[Stml9] Suri - 6.05 - Faccia a faccia CORRETTO (spero!) *__*

Elena Fuccelli mf9115 a mclink.it
Lun 29 Feb 2016 20:18:09 CET


Ho corretto tutto? *__*


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INIZIO TRASMISSIONE
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USS Cepheus – Sala teletrasporto.
05/12/2395 – ore 11,32


La prima impressione fu di oscurità. Volkoff si irrigidì, controllando 
lo spazio attorno alla pedana sulla quale si era appena 
materializzato. Non appena gli occhi si furono abituati alla scarsa 
luce, si accorse che davanti a lui c'erano le sagome di quattro 
individui. Tre uomini e una donna, tutti umanoidi. Abiti civili. Gli 
abiti formavano uno strano contrasto – anzi, una stonatura! - con i 
fucili che stavano puntando loro addosso, e la stonatura era solo 
accentuata dal fatto che le armi non erano nelle loro mani, ma 
sembravano avvitate al posto del braccio destro di ognuno, poco sotto 
l'articolazione della spalla. In un istante, valutò le possibilità di 
una resistenza e di una rapida ritirata con il teletrasporto. Peccato 
solo che le loro navi non fossero in grado di muoversi da quella zona.
“...La resistenza è futile” - mormorò tra sé.
“Sono... Borg?” - sussurrò  Timeran Bhreel. Fu la dottoressa Fuentes a 
risponderle:
“No. Non hanno le caratteristiche tipiche dei Borg... Anche se ne 
hanno adottato la tecnologia.” - fece per alzare il proprio tricorder, 
ma gli uomini le puntarono contro le armi e la donna si bloccò.
“Si potrebbe quasi dire che hanno assimilato i Borg. Non ne sono stati 
assimilati” - disse Alan Brown.
A parte le braccia armate, nessuno dei quattro aveva dei congegni, o 
almeno non nelle parti visibili del corpo. Solo uno degli uomini aveva 
il cranio calvo, che compensava con una barba intrecciata dall'aspetto 
molto curato.  Stimò fosse alto quanto lui ed almeno altrettanto 
muscoloso. Il biondo al suo fianco aveva un fisico longilineo e 
sembrava il più giovane dei quattro. La donna aveva capelli scuri 
cortissimi che incorniciavano un volto duro, dagli zigomi talmente 
pronunciati da sembrare angoloso. Se fosse stata una terrestre, 
Volkoff l'avrebbe giudicata sulla quarantina. Il quarto era un bruno 
dalla pelle costellata di macchioline simili a bruciature. Non 
somigliavano a macchie da trill... A meno che non si trattasse di un 
incrocio tra specie.
Il capitano avanzò di un passo, muovendosi con studiata lentezza:
“...Non è vero, forse? Io sono il capitano Suri della U.S.S. Curie. 
Siamo qui per parlare con il vostro capitano...” - disse.
Uno degli uomini sbirciò verso il biondo longilineo, che fece un cenno 
di assenso:
“Io sono il primo ufficiale. Mi chiamo Peter David.” - Il suo braccio 
non si era mosso di un millimetro dalla posizione di fuoco. Nessuno, a 
quanto pareva, si dava pena di nascondere la propria ostilità nei 
confronti del gruppo in uniforme.
I quattro si spostarono, senza perderli mai di mira con le loro armi, 
quindi accennarono ai federali che li precedessero nel corridoio.
Alan Brown si soffermò un istante a fissare la piattaforma del 
teletrasporto. L'uomo dalla barba intrecciata gli puntò il fucile tra 
le scapole, spingendolo in malo modo perché seguisse gli altri.
“Siete per caso in turno di notte?” - domandò l'umano, in tono 
discorsivo. Anche il corridoio era poco illuminato. Le luci 
diffondevano un chiarore rossastro, appena sufficiente a vedere dove 
si mettevano i piedi. Anche il mantenimento doveva essere stato posto 
al minimo in quella zona, perché la temperatura era piuttosto bassa. 
Il capitano Suri, che veniva da un pianeta caldo come Vulcano, doveva 
sentire decisamente freddo.
“No. Non siamo in turno di notte” - disse il biondo. In corridoio 
incrociarono un paio di membri di equipaggio, che si scostarono per 
farli passare. Nessuno di loro aveva congegni Borg.
“Risparmio energetico, allora? - chiese Luz Fuentes – Perché la 
temperatura è così bassa?”
David sbuffò:
“E' così da sempre” - fece cenno di entrare nel turboascensore. Dopo 
pochi istanti, il gruppo sbarcò di fronte ad un nuovo corridoio. Qui 
il russo fece in tempo a vedere altri membri di equipaggio, prima che 
l'uomo dalla barba intrecciata li spingesse verso una porta.
Era una stanza chiusa. Vuota.
Si girò. Gli uomini che li avevano accompagnati erano rimasti oltre la 
soglia. Comprese e tentò di gettarsi contro di loro, ma le mani di 
Tynan lo trattennero:
“Stai fermo! - gridò il trill – Non ti sei accorto che hanno acceso un 
campo di forze appena siamo entrati? Ci hanno chiuso dentro!”
Volkoff si liberò dell'uomo con un gesto secco:
“Avrei potuto impedirglielo!”
“Non abbastanza in fretta!”
Il riquadro formato dallo stipite della porta incorniciava il biondo 
Peter David. L'uomo sorrise, e per la prima volta abbassò l'arma verso 
l'impiantito:
“Buona permanenza” - disse, sardonico, e scomparve.


