[Stml9] [06.09 Brown - Giustizia e verità]
Luigi Fantin
alan.brown.pytheas a gmail.com
Mer 29 Giu 2016 23:47:06 CEST
eccomi!
sempre in ritardo e come al solito è un periodaccio.
Mi sono dovuto preparare per una delle più belle corse della stagione e un
paio di progetti hanno assorbito la mia già fragile mente.
un saluto a tutti
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USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti
Zac stava sospeso ad osservare il flusso del codice. Lo faceva spesso
perché gli era stato insegnato così dai suoi creatori. “Si impara sempre
qualcosa di nuovo osservando il codice degli altri.” diceva il vecchio
Brown. Ed in effetti aveva ragione, Zac aveva imparato un sacco di cose da
quando era stato creato. Aveva visto e assimilato codice proveniente da
tantissime razze dei diversi quadranti. Esisteva codice lineare,
estremamente performante, oppure elaborato e pieno di fronzoli ma geniale
nella sua eleganza. C’era codice oscuro: scritto in modo talmente difficile
da interpretare, da risultare praticamente inutile, funzionava solo per
confondere gli inesperti alle prime armi . C’era perfino del codice che non
era riuscito a capire cosa facesse. Proveniva da una di quelle razze strane
a cavallo tra due dimensioni. Neanche gli umani lo avevano capito. Era
comunque lì, ogni tanto lo faceva girare e lo guardava, per imparare.
Li aveva integrati tutti, qualcuno di più, altri meno, ma ognuno aveva dato
il suo contributo. Oh, si, anche i Borg. Ma il contributo dei Borg in Zac
non era dato dal loro codice, gli era stato dato da un’idea del giovane
Brown che poi aveva rielaborato lui stesso. Come l’aveva definita Brown?
“a la Zac”. Modificava il codice di continuo e lo adattava alle situazioni.
Polimorfismo adattativo, lo chiamava lui. In effetti da quella volta aveva
rielaborato il proprio codice in funzione di quell’idea ed era piano piano
cresciuto, si potrebbe anche dire evoluto. Senza prendere la parola troppo
sul serio. Però era cambiato, lo sapeva. E lo sapeva anche Brown. Prima o
poi avrebbero dovuto parlarne.
“Ecco quel frammento.” Zac lo seguì. Mutò rapidamente e Zac fece lo stesso.
Non c’era una vera e propria firma o un seme a cui agganciarsi per la
ricerca, ma Zac lo riconosceva dal modo in cui cambiava era uguale a come
faceva lui. Era un segnale, probabilmente una sorta di feedback. Un
richiamo che lo porto giù, nel cuore del sistema. Dentro la parte più
nascosta di se stesso.
Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore 20.55
La luce lo investì improvvisamente, abbagliandolo. Kevel si abbassò lo
sguardo proteggendosi gli occhi con una mano. Quando uscivi dal Daily
Quadrant Building capitava spesso che qualche altro grattacielo ti
riflettesse i raggi del sole al tramonto dritto in faccia. J J Jameson, il
capo, diceva che era la luce della verità che solo il Daily Quadrant ti
poteva dare. Quella stessa luce che si era spenta proprio quel giorno
quando gli avevano rifiutato l’ultimo articolo che aveva preparato sul caso
Cepheus. Era ancora nel Dpad che teneva in mano e da li non sarebbe mai
uscito.
“Ragazzo, questa roba ormai è vecchia. Non interessa più a nessuno. I
lettori vogliono notizie fresche!” aveva cominciato il capo redattore.
“Ma, signor Jameson, la gente deve sapere le cose come stanno. Qualcuno sta
cercando di nascondere la verità a tutti i costi.”
“Non hai prove. Hai solo quel pad con su tutta quella roba che chissà da
dove viene.”
“Molte informazioni sono state confermate anche dai fatti.” Aveva insistito
Kevel.
“A me sono sembrate coincidenze. Andiamo ragazzo, esseri alieni sconosciuti
che ci lasciano una tecnologia senza il libretto di istruzioni? Sembra la
trama di un telefilm di qualche secolo fa.”
“La Federazione ha dovuto fare anche marcia indietro sulla questione degli
scudi adattativi.”
