[Stml9] 6.11 - Suri - Interpretazioni

Elena Fuccelli mf9115 a mclink.it
Dom 21 Ago 2016 21:51:21 CEST


Piccola correzione dovuta a sovrapposizione di versioni...


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> INIZIO TRASMISSIONE
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> Baffin – Sala riunioni 1 - ore 20,10
> 
> 
> “TaH pagh taHbe” - disse Enizia, nel suo miglior klingon.
> “E questo sarebbe? - domandò il capitano Norton, incuriosito – 
>Cos'è, un poema klingon?”
> La sala riunioni uno era stata riarredata per l'occasione. Il tavolo 
>da riunioni era stato ricoperto da una tovaglia candida, appena 
>replicata.  Piatti e bicchieri erano stati lucidati con cura ed il 
>menu studiato con attenzione. Anche le sedie erano state coperte in 
>modo da far assomigliare l'ambiente al tavolo del capitano di una 
>nave da crociera – un dispendio di energia che in un altro momento 
>Enizia avrebbe giudicato inutile e dannoso, ma che questa volta 
>perfino Suri aveva approvato. Bisognava impressionare gli ospiti.
> *Peccato che non siano realmente ospiti * - pensò Enizia, cercando 
>di mantenere in faccia il sorriso che si era imposta dall'inizio 
>della serata. Sembrava uno di quegli olodrammi in costume che erano 
>andati di moda sulla terra negli anni in cui era all'Accademia, 
>rifletté guardando il proprio volto nel rovescio di un cucchiaio. Gli 
>ufficiali di una nave terrestre del diciassettesimo secolo che 
>invitavano al tavolo del capitano il romantico corsaro nemico che 
>aveva catturato la nave. Peccato che l'uomo che le era seduto accanto 
>in quel momento non avesse proprio nulla di romantico. Anzi...
> “In realtà, è la traduzione di un dramma umano – disse Enizia, e 
>alzò il bicchiere per sorbire distrattamente un sorso di birra 
>romulana sintetizzata. Tutte le riserve più o meno clandestine di 
>autentica birra romulana erano state sacrificate tempo prima. A meno 
>che Volkoff non avesse più niente di nascosto nel proprio alloggio. 
>Le sarebbe piaciuto approfittare dell'opportunità per mandare 
>qualcuno a dare un'occhiata, visto che insieme a Samak e a Pierce, il 
>russo era stato spedito in ostaggio sulla Cepheus. Alzò lo sguardo 
>verso l'altro capo del tavolo, dove era seduta Suri. No, tutto 
>sommato non sarebbe stata una buona idea. Quei due avrebbero finito 
>con l'accorgersi sarebbero accorti che l'altro capitano non subiva 
>effetti dall'alcool.
> Non dovevano capire che Suri era un ologramma.
> “E' la traduzione in klingon della prima frase del monologo di 
>Amleto. Essere o non essere.” - continuò.
> “E' stato tradotto in klingon?” - si stupì Norton.
> “Oh, si – confermò Enizia – In effetti, l'ho anche visto recitare in 
>lingua klingon”
> “Le nostre banche dati non contengono molto della lingua o della 
>cultura klingon – disse Peter David - So solo che all'epoca erano 
>nemici, che ci sono state guerre e morti... Molti morti”
> “Le cose cambiano – intervenne Luz Fuentes – Non abbiamo più 
>combattuto con i Klingon dai tempi degli accordi di Khitomer, nel 
>2293”
> Lo sguardo di Norton si incupì:
> “Mio nonno è sfuggito a quella guerra solo per avere a che fare con 
>una guerra ancora peggiore. Che anno ha detto? 2293? In 	quel 
>periodo, i naufraghi della Cepheus stavano combattendo per 
>sopravvivere in questo ambiente, questo Quadrante Delta che è stato 
>la nostra prigione. La nave non era preparata ad un viaggio del 
>genere. L'equipaggio non era preparato ad un viaggio del genere.”
> “Avrebbero dovuto fare solo un esperimento, e poi tornare a casa – 
>rimarcò David – Non erano esploratori e non erano militari. La 
>Cepheus non aveva neanche dei siluri fotonici a bordo.”
> “So che l'equipaggio della nave era in gran parte composto da 
>ricercatori civili” - disse Timeran Bhreel.