USS Baffin – Plancia di comando
05/12/2395 – ore 11,35


“Allora?” - domandò Enizia.
“I segnali sono scomparsi!” - avvisò il comandante Samak dalla 
postazione tattica. La voce della donna era atona, come di consueto, 
ma Enizia avrebbe giurato di avervi percepito una nota di ansietà.
“Segni vitali?” - disse, raggiungendo la vulcaniana. Il monitor era 
completamente nero.
La donna aumentò la portata dei sensori, verificò il rapporto sul 
monitor, quindi scosse la testa:
“Di qualunque cosa si servano per bloccare i segnali, i nostri sensori 
non sono in grado di penetrarvi”
“Sto provando a chiamare la squadra - disse Rodell Thurax, dalla 
consolle di comunicazione – Nessuna risposta, su nessuna delle nostre 
frequenze!”
“Lo avevo detto, io!” - proclamò rabbiosamente Enizia – Non ci 
potevamo fidare di quell'umano” - Respirò a fondo, per riprendere il 
controllo dei nervi :
“Se non altro – continuò dopo un istante – Ce lo aspettavamo. Non ci 
siamo buttati nella gola del lupo del tutto indifesi. Tutto sta a 
vedere se le contromisure che abbiamo preso riusciranno a superare gli 
schermi del nemico”
“...Sono nemici?” - la voce del consigliere Appel si fece sentire, dal 
fondo della sala comando.
Enizia si voltò verso di lui:
“Che vuol dire? Hanno sequestrato le nostre navi. E' un gesto ostile. 
Ed io mi comporterò di conseguenza!”
“Oh, sono convinto che il capitano Norton sia effettivamente nostro 
nemico. Non ho avuto molto tempo per studiare il profilo psicologico 
di quell'uomo – Appel accennò al lo schermo centrale, dove prima era 
apparso il capitano Norton – Posso sbagliarmi, ma ho notato i sintomi 
di un sociopatico aggressivo. Ogni sua frase parlava di un sistema di 
credenze di tipo persecutorio nei confronti della Flotta Stellare... 
Quello che i testi classici di psicologia chiamano paranoia”
“E allora?” - domandò Enizia, spazientita.
“Non riesco a credere che l'intera popolazione superstite della 
Cepheus sia stata contagiata dalla paranoia provocata dal senso di 
abbandono. Su quella nave ci devono essere delle persone interessate 
ad unirsi a noi nel nostro viaggio di ritorno verso il Quadrante Alfa. 
Il capitano può essere nostro nemico. Alcuni membri, soprattutto nel 
gruppo di comando, saranno ugualmente nostri nemici; ma non è detto 
che siano tutti quanti nostri nemici.” - concluse Appel.
Enizia scosse la testa:
“Sono passati troppi anni. Non credo che ci possano essere veri e 
propri superstiti della Cepheus. L'equipaggio che ci è di fronte deve 
essere nato nel Quadrante Delta... Un ambiente ostile, pieno di 
insidie”
Appel stava assentendo:
“Esatto. Sono persone nate e cresciute in un ambiente molto ostile. Ma 
i loro genitori devono per forza aver parlato loro della Terra, di 
Andoria, di Vulcano... Devono necessariamente aver paragonato la 
situazione di pericolo, di fame, di disperazione presente a quella che 
era la loro situazione nel passato. Sono persone cresciute con il mito 
del loro mondo e della loro cultura di provenienza... E si trovano 
all'improvviso di fronte a persone che provengono direttamente quel 
mondo che hanno mitizzato. Sono convinto che cercheranno di 
contattarci, per avere conferme delle storie in cui sono cresciuti... 
Questi saranno i nostri più ardenti alleati.”
“Spero che sia così – commentò il capitano, tornando a sedersi alla 
poltrona centrale – Ma non sono convinta che sarà così facile portare 
dalla nostra parte l'equipaggio. Soprattutto se vedono la Flotta 
Stellare come colpevole del loro esilio nel Quadrante Delta”