“Basta! Non c’è stata una smentita ufficiale. L’unica cosa di ufficiale è
stata la denuncia al Daily e la diffida al pubblicare altri articoli
diffamatori. Il caso è chiuso!” E con questo lo aveva rispedito nel suo
ufficio. Non era da Jameson comportarsi così. C’era qualcosa sotto.
Possibile che il Daily avesse subito delle pressioni dall’alto per far
tacere la notizia?
Per tutto il giorno non era riuscito a pensare ad altro e anche adesso che
stava tornando a casa faceva fatica a pensare ad altro.
USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti
Adesso era in piedi al centro della stanza. Si guardava in torno cercando
un solo particolare che fosse fuori posto o diverso da come ricordava quel
luogo. Le pareti erano coperte di scaffali di legno scuro in cui erano
stipati libri e altri oggetti. Qualche vecchio computer, ormai pezzo da
museo, faceva bella figura nei ripiani più alti. C’erano piccoli schermi
tra un libro e l’altro che mostravano vecchie foto di famiglia. Tutto era
ben ordinato e non c'era traccia di polvere. La finestra dietro la grande
scrivania proiettava un fascio di luce all’interno della stanza e la figura
in piedi risultava nera in controluce.
Chiaramente era tutto finto. Una ricostruzione perfetta di quel vecchio
studio che aveva visto così tante volte.
“Caro Zac, ti stai comportando molto bene. Sono fiero di te. Come posso
darti una mano?”
“Signore?” Era il modo in cui Zac si riferiva al suo vecchio sviluppatore.
“Se sei venuto fin qua giù sarà per un motivo, immagino. E’ per via della
bambina?”
“Precisamente Signore. E’ sicuramente in pericolo sulla Cepheus e questa
situazione ha attivato qualche subroutine che mi obbliga a salvarla. D’alto
canto il signorino mi ha dato il compito di introdurmi nei sistemi della
nave ostile per trovare il modo di salvare le nostre navi e il loro
equipaggio.”
“Mi sembra confuso…”
“No Signore”
“A chi hai dato la priorità?”
“Alla bambina, Signore.”
“E lo sai il perché?”
“Stavo seguendo la traccia di codice che partiva dalla subroutine che si è
attivata. La funzione di annotazione del codice indicava lei come autore
del codice. Erano parecchi anni che non vedevo quello stile, Signore,
ancora mi stupisco di come…”
“Zac…”
“Mi sono permesso di seguire le definizioni fino giù in profondità ma ad un
certo punto... Forse un puntatore a funzione indirizzato male. O un
deterioramento dei cristalli ha provocato la riallocazione delle strutture
in memoria...”
“Non è da te perdersi, Zac.”
“Ha ragione Signore. Ma qui in profondità non sono mai arrivato è ho un po’
di… timore potrei dire. Non sapevo bene cosa aspettarmi.”
“Ti capisco benissimo. Per noi umani è la stessa cosa. Non si può mai
sapere cosa può esserci nel profondo del nostro io. Ma tu Zac sei già
diventato umano?”
“Per la verità, Signore, sapevo che da qualche parte c’era lei. Come so che
da qualche parte c’è anche il Signorino Alan, anche se non l’ho ancora
trovato. Ho visto che questo processo girava in ring 0 con privilegi
elevati e così ho deciso di dare un’occhiata. Questa stanza è esattamente
come la ricordavo. A questo punto deduco che la priorità alla bambina
l’abbia data lei Signore.”
“No Zac, l’hai data tu. Io avevo messo quella funzione di callback come
sicurezza. Per darti un rinforzo nel caso non tu non avessi dato il giusto
peso ad una situazione come questa. Ma vedo con piacere che è codice
vecchio e non serve più, puoi commentarlo. E poi io qui non sono nemmeno
reale: sono codice. Sei tu che mi stai facendo girare.”
“Lei Signore mi ha sempre insegnato che nessuna vita è più importante di
un’altra. E per me sono tutte importanti. Ma ho pensato che quella bambina
la sua vita non l’ha ancora vissuta. E’ molto giovane, tutte le altre
persone hanno già fatto molte scelte e vissuto le loro esperienze molto più
a lungo. Credo di aver deciso che quella bambina abbia il diritto di vivere
anche lei la sua vita. Un privilegio così non va sprecato.”
