[Stml9] [4.11 - Brheel - Possibilità]

Lt. Cmdr. Brennon Boram Tynan brennonboramtayan a gmail.com
Lun 13 Lug 2015 15:46:29 CEST


Sono riuscito a leggerlo solo ora ... comunque complimenti. La faccenda 
dei vari punti di vista mi è piaciuta parecchio ;P

On 09/07/15 14:48, Maddalena wrote:
> Ecco qua, ho fatto un po' le corse perchè dovendo partire non sapevo 
> poi quando avrei potuto postare il brano.
> Non sono andata avanti con la storia, ho solo aggiunto qualcosa e ho 
> cercato di mostrare tramite i personaggi i diversi lati della 
> questione e come questa venga percepita dalle persone. Io mi sono 
> divertita a scriverlo, cercando di sviluppare alcuni pg. Spero che per 
> voi non sia noioso da leggere.
>
> Maddy
>
> ---------------------------------------------
>
> *USS Baffin- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.23*
>
> "Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione 
> genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova 
> razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima 
> Direttiva ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano 
> le nostre convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad 
> altre culture. Per quanto aliene possano sembrare."
>
> L'affermazione di Samak fu seguita da un silenzio immobile, che parve 
> protrarsi all'infinito e allagare l'intera sala tattica.
>
> La vulcaniana capiva, poteva perfino percepire nonostante la totale 
> assenza di capacità strettamente empatiche, il disagio che la sua 
> affermazione aveva provocato, sia a bordo della Baffin, sia a bordo 
> della Curie.Era ben visibile sui volti di tutti loro, di tutti gli 
> ufficiali riuniti fisicamente o olograficamente intorno a quel tavolo.
>
> Era un effetto comune per le specie che non regolavano la propria vita 
> sulla logica. Samak lo sapeva fin troppo bene. Dopotutto aveva sposato 
> un umano. Ma sapeva anche che doveva essere la razionalità a 
> determinare le loro prossime azioni.
>
> Certo, non era del tutto estranea al disagio che aveva provocato. Non 
> l'avrebbe ammesso ma lei stessa, in una piccola parte di sè sepolta 
> profondamente sotto anni di addestramento, sentiva crescere il dubbio. 
> Non era chiaro cosa stesse accadendo su quel pianeta, quale fosse la 
> complessa immagine di cui loro avevano solo qualche frammento. 
> Innegabilmente, tuttavia, c'era qualcosa di profondamente... 
> sbagliato. Non solo per il pericolo che la popolazione autoctona aveva 
> e avrebbe causato con tanta leggerezza a chiunque fosse sbarcato. Non 
> perchè era stata la loro tecnologia a far regredire una buona parte 
> del personale ad uno stato animalesco. Ma Samak non poteva fare a meno 
> di pensare che una creatura tanto tecnologicamente avanzata che 
> accetta l'idea di sacrificare la propria prole ha imboccato da qualche 
> parte la via sbagliata sulla strada dell'evoluzione.
>
> La vulcaniana era consapevole di tutto questo. Era anche consapevole, 
> tuttavia, di aver prestato un giuramento e di essere tenuta da questo 
> a rispettare un regolamento basato su convinzioni morali e soprattutto 
> logiche inattaccabili. Come altro avrebbero potuto districarsi da quel 
> groviglio senza l'aiuto della logica? Se si fossero basati solo sulle 
> emozioni, solamente sulla loro percezionedi una situazione che non 
> comprendevano, come avrebbero potuto prendere la decisione giusta?
>
> Sì, la logica doveva essere la loro guida, l'unica possibile. Era la 
> logica a imporre il rispetto dell'IDIC e non vi era nessuna clausola 
> su quale delle infinite diversità fosse considerata accettabile. 