> Il più giovane sembrò decidere di prendere l'iniziativa. Appoggiò le 
>posate sul tavolo e guardò dritto verso la trill, seduta di fronte a 
>lui:
> “In effetti è così – disse - Lei sembra sapere della Cepheus più di 
>tutto il resto dell'equipaggio della nave, capitano compreso”
> “Voi sapete già perché conosco quella storia – rispose la 
>consigliera – Sappiamo che avete controllato le nostre banche dati. 
>Anche quella sui trill”
> “Nemmeno sui trill i nostri antenati sapevano molto... - disse 
>Norton – Non mi dispiacerebbe sapere che cosa faceva un giornalista 
>trill sulla Terra nel 2278, ma lasciamo andare... Che cosa sa sulla 
>Cepheus? Che cosa le dicono i suoi ricordi delle persone che ci 
>sacrificarono in quella missione?”
> La trill abbassò gli occhi e scelse con cura le parole:
> “Non ho mai creduto nelle cospirazioni. Ma credo che il precedente 
>ospite del mio simbionte sia morto per aver cercato di approfondire 
>il caso della scomparsa della Cepheus”
> 
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,10
> 
> 
> Zac non avvertì subito quello che stava succedendo. Lì per lì, 
>sembrava solo un altro codice, non abbastanza diverso dagli altri da 
>attirare la sua attenzione, ma poi si rese conto –  se rendersi conto 
>è la definizione – che era isolato dagli altri. Non era legato a 
>nulla e sembrava non avere alcuna funzione, eccetto quella di 
>navigare tra i sistemi informatici della nave, fermandosi solo quando 
>incontrava qualche sistema incompatibile – un problema che aveva 
>avuto anche lui, inizialmente. I sistemi di quella nave provenivano 
>erano stati creati da molte razze differenti. Chi li aveva inglobati 
>non si era preoccupato di integrarli nella maniera migliore o più 
>compatibile; piuttosto aveva provveduto a sovrapporli gli uni agli 
>altri in maniera da farli in qualche modo funzionare.
> Cercò di assorbire il codice per poterlo conservare e studiare con 
>comodo all'interno di una delle sue molte subroutines, ma il codice 
>gli sfuggì, letteralmente, imboccando una consolle e poi passando 
>subito attraverso le reti che gestivano le comunicazioni interne. Zac 
>lo seguì e riprovò ad inglobarlo. Di nuovo il codice gli sfuggì, 
>scivolando tra le reti, giù verso il sistema che gestiva la sicurezza 
>della nave.  In un anfratto del suo programma, si chiese se non fosse 
>stato scoperto, se non fosse lì per lui, se il codice non fosse che 
>un modo della nave per attirarlo dove non avrebbe potuto uscire. 
>Doveva preoccuparsi della bambina, quella bimba così sola e che in 
>breve tempo aveva inciso tanto profondamente nelle sue subroutines. 
>Esitò, ma la sua programmazione primaria lo portava ad indagare e 
>quindi finì con il continuare a seguire il codice straniero, 
>intrigato dal mistero e nello stesso tempo diffidente.
> 
> 
> Baffin – Hangar navette - ore 20,10
> 
> 
> Steve Payton finì di agganciare il casco alla tuta extraveicolare, 
>quindi accennò alle sue spalle che aveva completato il controllo dei 
>sistemi. Il capitano della Curie, dietro di lui, chiuse il portellone 
>della camera di compensazione, quindi gli fece segno che stava per 
>depressurizzare la cella. L'uomo accennò di sì un'altra volta. Da 
>dentro la tuta non era in grado di avvertire il sibilo dell'aria che 
>usciva rapidamente dalla camera di compensazione, né il freddo dello 
>spazio esterno, ma quando il portellone si aprì non poté fare a meno 
>di provare un brivido.
> Si mise in posizione. Suri si chinò accanto a lui, mettendosi a sua 
>volta in posizione.
> “Sono pronto” - disse nella radio.
> =^= Dalla partenza, dovremo osservare completo silenzio radio -  lo 
>avvisò Suri –  Dalla Curie ci terranno d'occhio, ma non potranno 
>teletrasportarci indietro se qualcosa andasse storto”
> Nel suo dizionario personale, quello voleva dire che erano da soli e 
>che solo le loro pelli sarebbero state a rischio, in quella missione.
> “Affermativo” - era l'unica cosa che potesse dire in quel momento, 
>pensò.
> =^= Tre. Due. Uno. Lancio! =^=
> Partì. La pressione gli fece incassare il capo tra le spalle. 
