[Stml9] [4.11 - Brheel - Possibilità]

Maddalena vampitrill a gmail.com
Gio 9 Lug 2015 14:48:32 CEST


Ecco qua, ho fatto un po' le corse perchè dovendo partire non sapevo poi 
quando avrei potuto postare il brano.
Non sono andata avanti con la storia, ho solo aggiunto qualcosa e ho 
cercato di mostrare tramite i personaggi i diversi lati della questione 
e come questa venga percepita dalle persone. Io mi sono divertita a 
scriverlo, cercando di sviluppare alcuni pg. Spero che per voi non sia 
noioso da leggere.

Maddy

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*USS Baffin- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.23*

"Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione 
genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova 
razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima 
Direttiva ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano le 
nostre convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad altre 
culture. Per quanto aliene possano sembrare."

L'affermazione di Samak fu seguita da un silenzio immobile, che parve 
protrarsi all'infinito e allagare l'intera sala tattica.

La vulcaniana capiva, poteva perfino percepire nonostante la totale 
assenza di capacità strettamente empatiche, il disagio che la sua 
affermazione aveva provocato, sia a bordo della Baffin, sia a bordo 
della Curie.Era ben visibile sui volti di tutti loro, di tutti gli 
ufficiali riuniti fisicamente o olograficamente intorno a quel tavolo.

Era un effetto comune per le specie che non regolavano la propria vita 
sulla logica. Samak lo sapeva fin troppo bene. Dopotutto aveva sposato 
un umano. Ma sapeva anche che doveva essere la razionalità a determinare 
le loro prossime azioni.

Certo, non era del tutto estranea al disagio che aveva provocato. Non 
l'avrebbe ammesso ma lei stessa, in una piccola parte di sè sepolta 
profondamente sotto anni di addestramento, sentiva crescere il dubbio. 
Non era chiaro cosa stesse accadendo su quel pianeta, quale fosse la 
complessa immagine di cui loro avevano solo qualche frammento. 
Innegabilmente, tuttavia, c'era qualcosa di profondamente... sbagliato. 
Non solo per il pericolo che la popolazione autoctona aveva e avrebbe 
causato con tanta leggerezza a chiunque fosse sbarcato. Non perchè era 
stata la loro tecnologia a far regredire una buona parte del personale 
ad uno stato animalesco. Ma Samak non poteva fare a meno di pensare che 
una creatura tanto tecnologicamente avanzata che accetta l'idea di 
sacrificare la propria prole ha imboccato da qualche parte la via 
sbagliata sulla strada dell'evoluzione.

La vulcaniana era consapevole di tutto questo. Era anche consapevole, 
tuttavia, di aver prestato un giuramento e di essere tenuta da questo a 
rispettare un regolamento basato su convinzioni morali e soprattutto 
logiche inattaccabili. Come altro avrebbero potuto districarsi da quel 
groviglio senza l'aiuto della logica? Se si fossero basati solo sulle 
emozioni, solamente sulla loro percezionedi una situazione che non 
comprendevano, come avrebbero potuto prendere la decisione giusta?

Sì, la logica doveva essere la loro guida, l'unica possibile. Era la 
logica a imporre il rispetto dell'IDIC e non vi era nessuna clausola su 
quale delle infinite diversità fosse considerata accettabile. L'unica 
scelta che si imponeva, dunque, era che loro ricevessero da questi 
alieni tutto l'aiuto disponibile per riportare i membri dell'equipaggio 
colpiti dall'effetto dei dispositivi alla normalità e che se ne 
andassero, lasciando quella razza alla sua autodeterminazione e al suo 
destino, qualunque esso fosse. Il fatto che gli esseri più piccoli 
avessero chiesto loro un incontro non cambiava la verità di quel 
ragionamento.

Samak lo sapeva. Ma non lo disse.

*USS Curie- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.25*

"Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione 
genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova 
razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima 
Direttiva ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano le 
nostre convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad altre 
culture. Per quanto aliene possano sembrare."

Tynan non mosse un muscolo, rimanendo rigidamente appoggiato allo 
schienale della poltroncina su cui era accomodato da ormai più di due 
ore. La riunione gli era sembrata interminabile. Non tanto per la 
lunghezza - in effetti, non era stata più lunga di una qualsiasi altra 
riunione o di una lezione di meccanica quantistica del Professor Tarth 
in Accademia - ma per la totale mancanza di risultati.

Stavano girando intorno alla questione fondamentale senza mai arrivare 
ad una conclusione,ripetendo ossessivamente le stesse cose ancora, 
ancora e ancora. Gli pareva di essere costretto in un loop temporale.

La sua mente faticava a concentrarsi, continuando a vagare lontano dalla 
sala tattica in cui era seduto, ritornando alle foreste del pianeta. Un 
effetto che tendeva a manifestarsi fastidiosamente sin da quando quegli 
esseri lo avevano dotato delle nuove capacità telepatiche che ora 
faticava tanto a controllare e con cui, forse, avrebbe dovuto convivere 
per il resto della vita.