> L'unica scelta che si imponeva, dunque, era che loro ricevessero da 
> questi alieni tutto l'aiuto disponibile per riportare i membri 
> dell'equipaggio colpiti dall'effetto dei dispositivi alla normalità e 
> che se ne andassero, lasciando quella razza alla sua 
> autodeterminazione e al suo destino, qualunque esso fosse. Il fatto 
> che gli esseri più piccoli avessero chiesto loro un incontro non 
> cambiava la verità di quel ragionamento.
>
> Samak lo sapeva. Ma non lo disse.
>
> *USS Curie- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.25*
>
> "Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione 
> genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova 
> razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima 
> Direttiva ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano 
> le nostre convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad 
> altre culture. Per quanto aliene possano sembrare."
>
> Tynan non mosse un muscolo, rimanendo rigidamente appoggiato allo 
> schienale della poltroncina su cui era accomodato da ormai più di due 
> ore. La riunione gli era sembrata interminabile. Non tanto per la 
> lunghezza - in effetti, non era stata più lunga di una qualsiasi altra 
> riunione o di una lezione di meccanica quantistica del Professor Tarth 
> in Accademia - ma per la totale mancanza di risultati.
>
> Stavano girando intorno alla questione fondamentale senza mai arrivare 
> ad una conclusione,ripetendo ossessivamente le stesse cose ancora, 
> ancora e ancora. Gli pareva di essere costretto in un loop temporale.
>
> La sua mente faticava a concentrarsi, continuando a vagare lontano 
> dalla sala tattica in cui era seduto, ritornando alle foreste del 
> pianeta. Un effetto che tendeva a manifestarsi fastidiosamente sin da 
> quando quegli esseri lo avevano dotato delle nuove capacità 
> telepatiche che ora faticava tanto a controllare e con cui, forse, 
> avrebbe dovuto convivere per il resto della vita.
>
> Un'esperienza inedita per un simbionte, una questione scientifica 
> stimolante e un'angoscia continua per lui. Si sentiva... diviso. 
> Diviso come mai ricordava di essersi sentito in questa vita o nelle 
> altre.
>
> La schiena iniziava a irrigdirsi e il dolore alla testa, nonostante 
> l'analgesico e le rassicurazioni del medico che lo aveva soccorso dopo 
> il suo mancamento, continuava a tormentarlo. Secondo il sostituto di 
> Fuentes, si trattava di un effetto dovuto allo squilibrio neuronale 
> indotto dall'inaspettato e violento tentativo di comunicazione di quei 
> piccoli esseri. Fastidioso ma non pericoloso, almeno nell'immediato. 
> Quegli esseri, in ogni caso, non avevano mai voluto fargli del male. 
> Lui lo sapeva.
>
> La sua razionalità, il suo addestramento, la sua moralità gli dicevano 
> che Samak aveva ragione. Che quello che dovevano fare era raccogliere 
> ogni informazione utile per aiutare i loro compagni e andarsene da lì. 
> Non infrangere la Prima Direttiva più di quanto avessero già fatto e 
> lasciare quegli esseri alle loro consuetudini. Dopotutto era questo il 
> loro mandato. Sarebbe stato felice di aiutare gli aracnidi a trovare 
> un metodo meno drastico, ma nessuna richiesta era stata fatta in quel 
> senso. Chi erano loro, chi era lui per venire da migliaia di anni luce 
> di distanza a giudicare la cultura di questi esseri, scampati 
> all'avanzata borg? E se non si fidavano di loro, stranieri di un altro 
> mondo, dopo quello che avevano passato chi avrebbe potuto biasimarli?
>
> Era la scelta giusta. O almeno l'avrebbe pensato prima di quel 
> contatto. Ora che percepiva quei piccoli esseri, le loro voci, le loro 
> menti come avrebbe potuto abbandonarli a quel destino? Non poteva e 
> non voleva. Avrebbero sofferto e sarebbero morti e lui doveva... 
> doveva cosa? Proteggerli? Proteggerli, sì. Ma da quale minaccia? E con 
> quale diritto? Ma se non avessero fatto nulla, se li avessero 
> abbandonati...