>Avvertì alla bocca dello stomaco la differenza di gravità, ma per 
>precauzione era stato attento a non mangiare nulla nella giornata – 
>da quando il capitano Enizia gli aveva ordinato quel lancio 
>extraveicolare. Dai comandi sul braccio destro, riusciva a regolare 
>facilmente la spinta data dai razzi. Il casco non gli permetteva di 
>girare la testa più di tanto, ma con la coda dell'occhio riusciva a 
>cogliere la linea tenuta dal capitano della Curie, a poca distanza da 
>lui.
> Una navetta non sarebbe stata in grado di uscire senza che i 
>discendenti della Cepheus se ne accorgessero. Invece, un corpo non è 
>distinguibile da un qualunque meteorite metallico di passaggio e 
>quindi è difficilissimo da individuare anche con sensori molto 
>sofisticati. A meno di non aspettarselo. A meno di non cercarlo 
>apposta. A meno di una botta di sfortuna tale da bastarti per il 
>resto della vita...
> Il bracciale gli mostrò un lieve sbandamento e con un colpetto ai 
>razzi corresse la rotta. Non avevano punti di riferimento in quello 
>spazio totale, nero e profondo. Solo la nave alle sue spalle e 
>l'ammasso oscuro della sua destinazione. Controllò di nuovo. Rendez 
>vous meno 14 secondi. Dodici. Undici. Dieci...
> 
> 
> 
> Cepheus – Hangar navette - ore 20,10
> 
> 
> Gli uomini che li sorvegliavano si stavano annoiando. Bene. Un uomo 
>o una donna che si annoiano tendono a distrarsi, pensò Volkoff.
> Per conto suo, aveva troppo da pensare alla missione per annoiarsi. 
>Se aveva calcolato bene, il timoniere della sua nave ed il capitano 
>della Curie in quel momento stavano arrivando all'esterno della 
>Cepheus ed un'occhiata a Samak gli fece capire che anche lei aveva 
>fatto il medesimo calcolo. Pierce, dal canto suo, aveva già 
>provveduto a effettuare la sua parte. Lo aveva visto appoggiarsi 
>casualmente alla consolle del teletrasporto all'arrivo a bordo di 
>quella nave. Volkoff non avrebbe saputo fino al loro ritorno a bordo 
>della Baffin se il programma aveva funzionato o no.  Sempre che 
>fossero ritornati.
> Li avevano riaccompagnati nella medesima cella dove li avevano 
>tenuti la prima volta. A sorvegliarli in quel momento erano in tre, 
>gli stessi uomini e la donna dal volto angoloso che li avevano 
>accolti alla pedana del teletrasporto al loro primo arrivo. Mancava 
>solo David, che in quel momento stava cenando al tavolo del capitano 
>sulla Baffin.
> Le braccia munite di armi borg erano abbassate. Non si aspettavano 
>da loro una ribellione. Del resto, non avevano nessuna intenzione di 
>ribellarsi. Avrebbero fatto la loro parte di ostaggi fino in fondo.
> Volkoff sorrise tra sé.
> Quasi, fino in fondo.
> 
> 
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28
> 
> 
> Zac non aveva ancora raggiunto quel codice così elusivo. Continuando 
>a seguirlo, aveva raggiunto i sistemi di sicurezza della nave. Non 
>erano i migliori che avesse mai visto. I sensori avrebbero avuto 
>bisogno di riallineamento. Le armoniche erano sfasate di almeno due 
>millimetri, un difetto che – comprese – risaliva ad una antica 
>riparazione. Probabilmente, negli anni qualcuno aveva improvvisato 
>una giuntura tra due sistemi ed aveva ringraziato qualunque entità 
>pregasse perché l'unione sembrava  funzionare. L'inquinamento da 
>naniti borg era ancora più pesante di quello presente in altri 
>sistemi, ma Zac era una entità singola ed i naniti lo ignoravano, 
>rimanendo inattivi al suo passaggio. Il codice, dal canto suo, 
>sembrava essersi fermato all'interno del sistema di sicurezza della 
>nave, come se avesse raggiunto la sua destinazione finale. Zac lo 
>sondò, delicatamente, appena sulla superficie. Si rese conto che – 
>nonostante la sua apparente estraneità, possedeva in realtà uno 
>schema molto simile al suo.
> D'improvviso, si rese conto che il codice si stava espandendo. 
>Duplicava le sue righe aggiungendole a sé, moltiplicandosi, invadendo 
>lo spazio di quella rete.
> Un virus! pensò Zac. Eppure, il codice non attaccava le reti, 
>continuando ad operare in perfetto isolamento. Si limitava a crescere 
>ed espandersi, senza fretta, ma con evidente determinazione. Presto 
>gli operatori alle consolle si sarebbero accorti di un rallentamento 
>nell’operatività dei sistemi della sicurezza della nave ed avrebbero 
>dovuto lanciare una diagnostica. Avrebbero scoperto il virus… E 
>peggio ancora, avrebbero scoperto lui.