Un'esperienza inedita per un simbionte, una questione scientifica 
stimolante e un'angoscia continua per lui. Si sentiva... diviso. Diviso 
come mai ricordava di essersi sentito in questa vita o nelle altre.

La schiena iniziava a irrigdirsi e il dolore alla testa, nonostante 
l'analgesico e le rassicurazioni del medico che lo aveva soccorso dopo 
il suo mancamento, continuava a tormentarlo. Secondo il sostituto di 
Fuentes, si trattava di un effetto dovuto allo squilibrio neuronale 
indotto dall'inaspettato e violento tentativo di comunicazione di quei 
piccoli esseri. Fastidioso ma non pericoloso, almeno nell'immediato. 
Quegli esseri, in ogni caso, non avevano mai voluto fargli del male. Lui 
lo sapeva.

La sua razionalità, il suo addestramento, la sua moralità gli dicevano 
che Samak aveva ragione. Che quello che dovevano fare era raccogliere 
ogni informazione utile per aiutare i loro compagni e andarsene da lì. 
Non infrangere la Prima Direttiva più di quanto avessero già fatto e 
lasciare quegli esseri alle loro consuetudini. Dopotutto era questo il 
loro mandato. Sarebbe stato felice di aiutare gli aracnidi a trovare un 
metodo meno drastico, ma nessuna richiesta era stata fatta in quel 
senso. Chi erano loro, chi era lui per venire da migliaia di anni luce 
di distanza a giudicare la cultura di questi esseri, scampati 
all'avanzata borg? E se non si fidavano di loro, stranieri di un altro 
mondo, dopo quello che avevano passato chi avrebbe potuto biasimarli?

Era la scelta giusta. O almeno l'avrebbe pensato prima di quel contatto. 
Ora che percepiva quei piccoli esseri, le loro voci, le loro menti come 
avrebbe potuto abbandonarli a quel destino? Non poteva e non voleva. 
Avrebbero sofferto e sarebbero morti e lui doveva... doveva cosa? 
Proteggerli? Proteggerli, sì. Ma da quale minaccia? E con quale diritto? 
Ma se non avessero fatto nulla, se li avessero abbandonati...

Volevano un incontro! Questa non poteva essere che una richiesta di 
aiuto da parte loro, lo sapeva, un'invocazione e lui doveva rispondere. 
Dovevano andare. Non potevano decidere di ignorare la loro richiesta, di 
lasciarli al loro destino.

Dopo un'attesa che sembrò a lui stesso interminabile, Tynan si mosse 
sulla poltroncina.

"Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. Il 
comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa è 
chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non sono 
cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma 
biologica, ad esempio?"

*USS Baffin- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.26*

"Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. Il 
comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa è 
chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non sono 
cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma 
biologica, ad esempio?"

Il punto era esattamente quello. La violazione della Prima Direttiva, o 
meglio la decisione che agli occhi di una commissione di inchiesta 
sarebbe potuta passare per una violazione, era una faccenda spinosa che 
decine di capitani ed equipaggi avevano in passato affrontato prima di 
loro. E, immaginava Volkof, con le loro stesse remore e 
preoccupazioni.Perchè le implicazioni erano enormi e avrebbero potuto 
perseguitarli, potenzialmente, per decenni a venire.

Ma non si trattava solo di un problema etico. Sì, quello era il cuore 
della Prima Direttiva, l'obbligo morale di lasciare che una specie fosse 
padrona di sè stessa, qualunque cosa questo potesse comportare, ma non 
era l'unico aspetto. In realtà si trattava proprio del genere di 
questione che ti trovi a dover affrontare sul campo senza che lezioni 
teoriche di diplomazia ed etica possano lontanamente aiutarti.

Da ore stavano discutendo nonostante la decisione finale non spettasse, 
di fatto, a nessuno di loro esclusi i due capitani. Discutevano 
dell'eventualità che quegli essere fossero in perfetta buona fede, che i 
loro metodi potessero essere duri ma necessari, del fatto che nessuno 
avesse diritto di imporne altri. Nemmeno se questo avesse significato 
l'intollerabile opzione dell'estinzione totale.

Ma che cosa sarebbe accaduto in caso contrario? Se questi esseri non 
avessero raccontato loro altro che frottole, se fossero stati i 
testimoni involontari di qualche esperimento, la questione sarebbe stata 
completamente diversa. Se si fossero serviti di tecnologia borg per 
costruire un'arma, se stessero massacrando una seconda razza, allora il 
loro non agire avrebbe potuto creare molti più problemi di quanto ne 
risolvesse.