>
> Volevano un incontro! Questa non poteva essere che una richiesta di 
> aiuto da parte loro, lo sapeva, un'invocazione e lui doveva 
> rispondere. Dovevano andare. Non potevano decidere di ignorare la loro 
> richiesta, di lasciarli al loro destino.
>
> Dopo un'attesa che sembrò a lui stesso interminabile, Tynan si mosse 
> sulla poltroncina.
>
> "Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. 
> Il comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa 
> è chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non 
> sono cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma 
> biologica, ad esempio?"
>
> *USS Baffin- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.26*
>
> "Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. 
> Il comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa 
> è chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non 
> sono cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma 
> biologica, ad esempio?"
>
> Il punto era esattamente quello. La violazione della Prima Direttiva, 
> o meglio la decisione che agli occhi di una commissione di inchiesta 
> sarebbe potuta passare per una violazione, era una faccenda spinosa 
> che decine di capitani ed equipaggi avevano in passato affrontato 
> prima di loro. E, immaginava Volkof, con le loro stesse remore e 
> preoccupazioni.Perchè le implicazioni erano enormi e avrebbero potuto 
> perseguitarli, potenzialmente, per decenni a venire.
>
> Ma non si trattava solo di un problema etico. Sì, quello era il cuore 
> della Prima Direttiva, l'obbligo morale di lasciare che una specie 
> fosse padrona di sè stessa, qualunque cosa questo potesse comportare, 
> ma non era l'unico aspetto. In realtà si trattava proprio del genere 
> di questione che ti trovi a dover affrontare sul campo senza che 
> lezioni teoriche di diplomazia ed etica possano lontanamente aiutarti.
>
> Da ore stavano discutendo nonostante la decisione finale non 
> spettasse, di fatto, a nessuno di loro esclusi i due capitani. 
> Discutevano dell'eventualità che quegli essere fossero in perfetta 
> buona fede, che i loro metodi potessero essere duri ma necessari, del 
> fatto che nessuno avesse diritto di imporne altri. Nemmeno se questo 
> avesse significato l'intollerabile opzione dell'estinzione totale.
>
> Ma che cosa sarebbe accaduto in caso contrario? Se questi esseri non 
> avessero raccontato loro altro che frottole, se fossero stati i 
> testimoni involontari di qualche esperimento, la questione sarebbe 
> stata completamente diversa. Se si fossero serviti di tecnologia borg 
> per costruire un'arma, se stessero massacrando una seconda razza, 
> allora il loro non agire avrebbe potuto creare molti più problemi di 
> quanto ne risolvesse.
>
> Al puzzle si era aggiunta la richiesta di un incontro che gli essere 
> più piccoli avevano fatto pervenire loro tramite Tynan. Un incontro la 
> cui finalità non era chiara. Non gli erano sembrati abbastanza 
> intelligenti da ordire una trappola, ma, d'altra parte, nemmeno da 
> fornire loro qualche informazione utile. Non era chiaro che cosa 
> volessero, ma era abbastanza palese che potessero minacciare la salute 
> cerebrale di Tynan senza nemmeno essere con lui. Proprio un gran 
> bell'affare.
>
> Volkof aveva imparato che c'era un confine sottile tra la paranoia e 
> la prudenza, ma anche che era meglio essere paranoici che morti. E 
> c'erano diversi punti della storia dei ragni giganti che non 
> quadravano affatto. Non ci voleva uno scienziato per accorgersene.
>
> Il suo primo istinto sarebbe stato di consigliare ai capitani di 
> lasciare l'orbita con le due navi, raccogliere i dati necessari a 
> invertire la condizione della Fuentes, di Thomas e degli altri e di 
> mettere tutta la distanza possibile tra loro e quel dannato sasso, 
> lasciando la specie che lo abitava ai suoi affari, quali che essi 
> fossero.La situazione poteva essere scomoda, perfino crudele, ma il 
> suo primo dovere era verso la nave.
>
> Tuttavia, se quegli esseri stavano davvero macchinando qualcosa, non 
> sarebbe stato così semplice. Non sarebbe bastata la distanza a 
> metterli al sicuro.