USS Cepheus – Ponte inferiore
05/12/2395 – ore 11,40



Quella in cui erano chiusi era una stanza dal soffitto basso, con un 
lungo tavolo di legno nero, circondato da sedie. Sulla paratia in 
fondo, Volkoff vide degli oblò, ma erano stati oscurati. Peccato, 
pensò il russo: gli sarebbe piaciuto sapere se dalla nave, dalla base 
o quel che era l'ambiente in cui si trovavano, le stelle erano ancora 
visibili. Personalmente, avrebbe scommesso di si.
“Bene... A quanto pare siamo prigionieri di questi mezzi Borg” - la 
dottoressa Fuentes andò a sedersi al tavolo.
“E' riuscita a fare una scansione con il tricorder medico? - domandò 
il capitano Suri – Mi sono accorta che lo ha manovrato mentre eravamo 
nel turboascensore”
Luz sorrise:
“Credevo di essere stata abbastanza abile da non farmi accorgere da 
nessuno” – disse.
“Ha scoperto qualcosa?” - Volkoff si avvicinò.
“Gli scudi che impediscono ai nostri sensori di leggere devono essere 
orientati verso l'esterno. Dall'interno, il mio tricorder non ha avuto 
difficoltà a registrare i segni vitali di circa ottocento persone, in 
grande maggioranza umani...”
“Logico. L'equipaggio della Cepheus era quasi interamente composto da 
umani - disse il capitano Suri - “Qual è la concentrazione di naniti 
Borg nel loro sistema?”
“Per saperlo dovrei esaminare uno per uno i membri dell'equipaggio. Se 
devo considerare come  campione i quattro che ci hanno accompagnato 
qui, hanno una concentrazione di naniti piuttosto bassa.”
“Quando si insediano in un corpo umano, i naniti si replicano fino a 
prendere il controllo dell'ospite. Come fanno a mantenere basso il 
livello di naniti?”
La dottoressa Fuentes alzò le spalle:
“Ho paura che questo dovremo chiederlo a loro”
Volkoff guardò verso Tynan. Il trill appariva stranamente assente e il 
russo valutò l'idea di richiamarlo. L'ufficiale scientifico parve 
sentirlo, perché lo guardò e scosse la testa, facendo segno di non 
attirare l'attenzione su di lui. Con un dito, si sfiorò l'orecchio, 
poi accennò al tetto della sala. Certo, pensò Volkoff. E' ovvio che ci 
stiano ascoltando. Forse anche guardando, da qualche olocamera 
nascosta, vero?
Tynan assentì piano, quindi si scostò, andando ad appoggiarsi ad uno 
degli angoli della sala.
“Capitano... - il comandante Brown richiamò l'attenzione – Guardi qui. 
Metà della stanza è protetta da un campo di forze”
L'ingegnere era in piedi accanto al tavolo. Sporse con prudenza due 
dita. Al suo tocco, una scarica di energia illuminò la sala di una 
luce azzurrina:
“Sembra ci sia stata riservata solo mezza cella, capitano - commentò 
l'umano – Non possiamo accedere all'altra parte della sala”
“Più che una cella, sembra il parlatorio di una prigione” - disse 
Timeran Bhreel.
“Strana prigione – replicò il capitano – Ci hanno lasciato insieme e 
non ci hanno tolto l'attrezzatura che portavamo con noi.”
“Voi non siete prigionieri” - dal fondo della stanza si udì un rumore 
metallico. Parte della paratia si aprì per lasciar passare due figure. 
Suri riconobbe l'uomo che si era presentato come capitano Norton. Era 
accompagnato dal biondo David, si pose in piedi dietro la postazione 