Al puzzle si era aggiunta la richiesta di un incontro che gli essere più 
piccoli avevano fatto pervenire loro tramite Tynan. Un incontro la cui 
finalità non era chiara. Non gli erano sembrati abbastanza intelligenti 
da ordire una trappola, ma, d'altra parte, nemmeno da fornire loro 
qualche informazione utile. Non era chiaro che cosa volessero, ma era 
abbastanza palese che potessero minacciare la salute cerebrale di Tynan 
senza nemmeno essere con lui. Proprio un gran bell'affare.

Volkof aveva imparato che c'era un confine sottile tra la paranoia e la 
prudenza, ma anche che era meglio essere paranoici che morti. E c'erano 
diversi punti della storia dei ragni giganti che non quadravano affatto. 
Non ci voleva uno scienziato per accorgersene.

Il suo primo istinto sarebbe stato di consigliare ai capitani di 
lasciare l'orbita con le due navi, raccogliere i dati necessari a 
invertire la condizione della Fuentes, di Thomas e degli altri e di 
mettere tutta la distanza possibile tra loro e quel dannato sasso, 
lasciando la specie che lo abitava ai suoi affari, quali che essi 
fossero.La situazione poteva essere scomoda, perfino crudele, ma il suo 
primo dovere era verso la nave.

Tuttavia, se quegli esseri stavano davvero macchinando qualcosa, non 
sarebbe stato così semplice. Non sarebbe bastata la distanza a metterli 
al sicuro.

Volkof si sporse appena sul piano del tavolo.

"Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai 
peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una 
soluzione per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato 
regredito, e se stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla 
potremmo trovarci a doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino 
finire per scatenare una guerra."

*USS Curie- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.27*

"Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai 
peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una 
soluzione per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato 
regredito, e se stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla 
potremmo trovarci a doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino 
finire per scatenare una guerra."

"Se anche lo scoprissimo, che cosa potremmo fare? Sterminarli?"

Sapevano gli Spiriti, se a Timeran non sarebbe piaciuto scendere su quel 
pianeta con una bomboletta di insetticida. Solo l'idea che l'avessero 
toccata con tutte quelle zampe le dava dei brividi freddi lungo la 
colonna vertebrale. Era sciocco da parte sua, ma negarlo non sarebbe 
servito a niente. Il fatto è che le era necessario tutto il suo 
autocontrollo per guardare il Professore, per parlarci, tutto il suo 
addestramento per non considerarli animaletti spaventosi e, di 
conseguenza, maligni. E anche in quel caso, sterminarli non era una via 
praticabile.

In fin dei conti, poi, non era del tutto colpa loro se erano finiti in 
quella situazione. Il personale federale aveva voluto scendere sul 
pianeta con l'idea di un riposante campeggio. Le precauzioni che avevano 
preso non erano servite. Evidentemente non avevano controllato con la 
dovuta cura.

Gli orrendi alieni non si erano mostrati nè aggressivi nè violenti nei 
loro confronti. In effetti, non avevano fatto un bel niente, a parte 
provare ad aiutarli.

In teoria avrebbero meritato un minimo di fiducia e magari anche un 
pizzico di gratitudine. Avrebbero meritato di essere lasciati in pace a 
fare... qualunque cosa stessero facendo, con una bella boa di 
segnalazione ad avvertire gli ignari viaggiatori che lì era meglio non 
fermarsi.

Tutto questo finchè non era balenata la possibilità che ci fosse in 
ballo un qualche inspiegabile, strano esperimento genetico. Possibilità, 
non certezza. In effetti si trattava solo di un bel mucchio di ipotesi, 
di concreto, a parte la richiesta dei ragni più piccoli, di fatto, non 
avevano nulla. Forse il Professore e la sua gente non sapevano davvero 
della mutazione in corso. E se lo avessero saputo... se volevano qualche 
zampa e qualche occhio in più del considerevole numero che già 
possedevano non poteva che essere affar loro.

Da consigliere, le era chiaro come parte del suo pensiero fosse dettato 
dalla sua fobia più che dalla sua razionalità. O meglio, dal suo 
profondissimo, istintivo desiderio di andarsene il più velocemente 
possibile, lasciandosi dietro quel pianeta e tutti i suoi abitanti con 
troppi arti, piccoli o grandi.

Ma naturalmente c'era la non trascurabile faccenda di Luz e degli altri, 
faccenda su cui, forse quell'incontro avrebbe potuto fare luce. Senza 
l'aiuto degli abitanti del pianeta, chiunque di loro, come avrebbero 
fatto a riaverli? Se era possibile riaverli, naturalmente.

*Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 14.26*

L'essere grande formato da esseri piccoli si mosse come un'ombra tra gli 
alberi, prima di disfacersi. Il messaggio era arrivato a destinazione. 
Loro sarebbero venuti. Lui, l'essere con cui comunicavano, sarebbe 
venuto. Potevano sentirlo, sentire ciò che lui sentiva. E lui non voleva 
abbandonarli. Sarebbe venuto. Per la prima volta, avrebbero avuto una 
possibilità.


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