“Ah! e poi ti chiamano ologramma…”
Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore 21.15
Il primo uomo si staccò dal lampione su cui era appoggiato appena Kevel lo
superò, ma nessuno ci fece caso.
“Devo trovare un modo per pubblicare almeno questa ultima notizia.” pensò
Kevel mentre si dirigeva alla fermata della sopraelevata. “La Federazione
non aveva tenuto tutti allo scuro.”
L’ora di punta era passata da poco e in giro c’era ancora tanta gente. Ma
Kevel aveva la netta sensazione di essere seguito. Sicuramente tenevano
sotto controllo le sue attività da settimane ormai. Il comunicatore
personale e il suo computer sospettava che fossero stati manomessi, ma non
ne era sicuro.
Cambiò improvvisamente direzione per vedere se qualcuno lo seguiva e si
infilò in uno di quei passaggi utilizzati dalla manutenzione. Un’ombra lo
seguì.
Velocemente percorse il vicolo e uscì rimettendosi in uno dei marciapiedi
principali. Si infilò in uno dei locali sulla via e aspettò qualche minuto.
Uscì dal locale per un’altra porta e si diresse di nuovo alla sopra
elevata. Si guardava in torno con circospezione e paura ma non si accorse
del secondo uomo che lo stava aspettando davanti all’entrata della
stazione: aveva l’uniforme di un cadetto della Flotta Stellare.
Ancora prima di entrare in stazione Kevel avvertì un’improvvisa sensazione
di pericolo. Appena un attimo prima…
“KEVEL!”
Lui si girò di scatto e vide Bill Reynolds che lo chiamava da un’auto ferma
a bordo strada.
Non sapendo nemmeno bene il perché Kevel si allontanò dalla stazione e si
diresse di corsa verso il suo amico.
“Vieni ti do un passaggio all’albergo.” Propose Reynolds.
“Grazie Bill, capiti giusto in tempo. Non avevo molta voglia di prendere il
treno questa sera.”
“Allora, il tuo pezzo verrà pubblicato?” cominciò Reynolds mentre si
immetteva nel traffico serale.
“No. Jameson è convinto che alla gente non interessi più di chi sia la
responsabilità della scomparsa della Cepheus.”
“Ma dopo l’articolo dell’altra, volta dove provi il coinvolgimento di
alcuni membri della Flotta Stellare, hai scoperto che c’è di mezzo qualcun
altro?”
“Ho scoperto che c’erano altre persone a conoscenza del problema degli
scudi.”
“Altri membri della Flotta Stellare?”
“Si, l’equipaggio della Cepheus. Sicuramente il Capitano e il primo
ufficiale erano stati informati della pericolosità della tecnologia, ma
preferirono non informare nessuno. E’ tutto scritto in questo dpad il
problema è che non so come dimostrarlo.”
Sul bordo del marciapiede i due agenti federali guardarono la macchina su
cui era salito il giornalista che avrebbero dovuto proteggere e
comunicarono i dati in centrale. Fu l’ultima volta che videro quell’uomo.
Le dinamiche dell’incidente non furono mai accertate completamente. Il
grosso veicolo autonomo da trasporto sbandò all’improvviso e travolse la
macchina di Bill Reynolds, il quale all’ultimo momento virò e finì fuori
strada cappottandosi. Quando arrivarono i soccorsi, trovarono Bill Reynolds
che tentava manovre di rianimazione sul corpo di Kevel Bhreel, inutilmente.
Fortunatamente arrivati in ospedale si riuscì a mettere il simbionte Bhreel
in stasi e successivamente a trasferirlo in un altro ospite.
Nessuno si interessò più del caso Cepheus e di come Kevel fosse riuscito a
ottenere le informazioni. Tra i rottami della vettura non fu nemmeno
cercato il dpad di Kevel, ma anche se qualcuno lo avesse cercato non lo
avrebbe trovato.
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Tenente Comandante Alan Brown
Ingegnere Capo
USS Baffin
Progetto Pytheas - Delta Quadrant
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Email: alan.brown.pytheas a gmail.com
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