del capitano.
Norton accennò con un gesto alle sedie che circondavano il tavolo, 
quindi si sedette.
“...Ho solo tenuto a prendere qualche precauzione”
Suri andò a sedersi all'altro capo del tavolo. Attese che il suo 
equipaggio si fosse seduto a sua volta attorno al tavolo, prima di 
iniziare:
“Capitano... Sembra che vi aspettiate un attacco da parte nostra – 
disse – Avete addirittura messo un campo di forze, tra di noi. Non 
crede che un po' di fiducia reciproca potrebbe migliorare i nostri 
rapporti?”
“No, non lo credo – replicò Norton. La sua voce era piana. Stava 
affermando quello che era uno stato di fatto, non una opinione, ai 
propri occhi – I nostri predecessori si sono fidati della Flotta 
Stellare. Se avessero avuto ragione a fidarsi, noi non saremmo qui!”
“Vi fidate di più dei Borg?” - domandò Suri.
Volkoff vide un lampo di rabbia negli occhi dell'altro. Aveva 
l'impressione, con lui, di avere a che fare con una nave in 
occultamento. Una pura insidia, una minaccia sotterranea, che si 
sarebbe rivelata solo al momento di sparare i suoi siluri.
Ma anche loro avevano preparato qualche siluro. L'essenziale era non 
farsi scoprire troppo presto. Osò allungare un'occhiata verso Tynan: 
lui avrebbe saputo se una sonda mentale o un telepate nemico li avesse 
scoperti. Ma il trill stavolta non ricambiò il suo sguardo.
La vulcaniana stava continuando:
“Trovo difficile pensare che i Borg abbiano avuto a che fare con voi 
senza tentare di assimilare i superstiti della Cepheus al loro 
Collettivo. Eppure, voi non siete stati assimilati... Come avete 
fatto?”
Norton si appoggiò sullo schienale della poltrona:
“E voi, che cosa sapete dei Borg?” - ritorse.
“Sono arrivati abbastanza vicino al pianeta Terra, qualche anno fa”
“Non sono arrivati abbastanza vicino! - esplose il biondo David – Sono 
arrivati sulla Terra!”
Norton si girò in tempo per fulminare il primo ufficiale con 
un'occhiataccia:
“Comandante, lasci parlare me! Oppure esca di qui!” - abbaiò.
David si morse le labbra:
“Si, signore”
I federali seguirono lo scambio senza commentare. Norton tornò a 
girarsi verso di loro:
“Quando credete sia successo? Intendo, la prima volta che gli umani 
hanno avuto a che fare con i Borg”
“Il primo contatto registrato risale alla data stellare 42761.3” - 
rispose Suri, dopo un istante di esitazione.
“Il primo contatto... registrato – Norton sogghignò – Ho imparato che 
con i vulcaniani occorre stare attenti alle parole che scelgono di 
usare. Può darsi che quello sia stato il primo contatto ufficiale. Ma 
i Borg erano già stati sulla Terra, molto prima di allora!”
“Beh, in sostanza, è vero”
“Lo ammettete, allora!” - esclamò il comandante David. Stavolta il 
capitano Norton non riprese l'ufficiale per l'interruzione.
“Non c'è niente da ammettere – replicò Volkoff – Durante un attacco 
contro il Settore 001, i Borg tornarono indietro nel tempo. Cercarono 
di impedire il primo contatto di Zephram Cochrane con i vulcaniani, 
sulla Terra. L'Enterprise dell'allora capitano Picard li seguì e 
riuscì a impedire loro di interferire con la storia umana. Ma il primo 