>
> Volkof si sporse appena sul piano del tavolo.
>
> "Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai 
> peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una 
> soluzione per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato 
> regredito, e se stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla 
> potremmo trovarci a doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino 
> finire per scatenare una guerra."
>
> *USS Curie- Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.27*
>
> "Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai 
> peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una 
> soluzione per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato 
> regredito, e se stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla 
> potremmo trovarci a doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino 
> finire per scatenare una guerra."
>
> "Se anche lo scoprissimo, che cosa potremmo fare? Sterminarli?"
>
> Sapevano gli Spiriti, se a Timeran non sarebbe piaciuto scendere su 
> quel pianeta con una bomboletta di insetticida. Solo l'idea che 
> l'avessero toccata con tutte quelle zampe le dava dei brividi freddi 
> lungo la colonna vertebrale. Era sciocco da parte sua, ma negarlo non 
> sarebbe servito a niente. Il fatto è che le era necessario tutto il 
> suo autocontrollo per guardare il Professore, per parlarci, tutto il 
> suo addestramento per non considerarli animaletti spaventosi e, di 
> conseguenza, maligni. E anche in quel caso, sterminarli non era una 
> via praticabile.
>
> In fin dei conti, poi, non era del tutto colpa loro se erano finiti in 
> quella situazione. Il personale federale aveva voluto scendere sul 
> pianeta con l'idea di un riposante campeggio. Le precauzioni che 
> avevano preso non erano servite. Evidentemente non avevano controllato 
> con la dovuta cura.
>
> Gli orrendi alieni non si erano mostrati nè aggressivi nè violenti nei 
> loro confronti. In effetti, non avevano fatto un bel niente, a parte 
> provare ad aiutarli.
>
> In teoria avrebbero meritato un minimo di fiducia e magari anche un 
> pizzico di gratitudine. Avrebbero meritato di essere lasciati in pace 
> a fare... qualunque cosa stessero facendo, con una bella boa di 
> segnalazione ad avvertire gli ignari viaggiatori che lì era meglio non 
> fermarsi.
>
> Tutto questo finchè non era balenata la possibilità che ci fosse in 
> ballo un qualche inspiegabile, strano esperimento genetico. 
> Possibilità, non certezza. In effetti si trattava solo di un bel 
> mucchio di ipotesi, di concreto, a parte la richiesta dei ragni più 
> piccoli, di fatto, non avevano nulla. Forse il Professore e la sua 
> gente non sapevano davvero della mutazione in corso. E se lo avessero 
> saputo... se volevano qualche zampa e qualche occhio in più del 
> considerevole numero che già possedevano non poteva che essere affar 
> loro.
>
> Da consigliere, le era chiaro come parte del suo pensiero fosse 
> dettato dalla sua fobia più che dalla sua razionalità. O meglio, dal 
> suo profondissimo, istintivo desiderio di andarsene il più velocemente 
> possibile, lasciandosi dietro quel pianeta e tutti i suoi abitanti con 
> troppi arti, piccoli o grandi.
>
> Ma naturalmente c'era la non trascurabile faccenda di Luz e degli 
> altri, faccenda su cui, forse quell'incontro avrebbe potuto fare luce. 
> Senza l'aiuto degli abitanti del pianeta, chiunque di loro, come 
> avrebbero fatto a riaverli? Se era possibile riaverli, naturalmente.
>
> *Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 14.26*
>
> L'essere grande formato da esseri piccoli si mosse come un'ombra tra 
> gli alberi, prima di disfacersi. Il messaggio era arrivato a 
> destinazione. Loro sarebbero venuti. Lui, l'essere con cui 
> comunicavano, sarebbe venuto. Potevano sentirlo, sentire ciò che lui 
> sentiva. E lui non voleva abbandonarli. Sarebbe venuto. Per la prima 
> volta, avrebbero avuto una possibilità.
>
>
>
>
> _______________________________________________
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