> 
> 
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28
> 
> 
> Steve Payton regolò i comandi della sua tuta per rallentare la sua 
>corsa. Stavano arrivando a destinazione. Sotto di lui, c’era la 
>sagoma oscura della Cepheus… Un nome di comodo, visto che solo una 
>parte di essa era uscita dai cantieri della Flotta Stellare. Tante 
>parti erano state ricavate da relitti di altre navi. Si chiese che 
>velocità di curvatura sarebbe stata in grado di raggiungere. Non 
>elevata, ne era sicuro. Anche la sua capacità di manovra doveva 
>essere limitata...
> Il capitano della Curie attirò la sua attenzione e puntò il dito 
>verso un punto della struttura. Gli uomini della Cepheus non avevano 
>sottratto al loro equipaggio gli strumenti. Non avevano nemmeno 
>provato a cancellare i dati che gli uomini stavano riportando a bordo 
>delle loro navi. Eppure, avrebbero dovuto sapere che la loro nave era 
>protetta dai sensori esterni, ma non da una rilevazione che 
>procedesse dall' interno... E la dottoressa Fuentes aveva trovato le 
>tracce degli esseri senzienti, con tutte le loro posizioni. Non era 
>stato difficile ricavarne un tracciato, per quanto sommario.
> Suri estrasse dalla tuta quattro piccoli apparecchi, che appoggiò 
>alla superficie in duranio, formando un quadrato. Li magnetizzò, 
>quindi tirò fuori un piccolo faser a luce sottile ed iniziò a 
>perforare lo scafo esterno al centro del quadrato. Steve la imitò, 
>partendo dall'altro lato, stando attento a non superare mai il 
>margine inquadrato dai quattro apparecchi. Il capo ingegnere, Brown, 
>gli aveva detto che da quella distanza sarebbero bastati pochi minuti 
>a praticare un buco abbastanza grande per farli passare, ed in 
>effetti dopo poco Steve si appoggiò al quadrato delimitato 
>con tutta la forza dei retrorazzi della sua tuta. Lo sentì cedere. 
>Entrò. Avvertì immediatamente il peso della gravità artificiale che 
>tornava a gravare sulle sue gambe.
> Pochi istanti dopo, Suri lo seguì all'interno. Fino a quel punto, 
>tutto bene.
> Si guardò intorno. Si trovavano, come previsto, in un angolo di un 
>vecchio hangar navette. Doveva essere stato usato come deposito di 
>materiali per la quantità di ciarpame che si vedeva in giro. 
>Comunque, non c'era nessuno e a lui andava bene così. Sganciò il 
>casco e con qualche difficoltà si sfilò la tuta extraveicolare. La 
>temperatura era piuttosto bassa. Sopra di lui, si vedeva il cielo 
>nero e privo di stelle attraverso il buco che avevano appena 
>attraversato.
> “I connettori che abbiamo piazzato all'esterno faranno credere ai 
>sensori della nave che non c'è niente di strano e manterranno la 
>pressione interna con il loro campo di forze, quindi non dovremmo 
>avere problemi da quel lato. Tutto bene?” - gli chiese il capitano. 
>La donna si stava finendo di sfilare a sua volta la tuta EVA.
> “Tutto OK. Ma da qui, dove andiamo esattamente?” - domandò Steve.
> “C'è una zona abitativa, a tre ponti da qui. E' lì che si trovano i 
>vulcaniani che ci hanno contattato”
> “Tre ponti! - esclamò il timoniere – Come facciamo ad arrivare là 
>senza che la sicurezza si accorga di noi?”
> “Pierce invece di richiamare Zac, attraverso la sua connessione Borg 
>ha trasmesso un virus che in questo momento sta infettando i 
>terminali della sicurezza. Questo significa che prima di tutto, 
>dobbiamo trovare un terminale aperto... Devo recuperare Zac. Lui, e 
>tutte le informazioni che nel frattempo è riuscito a raccogliere. E' 
>pronto, tenente?”
> “Perché, ne dubita? Andiamo!”
> 
> ------------------------------
>FINE TRASMISSIONE
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> 
> Per chi non lo avesse ancora visto...
> 
> https://youtu.be/CiRMGYQfXrs
> 
> 
> Ciao! ;-D
> Elena
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> Capitano Suri
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