo momento”
“Non credo che sia necessaria una inchiesta nei loro confronti. Nel
diario di bordo ho già messo in chiaro che il comandante Pierce, il
comandante Tynan e la dottoressa Fuentes sono stati influenzati dai
ragni. La telepatia...”
“Già, la telepatia... Il più grande strumento di spionaggio
industriale della storia” - commentò amara Enizia, scostandosi
dall'oblò per andare a sedersi sulla scrivania – Leggendo la mente di
Tynan durante i loro incontri hanno scoperto sia che i Fulvi volevano
decimarli, sia le specifiche dei congegni che avrebbe usato per farli.
Non avevano i mezzi scientifici  per agire, allora hanno usato i
nostri. Hanno invertito la direzione del segnale.”
“Per i ragni di superficie, si potrebbe dire che si è trattato di
autodifesa - notò Suri – L'impulso radiotelepatico avrebbe potuto
ucciderli tutti”
“Ma non si è trattato di autodifesa per noi!” - esclamò Enizia,
furiosa – Non stiamo a fare giochi di parole: è stato un genocidio,
puro e semplice. E noi abbiamo partecipato, dall'inizio alla fine!” -
s'interruppe un momento, per riprendere fiato.
“Lo so – approfittò della pausa Suri – Lo sbaglio è stato fatto
all'inizio, quando non ci siamo resi conto che il pianeta era abitato
da una specie intelligente. Abbiamo esposto una specie ad una
tecnologia, la nostra, per la quale non erano preparati.”
“Due specie intelligenti - la corresse Enizia - Se non fossimo mai
scesi sul pianeta, i ragni di superficie sarebbero stati decimati dai
Fulvi. Ma i Fulvi sarebbero ancora vivi... La colpa di questo errore è
nostra. Mia e sua, Suri.”
“E' vero. Ne dovremo affrontare le conseguenze, quando saremo tornati
nello spazio territoriale della Federazione – fece la vulcaniana,
alzandosi – Ma siamo ancora molto lontani. Abbiamo bisogno di tutto il
nostro equipaggio e di tutta la nostra attenzione per ritrovare la
strada di casa. Tutto questo deve essere una lezione per noi. Non
possiamo muoverci in questo Quadrante come se fossimo nello spazio che
conosciamo.”
“Insomma, cosa sta suggerendo? Ce ne andiamo e basta?”
“Non vedo alternative - disse Suri, avvicinandosi allo stipite della
porta – A meno che non voglia tornare sul pianeta”
“Credo sia l'ultima cosa nella mia personale lista di preferenze”
“Anche nella mia. - concordò la vulcaniana – E la prossima volta che
ci sarà un matrimonio a bordo...”
“...Sarà al Bar di Prora!”

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FINE TRASMISSIONE
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Ciao! ;-D
Elena
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