contatto della nostra specie con i Borg è effettivamente quello che ha 
detto il nostro capitano”
Norton rise:
“E' stupendo! Veramente stupendo! Avete tutte le prove che la Flotta 
Stellare è coinvolta in qualcosa di orrendo proprio di fronte a voi... 
E continuate a credere a tutte le balle che vi hanno ammanito!”
“Io non vedo nessuna prova” - ribatté Suri
“Eppure sono davanti a voi - allargò le braccia a mostrare la stanza 
dove si trovavano – E sono grandi come la Cepheus stessa”
“Io credo di aver capito” – si fece sentire, esitante, la voce del 
consigliere Bhreel. Gli occhi di tutti si appuntarono sulla trill – 
Secondo tutti i rapporti sull'accaduto, la Cepheus doveva sperimentare 
un nuovo tipo di scudo sulla nave. In un articolo si parlava di scudi 
autoadattativi”
Volkoff si dette mentalmente dell'imbecille. La sua stessa 
consapevolezza stava emergendo sui volti degli astanti.
“Ma certo!” - mormorò. Qual era la caratteristica più importante dei 
Borg? Si adattavano! Si adattavano ad ogni tipo di attacco!
“Vuol dire che gli scudi autoadattativi che la Cepheus era stata 
spedita a sperimentare... Sarebbero derivati da un contatto con i 
Borg?” - domandò il comandante Brown, sporgendosi sul tavolo fin quasi 
a piegarsi in due.
“Ho studiato a lungo i rapporti che furono scritti dagli ufficiali 
imbarcati sulla Cepheus, comandante – disse il capitano – Loro non 
sapevano di che cosa si trattava. Lo hanno scoperto dopo. Quando 
quegli scudi, una volta attivati, si agganciarono ad un nodo di 
transcurvatura e li trasportarono qui, nel Quadrante Delta... E si 
ritrovarono soli. Soli, ad affrontare un territorio completamente 
inesplorato e pieno di nemici, senza dilitio, con una nave ridotta ad 
un rottame...”
“Vorrebbe dire che la Flotta Stellare ha cercato di approfittare di 
una tecnologia per la quale non era preparata, violando le direttive 
temporali – disse Suri – Ma questo non implica logicamente una 
cospirazione per portarvi qui. Come avrebbero potuto scoprire il nodo 
di transcurvatura? Perfino quando attaccarono la Terra, nessuno sapeva 
come i Borg attraversavano lo spazio”
“Nessuno?” - un sorriso privo di allegria comparve sul volto del 
capitano Norton. L'uomo si alzò, lentamente – Come nessuno conosceva i 
Borg? Come nessuno sapeva da che cosa fosse derivata la tecnologia 
degli scudi?” -
Il volume della sua voce si era alzato progressivamente di tono:
“Capitano...” - iniziò Suri, ma Norton l'interruppe:
“Vi ho raccontato questo solo perché penso che anche voi potreste 
essere stati spediti qui, come noi, a tradimento... Ma che non ve ne 
siate ancora resi conto. Prima lo farete, meglio sarà per voi.”
“Perché?”
“Perché allora avreste una battaglia in comune con noi. Una da 
combattere insieme”
“Capisco. E se così non fosse?”
Ma l'uomo non rispose. Con un breve cenno al primo ufficiale, 
scomparve rapidamente dietro la paratia.

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FINE TRASMISSIONE
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Ciao! ;-D
Elena
--
Capitano Suri
USS Curie
Progetto Pytheas - Delta Quadrant
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